Parte
quinta
Per me
il caffé è una cosa irresistibile. Fin da bambina
usavo intingere la lingua nel fondo della tazza per gustarne
un po'. Sono cresciuta bevendone sempre e poi, da un giorno all'altro
è arrivato il Crohn a ordinarmi di smettere. Perché
non gradiva. Dico solo una cosa: non è facile rinunciare
alle cose che ami. Io poi sono un po' indomabile, posso venire
a compromessi, ma mai dire di no ad una cosa che volevo fosse
si. Anche con caffé feci un compromesso: non ne avrei
preso come prima, ma una quantità minore si, in modo che
non desse troppo fastidio a quell'amico-dittatore.
Imparai che con un po' di diplomazia, si può evitare di
prendersi a botte troppo spesso.
Quella notte di gloria dormii come un sasso; sognai sabbie chiare
e mari turchesi, strane conchiglie e pesci mai visti. Giani ed
io a cavallo di due delfini blu. Ad un tratto, però, perdo
l'equilibrio e cado in acqua in una lenta discesa che non sembra
avere mai fine.
Un pesce spada, punta verso di me. Sono persa, ma Gianni riesce
ad afferrarmi prima che la spada del pesce mi trafigga. Me la
cavo con dei graffi e mi risveglio di nuovo sul mio delfino tra
le braccia di Gianni. Intanto quel sogno non fu un caso: e mi
svegliai davvero, in piena notte, tutta sudata; era come se quella
spada mi avesse veramente trafitta, perché avevo dolori
dalla pancia fino alla schiena. Che idiozia era stata pensare,
anche solo per un istante, di poter trovare un accordo con il
Crohn. Se penso che neppure presi il caffé, per lui e
come mi stava ripagando? Mi toglieva il respiro.
Questo era il prezzo che dovevo sborsare per il brevetto? "Perché?",
mi dissi, "cara Simonetta, come pensare che siamo adatti
per queste torture? Cara Rina, quanta forza ci vuole per vincere?".
Piansi perché mi sentii tradita da me stessa. Non solo
il Crohn mi stava massacrando, ma con quel sogno mi aveva pure
dato uno schiaffo morale; pareva volesse dirmi "Ce l'hai
fatta per merito mio, altrimenti
Non vedi che stavi annegando
in mare e precipitavi giù? E tu saresti in grado di salvare
altre persone?" "Bastaaa! Non ne posso più di
te. Salvo me stessa e chi diavolo mi pare. Lasciami vivere
!
Mi alzai per prendere le medicine, sentendomi male ed umiliata.
Si svegliò anche mia madre e le raccontai tutto. "Ma
cosa dici, sciocchina? Prima cosa, il brevetto non te lo toglie
nessuno ed è tuo per merito solo tuo. Hai fatto un sogno
inquietante, ma è un sogno. Dimenticalo e, a proposito
di questi dolori, è probabile siano loro la causa del
tuo incubo. Hai esagerato un po' con gli sforzi mentre stai vivendo
una ricaduta. Riposa e ne parleremo col dottore". Quanto
mi dispiaceva che sapesse tutto e che adesso si stesse preoccupando
per me!
Cosa sarebbe successo?
Temevo che le cose si mettessero male, anche perché c'era
un altro problema da risolvere:mia nonna aveva espresso il desiderio
di passare qualche tempo con noi, al mare. Già l'anno
scorso avrebbe voluto esserci, ma capitò che si sposò
mia cugina nel mese di luglio, poi, a settembre, quando le tornò
la voglia di venire, ci furono i miei problemi con il Crohn e,
per non farglielo sapere, mia madre trovò la scusa che
non c'erano case in affitto disponibili in quel periodo. Ricordo
che si rassegnò male all'idea, pensava che non la volessimo
con noi. Quest'anno, dunque, non potevamo dirle ancora di no
e nonostante fossi in piena ricaduta, quello era il momento di
affrontare la situazione. Speravo di riuscire a nasconderle questo
fatto, ma sapevo che era difficile per lei, così sveglia,
non accorgersene. Si sarebbe offesa se avesse scoperto che giocavo
sporco con lei, ma era a fin di bene.
Del resto non avevo coraggio di parlarle. Decisi che avrei tentato
di scriverle una lettera, in cui, usando parole piene di tatto,
le avrei raccontato la verità, plasmandola un po', facendo
sembrare la mia malattia di poco conto.
Iniziai col parlarle di quanto era "delicato di pancia"
nonno, che però aveva fatto sempre di testa sua. Anche
io avevo ricevuto in eredità questa caratteristica, però
stavo attenta e curavo l'alimentazione. Non le dissi delle biopsie,
né il nome "morbo di Crohn", L'avrebbe solo
spaventata. Bastava che sapesse: che dovevo fare i conti con
dei banali problemi e che, anzi, ero molto disciplinata perché
facevo sempre le analisi (bastava questo e si tranquillizzava)
e prendevo le medicine giuste.
L'importante è che non s'insospettisse vedendomi al bagno
o con una pasticca in mano o trovando magari le risposte di qualche
esame.
In questo modo me la cavai, evitando a noi tutti un pasticcio;
a mia nonna un dolore immenso che avrebbe portato con sé
per tutto il resto della sua vita.
Spero tanto che i miei problemi non si aggravino finché
lei è viva, altrimenti questi espedienti saranno stati
inutili.
Nonna vedeva me e nonno insieme; vedeva che i nostri destini
erano legati, ne aveva percepito qualcosa; l'unica cosa che non
sa ora, e che spero non sappia mai, è il fatto che a legarmi
al nonno sia una malattia cronica. Queste sono parole troppo
dure per chi se le sente dire e per mio nonna sarebbe come rivivere
un passato doloroso e mai chiarito (mio nonno non sapeva di avere
il Crohn) in un presente chiarissimo.
Una piccola bugia per addolcire la realtà era stata un'ottima
idea e poi, non era proprio una bugia, quanto piuttosto un tacere
inutili particolari.
Nel frattempo parlai col dottore ed andai al centro per sapere
come andasse la mia situazione.
Purtroppo, quei dolori che dalla pancia arrivavano fin dietro
la schiena, dissero, era probabile che dipendessero da un coinvolgimento
renale! Forse qualche calcolo.
E' una complicanza abbastanza diffusa per noi. Mai perdere la
calma, si trova sempre un rimedio. Avrei dovuto fare un'ecografia
addominale, per avere un panorama completo anche del fegato;
insomma, non che fossi del tutto tranquilla, però ero
in buone mani e l'ottimismo non mi avrebbe abbandonato mai.
Tra i molti dubbi, questa era l'unica grande certezza che avevo
che ho.
Come potrei non essere ottimista quando accanto a me ho persone
tanto straordinarie?
Anche Gianni non sapeva nulla di cosa fosse il Crohn eppure non
scappò, non ebbe paura di quell'essere che lo allontanava
da me. Si mise con me contro di lui senza esitare. Con rabbia,
incredulità e senso di impotenza, ma sempre insieme.
Spesso mi chiedevo come avrei reagito se tra noi avesse vinto
il Crohn e ci avesse separato.
Non ce ne era motivo. Perché farsi domande inutili? Non
lo so forse in me ho ancora oggi un po' di quel timore di perdere
tutto ciò a cui tengo, improvvisamente.
Gianni e il nuoto mi portano via dall'incubo del dolore: anche
se c'è lo ignoro meglio.
Adesso mi torna in mente una delle prime giornate più
belle trascorse con lui. Eravamo a capodanno e da noi si usa
fare il bagno in mare per tradizione. Gianni avrebbe dovuto essere
presente, non in qualità di coraggioso uomo di mare, ma
per motivi di lavoro, per immortalare i muscoli scultorei dei
bagnanti infreddoliti.
Io me la ridevo guardando quella dozzina di corpi tremanti, tutti
anziani e così coraggiosi.
Con Gianni ci eravamo dati appuntamento in riviera ed io, per
la mia solita stravaganza, avevo messo un costume sotto il vestito!
Non avevo proprio l'intenzione di congelarmi in mare, però
avevo fatto una scommessa con il Crohn (certe volte sono io a
prendere l'iniziativa). Farò il bagno se ci sarà
almeno un'altra donna fra i partecipanti. Per fortuna l'unica
donna presente non aveva il costume (brava!), così mi
salvai la pelle e risi con Gianni del rischio corso.
Se avessi dovuto, il bagno l'avrei fatto. Perché no? Ma
andò meglio e stetti tutto il tempo acanto a lui, aiutandolo
a portare gli obiettivi, di cui volta per volta mi spiegava il
funzionamento.
Parlammo tanto, di tante cose: di politica, di lui, di me e
di loro, i poveri bagnanti che avrebbero avuto la loro foto sul
giornale. L'avevo scampata bella! Per scherzo su quella foto
scrissi anche il nome del sig. Crohn, che fece al posto mio il
bagno di capodanno.
Quel giorno fu troppo divertente: Gianni ed io eravamo sempre
attaccati e più di una volta mi sentii osservata dalla
piccola folla di spettatori che si chiedevano, forse, chi fosse
mai quella giovanetta mingherlina che collaborava al giornale.
Erano soltanto sei mesi che avevo il Crohn, mentre Gianni lo
conoscevo dallo scorso maggio, quindi, all'incirca due mesi dopo
il nostro primo incontro, il nemico s'intrufolò tra noi.
Ecco perché trovai difficile all'inizio parlargliene.
Capite, due mesi è poco tempo per conoscere chi si ha
di fronte e una delusine sarebbe stata come morire due volte.
Fu allora che si arrabbiò perché gli avevo nascosto
che avrei fatto la colonscopia; e da allora quello che c'era
di nuovo, lo seppe in tempo reale.
A capodanno avrei fatto il bagno per un motivo solo: salire sugli
scogli e gridare al mare, a tutti, quanto mi facesse piacere
esserci, in quel momento.
E' una sensazione indicibile, quella di assaporare la vita nella
sua pienezza, fatta di piccole soddisfazioni; questa sensazione
si accresce proprio quando si sta male ed ogni certezza è
in bilico.
Quest'anno per me è volato come il vento, un vento che
ha portato nella mia direzione dapprima una tempesta sconvolgente
e poi alternarsi di nebbia, piogge e sale. Un natale è
trascorso, un compleanno, una pasqua e tra poco arriverà
anche il compleanno del sig. Crohn e visto che dovremmo passare
il resto della vita assieme, ho trovato il modo di volgere a
mio favore la cosa: festeggerò anche lui, tenendo i regali
per me!
Se, dalla prospettiva del presente, guardo al mio futuro, a come
lo vorrei, vedo che i progressi della medicina troveranno la
cura definitiva per il Crohn, poi vedo me, nuotare veloce, libera
e seduta vicino a Gianni, forse con una famiglia, sicuramente
con ancora tanta strada davanti a noi. |