LA ROSA, TRA STORIA, MITO E SIMBOLOGIA (a cura di
Robert v. Friburg) Regina dei
fiori, pare sia stato l’accadico Sharru-Kenu I (Sargon nella lingua
greca) a promuoverne la coltivazione nel 2300 a.C. Senz’altro è il fiore
più nominato dagli antichi scrittori. Nel Vecchio Testamento (Libro
della Sapienza) si parla di rose, nel Catico dei Cantici si cita la rosa
di Saron, nelle tombe egiziane si trovano rappresentate. Omero, Saffo,
Catullo, Anacreonte, Virgilio, Ovidio ed Erodoto, Plinio ed Ippocrate
l’hanno spesso nominata. Dante paragona l'amore paradisiaco al centro di
una rosa. In tempi meno remoti troviamo Lorenzo il Magnifico,
Shakespeare che ne parla nell'Enrico IV e in Molto Rumore per nulla,
D'Annunzio, Giovanni Pascoli, Pier Paolo Pasolini e Umberto Eco. La rosa
è sempre stata un elemento indispensabile di cerimonie religiose o
laiche ed è passata indenne dai pagani ai cristiani, sempre con lo
stesso significato di perfezione. La rosa è stata, dall'inizio della
storia conosciuta, il fiore di Venere (le sue statue venivano cinte con
serti di rose e mirto), e secondo le antiche fonti il suo colore era
bianco. Il mito narra che divenne di colore rosso per intervento degli
dei: Afrodite si era follemente innamorata di Adone. Ares - l'amante
ufficiale sempre in carica poiché il marito legittimo della dea era
Poseidone - imbestialito si trasformò in cinghiale e uccise Adone il cui
sangue, per volere di Afrodite, colorò le pallide rose mentre il corpo
si trasformava nell'anemone. L'isola di Rodi si dice debba il suo nome
alla rosa, ed era detta l'isola delle rose: essendo la terra natale di
Athena, questo fiore era sacro anche alla dea della saggezza legandosi
così sia alla bellezza fisica, sia all'amore, sia a qualità più
spirituali. Non a caso, il governo di quest'isola, coniò monete con
impresso il simbolo della rosa. Nelle feste dionisiache, i greci erano
soliti coronarsi di rose poiché si diceva che avessero la virtù di
calmare i bollori da eccesso d'alcol. Per questo la rosa prese anche il
significato di riservatezza. Secondo un mito non molto conosciuto, Ares
nacque da una rosa. Non per niente, in tempo di pace il dio era anche il
protettore dei giardini! Sempre la leggenda narra che re Mida nel suo
giardino coltivasse rose che, si diceva, avessero sessanta petali. Oli,
unguenti e profumi ricavati da questo fiore erano usati in tutto il
mondo antico. Infatti, Omero racconta che Venere usò olio di rose per
preparare alla sepoltura il corpo di Ettore ucciso da Achille, e le
spade dei due contendenti recavano inciso sull'elsa questo fiore.
Cleopatra invece portava sempre al collo un cuscinetto ripieno di petali
di rosa. I petali di rosa venivano inoltre sparsi lungo il percorso dei
vincitori. Poiché i romani erano grandi consumatori di rose e farle
venire dall'Egitto, dove esistevano enormi coltivazioni, costava una
fortuna, ecco che furono creati vivai nell'Italia del sud, come racconta
Seneca. Sempre a lui dobbiamo la cronaca secondo la quale Nerone, patito
delle rose, per una delle sue feste ne ordinò un quantitativo tale il
cui prezzo, ai nostri giorni, si sarebbe aggirato attorno al centinaio
di milioni. Eliogabalo, addirittura, faceva scendere da aperture
nascoste dei suoi saloni una pioggia di petali di rosa da sommergere gli
invitati! Nell'antica Roma, testimoniate fin dal I secolo d.C., si
tenevano le Rosalia o festa delle rose, che rientravano nel culto dei
morti. Ricorrevano tra l'11 maggio e il 15 luglio. Le rose, simbolo di
rigenerazione, venivano portate sulle tombe degli avi, offerte ai Mani
dei defunti. Ecate, dea degli inferi, era talvolta rappresentata
coronata di rose a cinque petali: il cinque indica la fine di un ciclo
(4) e l'inizio di uno nuovo (4+1). Quest'uso si è conservato in alcune
regioni d'Italia, dove la domenica di Pentecoste è detta "Pasqua delle
rose". Deriva anche dall'antica festa di Pentecoste dei primi cristiani,
quando la rosa rappresentava anche lo Spirito Santo e, nella ricorrenza
indicata, petali di rose venivano fatti cadere sui fedeli dal lucernaio
della cupola dell'antico Pantheon, diventato Santa Maria dei Martiri, a
simboleggiare le lingue di fuoco della sapienza. Sempre petali di rose
bianche erano fatti cadere il 5 agosto sui fedeli radunati in Santa
Maria Maggiore a Roma, per ricordare la nevicata miracolosa che indicò
il luogo dove, per volere della Madonna, si sarebbe dovuta costruire la
chiesa. Con l'inizio del cristianesimo la rosa è coltivata perché le sue
spine ricordano la passione di Cristo, ma successivamente passa al culto
della Madonna, il cui cuore è raffigurato trafitto da spine di rosa. Nel
1096, alla fine del Concilio di Tours, papa Urbano II benedisse per la
prima volta una rosa, donandola al principe che si era maggiormente
distinto nei confronti della chiesa. Si trattava di un ramo, o cespo,
con più rose in oro e pietre preziose che in seguito fu donato, sempre
nell'ambito della stessa cerimonia, a re e regine meritevoli e
rappresentava il Cristo. Questa ricorrenza, il cui nome era Domenica a
Laetere o Domenica delle rose, era considerata come un traghetto verso
l'ultimo periodo della quaresima. Nell'iconografia cristiana la rosa
rappresenta sia la coppa che raccoglie il sangue di Cristo sia la
trasfigurazione di queste gocce di sangue. La rosa a cinque petali
rappresenta le cinque piaghe di Cristo.
|