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di
Maristella Iervasi
ROMA Dopo lo scandalo delle impronte digitali quello del «furto»
sui contribuiti Inps degli extracomunitari. E scoppia una accesa polemica
a Montecitorio, dove continua il voto sugli articoli e gli emendamenti
al Ddl Bossi-Fini sullimmigrazione. Argomento dello scontro
in Aula, la modifica allarticolo 17 (in precedenza accantonato)
che cancella, in caso di rimpatrio, la possibilità di ottenere
i contribuiti Inps maturati. «Vergona!», «Indecenza!»,
«Rapina!» «Schiavismo!» si scatena il centrosinistra,
che dopo lapprovazione della norma, si appella allarticolo
38 della Costituzione, chiedendo per gli immigrati lo stesso trattamento
dei lavoratori italiani. Ma nulla da fare, la maggioranza insiste,
con Ignazio La Russa di An che fa gestacci contro i banchi dellopposizione
e che poco prima aveva detto: «Nessun privilegio a vantaggio
dei lavoratori stranieri a danno di quelli italiani». E allora
ci pensano Fabio Mussi e Massimo DAlema a smascherare le furbizie
della maggioranza per aggirare il sistema previdenziale italiano.
Tantè che dopo un ennesimo infuocato parapiglia tra i
due schieramenti, Fini è costretto a dire: «Il governo,
proprio perchè è convinto di essere nella ragione e
nel giusto, accoglie l'invito all'approfondimento tecnico nel comitato
dei nove». Se ne riparlerà lunedì.
Lopposizione ha quindi strappato la «vittoria»
di una riflessione più attenta sulle pensioni degli extracomunitari,
grazie alla «verve» dei due leader diessini. «Sapete
come si chiama far lavorare la gente senza corrispondere salario?
- ha detto Mussi in aula - perché i contributi sono salario
differenziato...». Il vicepresidente della Camera cerca con
gli occhi La Russa e, scandendo sillaba per sillaba, gli urla contro:
«Questo rapporto sociale si chiama Schia-vi-smo!». Poi
accusa: «La verità è che questo governo e questa
maggioranza vogliono far soldi sugli immigrati e prendere voti sulla
paura degli immigrati». La parola passa allora a Massimo DAlema
che con puntiglio richiama l'attenzione sul fatto che «la
norma introduce disparità» tra lavoratori italiani
e lavoratori stranieri. Anzi, dice il presidente dei Ds, bisogna
evitare «una rapina». E per dimostrare che questa è
la realtà snocciala le cifre dell'Inps sui lavoratori stranieri.
Da qui, linvito: «Penso che non si è riflettuto
abbastanza», e perciò il governo «può
fare una approfondita riflessione».
Già in mattinata gli animi dellaula si erano surriscaldati
quando durante lesame dellarticolo 17 del ddl Bossi
Fini, i tre emendamenti del centrosinistra avevano trovato un inusuale
sostenitore: Teodoro Buontempo di An, si è schierato con
la proposta di modifica che prevede per gli stranieri, che hanno
lavorato in Italia e che decidono di tornare nel loro paese dorigine,
«la liquidazione dei contributi che risultino versati in loro
favore presso forme di previdenza obbligatoria maggiorati del 5%».
Buontempo tuona a sopresa, gelando la maggioranza: «Non bisogna
togliere nulla al lavoratore. Nessuno vuole essere rapinato altrimento
non è più una paga differita ma unappropriazione
indebita. Mi dispiace, ma voterò a favore di questi emendamenti,
perché così il sommerso si moltiplica». Parole
che piacciono allopposizione che lo applaude a lungo. E gli
emendamenti in questione vengono accantonati, per poi ripiombare
a sopresa nel pomeriggio, quando lesame del testo di legge
era lì lì a votare il contestatissimo articolo 29,
quello della sanatoria Tabacci.
Che la giornata fosse particolare, lo si era
capito già dal mattino: a tenere banco in Transatlantico
sempre lo scontro Lega-Udc sulla regolarizzazione dei clandestini
dipendenti nelle imprese italiane. Mentre laula approva a
colpi di maggioranza gli articoli di legge uno dietro laltro
(fino al 28), accantonando però le norme che scottano, sui
quali il centrosinistra darà battaglia, e anche il biancofiore:
come il problema dei ricongiungimenti familiari e la questione dei
minori stranieri non accompagnati. Bocciato senzappello anche
lo stralcio sullasilo. Ed è intorno allora di
pranzo - mentre è in corso la riunione dei capigruppo per
decidere se presegure ad oltranza con limmigrazione o rispettare
il calendario già fissato - che scoppia la prima querelle:
dopo ben 159 votazioni in poche ore, parte lo scambio di accuse
sui pianisti. Il diessino Ruzzante pone la questione
del numero legale.
Lopposizione abbandona laula per protesta: «Avete
voluto la procedura durgenza su una legge pessima? ve la votate»,
tuona Livia Turco. E Mussi: «Ora basta! hanno esagerato: non
vogliono modificare nulla, neppure le cose più ignobili che
saltano agli occhi di un bambino, e nei nostri confronti hanno un
atteggiamento irrisorio... Siamo alla rottura della pazienza!».
E la votazione riprende alla 15.30, non prima però dellennesima
verifica sul numero legale. Fino al finimondo sul contributi Inps.
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