Forse siamo ad una svolta, forse nel giro di una
ventina di anni un essere umano toccherà la superficie del pianeta
rosso: Marte, il nostro gemello nel Sistema Solare.
La svolta viene da una proposta fatta dal premio
Nobel Carlo Rubbia, che al Cern di Ginevra ha presentato un progetto
per un motore definito a "Frammenti di Fissione". Tale
motore si basa su un sistema propulsivo di tipo Nucleare che
potrebbe abbattere notevolmente i tempi della missione marziana.
Al momento, infatti, l'unica alternativa è quella
che vede un viaggio di andata pari a 259 giorni, in cui si percorre
la "traiettoria di Hohman", un'ellissi intorno al Sole
compresa tra l'orbita terrestre e quella marziana. Questa rotta
permette di sfruttare la forza di attrazione del Sole e dunque
risparmiare carburante. Tuttavia, giunti a destinazione, bisognerà
aspettare altri 453 giorni, il tempo necessario affinché i due
pianeti si rimettano in posizione per un viaggio di ritorno di altri
259 giorni.
Gli attuali veicoli spaziali si basano su sistema
propulsivo di tipo chimico in cui il dispendio di carburante è
notevolissimo. Questo notevole consumo di energia è dovuto al fatto
che un corpo, per riuscire a vincere l'attrazione gravitazionale
terrestre, deve raggiungere una velocità minima, detta velocità di
Fuga, pari a 40.320 Km/h, e questo in breve tempo. Giunti nello
spazio è necessaria sola una piccola spinta in quanto siamo in
assenza di atmosfera e dunque in assenza di resistenza; per cui si
sfrutta la sola attrazione gravitazionale del Sole e degli altri
pianeti. E allora perché non utilizzare la fissione nucleare per
alimentare un razzo spaziale? Questa l'idea di Rubbia, che propone
di utilizzare i frammenti sparati durante la fissione nucleare. La
propulsione generata dal moto stesso dei frammenti permette di
utilizzare l'88% dell'energia totale del processo di fissione. Il
tipo di atomo che meglio si adatta a questo impiego è l'Americio
242.
Rubbia ha poi ipotizzato per la missione un veicolo
leggero, con un motore derivato dagli acceleratori di particelle.
Cuore del sistema è una camera le cui pareti irradiano neutroni che
vanno a colpire una pellicola sottile di Americio. I nuclei atomici,
così bombardati, emettono frammenti di fissione in maniera
costante, consentendo una produzione continuativa di energia, con
grande efficienza e senza dispersioni.
Quali sarebbero i risultati? " Con solo
qualche chilogrammo di questa sostanza", afferma il fisico
italiano, "si potrebbe raggiungere Marte in un mese circa
(invece dei due anni e mezzo attuali) e arrivare in meno di un mese
a un satellite di Giove come Europa".
A questo punto la domanda che nasce è: quali sono
i rischi per gli astronauti? " L'equipaggio sarebbe protetto
contro le radiazioni da schermi di un composto di Boro e Carbonio.
Va inoltre ricordato che la radioattività indotta dai neutroni
sarebbe comunque inferiore a quella prodotta dalle particelle del
vento solare nello spazio interplanetario. Ora spetta ai
politici", conclude Rubbia, " la decisione finale sulle
soluzioni proposte dagli scienziati". A questo punto ci si
aspetta qualche risposta, da chi dovere, all'eterna aspirazione
dell'umanità di esplorare terre e mondi nuovi.