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10.B Sindrome da imbrago

C.Germani, "Discensori autobloccanti e sindrome da imbrago", Speleologia, 40 (1999) p. 120-121
S. Cattebriga. "Sindrome da imbrago, io so cos'e`", Sottoterra, 111 (????) p. 72-75

La sindrome da imbrago sono quei fenomeni fisiologici che insorgono in uno speleologo svenuto appeso alla corda, a seguito del rilasciamento muscolare, e della immobilita` in tale posizione.
Ne risulta un complesso di fenomeni, peraltro non ben compresi, che porta in breve tempo (tra i 5 e i 30 minuti) alla morte dello speleologo. Pertanto la siituazione di uno spleleo accidentalmente appeso in stato incosciente ad una corda e` della massima emergenza: i tempi di operazione per rimuoverlo sono veramente ristretti.

Il problema venne alla luce dalle segnalazioni di morti sul lavoro a operai che lavoravano sui tralicci: cadevano, restavano appesialle imbragature, quandi si andava a recuperarli ... erano morti.
Il fatto venne analizzato dai medici tedeschi che non rilevarono alterazioni particolari sui cadaveri, e non seppero ipotizzare una causa, ipotizzarono pero` dei tempi di insorgenza ben precisi e piuttosto drammatici: 5 minuti di sospensione.
Successivamente alcuni fatti analoghi (caduta - appesi - morti) avvenuti in ambito speleo avevano solleticato l'interesse della commissione medica del soccorso francese.

Di fatto agli alpinisti non succedeva nulla; agli speleo e agli operai dei tralicci, si`. Ergo probabilmente l'imbrago (la forma ed il punto di attacco) aveva la sua importanza. Si decise di sperimentare in laboratorio la patologia.
Volontari umani (lo sperimentatore era allievo di Mengele), debitamente monitorizzati, subivano un completo rilasciamento muscolare appesi ad un imbrago speleo.
Risultati: dopo pochi minuto compariva una alterazione del ritmo cardiaco, cui faceva seguito bradicardia (rallentamento del ritmo cardiaco, cioe` diminuzione del battito), ipotensione (diminuzione della pressione sanguigna) e arresto. I volontari a questo punto venivano rianimati (non ne hanno perso neanche uno).

Fu formulata una prima ipotesi: sequestro di sangue negli arti inferiori, strangolati dalle fibbie dell'imbrago, ipovolemia (dimunizione del volume del sangue), ipotensione (diminuzione della pressione sanguigna), alterazione del ritmo, liberazione di tossine dai muscoli poco ossigenati o con cellule lesionate.
Rimedio: sospensione degli arti inferiori con un rimando.
Risultato: la patologia subiva un arresto, poi riprendeva come prima.

Seconda ipotesi formulata: Iperestensine del capo, compressione dei distretti vascolari e nervosi del collo, bradicardia (diminuzione dei battiti cardiaci), ipovolemia, ecc.
Rimedio: sostegno del capo conuna fascia.
Risultato: la patologia subiva un ulteriore arresto, poi riprendeva come prima.

A questo punto le ipotesi potevano realmente spaziare nell'universo. Se ne fece un'ultima: iperestensione della colonna vertebrale, compressione dei capillari deputati all'irrorazione del midollo spinale, sofferenza midollare, alterazioni a livello del bulbo con alterazioe dei centri deputati al controllo di respiro e ritmo cardiaco et viola` ... comparsa di tutto l'ambaradan che sappiamo.
Rimedi: nessuno. Se si e` svenuti la posizione della schiena e` data dal livello di attacco dell'imbrago. Piu` e` basso, piu' ci si inarca, piu' ci si incasina (ecco perche` agli alpinisti non succedeva nulla).

Sicuramente tutte e tre le cose concorrono alla generazione della patologia; il drammatico e` effettivamente che i tempi di insorgenza sono veramente ristretti: anche nell'esperimento francese non superavano i 15 minuti.



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