Nel centro del paese si erge maestosa la Rocca, una delle più
belle di Romagna. I lavori di costruzione del fortilizio,
denominato in origine Salvaterra, furono eseguiti sulle rovine
dell'antica cattedrale, nella seconda metà del XIV secolo.
Seguirono successivamente diverse modificazioni, a seconda delle
esigenze dei vari proprietari: la Chiesa, gli Ordelaffi, gli
Sforza, il Valentino, i Rangone, gli Zampeschi, i Savelli, i
Capponi, la Municipalità.
Le modificazioni più vistose del monumento sono state, nel corso
dei secoli, la demolizione del maschio centrale, le quattro
aperture ad arco nel lato di Piazza Garibaldi e il riempimento di
parte delle fosse castellane.
Ristrutturata nella seconda metà degli anni '70, la Rocca
conserva intatta la sua mole a pianta quadrangolare, con quattro
torrioni agli angoli e il bastione d'ingresso rivolto a sud a
ponte levatoio ove è una lapide del 1535 che ricorda il
soggiorno di Papa Paolo III Farnese.
Al centro la corte (Piazza Fratti) adibita dal 1997 ad arena
cinematografica e spettacoli vari nel periodo estivo.
L'ala nord è sede degli uffici municipali. Al primo piano, nelle
tre stanze sul lato destro, salendo la scala centrale, sono
presenti labili tracce delle antiche decorazioni nei soffitti a
volta.
L'ufficio del Sindaco è arredato coi mobili di Pellegrino
Artusi, mentre nella Sala Giunta fa bella mostra il quadro di
A.Romagnoli, rappresentante "Tiziano che dipinge la
Venere" ereditato, anche questo, dall'Artusi.
Nell'ala est, oltre al Museo Archeologico al piano terra, al
primo piano troviamo la Sala Consiliare, con una piccola cappella
gentilizia, dedicata all'Eucarestia, con pitture dell'inizio del
XVII sec.: "Il pane degli angeli" nella volta, "La
caduta della manna" sulla parete destra, e "Il Profeta
Elia" sulla sinistra, che risentono dell'influenza
dell'opera di Francesco Longhi. Nella parete sud è stato
collocato il grande sipario del Teatro Verdi dipinto dal pittore
forlimpopolese Bacchetti (sec. XIX) raffigurante la distruzione
di Forlimpopoli ad opera dell'Albornoz.
Sulla parete opposta, sopra la porta, si trova la più antica
delle immagini in pietra con lo stemma comunale, risalente alla
metà del 600. Nell'ala sud è il teatro qui costruito nel primi
decenni dell'Ottocento in una sala che fu poi risistemata,
ampliata e inaugurata nel 1882.
Il teatro è famoso per l'incursione del brigante Stefano Pelloni
detto il "Passatore" che nella serata del 25 Gennaio
1851 depredò i cittadini più abbienti di Forlimpopoli e tra
questi anche il padre di Pellegrino Artusi, futuro autore de
"La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene".
All'interno del teatro, ora intitolato a "G.Verdi", e
ristrutturato nell'attuale veste nel 1982, è murata una lapide
del poeta Olindo Guerrini che ricorda l'avvenimento.
Il Teatro, anche se non presenta un pregio eccezionale, è
interessante per quel tocco di piacevole modernità determinato
dalla pianta a ferro di cavallo e dalla presenza di due gallerie
sostenute da colonne in ghisa, anzichè le consuete balconate
divise in palchetto e adottate in tutte le strutture teatrali di
Romagna. Nel bastione di sud-ovest ha sede il Centro Culturale
Polivalente.
Per informazioni: Ufficio Cultura Tel. 0543 749234
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