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10.C Disidratazione e Ipotensione

E.Bregani, "Disidratazione, Ipotensione e Shock", Speleologia 37 (199?) p. ??-??

Abbiamo visto nel Cap. 6 come ogni attivita` fisica consuma riserve energetiche ed ossigeno e produce calore (oltre che movimento) e tossine. La risposta del nostro organismo ad una richiesta di ossigeno e` un incrementeo della frequenza respiratoria, mentre la risposta all'eccesso di calore prodotto e` la sudorazione. Quindi un consumo di liquidi.

Inoltre le tossine vengono rimosse tramite il sangue, che deve essere quindi depurato. Cio` comporta il consumo di altri liquidi nella formazione di urine. Con urine e sudore vengono persi anche sali, pricipalmente sodio e potassio, il cui bilancio e` strettamente correlato a quello dei liquidi.

L'organismo risponde a questa dispersione di liquidi e sali con la sete e l'esigenza di cibi salati. Dato che lo stimolo della sete risulta inadeguato nel caso di sforzi intensi e prolungati rispetto al fabbisogno reali di liquidi, è molto importante rimpiazzare i liquidi persi prima che insorga lo stimolo della sete.

Il risultato e` che sovente si sviluppa uno stato di disidratazione in cui si e` in carenza di liquidi e sali.

L'acqua e` importante perche` costituisce il 70 percento del nostro corpo: è l'ambiente in cui avvengono le reazioni chimiche nel nostro organismo; è il mezzo di trasporto di sostanze nutritive e sali; determina la pressione interna del corpo. Le sostanze nutritive e i prodotti di scarto sono trasportati dal sangue. Il cuore fornisce la pressione che fa circolare il sangue e gli permette di arrivare fino ai capillari. Questa e` la pressione arteriosa. In caso di disidratazione, diminuisce il volume di sangue circolante, e quindi la pressione arteriosa. Percio` il cuore deve compiere un maggior sforzo per riequilibrare la pressione e consentire alle sostanze nutritive di raggiungere le cellule.

La perdita di sali riduce ulteriormente la pressione arteriosa. La disidratazione aumenta anche il lavoro di depurazione dei reni.
[FIXME PERCHE` ? SPIEGARE QUESTE DUE AFFERMAZIONI]

La disidratazione aggrava lo stato di stanchezza, freddo, sonnolenza, accentuando la mancanza di allenamento. Infatti uno stato di disidratazioni comporta un maggior lavoro degli organi interni per sopperire alle esigenze di sostanze nutritive. La disidratazione, riducendo il volume dei liquidi nel corpo, lo rende piu` facilmente raffreddable, cioe` sensibile al freddo. Lo stato di sonnolenza puo` insorgere a causa di ridotto afflusso di sangue al cervello.

Lo stato di disidratazione puo` essere controllato monitorando le urine: se sono scure e scarse stiamo andando incontro ad una disidratazione. Bregani ha rilevato che bastano cique ore di intensa attivita` per perdere fino al oltre un litro di liquidi.

La disidratazione difficilmente diventa un urgenza medica, se l'individuo e` sano. Tuttalpiu` resta una gran sete il giorno dopo l'uscita in grotta, lentamente compensata ingerendo liquidi.

 

Una complicanza della disidratazione e` l'ipotensione: l'abbassamento della pressione arteriosa sotto valori limite (circa 100 mm Hg). Il corpo tende a compensare la caduta di pressione arteriosa dovuta a mancanza di liquidi aumentando la frequenza cardiaca, per mantenere la pressione arteriosa a livelli accettabili.

Sintomi dell'ipotensione sono:

In caso di ipotensione occorre fermare il soggetto, farlo sdraiare (possibilmente all'asciutto e al riparo da correnti d'aria). Si possono sollevare le gambe, per facilitare il ritorno del sangue al centro. Slacciare imbrago e parti strette. Far riposare il soggetto, e nutrirlo: inizialmente con bevande calde dolci e salate (the dolce e/o brodo), poi anche con alimenti solidi. Quando il soggetto comincia ad aver voglia di urinare e` sintomo che il bilancio dei liquidi si sta` riequilibrando: a questo punto l'ipotensione puo` essere "controllata". In genere ci vorra` circa un'ora.

Il cuore e il respiro aumentano la frequenza cercando di compensare la diminuzione di pressione. L'organismo attua una vasocostrizione periferica per garantire adeguato flusso sanguineo agli organi centrali interni. I muscoli e la pelle, ricevendo meno sangue sviluppano uno stato di acidosi (aumento di acido lattico) che aumenta l'acidita` del sangue e stimola ulteriormente il battico e il respiro.

La situazione di ipotensione non e` grave. Se trattata adeguatamente in genere evolve bene e non peggiora. Deve comunque essere prevenuta immediatamente ai primi sintomi.

 

L'ipotensione puo` evolvere il una grave complicanza di shock in caso di infortinii. Lo shock e` molto grave e puo` portare anche alla morte. Deve essere trattato subito e prontamente altrimenti diventa irreversibile.

Esistono vari tipi di shock:

Lo shock ipovolemico puo` derivare da una grave disidratazione o da una emorragia (interna o esterna). Difficilmente la sola disidratazione porta allo shock, pero` in grotta cio` e possibile se unita ad una ipotermia. Sicuramente la disidratazione, riducendo il volume dei liquidi, complica lo stato fisiologico. In caso di emorragia si ha sviluppo di ipotensione, con possibile comparsa dei relativi sintomi (dopo qualche tempo dall'emorragia). Il caso di ferita ai polmoni o allo stomaco e` chiaramente identificabile: l'infortunato sputa sangue o vomita sangue. Va messo nella posizione antishock e bisogna chiamare subito il soccorso. Non somministrare cibo ne` bevande nel caso di emorragia allo stomaco.

Una emorragia addominale (milza, fegato) invece puo` non manifestarsi lentamente, con l'infortunato che riesce a procedere in grotta per qualche tempo, malgrado il "dolore al fianco". Un chiaro sintomo e` l'addome rigido alla pressione di una mano, con forte dolore al momento del rilascio.

Nello shock traumatico il quadro e` dominato dal trauma: per esempio rottura di un osso di una certa dimensione (gamba, braccio). Causa dello shock e` l'intenso dolore che provoca una vasodilatazione nella zona colpita: il sangue sfugge dai capillari feriti e ristagna. Inoltre il sangue puo` fuoriuscire dalla ferita. Ne risulta che circola meno sangue. La disidratazione e` una aggravante dello stato di shock. Trasportare l'infortunato in una zona asciutta e somministrargli bevande calde. Cercare di ridurre il dolore, immobilizzando l'arto affetto, e mantenere l'infortunato caldo, perche` il raffreddamento peggiora l'ipotensione.

Lo shock neurogeno e` causato da un trauma su cervello o midollo spinale.

Durante lo shock i meccanismi di compensazione dell'ipotensione non riescono a contenerla: le regioni periferiche che sono state escluse dalla circolazione (pelle e muscoli) ricevono troppo poco ossigeno e si ingenera una sofferenza ischemica con morte di alcune cellule. La pressione scende ancora, e comincia a non arrivare abbastanza sangue anche i tessuti interni. I reni ne soffrono, riducendo la capacita` di filtraggio del sangue con conseguente aumento delle tossine in circolazione. Un sintomo e` l'assenza di urine. Anche il cuore ne soffre col rischio di shock cardiogeno (arresto cardiaco).

Quello che pero` rende lo shock irreversibile, oltre all'insufficienza renale, e` che gli sfinteri delle arteriole che bloccano il sangue impedendigli di disperdersi nella periferia, ricevono poco ossigeno, le loro cellule iniziano a morire ed essi si rilasciano di colpo lasciando sfuggire il sangue alla periferia. La pressione arteriosa precipita e l'acido lattico e i prodotti della sofferenza cellulare entrano in circolo aggravando le funzionalita` del cuore, dei reni e del cervello.

A questo punto lo shock e` irreversibile. Quando cuore e cervello cedono si va incontro a coma e morte.



http://geocities.com/marco_corvi/caving/m_index.htm
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