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articolo tratto da "l'Unità" del 29 maggio 2002
 
La destra vota un emendamento alla Fini-Bossi: obbligo di impronte per gli extracomunitari

 

 

 


Dalle 17 e ventisei, forse, questo paese è un po' meno civile. A quell'ora, l'aula della Camera ha approvato l'emendamento della maggioranza che prevede l'obbligo di
prendere le impronte digitali agli stranieri che richiedano il permesso di soggiorno per il nostro paese. L'emendamento, all'articolo 5 del disegno di legge Bossi-Fini sull'immigrazione, è passato con 236 voti favorevoli e 168 contrari.

Così, d'ora in poi, saranno rilevate le impronte digitali a tutti gli stranieri extracomunitari che chiederanno un permesso di soggiorno in Italia o semplicemente a chi ne chiede il rinnovo: lo ha stabilito l'assemblea della Camera approvando un emendamento messo a punto dalla commissione Affari Costituzionali.

La norma sarà operativa dopo l'approvazione dell'intero provvedimento Fini-Bossi sull'immigrazione, anche da parte del Senato, che dovrà riesaminare il testo.
Durissime le opposizioni. Secondo l'Ulivo e Rifondazione le impronte andrebbero prese a tutte le persone non identificabili (per esempio a quanti sono privi di documenti), mentre sarebbe «discriminatorio» rilevarle in base al fatto di avere o meno la nazionalità italiana. «Così dovremo rilevare le impronte chiedere anche ai cittadini Usa o svizzeri con i documenti in regola», ha sottolineato il socialista Enrico Buemi. «Creerete un incidente diplomatico internazionale», ha aggiunto il
diessino Alberto Nigra.

Più ironico, come sempre, Fabio Mussi. Che ha definito «un errore, un errore, un errore» l'emendamento sulle impronte digitali dello straniero e poi si è dilungato in un discorso che ha preso a pretesto il cavallo di battaglia di questi tempi del premier, Enea. Il vicepresidete della Camera ha scherzato sulla versione-Bignami che il Berlusconi ha dato dell'eroe virgiliano. Intanto, si è chiesto se «l'Enea di cui si parla sia lo stesso per tutti», sia lo stesso di cui parla il premier che lo presenta come «antenato di Romolo e... Remo» (calcando con la voce sul nome Remo, a ricordare il lapsus di ieri quando al cavaliere è sfuggito un «Remolo»); poi ci tiene a fissare i paletti della storia e a precisare che la «gens giulia venne dopo, molto dopo». Ma tutto questo serve a Mussi per arrivare al centro della questione: «Oggi Enea approdato sulle coste del lazio sarebbe, tecnicamente parlando, un extracomunitario».
Insomma: perchè mai prendere le impronte allo straniero, allo xenos? Con l'emendamento- rimarca Mussi- «si fa un passo ulteriore rispetto alla legge vigente che già prevede la misura se si sospetta una contraffazione dell'identità. Qui si sostiene che conta da dove si viene, non che cosa si fa». E che cos'è, questa, se non xenofobia, «da sempre il più formidabile viatico per l'odio di razza»?

  tratto da "l'Unità" del 29 maggio 2002
 

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