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                                                            Libro II Traduzione

 


11 Questi vizi possono avere origine da cause naturali, ma il fatto che possano essere eliminati ed estirpati alla radice. se l'uomo che ad essi è incline evita di soggiacervi, ciò non dipende da cause naturali, bensì dalla volontà, dalla riflessione e dall'esercizio: tutte pos­sibilità che vengono negate, se l'esistenza della divina­zione confermerà l'esistenza e la potenza del fato. Se infatti la divinazione esiste, su quali principi si fonda quest'arte? (Chiamo «principi» quelli che i Greci chiamano theoremata)? Infatti non credo che senza principi gli altri artefici potrebbero esercitare le loro arti, né coloro che praticano la divinazione potrebbero predire il futuro.


12 I principi degli astrologi saranno pressappo­co in questo modo: «Se uno, ad esempio, è nato al levarsi della Canicola, costui non morirà in mare ». Sta' atten­to, Crisippo, a non perdere la tua causa, nella quale devi sostenere una lotta acerrima con Diodoro, che è un temibile dialettico. Infatti, se è vera questa proposizione condizionale : «Se uno è nato al levarsi della Canicola, costui non morirà in mare», allora è vera anche questa: «Se Fabio è nato al levarsi della Canicola, Fabio non morirà in mare». Sono dunque incompatibili le affer­mazioni «Fabio nato al levarsi della Canicola» e «Fabio morirà in mare»; e poiché si dà per certo, a proposito di Fabio, che sia nato al sorgere della Canicola, anche queste altre affermazioni sono incompatibili fra loro, «Fabio esiste» e «Fabio morirà in mare». Quindi anche questa congiuntiva è formata da affermazioni incompatibili fra loro: «e Fabio esiste e Fabio morirà in mare», il che, posto in questi termini, è assolutamente impossibile. Al­lora «Fabio morirà in mare» appartiene al genere di affermazioni di cose impossibili. E dunque tutto ciò che di falso viene affermato sul futuro, è impossibile.


13 Ma questo tu Crisippo, non lo vuoi ammette­re, e soprattutto su questo punto sei in disaccordo con Diodoro. Quello infatti considera possibile soltanto ciò che è o sarà vero, e afferma che tutto ciò che sarà, è necessario, e tutto ciò che non sarà, è impossibile; tu invece dici che è possibile anche ciò che non accadrà, ad esempio che questa pietra preziosa si spezzi, anche se non avverrà mai, e d'altra parte che non era necessario che Cipselo regnasse a Corinto, anche se l'oracolo di Apollo l'aveva predetto mille anni prima.` Ma se accet­terai queste predizioni degli indovini, porrai le false pre­dizioni, come ad esempio che l'Africano non conquisterà Cartagine, fra le cose impossibili, mentre tutte le predi­zioni vere, che effettivamente si verificheranno, le consi­dererai necessarie; che è appunto l'opinione di Diodoro, che tu combatti.


14 Dunque se è vera la condizionale «se sei nato al sorgere della Canicola, non morirai in mare», e la prima parte della proposizione («sei nato al sorgere della Canicola») è necessaria (infatti tutte le,cose vere nel passato sono necessarie, poiché sono immutabili, né le cose passate possono essere trasformate da vere in false, come Crisippo ammette, dissentendo su questo punto dal suo maestro Cleante), se dunque la prima parte della proposizione è necessaria, anche quel che ne segue diventa necessario. Sebbene a Crisippo questo non sembra valere in tutti i casi; e tuttavia, se esiste una causa naturale per cui Fabio non muoia in mare, è impos­sibile che Fabio muoia in mare.


15 A questo punto Crisippo si riscalda e spera di ingannare i Caldei e gli altri indovini, e che quelli non useranno, per esprimere i loro principi, proposizioni con­dizionali del tipo «se uno è nato al levarsi della Canicola, non morirà in mare», ma piuttosto si esprimeranno in questo modo: «non (e uno è nato al levarsi della Canicola e morirà in mare)». Un giochetto davvero ingegnoso! Per evitare Diodoro insegna ai Caldei in che modo deb­bano esprimere i loro principi. Ma io mi chiedo: se i Caldei parlassero in questo modo, esprimendosi attraver­so negazioni di congiuntive indefinite, piuttosto che con condizionali indefinite, perché non potrebbero fare lo stesso medici, geometri e tutti gli altri? ll medico non esprimerà il principio della sua arte nella forma «se a Lino batte il polso in un certo modo, ha la febbre», Ma piutto­sto nella forma «non (e a uno batte il polso in un certo modo e non ha la febbre)»; ugualmente il geometra non ti dirà «in una sfera le circonferenze massime si dividono in due parti uguali», ma piuttosto «non (e ci sono in una sfera circonferenze massime e non si dividono in due parti uguali)».


16 Ma in questo modo qualsiasi condizio­nale può essere trasformata in una congiuntiva negativa: E infatti i medesimi concetti possono essere espressi in forme diverse. Poco fa ho detto «in una sfera le circonfe­renze massime si dividono in due parti uguali»; ma posso dire anche «se in una sfera ci saranno circonferenze mas­sime», oppure anche «poiché in una sfera ci saranno cir­conferenze massime»; vi sono molti tipi di enunciati, ma nessuno è più contorto di quello che Crisippo spera che i Caldei sceglieranno per amore degli Stoici. E co­munque nessuno di loro parla in questo modo: infatti è più difficile imparare queste contorsioni del linguaggio che il sorgere e il tramontare degli astri


17 . Ma torniamo alla discussione di Diodoro detta Peri Dynaton [dei possibili], nella quale si discute sul possi­bile. Dunque Diodoro vuole che sia possibile soltanto ciò che è o sarà vero. La sua tesi viene a porci questa questione: che non accade niente che non fosse necessa­rio; che tutto ciò che è possibile o è già o sarà; che gli eventi futuri non possono essere trasformati da veri in falsi più di quelli passati; ma mentre è evidente che il passato è immutabile, il futuro, poiché non è evidente, a taluni sembra che non lo sia; ad esempio, se è vero, detto di un uomo gravemente ammalato di una malattia morta­le, «costui morirà di questa malattia», qualora la medesi­ma affermazione sia vera a proposito di un uomo nel quale la violenza della malattia appaia minore, l'evento è nondimeno destinato ad accadere. Ne consegue che la trasformazione da vero in falso è impossibile anche per le cose future. L'affermazione «Scipione morirà» ha una validità tale che, sebbene sia detta del futuro, non può tuttavia essere trasformata in falsa; infatti è detta di un uomo, che è inevitabile che muoia.


18 Così se si dicesse «Scipione morirà di morte violenta, di notte, nella sua camera da letto» sarebbe vero; infatti si direbbe che sarà quel che sarebbe stato; che sarebbe stato, lo si evince dal fatto che è stato. E non era più vero «Scipione mori­rà» di quanto non lo fosse «morirà in quel determinato modo», né era più necessario che Scipione morisse di quanto non lo fosse che morisse in quel modo, né più immutabile dal vero in falso «Scipione è stato ucciso» di «Scipione sarà ucciso». E tuttavia, pur stando così le cose, non c'è motivo che Epicuro tema il fato e cerchi aiuto negli atomi, facendo­li deviare dalla loro traiettoria, e sostenga contemporanea­mente due cose inammissibili: la prima, che qualcosa avvenga senza causa, perciò accadrebbe che qualcosa nasca dal nulla, il che né lui stesso né alcun fisico ammet­te; la seconda, che mentre due atomi si muovono nel vuoto, uno cada in linea retta, l'altro invece cambi dire­zione.


19 In realtà Epicuro può benissimo concedere che ogni enunciato sia o vero o falso senza temere che per questo sia necessario che tutto accada a causa del fato; infatti l'enunciato «Carneade viene in Accademia» non è vero in forza di cause eterne derivanti da una necessità di natura, e tuttavia non è senza cause; ma vi è differenza fra cause casualmente antecedenti e cause che hanno in sé la necessità della legge naturale. Così è sempre stato vero che «Epicuro morirà dopo aver vissuto anni sotto l'arcontato di Pitarato», e tuttavia non vi erano cause fatali perché questo accadesse; ma quel che è già accaduto, doveva certo accadere come è accaduto.


20 E quelli che affermano che il futuro è immutabile e non può essere trasformato da vero in falso, non rafforzano la necessità dei fato, ma si riferiscono al valore degli enunciati. Piuttosto coloro che introducono il concetto di una serie concatenata di cause fissate dall'eternità, privano la mente dell’ uomo della libera volontà e la rendono prigioniera della necessità dei fato. Ma con questo fermiamoci qui e passiamo ad altre questioni. Dunque Crisippo conclude in questo modo: “Se esiste un moto incausato, allora non ogni enunciato, che i dialettici chiamano axioma, sarà o vero o falso, poiché ciò che non avrà una causa efficiente non sarà né vero né falso; ma tutti gli enunciati sono o veri o falsi: quindi non esiste alcun moto incausato”.
 

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Ultimo aggiornamento: 21-03-05.