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Dalle 17 e ventisei, forse, questo paese è
un po' meno civile. A quell'ora, l'aula della Camera ha approvato
l'emendamento della maggioranza che prevede l'obbligo di
prendere le impronte digitali agli stranieri che richiedano il permesso
di soggiorno per il nostro paese. L'emendamento, all'articolo 5 del
disegno di legge Bossi-Fini sull'immigrazione, è passato con
236 voti favorevoli e 168 contrari.
Così, d'ora in poi, saranno rilevate
le impronte digitali a tutti gli stranieri extracomunitari che chiederanno
un permesso di soggiorno in Italia o semplicemente a chi ne chiede
il rinnovo: lo ha stabilito l'assemblea della Camera approvando
un emendamento messo a punto dalla commissione Affari Costituzionali.
La norma sarà operativa dopo l'approvazione
dell'intero provvedimento Fini-Bossi sull'immigrazione, anche da
parte del Senato, che dovrà riesaminare il testo.
Durissime le opposizioni. Secondo l'Ulivo e Rifondazione le impronte
andrebbero prese a tutte le persone non identificabili (per esempio
a quanti sono privi di documenti), mentre sarebbe «discriminatorio»
rilevarle in base al fatto di avere o meno la nazionalità
italiana. «Così dovremo rilevare le impronte chiedere
anche ai cittadini Usa o svizzeri con i documenti in regola»,
ha sottolineato il socialista Enrico Buemi. «Creerete un incidente
diplomatico internazionale», ha aggiunto il
diessino Alberto Nigra.
Più ironico, come sempre, Fabio Mussi.
Che ha definito «un errore, un errore, un errore» l'emendamento
sulle impronte digitali dello straniero e poi si è dilungato
in un discorso che ha preso a pretesto il cavallo di battaglia di
questi tempi del premier, Enea. Il vicepresidete della Camera ha
scherzato sulla versione-Bignami che il Berlusconi ha dato dell'eroe
virgiliano. Intanto, si è chiesto se «l'Enea di cui
si parla sia lo stesso per tutti», sia lo stesso di cui parla
il premier che lo presenta come «antenato di Romolo e... Remo»
(calcando con la voce sul nome Remo, a ricordare il lapsus di ieri
quando al cavaliere è sfuggito un «Remolo»);
poi ci tiene a fissare i paletti della storia e a precisare che
la «gens giulia venne dopo, molto dopo». Ma tutto questo
serve a Mussi per arrivare al centro della questione: «Oggi
Enea approdato sulle coste del lazio sarebbe, tecnicamente parlando,
un extracomunitario».
Insomma: perchè mai prendere le impronte allo straniero,
allo xenos? Con l'emendamento- rimarca Mussi- «si fa un passo
ulteriore rispetto alla legge vigente che già prevede la
misura se si sospetta una contraffazione dell'identità. Qui
si sostiene che conta da dove si viene, non che cosa si fa».
E che cos'è, questa, se non xenofobia, «da sempre il
più formidabile viatico per l'odio di razza»?
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