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I Magistri Antelami
Genova e i Magistri Antelami

Tra tutte le corporazioni migranti di costruttori lombardi che realizzarono edifici sino in Catalogna, A Genova giunse il gruppo detto dei Magistri Antelami. E' ad essi che si deve quasi tutta l’architettura romanica genovese, esuldando solo alcuni particolari episodi monastici. Erano gruppi di maestranze tra loro collegati che dovevano il nome - “quae dicitur Antelamo”- dalla comune origine nella valle degli Intelvi tra i laghi di Como e di Lugano.
S.M. di Castello, fianco nord presso angolo con facciata
Repertori architettonici: archetti ciechi, monofore, lesene:
VAI A:
    Il motivo degli archetti ciechi
      La monofora con arco monolitico
        Decorazioni elementari
Come per i Comacini anche nel caso degli Antelami si può ipotizzare che il loro gruppo ereditò l'esperienza delle maestranze emerse servendo i Longobardi con la loro abilità prima che nella lavorazione della pietra nel campo della carpenteria lignea, indispensabile alle attività belliche pe rle macchine da guerra e le fortificazioni militari oltre che al cantiere edile. Era questo lo status che permetteva di servire in seguito gli imperatori germanici e infine di esercitare la loro attività soprattutto nei monasteri regi. E' con la raggiunta prosperità genovese del XII secolo che questi vengono ad operare con continuità, trasferendovisi stabilmente, a Genova. Come tribù corporativa essi mantengono però sempre dei legami familiari con le regioni d'origine, anche quando sono trasferiti a Genova da generazioni.
Elemento individuatore della loro presenza è il tipico taglio della pietra in grossi conci che per tutto il XII secolo segna la caratteristica principale dell'architettura locale, che viene così a trasferire in questo materiale - a Genova è la pietra di Promontorio ed altrove si prediligono le arenarie più forti - il tipico repertorio del Romanico, fatto di archetti ciechi, lesene, etc.. Dove invece mantengono la loro abilità nella carpenteria è nelle coperture, che tolta la parte presbiteriale sono sempre per le chiese a capriate e soffittatura in pannelli.



Bibliografia, romanico genovese:
Ubaldo Formentini, L’arte romanica genovese ed i Magistri Antelami, in Storia di Genova dalle origini al tempo nostro, Milano 1942, vol. III, pp. 275-313
E. Poleggi, Santa Maria di Castello e il Romanico a Genova, Genova 1973
Gian Piero Bognetti, I capitoli 144-145 di Rotari ed il rapporto tra Como ed i Magistri Commacini, in Scritti di Storia dell’arte in onore di MarioSalmi, Roma 1961, pp. 155-57
Anna Dagnino, Scultura e architettura, in La scultura a Genova e in Liguria, I, Genova 1988