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Petra è stata dichiarata dall'Unesco "patrimonio dell'umanità". L'antica capitale del regno nebateo colpisce il visitatore non solo per i maestosi e bellissimi monumenti scolpiti nella roccia arenaria, ma sopratutto per i colori di questa roccia che vanno dal rosso al giallo al verde fino al nero. Il tutto crea uno spettacolo tale che qualsiasi descrizione, per quanto accurata, e qualsiasi fotografia, per quanto bella, non potrà mai descrivere quello che si prova quando ci si trova in mezzo a quelle strette gole o davanti ai maestosi monumenti.

...Quindi tu non saprai mai che cosa sia Petra in realtà, a meno che non ci venga di persona...
T.E. Lawrence
LA STORIA
L'area scelta dai nabatei per costruire Petra era abitata fin dal secondo millennio a.C. dal popolo degli edomiti, come rivelato da alcuni scavi, discendenti,secondo la tradizione, da Esaù fratello di Isacco. Gli edomiti furono allontanati da questi luoghi intorno al 500 a.C. dall'arrivo dei nabatei, provenienti dal sud, che eressero qui la loro capitale per la posizione strategicamente perfetta.
I nabatei provenivano dalle distese sconfinate della penisola arabica. Erano nomadi, mercanti, carovanieri. Non è ancora chiaro come i nabatei presero posseso di questi luoghi, si presume che non sia stato in modo cruento ma che presero il posto degli edomiti infiltrandosi nella loro società nell'arco di vari anni fino a prenderne completamente il possesso.
Nel II secolo a.C. i nabatei passarono alla monarchia che portò questo popolo al periodo di maggior splentore nei secoli I a.C. e I d.C.
Il grande sviluppo economico e politico di Petra era dovuto alla sua posizione strategica lungo le vie carovaniere che ne faceva un punto obbligatorio di sosta per le carovane provenienti dalla costa sud della penisola arabica e dirette al mediterraneo e verso la mesopotamia.
Il potere acquisito da Petra non era ben visto dall'impero romano al quale interesseva prendere il controllo dei ricchi traffici commerciali delle vie carovaniere. Quindi nel 63 a.C vennero inviate le legioni romane, sotto il comando di Pompeo, per impossessarsi di quei territori. I soldati romani conquistarono la Siria e il nord della Giordania ma vennero fermati dai nabatei arroccati attorno all'imprendibile Petra.
Solo nel 106 d.C. dopo la morte del re Rabbele II, Petra si consegnò a Cornelio Palma governatore della Siria sotto l'imperatore Traiano. La conquista dei territori nabatei da parte dei romani, probabilmente, fu l'esito di un accordo diplomatico.
Dal IV secolo fu sede di un vescovado. Decadde definitivamente dal V secolo dopo la conquista araba. Nel 1109 i soldati crociati sotto il comando di Baldovino I entrarono a Petra e vi eressero due posti di guardia. Da qui depredavano le carovane che transitavano per il Wadi Araba.


Il Tesoro del Faraone
Incisione di David Roberts
Petra fu praticamente dimenticata dall'occidente fino al 1812 quando un giovane esploratore svizzero scrive nei suoi diari di viaggio, pubblicati postumi in Inghilerra con il titolo "Travels in Syria and the Holy Land", del ritrovamento della storica capitale dei nabatei.
Questo viaggiatore era Johann Ludwig Burckhardt il quale grazie alla sponsorizzazione da parte di Sir Joseph Banks della Royal Society, salpa nel 1809 dall'Inghilterra per la Siria per poi avventurarsi nell'interno. Queste terre, nel 1800, erano state praticamente dimenticate dagli europei che non si spingevano oltre Gerusalemme ed in numero molto ridotto.

Tombe Reali
Incisione di David Roberts
Burckhardt, partì da Damasco passò per Amman e quindi, attraverso la famosa strada dei re, scese a sud fino ad arrivare a Wadi Musa, "il ruscello di Mosè". Compì questo viaggio vestito con i tradizionali abiti beduini e spacciandosi per Ibraim Ibn Abdullah, un erudito islamico. Burckhardt fu costretto a questo travestimento sia per motivi di sicurezza, le tribù beduine dell'epoca non erano propriamente "amichevoli", sia per non destare inutili sospetti.
Arrivato a Wadi Musa sentì parlare, dalle genti locali, di splendide rovine che si trovavano nella valle. Non potendo mostrare interesse per queste rovine perchè considerate "opere degli infedeli" escogitò uno stratagemma: eseguire un sacrificio sul monte Gebel Harun dove, secondo la tradizione sia islamica che cristiana, è sepolto il fratello di Mosè Aronne.
In questo modo accompagnato da una guida locale e una capra, per il sacrificio, si diresse verso Gebel Harun attraversando le rovine dell'antica Petra. Durante questo attraversamento, Burckhardt dovette nascondere l'interesse provato alla vista degli stupendi monumenti nabatei.
Al tramonto dovettero accamparsi per i giustificati timori della guida, di un'agressione da parte dei beduini del luogo, che credeveno nella presenza di grandi tesori nascosti tra quelle rovine. Il giorno successivo, arrivati in prossimità del monte Gebel Harun, Burckhardt eseguì il sacrificio della povera capra e quindi ritornarono sui loro passi abbandonando la valle.
Burckhardt, nei suoi diari di viaggio pubblicati nel 1822, scrive:

«Che io abbia o meno trovato i resti dell'Arabia Petraea lo lascio decidere agli studiosi greci»


Ritratto di David Roberts

Dopo Burckhardt i primi viaggiatori occidentali che visitarono Petra furono Charles Leonard Irby e James Mangles che, in delle lettere pubblicate nel 1918, descrissero l'antica città. Dall'alto dei 1510 metri del monte Gebel Harun videro uno dei maggiori monumenti di Petra il tempio ed-Deir chiamato anche "Il Monastero" ma non poterono visitarlo a causa dell'ostilità dei beduini locali.
Successivamente, dieci anno dopo, il fancese Léon de Laborde assieme al disegnatore Linant trascorero 8 giorni a Petra, grazie al loro lavoro arrivò in Europa la prima documentazione iconografica di Petra.
Verso la metà dell'ottocento Petra divenne la meta privilegiata dei visitatori europei nel medioriente. Questo ne aumentò il mito e il mistero intorno l'antica capitale dei nabatei. Tra questi viaggiatori è da ricorcare David Roberts autore di bellisime incisioni.
La prima campagna di scavi si svolse tra il 1897 e il 1907 ad opera del tedesco Gustaf Dalman che, affascinato dalla misteriosa Petra scrive:

«Chi attraversa le sue rovine ancora inesplorate, i suoi santuari e le sue tombe, spesso riceve l'impressione che un sottile velo ci separa da una vita ricchissima, la cui decifrazione potrebbe rendere più comprensibile l'antico mondo orientale. Ma i tentativi di sollevare questo velo sono vani»
IL SITO ARCHEOLOGICO

La tomba degli obelischi
Petra si trova nel sud-ovest della Giordania a circa 130 Km a nord-est di Aqaba nei pressi della città di Wadi Musa, in una posizione elevata sul livello del mare in mezzo ad alte montagne, quindi, anche se nel periodo estivo fa molto caldo, non è raro trovare la neve durante l'inverno.

Si alloggia in uno dei numerosi alberghi presenti nella città di Wadi Musa e da qui si parte per arrivare, dopo pochi minuti al Visitors Center dove si acquistano i biglietti per l'ingresso al sito. Sono presenti numerosi negozi di souvinir e una banca per eventuali cambi di valuta.


Ingresso al Siq
Dal Visitors Center si parte per una strada sterrata divisa in due parti da un basso muretto, una parte è utilizzata per i cavalli a l'altra per i pedoni. Si può fare questo percorso in groppa ad un cavallo pagando per il servizio uno dei molti beduini in attesa all'inizio della strada.
Dopo circa un chilometro si arriva all'inizio del SIQ. Lungo questo percorso si incontra, circa a metà strada, il primo monumento nabateo la "Tomba degli obelischi".

All'ingresso del SIQ i nabatei avevano costruito una diga per impedirne le inondazioni durante le forti pioggie. Un'altro sbarramento, che convoglia le acque in un tunnel (vedi immagine), fu costruito dopo il 1963 quando un gruppo di turisti perse la vita a causa di un forte temporale.

Il SIQ è una stretta gola lunga poco più di un chilometro e larga, in alcuni punti, solo pochi metri. È delimitata da alte pareti spioventi, fino 100 metri, di roccia arenaria.


Carrozzella nel Siq

I turisti arrivati fin qui in groppa ad un cavallo, devono abbandonare il "comodo" mezzo di trasporto perchè, da qualche anno, è vietato l'ingresso al SIQ dei cavalli. Se proprio non si può far a meno di un "comodo" mezzo di locomozione, l'ingresso al SIQ è consentito a piccole carrozze trainate da un cavallo.
Questa stretta gola, ingresso principale a Petra, è stata creata da sommovimenti tettonici e, in origine, era il letto del Wadi Musa il cui percorso è stato deviato dai nabatei. Il suo ingresso era abbellito da un arco di pietra almeno fino gli ultimi anni dell'ottocento, come descritto da una litografia di David Roberts del 1838, prima che fosse abbattuto da un terremoto.


Arco di pietra all'ingresso del Siq
Litografia di David Roberts
Entrati nel SIQ si prova una sensazione di oppressione per le alte pareti rocciose che circondano il visitatore e che lasciano trasparire solo una piccola porzione del cielo azzurro. Questa sensazione, continuando ad addentrasi nel SIQ, viene sostituita dallo stupore per i colori e le forme sempre diversi ad ogni curva.

Il Siq

In origine i nabatei avevano lastricato questa stretta gola con grandi lastre di pietra calcarea e ad un'altezza di circa un metro e mezzo da quella attuale. Questa pavimentazione è quasi completamente scomparsa spazzata via dalle pioggie, se ne mossono vedere pochi resti in alcuni anfratti. La pavimentazione attuale, visibile in alcuni punti, è di origine romana (vedi immagine).
Ai due lati, poco sopra il livello originale, sono visibili le condotte, scavate nella roccia,(vedi immagine) che portavano l'acqua della "sorgente di Mosè" alla città. In alcune insenature della gola si possono vedere delle dighe costruite recentemente, dopo la tragedia del 1963.
Lungo il percorso si incontrano, scolpiti nella roccia, vari capitelli (vedi immagine). Si pensa che in origine contenessero delle statuette di divinità. Attualmente questi capitelli sono molto rovinati a causa dell'erosione.
Lentamente, senza quasi rendersene conto, si arriva alla fine del Siq dove si comincia a vedere, tra le anse della roccia, il più famoso e maestoso monumento di Petra chiamato dai beduini "Kazne Firaun" cioè "Tesoro del Faraone". Le immagini sottostanti danno solo una pallida idea di come compare Il Tesoro all'uscita del Siq.

Ingrandisci

Come già detto nel diario il nome di questo monumento deriva dalla credenza beduina che all'interno dell'urna, scolpita in cima al monumento, fosse nascosto il ricco tesoro di un faraone. In realtà l'urna è di pietra massiccia ma, a causa di questa leggenda, fino a non molto tempo fa, i beduini di passaggio continuavano a sparare a questa urna nel tentativo di spezzarla. Si possono vedere distintamente i danni causati da questi colpi.
Non si conosce la funzione esatta del di questo monumento ma, si ritiene, che fosse la tomba del re nabateo Areta III, vissuto nel I secolo a.C. nel periodo di maggior splendore di Petra.


Il Tesoro Del Faraone

Il secondo piano del Tesoro del Faraone

Il Tesoro del Faraone è alto 40 metri e largo 25 e diviso in due piani. Il piano terra è composto da un porticato con 6 colonne corinzie, le quattro centrali sostengono un frontone. Tra le due colonne laterali si possono vedere due altorilievi raffiguranti figure maschili. All'interno del portico si aprono tre portali, quello più grande centrale porta alla grande camera principale, mentre gli altri due ad altrettanti ipogei laterali. Questi tre locali, probabilmente, avevano lo scopo di costudire i sarcofaghi. La terza colonna da sinistra è stata rimessa al suo posto e in parte ricostruita in epoca moderna, infatti in una litografia di Roberts degli inizi dell'ottocento, la si vede spezzata con la parte mancante a terra davanti al monumento (vedi immagine).
Il piano superiore è diviso in tre parti: due quinte laterali a due colonne con semifrontoni mentre la parte centrale è un tempietto con due colonne sopra del quale si trova l'urna del mitico tesoro. Tra le colonne del tempietto sono presenti delle statue femminili la centrale delle quali rappresenta Iside o Tyche, la dea del destino.


Il Teatro
Allontanandosi dal Tesoro, lungo Outer Siq, la valle si allarga e si possono vedere altre piccole tombe sempre scavate nella roccia (vedi immagine) fino ad arrivare presso il Teatro e la necropoli (vedi immagine).
Il teatro fu costruito dal re Areta IV tra gli anni 4 a.C. e il 27 d.C. e successivamente ampliato dai romani. Fu distrutto, probabilmente, dal terremoto del 365 e riscoperto durante degli scavi all'inizio degli anni 60 del novecento da degli aercheologi americani. Le gradinate sono scavate nella roccia arenaria e in origine contenenevano 3000 posti disposti su 33 file. Nell'immagine si possono vedere le grotte scavate di fianco e sopra le gradinate utilizzate, anche di recente, come abitazioni e tombe dai beduini.


La Tomba dell'Urna o Tribunale
Continuando lungo la valle, sulla destra, si possono ammirare una serie di sepolcri chiamati nel loro insieme le Tombe Dei Re. Nome giustificato da recenti studi che hanno dimostrato che vi erano sepolti membri della famiglia reale e dignitari di corte.
La più imponente di queste tombe è quella dell'Urna anche detta Tribunale, la si raggiunge tramite una scala costruita recentemente.

La Tomba Colorata o della Seta
La facciata è divisa da due colonne centrali e due pilastri laterali, la parte alta di questa facciata è abbellita da un'architrave con un frontone sopra del quale è presente un'urna. Ha una camera di 17 × 18 metri che ne fa la più grande delle tombe rupestri nabatee. Il cortile davanti alla facciata ha due porticati laterali, di cui solo uno ancora intatto, composti da un piccolo colonnato di cinque colonne. In epoca bizzantina questa tomba vediva utilizzata per la celebrazione di messe.

Alla sinistra della Tomba dell'Urna è scolpita la Tomba Dipinta o della Seta, il suo nome è dovuto dall'intensa colorazione rossa della roccia sulla quale è stata scolpita.

Continuando sempre a sinista si in contra la Tomba Corinzia e la Tomba del Palazzo.
La Tomba Corinzia è molto simile come aspetto nella parte superiore al Tesoro del Faraone ma, purtroppo, più danneggiata. Questa somiglianza fa ritenere che entrambe le tombe siano state costruite nello stesso periodo. I capitelli che ne hanno dato il nome, in realtà non sono corinzi ma nabatei.


La Tomba Corinzia

La Tomba del palazzo

La successiva Tomba del Palazzo è molto danneggiata dall'erosione, ma rimane uno dei monumenti più maestosi di Petra. A non si conosce l'esatta funzione di questo monumento, si ritiene che nel cortile antistante si tenessero le cerimonie funebri di alti dignitari, ma non si sono trovati resti di sepolture. D'altronde, nonostante l'imponente facciata con tre ordini di colonne, si esclude che fosse una residenza reale a causa delle sole quattro camere di 10 × 7 metri, in cui è diviso l'interno, non sufficienti per un palazzo reale.


La porta del tèmenos
Allontanandosi dalla parete delle Tombe dei Re lungo il percorso del Wadi Musa, un torrente in secca, la vallata si allarga e si arriva al centro della città.
Qui si cammina sul Cardo Maximus (vedi immagine) la strada principale della città parallela al percorso del Wadi Musa. Tra il 74 e il 114 d.C. fu trasfomata dai romani in una monumentale strada lastricata con lunghi colonnati mercati, negozi ed edifici pubblici. Sulla destra, alla confluenza con un'altro fiume, esisteva un grande ninfeo.
Verso la fine del cardo si attraversa la grande porta a tre archi larga 18 metri costruita ne 114 d.C. in onore dell'imperatore Traiano che, in segno di gratitudine conferì a Petra il titolo di metropolis
Lo scopo di questa porta era di dividere il settore aperto a pubblico del centro cittadino dalla zona sacra intorno al tempio.

La porta del tèmenos
Alla fine del Cardo Maximus si arriva presso il Qasr al-Bint Firaun il nome arabo significa "la fortezza della figlia del faraone" e deriva da una leggenda beduina che parla di una principessa che avrebbe sposato chi fosse riuscito a portare l'acqua corrente nel suo palazzo. In realtà questo edificio, il meglio conservato di Petra, era il tempio principale della città dedicato alla divinità nabatea Dhushara.
Si pensa sia stato costruito durante il regno del re Obodas III dal 30 al 9 a.C. oppure durante il regno del suo successore Areta IV dal 9 a.C. al 40 d.C.

Tomba della Finestra chiamata anche Tempio dell'arcobaleno
Poco più avanti, sulla parete del monte el-Habis si può vedere la Tomba della Finestra chiamata anche Tempio dell'arcobaleno a causa delle striature di vari colori delle roccia, attualmente è stato strasformato in un piccolo museo archeologico dove vengono conservati vari reperti trovati a Petra, ceramiche nabatee, statue e bassorilievi. Originariamente poteva essere un luogo di culto o un'abitazione di grandi dimensioni.

Continuando si attraversa il piccolo ponte sul Wadi Musa e si arriva al Forum Restaurant dove i turisti possono rifocillarsi in ambienti con aria condizionata. Questo ristorante è stato costruito in modo da non interferire con l'ambiente circostante, tanto che non lo si vede fino a quando non si arriva a poche centinaia di metri di distanza.

In prossimità del ristorante inizia il sentiero (vedi immagine) che dopo circa un'ora di cammino e 800 gradini porta sulla cima del Jabel ed-Deir. Per chi vuole fare questa salita risparmiando le forze si può salire per questo sentiero a dorso d'asino, pagando per il servizio i beduini in attesa all'inizio del sentiero, anche se, considerando i precipizi che si trovano lungo il sentiero (vedi immagine), forse è meglio rimanere con i piedi per terra.

Arrivati alla fine si può ammirare il maestoso "ed-Deir" (Il Monastero)


Il Monastero
Questo monumento ha le imponenti dimensioni di 47 metri di larghezza e 43 metri di altezza che superano quelle del "Tesoro del Faraone" anche se non ne egualia l'eleganza.
Probabilmente il nome "Monastero" deriva dal sucessivo utilizzo, da parte di alcuni eremiti, di questo sito. In realtà non si conosce l'esatta funzione del monumento ma, a causa della mancanza di loculi all'interno dell'unica sala quadrata, si ritiene improbabile l'utilizzato come tomba quindi si pensa fosse un luogo di culto, un tempio. Purtroppo la mancanza di statue nelle cinque nicchie della facciata e quindi l'impossibilità di sapere se queste statue rappresentassero divinità o illustri personaggi nabatei, rende impossibile la conferma di un'ipotesi o l'altra.
CONCLUSIONI
In questa pagina ho descritto solo i luoghi da me visitati, e quindi documentati fotograficamente, in una sola giornata a Petra, ma, purtroppo, a causa della brevità di questa visita, non ho potuto visitare tutti i monumenti e i siti interessanti di questa meravigliosa antica città. Quindi consiglio chi ha intenzione di visitare Petra, di organizzare il viaggio in modo da rimanerci almeno un paio di giorni o più. L'ideale, secondo me, sarebbe di fare del trekking per le montagne intorno alla città perchè, oltre ai bellissimi monumenti costruiti dall'uomo, bisognerebbe ammirare anche quelli costruiti dalla natura che sicuramente non mancano.
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