TOBIA ALDINI

VICENDE EDILIZIE DELLA ROCCA DI FORLIMPOPOLI

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Parte Terza

Avanzo di finestra medioevale sul muro nord del Teatro Verdi

Nel giugno del 1985, nella parte bassa della parete nord del Teatro Verdi, nel punto in cui, all’esterno dell’edificio, era stata fino a poco tempo prima una delle due scale in muratura per l’accesso alla sala del consiglio comunale (fig. 15), fu tolto l’intonaco vecchio per portare a compimento il risanamento di tutta la vasta parete posta a Sud della Piazza Fratti.

Anche in quella occasione potei registrare il ritrovamento dei resti di un’altra delle finestre più antiche del castello, sormontata da archetto ribassato (fig. 23). Venne alla luce vicino all’angolo sud-est della piazza, nel tratto murario situato fra le ultime due porte attuali (fig. 14, n. 1).

Ritrovamenti archeologici nell’area dell’antica chiesetta del castello

All’inizio dell’anno 1989 furono avviati lavori di restauro all’interno di due locali del pianterreno della rocca, situati sotto il Teatro Verdi. In uno di questi vani, utilizzato fino a poco prima come negozio (fig 14, n. 7), era stata in antico la Chiesetta di S. Brizio di Tours, protettore del castello (41). Nell’altro locale più piccolo era stato invece, nell’Ottocento, l’accesso al teatro cittadino (fig. 14, n. 8).

La ristrutturazione di questi ambienti, che completava il programma degli interventi conservativi e di riadeguamento funzionale della rocca, offrì, nel gennaio 1989, l’occasione per reperire ulteriori dati archeologici, importanti per una conoscenza sempre più approfondita della storia edilizia del monumento.

I lavori iniziarono all’interno della chiesetta. Si cominciò a distaccare il vecchio intonaco dai muri, tranne nella parte alta della parete di fondo, ove erano i resti di una scena affrescata (42).

Lesena della cattedrale romanica

Le prime scoperte si registrarono nell’angolo nord-est della stanza, ove il 4 gennaio potei rilevare l’avanzo di una delle lesene esterne della fiancata sud della cattedrale romanica esistente nel luogo prima della rocca (43). La lesena era conservata (per tutto lo spessore del grosso muro, con andamento nord/sud, ad essa addossato) fino all’altezza di m 2,30 dalla quota della sottostante soglia dell’odierno ingresso (44). La sua parte occidentale era mancante (figg. 24-25), perché tagliata nell’antichità per far luogo, vicino all’angolo nord-est della stanza, ad una porta (fig. 14, n. 6) che, come è stato detto più sopra, si apriva proprio in quel punto, sul muro esterno.

Fig. 24 - Chiesetta di S.Brizio. Parete est. Resti di lesena della cattedrale romanica, conservati vicino ad un antico ingresso tamponato.
Fig. 24 - Chiesetta di S.Brizio. Parete est. Resti di lesena della cattedrale romanica, conservati vicino ad un antico ingresso tamponato.

La situazione planimetrica esatta di questi resti della cattedrale fu definita qualche tempo dopo, quando si scavò sotto il pavimento del locale per far posto al nuovo vespaio.

Fig. 25 - Chiesetta di S.Brizio. Resti di lesena della cattedrale romanica (particolare)
Fig. 25 - Chiesetta di S.Brizio. Resti di lesena della cattedrale romanica (particolare)

In quella circostanza vennero alla luce, a cm 40 di profondità dal piano della soglia dell’ingresso moderno, i resti della parte terminale della lesena e, immediatamente più ad Ovest, l’avanzo del muro sud della chiesa romanica, il cui paramento meridionale veniva a trovarsi proprio sulla linea della fronte interna del muro nord della Chiesetta di S. Brizio. La lesena sporgeva, invece, di cm 25. Era larga complessivamente m 1,69 e la sua estremità orientale, come risultò in occasione di precedenti scavi, era perfettamente allineata con la fronte est del grosso muro (m 1,04 di spessore) che ad essa era addossato (45). Era stata in gran parte distrutta, nella sua parte occidentale, per un tratto di cm 65.

In base ai dati fin qui evidenziati, si poté appurare, senza tema di smentita, che il muro orientale della chiesetta era stato costruito all’epoca in cui la Cattedrale di Forlimpopoli era ancora in piedi, o perlomeno quando ancora non era stata completamente abbattuta e cioè, al più tardi, nel momento in cui stavano per essere edificate le pareti della corte della rocca (anni 1363-1364), subito dopo, quindi, la distruzione della città da parte delle truppe del Cardinale Albornoz (46).

Ingresso medioevale (figg. 26-27)

Ma altre notizie interessanti, relative al muro est della chiesetta, furono acquisite nel 1989, durante i lavori di restauro, quando, a poca distanza dal punto in cui la grossa parete si univa alla lesena, apparve inaspettatamente (4 gennaio), sotto l’intonaco, un ingresso murato (fig. 26), sormontato da un arco ribassato a doppio giro di mattoni messi di taglio e completato con una serie di mattoni piani sul colmo. I laterizi erano disposti con cura, con commessure stuccate e segnate da solchi ben evidenti, secondo una tecnica di costruzione (già riscontrata in altri tratti delle pareti del castello) che non prevedeva l’intonaco, ma lasciava il muro a faccia a vista (47). Le dimensioni dell’ingresso, misurate sulla fronte ovest, erano notevoli (largh. m 1,30; alt. massima m 2,45 dal piano del vecchio pavimento del negozio). La faccia interna del suo stipite settentrionale veniva a trovarsi a m 0,74 di distanza dalla vicina parete nord del locale. La parte più alta dell’arco era nascosta dalle prime file dei mattoni della copertura a volta a botte dell’ambiente.

Fig. 26 - Chiesetta di S.Brizio. Parete est. Arco di antico ingresso tamponato.
Fig. 26 - Chiesetta di S.Brizio. Parete est. Arco di antico ingresso tamponato.

Il vecchio accesso murato venne parzialmente riaperto alcune settimane più tardi: togliendo via via i mattoni, fu creata una nicchia sempre più profonda, finché, dopo aver asportato il muro di tamponamento per uno spessore di cm 48, apparve all’interno il paramento di una seconda parete, sulla quale erano conservate le strutture di un’apertura, più piccola di quella esterna, sormontata, questa volta, da un arco ogivale costruito con un solo giro di mattoni posti di taglio, ma coi lati più lunghi rivolti all’infuori, parallelamente alla fronte dell’arco stesso (fig. 27). Qui le ricerche furono sospese e non fu possibile conoscere fino a che punto l’arco ogivale si spingesse all’interno del grosso muro. Dall’altro lato della parete non si notò, al momento dei lavori di risanamento della stanza attigua, nessuna traccia dell’ingresso. L’arco a sesto acuto era costruito con la medesima tecnica di quello precedente a sesto ribassato e doveva essere, pertanto, della stessa epoca. Le varie componenti della struttura risultavano così il frutto di un unico intervento edilizio, attuato per attivare in quel punto un passaggio, che veniva regolato da una robusta porta (apribile verso Ovest), di cui non si ritrovarono tracce nel 1989, ma soltanto i fori (a sezione rettangolare) che, ai lati della nicchia – due su ciascun piedritto –, ne assicuravano la chiusura mediante l’inserimento di grossi pali posti trasversalmente. Quando la porta doveva essere aperta, i pali venivano spinti nei profondi fori posti a Sud (fig. 27), completamente all’interno del muro, ove rimanevano fino al momento in cui venivano nuovamente sfilati per la successiva chiusura dell’ingresso.

Fig. 27 - Chiesetta di S.Brizio. Parete est. Arco ogivale all'interno del muro. Nello stipite sud dell'arco esterno sono due fori per l'alloggiamento dei pali di chiusura della porta.
Fig. 27 - Chiesetta di S.Brizio. Parete est. Arco ogivale all'interno del muro. Nello stipite sud dell'arco esterno sono due fori per l'alloggiamento dei pali di chiusura della porta.

In base agli elementi emersi, si poté stabilire che la porta veniva chiusa in quel punto per impedire l’accesso ad una antica stanza (o ad un cortile?) che si trovava ad Ovest del muro.

Frammento di portale romanico (fig. 28)

Togliendo l’intonaco deteriorato dal muro ovest della stanza, venne alla luce verso il centro della parete, al livello del pavimento, un blocco di calcare (lungh. cm 42; largh. cm 35; spessore cm 16) con decorazioni a rilievo. Il reperto, che risultava reimpiegato fra i laterizi nella costruzione del muro antico, venne immediatamente estratto da quella sede – che non era quella originaria – e trasferito nel Museo Archeologico Civico di Forlimpopoli, nel quale tuttora si conserva, nella Sala VI (fig. 28). Si tratta di una porzione di piedritto, ad asse inclinato, di un portale romanico, che potrebbe essere stato dell’antica Cattedrale di Santa Maria.

Porticina murata

Sulla parete ovest della chiesetta (spessore cm 47 senza l’intonaco), fu notata la presenza di una porta murata. Era piuttosto stretta e bassa, sormontata da un archetto ribassato, in mattoni posti di taglio, con alla sommità un altro giro di mattoni in posizione piana (48).

Tracce di decorazione pittorica (fig. 29)

Proseguendo con il distacco dell’intonaco dall’attiguo muro nord (quello dell’ingresso dalla Piazza Fratti), furono individuate le tracce di una decorazione pittorica, conservatasi soltanto per un breve tratto, verso l’angolo nord-ovest della chiesetta, nella parte alta della parete, vicino alla volta di copertura (fig. 29). Qui si notava – attraverso un piccolo foro eseguito nella volta stessa – che l’intonaco coi resti del dipinto (di cui non si potè determinare nessuna traccia del soggetto rappresentato) continuava ad affiorare anche più in alto, testimoniando, ancora una volta, quello che già risultava evidente osservando la scena affrescata sulla parete opposta e cioè che la copertura a volta non era molto antica, ma, come le altre delle stanze attigue, di epoca relativamente recente.

Elementi rilevati sulle pareti della chiesetta

Un altro dato importante potei annotare durante i miei numerosi sopralluoghi sul cantiere nel periodo dei lavori: mi resi conto che le pareti laterali della chiesetta si innestavano nella cortina sud in modo diverso l’una dall’altra. Il muro est, infatti, a differenza di quello occidentale, non si interrompeva in corrispondenza della fronte della cortina stessa, ma vi penetrava all’interno. Questa constatazione era molto eloquente per poter stabilire che le tre pareti in esame erano state eseguite (o modificate) in momenti diversi. Il muro più antico risultava senz’altro quello posto ad Est, che forse in parte fu anche accorciato al tempo della costruzione della cortina, mentre la parete ovest della chiesetta fu edificata dopo (anche se di poco) che era stato ultimato il grosso muro esterno, sul quale poi fu eseguito, molti anni piu tardi, l’affresco che tuttora rimane, sia pur in uno stato di conservazione assai precario.

Pavimenti della Chiesetta di S. Brizio (figg. 30-32)

Ulteriori scoperte all’interno della chiesetta della rocca si verificarono durante lo sterro, profondo cm 40, effettuato, come ho detto più sopra, per depositarvi la ghiaia del sottofondo del nuovo pavimento.

Fig. 31 - Chiesetta di S. Brizio. Pavimentazione a mattonelle quadrate (particolare con piccolo restauro antico con mattonelle rettangolari).
Fig. 31 - Chiesetta di S. Brizio. Pavimentazione a mattonelle quadrate (particolare con piccolo restauro antico con mattonelle rettangolari).

Subito sotto il piano del negozio (pavimentato con mattonelle rettangolari in cotto di circa cm 28 x 13) e a cm 15 di profondità da questo, venne alla luce una delle pavimentazioni più antiche della chiesetta (fig. 30), fatta con mattonelle in cotto quadrate (lato cm 17-18), disposte secondo l’andamento delle diagonali dell’ambiente, tranne vicino ai muri perimetrali, ove una fila di esse era sistemata parallelamente alle pareti. In un punto la pavimentazione risultava restaurata in antico con mattonelle rettangolari (fig. 31). Verso Sud il pavimento si interrompeva, in corrispondenza di uno scalino (distrutto prima della posa del pavimento del negozio) alto cm 60, largo quanto il locale e di profondità irregolare, che variava da un massimo di cm 36 ad un minimo di cm 27 nei punti estremi laterali, ove i mattoni delle pareti, liberati dall’intonaco, mostravano chiare tracce della sua antica presenza (figg. 30 e 32).

Sotto il pavimento a mattonelle quadrate, ne venne alla luce poco dopo un altro eseguito con elementi in cotto rettangolari di circa cm 28 x 13, disposti di piatto, a spina di pesce.

I tre pavimenti (i due scoperti e quello superiore del negozio) erano posti quasi a contatto, l’uno sopra l’altro, tanto vicini da occupare appena uno spessore complessivo di circa cm 25.

Tracce della vecchia scala del Teatro Verdi

Fra i dati archeologici che ho raccolto durante i restauri della rocca, figura anche il rinvenimento, nel piccolo ambiente posto ad Ovest della Chiesetta di S. Brizio, delle tracce della vecchia scala del teatro, che notai nelle pareti lunghe senza l’intonaco. Gli scalini, larghi da muro a muro, salivano verso Sud, iniziando da un punto situato a poca distanza dal portone d’ingresso che si apriva a Nord sulla corte della rocca.


Note al testo

(41) Per notizie più dettagliate e relativa bibliografia sulla chiesetta e sul Santo cfr. L. Aldini, S. Brizio di Tours protettore della Rocca di Forlimpopoli, in "Forum Popili", n. 3, 1992, pp. 123-139.

(42) M. Gori, La rocca "hordelaffa" cit., pp. 132-135; L. Aldini, op. cit., pp; 127-129.

(43) T. Aldini, Scoperte archeologiche nella Rocca cit., pp. 1-86.

(44) Questa lesena (la terzultima del lato sud della cattedrale) era stata individuata anche in precedenza, al livello del pavimento, nella stanza attigua posta ad Est (cfr. T. Aldini, Scoperte archeologiche nella Rocca cit., pp. 57-58).

(45) T. Aldini, Scoperte archeologiche nella Rocca cit., p. 58 e fig. 41, R.

(46) La costruzione della rocca fu completata negli anni 1363-1364, per volere dell’Albornoz (cfr. P. Amaducci, Origini e progressi dell’Episcopato di Bertinoro in Romagna, 1905, pp. 215-216, Doc. X; V. Bassetti, Documenti sui primi 150 anni cit., pp. 145-146 e 148). Dai documenti pubblicati dal Bassetti risulta, inoltre, che già nel 1364 c’era nella rocca un castellano (Documenti cit., p. 146).

(47) L’arco è tuttora visibile all’interno dell’ambiente risanato, ma queste caratteristiche non sono più leggibili a causa di una pesante ripulitura a sabbiatura effettuata durante i restauri.

(48) Questo ingresso fu riattivato durante gli ultimi lavori, ma il suo archetto antico fu demolito e ricostruito un po’ più in alto. L’altra apertura della medesima parete, che ora si trova più a Nord, fu fatta ex novo per una migliore funzionalità dei locali.


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