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di Carlo Brambilla
«Siamo in una guerra, usiamo dunque
mezzi di guerra: anche con un colpo di bazooka, i gommoni vanno
distutti». Lo «sceriffo» Giancarlo Gentilini,
sindaco leghista di Treviso, va allassalto dellimmigrazione
clandestina, auspicando imprese belliche della Marina militare.
Un pazzo avventuriero? No, è esattamente in linea con limpostazione
della Lega in materia. La prova viene da Francesco Speroni, capo
di gabinetto del ministero di Bossi: «Il compito delle Forze
armate è quello di difendere i sacri confini della patria.
La Marina esiste per proteggere le coste da chiunque venga da indesiderato.
È assurdo che il Paese non possa difendersi da questa invasione.
Non è che uno può entrare, solo perchè arriva
senza mitra, malvestito e a bordo di una carretta del mare. Comunque
dobbiamo evitare che la Marina si trasformi in Croce Rossa».
Forme diverse, ma uguale sostanza. Il piano di Gentilini è
circostanziato: «Io sono stato il primo sindaco a dire che
bisogna sparare sui gommoni e sulle carrette, logicamente non quando
sono ancora pieni di clandestini, ma sugli scafisti». Bontà
sua. La strategia di Bossi è scoperta: spingere Berlusconi
al «rispetto dei patti», che in materia dimmigrazione
significa «basta con le lungaggini nellapprovazione
della legge Bossi-Fini». Il premier ha immediatamente raccolto
la sollecitazione, annunciando giusto ieri, il richiesto «giro
di vite» anticlandestini. Bossi vuole spazzar via le resistenze
dellarea moderata. Nel mirino il Biancofiore. Dalla colonne
della Padania si scatenano il capigruppo del Carroccio della Camera,
Alessandro Cè, e il senatore Francesco Tirelli: «A
determinare questa situazione di stallo concorre anche la scarsa
determinazione di alcune componenti della Casa delle libertà,
in prima fila il Biancofiore, nellapprovare la legge Bossi-Fini,
così come è uscita dal Consiglio dei ministri».
Proseguono i due: «Le modifiche introdotte nel dibattito al
Senato, cioè quelle riguardanti la regolarizzazione di alcuni
clandestini o irregolari, alimentano false aspettative in tutti
gli extracomunitari, che vedono nellingresso in Italia la
soluzione ai loro problemi». Minaccia finale: «Dal Governo
esigiamo pertanto interventi più efficaci per prevenire i
continui sbarchi e limmediato respingimento alla frontiera
dei clandestini».
Ma le pressioni sul Governo, orchestrate da Bossi, non finiscono
qui. La vera manovra politica è stata affidata al ministro
del Welfare, Roberto Maroni. Da lui infatti dipende il decreto annuale
sui flussi migratori, in base alla legge vigente, ovvero la Turco-Napolitano.
Ma la disposizione non è ancora stata varata. Un «non
atto» che sta suscitando polemiche feroci. Ad esempio il vicepresidente
del gruppo Ds al Senato, Massimo Brutti, accusa: «Maroni viene
meno a un suo dovere istituzionale preciso». Motivo? «Fare
indebita pressione per costringere una maggioranza riottosa e divisa
ad approvare al più presto il ddl del Governo, fortemente
voluto da Bossi e dal suo partito politico».
Ovviamente il duro agitarsi della Lega sulla questione clandestini
si inquadra nel clima teso che si respira in maggioranza in tempo
di nomine eccellenti, di grandi lottizzazioni, di poltrone eccellenti
da occupare. E poichè la Lega «vuole la sua fetta»,
tutto fa brodo, anche i colpi di bazooka di Gentilini, per spaventare
gli «ingordi» moderati. E, come al solito, Bossi per
portare a casa qualcosa, sugli oscuri tavoli delle trattative «complessive»,
minaccia sfracelli. Quindi che Gentilini parli pure. Lui la materia
dei clandestini sa bene come trattarla: «A mali estremi, estremi
rimedi. Siamo in grado di difendere i confini e le nostre acque:
questo è il messaggio del nuovo Governo. Bisogna fare come
ha fatto l' Australia dove non fanno attraccare alle loro coste
alcun tipo di barca o carretta: non c'è posto per nessuno
sbarco, le imbarcazioni vanno fermate sul limite delle acque territoriali,
come durante la guerra, quando non passava neanche una pantegana».
Annotazione politica finale: «Finchénon uscirà
la legge Bossi-Fini saremo ancora sotto l'imperio della legge Turco-Napolitano.
Poi non vedremo più, come a Venezia, intere vie occupate
da venditori: abbiamo bisogno di gente che lavori, che vada nelle
catene di montaggio, che faccia il proprio dovere, ma non stia lì
a vendere articoli falsi e contraffatti. Non dobbiamo assolutamente
rinunciare alle misure dell'identificazione e della scheda sanitaria,
alla professionalità, ad un contratto di lavoro». Capito
Buttiglione e Casini?
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