Negli anni
1923-24 Luis de Broglie, partendo da una riflessione sulla
dualità onda-particella della luce, si chiese se una analoga dualità non
potesse esistere per la materia. Partendo da considerazioni di tipo
relativistico, egli intú che a ogni particella materiale con quantità
di moto deve essere associata un’onda di lunghezza d’onda
(detta
lunghezza d’onda di de Broglie della particella) tale che
Dal momento che
λ è inversamente proporzionale a p e h è una costante
molto piccola, agli oggetti macroscopici corrispondono lunghezze d’onda
che sono praticamente nulle e che, quindi, non generano alcun effetto
osservabile. Invece, elettroni e altre particelle subatomiche hanno
lunghezze d’onda di de Broglie relativamente grandi (rispetto alle
dimensioni degli atomi) che ne influenzano i comportamenti fisici.
La proposta di
Broglie (a) ingloba la relazione di Planck per
i fotoni e
(b) permette di giustificare la condizione di quantizzazione di Bohr per
l’atomo.
Per quanto riguarda
il punto a:
In
relazione al punto (b), se un elettrone descrive indisturbato una certa
orbita, a esso deve essere associata un’onda stazionaria, cioè un’onda
che permanga invariata fino a che l’elettrone non cambia stato di moto.
Ma un’onda stazionaria lungo l’orbita dell’elettrone si deve “richiudere
su se stessa”: cị significa che la lunghezza dell’orbita non pụ avere
un valore arbitrario, ma deve essere un
multiplo della lunghezza d’onda λ associata all’elettrone.
Quindi, secondo il
modello di de Broglie è la natura ondulatoria
dell’elettrone a determinare le proprietà degli atomi e, in
particolare, la quantizzazione della loro energia.
=
raggio dell’orbita
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