LE OPERAIE TABACCHINE DI TIGGIANO

LA FABBRICA DOPO IL 1961

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Con l’accordo conclusivo le tabacchine e l’intero paese vincevano una lotta senza precedenti. Le operaie lavoravano per la stagione del 1961 nelle modalità precedenti all’avvento del Bentivoglio riconquistando il diritto che man mano questi le aveva tolto.
Ma la vittoria non significava un ristabilimento delle condizioni in maniera permanente perché già per la campagna successiva del 1962 il Bentivoglio tornava alla carica per realizzare il suo progetto.
Già alla fine del 1961 si intuiva che ci sarebbero stati dei problemi. In pratica non sarebbero state garantite tutte le assunzioni. Negli ultimi mesi del 1961 si spargeva la voce nel paese che la baronessa avrebbe assunto solo le operaie già iscritte alla Cisl e questa cominciava a raccogliere i tesserini Mod. C.I. presupposto per l’assunzione.
Immediatamente si svolgeva un’assemblea presso le Acli di Tiggiano di cui il De Francesco inviava il resoconto alla direzione provinciale del seguente tenore:
CIRCOLO COMUNALE ACLI TIGGIANO
Verbale n. 4
Facendo seguito al verbale precedente, le OO.TT. non hanno mutato il loro diritto di lavoro e di prestazioni anzi hanno divulgato il diritto che li compete. Accorte che tra la Segreteria della C.I.S.L. di Tiggiano e la padrona della Ditta tabacchi di Tiggiano Baronessa Serafini Sauli che avevano incominciato a raccogliere dei tesserini Mod. C.I delle OO.TT. più organizzate della C.I.S.L. a prendere lavoro anticipatamente delle altre. La maggioranza delle OO.TT. hanno riferito alle ACLI di tale trucco, e dato che la Segreteria della C.I.S.L. ha detto che quest’anno vanno a lavorare quelle iscritte alla C.I.S.L. le iscritte alle ACLI si sono sobillate (sempre fra di sé) la padrona della Ditta se ne è scappata fuori Tiggiano prima che succede lo sciopero come lo scorso anno. Le operaie saputo questo vengono a reclamare qui alle ACLI il perché quel poco di tabacco non si lavora come tutti gli altri magazzini di tabacco che era e deve essere lavorato al più presto possibile, tanto vero che molte tabacchine attendono quel giorno di lavorazione per poi beneficiare dell’Assistenza INAM che hanno tanto bisogno ecc. Per tale iniziativa non perdete tempo a non correre dei rischi pericolosi per lo scottamento della Ditta e altri collaboratori in danno alle tabacchine.
Si chiede a codesta Segreteria Prov. un provvedimento di un’altra Ditta o che la sia sostituita dello Stato o qualsiasi altro provvedimento per aiutare le lavoratrici di Tiggiano altrimenti con questi sistemi non possiamo tirare avanti.
Restiamo in attesa che sia preso con sincerità e coscienza l’intervento presso le Autorità competenti in merito alla situazione di Tiggiano tanto, tanto, tanto grave e disagiosa.
IL PRESIDENTE
IL SEGRETARIO

Le Acli provinciali, invece, non intervenivano. Ma le operaie davano vita ugualmente ad una nuova protesta. Una manifestazione si svolgeva in piazza Castello, davanti al Municipio ed all’Ufficio di Collocamento, guidato sempre dal medesimo collocatore, Giuseppe De Jaco.
Bastava un giorno di protesta e di manifestazione che le operaie venivano assunte tutte come nell’anno della vittoria dopo lo sciopero del 1961 e non solo quelle iscritte alla Cisl, come veniva minacciato.
In occasione di tale protesta, per paura di un nuovo sciopero generale come l’anno precedente, la baronessa Maria Serafini Sauli lasciava il paese per non farvi mai più ritorno. Le operaie ottenevano nuovamente il lavoro ma si capiva che le garanzie ottenute con la vittoria non erano sicure.
Le ACLI provinciali già da quella occasione tolsero ufficialmente il loro appoggio alle richieste delle operaie e il De Francesco restò a guidare la lotta da solo. Di questo il De Francesco riferiva alla direzione provinciale già il 10.2.1962 con una circostanziata relazione con la quale denunciava il grave silenzio e la connivente latitanza delle Acli provinciali:
“”Faccio presente ancora al Sig. Presidente che la mia lettera del 6.8.61 Prot. N. 21 sia ben esaminata e procurata.
Non desidero fare una polemica ma sono fatti che si devono risolvere e dobbiamo dimostrare che siamo uomini e che le ACLI non si vendono e né si deve tacere quando ci si deve lottare per i diritti dovuti a loro spettanti delle lavoratrici e dei lavoratori perché le parole senza fatti non sono né anche fumo.
Ho lottato e se ne ci sia bisogno siamo capaci di lottare anche senza l’intervento dei Dirigenti Provinciali perché quando si deve intervenire ai diritti dei lavoratori non bisogna nasconderci del datore di lavoro e né di nessuno perché sono e siamo Tiggianesi e ci sentiamo scottati della speculazione del sopruso dei marcedomini facendosi forti con il denaro, ma io dico di nò che la ragione e più forte di ogni tutto e questo se non si verifica non è tardi l’agitazione dei Tiggianesi, e se dovessi svelare quello che mi hanno detto non tardava nemmeno ore. La situazione la conoscete e la potevate risolvere con tutta l’accuratezza. Prego le SS.LL. di voler prendere provvedimenti in merito in quanto la grave situazione di Tiggiano e che non desidero fare il pizzardone per le strade di Tiggiano e né essere cacciato come un cane quando ho dimostrato la mia capacità ed onestà su ogni tutto ed intendo solo essere sinceri e non delle persone che si vendono per qualsiasi cosa che si prevede, se poi sono questi i compensi delle persone che dirigono le ACLI nei confronti che un addetto sociale autorizzato di svolgere assistenza pubblica e si lascia anche come và e come viene ci si è capace anche di fare diversamente e di fare lo stesso come ora stà succedendo e si precisa che siamo uomini e non razza di uomini. Desidero e voglio che sin da questo momento sia preso atto in qualsiasi provvedimento che necessita della locale situazione, ora basta col tacere.
Se eventualmente le persone che si sentono alte e cacciate fuori gli uomini sono pronto a discutere qualsiasi privata o chiusa aperta discussione in merito. Concludo di dire basta, basta e dico basta col tacere””.
Alle relazioni, alle denunce ed alle richieste avanzate da De Francesco la direzione delle Acli non rispondeva mai. E mai interveniva in difesa delle operaie tabacchine.
Si capiva, in sostanza, che l’accordo siglato nel febbraio del 1961, all’esito dello sciopero generale, era un mezzo per tacitare la protesta e placare gli animi per quel momento. Visto che tutte le iniziative per stroncare la lotta non erano riuscite, si siglava un accordo solo per quell’annata, solo per prendere in giro la gente.
Si capiva, anche, che il Bentivoglio non era appoggiato soltanto dal collocatore, dalla CISL, dalle forze dell’ordine e dalle altre autorità, ma anche dalle ACLI e dal suo presidente provinciale, Ippazio Imperiale, il quale non esitò sotto banco a svendere la lotta dei Tiggianesi e l’impegno del De Francesco. Proprio da quel momento, per gli appoggi barattati, Imperiale preparò la sua scalata alla camera dei deputati.
Lo stesso Bentivoglio, sicuro dei suoi appoggi, il 24.5.1962, incontrando il De Francesco in tono di sfida gli anticipava che il futuro sciopero sarebbe stato contro i muri.
Lo sciopero del 1962 per l’assunzione era di immediato successo, ma era l’inizio di un lento declino. Il Bentivoglio provocava delle divisioni all’interno delle operaie stesse, assumendo solo quelle che non si erano impegnate maggiormente nelle lotte precedenti e quelle tesserate alla CISL.
Per la stagione del 1963 si stava ripetendo nuovamente la medesima situazione ed all’esito di un’assemblea delle operaie, il De Francesco chiedeva l’intervento delle Acli provinciali e del Sindaco di Tiggiano:
“”Prot. N. 1543
La situazione di Tiggiano rimane sempre tesa per quanto riguarda le gravi perdite dei Tiggianesi. Molti sono stati declassati e cancellati dagli elenchi anagrafici in quanto soltanto delle domande fatte delle ACLI l’interessati sono stati assistiti per l’Indennità di Disoccupazione Agricola ISSI e la domanda respinta abbiamo fatto un calcolo in media che hanno subito la perdita di circa 3 milioni di lire oltre all’assistenza farmaceutica ecc. ed inoltre la frantumazione degli elenchi anagrafici per il prossimo anno.
Le Operaie Tabacchine di Tiggiano circa l’80% non percepiscono il sussidio straordinario di disoccupazione 1962 per mancanza di contributi giusto come ne occorrono 5 contributi nel biennio per beneficiare del sussidio ed invece ne risultano 4 nelle due ultime campagne lavorative. Le tabacchine esasperate con molta ragione dicono che rimangono per tutto l’anno senza lavoro, senza assistenza senza sussidio per colpa della locale Ditta di tabacco. In quanto dicono, pur essendo scioperato circa un mese ed in seguito la Ditta ha peggiorato il quintalaggio di tabacco e che tutte le Autorità competenti sono in conoscenza della perdita di lavoro ecc. le cose non sono cambiate nulla anzi peggiorate come evidente. La speranza, la pazienza porta un limite. I Tiggianesi tutti dicono che con le prossime elezioni politiche è inutile venire a fare comizi pubblici o simili anzi dicono che votano al Partito Comunista in quanto dicono che peggio di come si trovano attualmente non verrà certo. Si sentono che non esiste nessuno a risolvere il problema di Tiggiano in merito ad un regresso e non progresso giunti al 1962, si rivolgono alla ACLI per essere aiutati il martire delle ACLI TIGGIANESI non sopporta la grave situazione locale senza un interessamento da parte di nessuno anzi allontanato da parte di qualcuno.
Prego gentilmente le SS.LL. di voler intervenire presso le Autorità competenti per risolvere come predetto prima che si creano delle agitazioni giusto come sono la massa lo provocano esasperatamente per chiudere la giustizia sociale ed umana.
Peranto, sicuri di un breve intervento e certi di un Suo vivo interessamento per la pacificazione dei Tiggianesi della loro ragione, Si chiede una gradita visita da parte del Presidente Prov. Dott. I. Imperiale come tutti lo chiedono.
Distinti saluti.
Tiggiano 22.11.1962

L’Addetto Sociale
(De Francesco V.)

Il Presidente
(Alessio A.)


Il 4 gennaio 1963 si teneva un’altra assemblea delle operaie le quali chiedevano una definitiva soluzione del problema delle assunzioni poste in rischio ogni anno dal Bentivoglio, nonché un aumento del salario. Per la prima volta si parlava dell’aumento della paga che le operaie avanzavano alla ditta.
Tali richieste avanzate con prot. n. 38 alle autorità non venivano accolte. Le autorità, infatti, invitavano le operaie a non fare più alcuna protesta, giammai un altro sciopero, e di rivolgere le loro richieste tramite le istituzioni costituite, con la democrazia e non con la violenza. Ma le istituzioni presenti alle assemblee promettevano impegno ma non intervenivano mai, e le operaie non ottenevano alcun risultato.
Così, il 24.2.1964 si teneva un’altra assemblea delle operaie che denunciava le medesime questioni degli anni precedenti: insicurezza nelle assunzioni e mancato aumento della paga. Le autorità promettevano, chiedevano sostegno elettorale e poi sparivano. Il 27.2.1964 si teneva l’ennesima assemblea delle operaie. Ancora promesse, poi, nessun risultato. L’importante era non far scioperare le operaie e farle fidare delle istituzioni democratiche.
Questo comportamento sfiancava le operaie anche perché vedevano le iscritte Cisl privilegiate nell’assunzione e nelle pratiche relative all’ottenimento dell’indennità di disoccupazione, dell’assistenza malattie, ecc. Complice di tutto ciò ancora il collocatore De Jaco mai rimosso dall’incarico.
Nel 1966, al fine di ottenere il trasferimento della fabbrica a Tricase, il Bentivoglio e le autorità escogitavano un nuovo sistema. Chiamando le operaie singolarmente con la promessa di assunzione, facevano, invece, sottoscrivere una richiesta spontanea di trasferimento del seguente tenore:
“”Sig. Giovanni Bentivoglio, rappresentante legale della Ditta Maria Serafini Sauli
T R I C A S E
Noi qui sottoscritte operaie tabacchine della ditta Maria Serafini Sauli, lavorazione tabacchi in Tiggiano, siamo a pregarvi cortesemente di voler trasferire la lavorazione del tabacco della licenza 256, da Tiggiano, presso il vostro magazzino di lavorazione in Tricase, dove gradiremmo venire a lavorare a partire dalla corrente campagna 1965 e campagne future.
Vi siamo grate per il benevolo accoglimento della presente richiesta””.
Non si sapeva quante operaie avessero firmato.
Comunque, ottenute tali firme, le autorità democratiche sbandieravano la dichiarazione e offrivano legittimità al trasferimento voluto dal Bentivoglio. Infatti:
COMUNE DI TIGGIANO PROVINCIA DI LECCE
All’On.le PREFETTURA DI L E C C E
All’UFFICIO PROVINCIALE DEL LAVORO DI L E C C E
Al COMANDO DELLA TENENZA DEI CARABINIERI DI TRICASE
On.le DIREZIONE COMPARTIMENTALE COLTIVAZIONI TABACCHI DI L E C C E
AL PATRONATO A.C.L.I. L E C C E
Al SIGNOR GIOVANNI BENTIVOGLIO per Ditta SERAFINI SAULI MARIA, TRICASE
Si comunica agli uffici sopra indicati che tutte le operaie tabacchine di Tiggiano, dipendenti della ditta Maria Serafini Sauli, licenza 256, spontaneamente rinunziano in maniera definitiva alla lavorazione del tabacco di Tiggiano, per conto della stessa ditta, a partire dalla corrente annata, prodotto 1965, e per tutte le annate future.
Si autorizza pertanto l’immediato trasferimento della lavorazione in Tricase, presso il magazzino della ditta Bentivoglio, a condizione che le operaie di cui all’elenco presentato dal Patronato ACLI, rinnovato annualmente secondo le esigenze, fermo restando il numero delle operaie di cui all’elenco suddetto, per il prodotto dell’annata agraria 1965 e delle successive annate, vengano assunte presso la Ditta Bentivoglio in Caprarica di Tricase.
La Ditta Bentivoglio si impegna di assumere le operaie di cui al suddetto elenco nel periodo dell’apertura alla fine di marzo in unico ciclo lavorativo.
La ditta Bentivoglio si impegna, inoltre, di mettere a disposizione per questa e le successive annate il mezzo di trasporto giornalmente e per la durata della lavorazione, per il tratto Tiggiano Caprarica e ritorno.
La Ditta si impegna a tenere le operaie sino alla fine della lavorazione.

LA DITTA

IL SINDACO


Accortesi dell’inganno e, comunque, delle intenzioni di trasferimento, le operaie si rivolgevano al De Francesco il quale organizzava immediatamente un’assemblea in conclusione della quale si sottoscriveva puntualmente una formale dichiarazione e, cioè:
“”Noi sottoscritte operaie tabacchine della ditta Maria Serafini Sauli in Tiggiano, avendo saputo che la titolare della ditta licenza 356 intende trasferire la lavorazione del tabacco della stessa presso la fabbrica di lavorazione tabacchi del Sig. Giovanni Bentivoglio in Caprarica frazione di Tricase, protestiamo energicamente contro il tentativo di trasferimento e non accettiamo la decisione della titolare della ditta che poi è l’unica fonte di lavoro stagionale in Tiggiano: (seguono firme con generaltà)””
Il prodotto del 1965 doveva essere lavorato a partire dal gennaio 1966. Forte di quanto ottenuto, il Bentivoglio non effettuava le assunzioni che dovevano avvenire entro la prima metà di gennaio.
Nonostante la dichiarazione di smentita, nonostante aver mantenuto un comportamento pacifico, nonostante le promesse delle autorità democratiche, le operaie non venivano assunte. Il De Francesco, quindi, convocava una assemblea delle operaie durante la quale si decideva di ritornare in piazza con un nuovo sciopero. La protesta e lo sciopero delle operaie e del paese si teneva il 16.2.1966 con una manifestazione nella piazza del paese. L’iniziativa proseguiva in serata così relazionata dal il De Francesco:
“”Dopo la giornata di sciopero, in serata del 16.2.66, alle ore 18,00, mi recai sul Comune di Tiggiano insieme alla guardia municipale. Incontrai il collocatore comunale pregandolo di non dare il nulla osta al primo turno delle operaie tabacchine, almeno per il 17 c.m., per poter trattare con le tabacchine. Il collocatore mi rispose che darà il nulla osta senza discussioni. Alle ore 18.30 per telefono pregavo il maresciallo ed il tenente dei carabinieri di Tricase di convincere il collocatore per non dare il nulla osta, affinché possa trattare, visto che io non riuscivo, inoltre era già tardi sera.
Il collocatore venne nel locale delle ACLI e chiamava le operaie del primo turno annotandosele. Le tabacchine risposero al collocatore che all’indomani non si sarebbero presentate al lavoro perché volevano la lavorazione senza turni, non solo, dall’elenco non risultavano i nomi di 17 altre operaie. La mattina dopo venne avvisato il tenente dei carabinieri di Tricase dell’accaduto.
Le operaie tabacchine escluse erano: Alessio Apollonia, Alessio Immacolata, Alessio Lucia, Antonazzo Clementina, Bellante Concetta Immacolata, De Vita Maria Domenica, De Vita Rosa, De Vita Rosa Marina, D’Alessio Olga, Casciaro Rosaria, Cazzato Chiara Maria, Esposito Immacolata, Lecci Atonia, Martella Maria Addolorata, (del 1921), Martella Maria (del 1935), Marzo Addolorata.
Il 31.8.1966, le operaie tabacchine ripetevano la loro contrarietà al trasferimento della fabbrica e la dichiarazione di violenza sulla loro volontà effettuata per estorcere le firme utilizzate dalle autorità in favore del Bentivoglio:
“”Noi sottoscritte operaie tabacchine, avendo in precedenza firmato in un foglio presentatoci dal rag. Facchini Italo in rappresentanza della Ditta Maria Serafini Sauli di Tiggiano concessionaria per la lavorazione della foglia secca del tabacco licenza n. 356, nel quale foglio pare che si faceva menzione al nostro bene stare per il trasferimento del magazzino di lavorazione da Tiggiano a Tricase, avendone intuito del contenuto nel ripetuto foglio, dichiariamo di tenere nulle le nostre firme apposte in quel foglio stesso, mentre esplicitamente non siamo d’accordo per il trasferimento del magazzino come innanzi detto, chiedendo il mantenimento dello stesso nel nostro Comune di Tiggiano (seguono firme)
Inoltre, il De Francesco riceveva svariate denunce sull’accaduto tra cui:


“”25.8.1966
Aretano Francesca, abitante in Via Mazzini, rientrando dalla coltivazione del tabacco nel tarantino il 10.8.66 la mattina presto venne incontrata poche ore dopo dalla signorina Martella Anna abitante anch’egli in Via Mazzini, la quale la invitava a firmare su di un elenco affinché vada a lavorare al magazzino di tabacchi di Tiggiano.
Veniva avvisata dalla stessa che se non avesse firmato non sarebbe stata chiamata a lavorare nella campagna prossima. La Aretano temendo che la firma arrecata dalla stessa su quell’elenco fosse valida per il trasferimento del magazzino da Tiggiano a Tricase è venuta in questo circolo ACLI per affermare con la sua firma su di un elenco la sua posizione favorevole alla permanenza della fabbrica-magazzino a Tiggiano, contraria al trasferimento.
25.8.1966
La signora Ricciuto Assunta abitante in Via Ugo Foscolo, ha firmato sull’elenco delle operaie tabacchine contrarie al trasferimento della fabbrica-magazzino. Alle ore 12,30 mi riferisce che poco prima la signora Maggio Gina gli diceva chi avrebbe firmato su quell’elenco la ditta gli detraeva quattro anni di contributi sulla tessera assicurativa di lavoro.
7.9.1966
La signora Bleve Rosa Marina abitante in Via Oberdan, alle ore 10,00 aveva firmato su di un elenco presentatogli dalla signora Lusitani Marina, abitante anch’essa in Via Oberdan, la stessa motivava la casa della firma atta al rinnovo della concessione governativa alla ditta del magazzino di tabacchi scadente ogni quattro anni. La Bleve seppe dopo che quell’elenco con la sua firma serviva per il trasferimento della stessa ditta.
La fabbrica non veniva trasferita a Tricase e rimaneva a Tiggiano. Ma le assunzioni venivano effettuate in modo discriminato e molte operaie rimanevano senza lavoro. Spesso, anche se solo per qualche giorno, venivano rinvenute nel magazzino operaie forestiere. Come nel 1961. Ugualmente al precedente sciopero del 1961, le operaie venivano sfruttate più che mai. Nel 1968 e nel 1969 le operaie lavoravano 12 ore al giorno. Per il periodo lavorato non venivano versati tutti i contributi assistenziali e previdenziali.
Il De Francesco denunciava tutto ciò senza mai ottenere un esito, nemmeno di applicazione della legalità. Non interveniva né il Sindaco, né i carabinieri, né il collocatore il quale più di tutti doveva intervenire. Le conquiste fatte nel 1961 sembravano perse.
Davanti a tale omertà e connivenza il De Francesco così denunciava alla direzione acli provinciale:


“”Al PRESIDENTE PROVINCIALE A.C.L.I.
Prof. G. Corciulo
L E C C E
E p.c. On. I. Imperiale
PRESIDENTE NAZIONALE A.C.L.I.
Gabaglio
R O M A

Il sottoscritto DE FRANCESCO Vincenzo quale Addetto Sociale ACLI di questo Comune, dichiara se non saranno presi provvedimenti per il Sig. Collocatore Comunale di Tiggiano, come già riferito con lettera n. 120/3 del 15.12.1969 entro il più presto possibile, mi dichiaro dimissionario col prossimo 1° febbraio 1970.
Cordiali saluti.
Tiggiano, lì 30.12.1969

Non venivano presi provvedimenti nei confronti di nessuno.
Le operaie continuavano ad essere sfruttate in fabbrica ed il Bentivoglio ad organizzare la chiusura ed il trasferimento.
Obiettivo che il Bentivoglio realizzava nel 1970, con il determinante appoggio della nuova amministrazione comunale democristiana, guidata dal sindaco Giuseppe Nuccio e dal suo vice Luigi Marzo. Geometri entrambi. Ancora viventi.
La fabbrica veniva trasferita a Tricase nel 1971 e la maggior parte delle operaie (quasi 200) venivano licenziate.
Il De Francesco così scriveva alle “autorità democratiche”:
“”Al Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale e M.O.
R O M A
E p.c. All’Ufficio Provinciale del Lavoro e M.O.
L E C C E
E’ incredibile ma vero!
Un padre di famiglia, vedendo i suoi figli affamati e tanto bisognosi di lui, permette ad altre persone estranee di mangiare i cibi destinati a sfamare i propri figli, che non solo devono sottostare alla sua volontà, ma non possono nemmeno reagire a questa ingiustizia.
Questo è un esempio che purtroppo è accaduto a Tiggiano (LE). In questo piccolo paese, la cui economia è basata sui prodotti agricoli soprattutto, vi è una sola fabbrica di tabacco; mentre molte sono le operaie tabacchine disoccupate dal 1961. Purtroppo si deve constatare amaramente che il tabacco viene lavorato da operaie non residente a Tiggiano per molto tempo.
Tutto questo grazie all’impegno del nostro Collocatore comunale De Jaco Giuseppe che non può e non deve permettere il tabacco di Tiggiano venga lavorato da persone forestiere, e nonostante fosse richiamato dal sottoscritto , continua ad affermare che è lui che comanda e decide e che la legge consente questo.
Tutto questo provoca di conseguenza che le operaie tabacchine oltre a perdere il guadagno giornaliero, l’assistenza malattia e i contributi per la pensione di vecchiaia, perdono anche il sussidio straordinario di disoccupazione che per loro è di necessaria importanza.
Questa grave situazione causa negli animi dei cittadini un abbattimento demoralizzante per cui essi non credono a nessuno, si sentono e si vedono abbandonati da tutte le autorità. Perciò si è dovuto ricorrere ad uno sciopero per un mese intero nel 1961 e negli anni successivi, per far valere almeno quei diritti più indispensabili per l’affermazione della dignità dell’uomo per la quale oggi si combatte tanto.
Ma davanti a lui (il Collocatore) tutto il paese trema.
Si parla e si discute tanto su episodi accaduti in Spagna, in Russia, in Cecoslovacchia, ecc. e non ci si accorge o non ci si vuole accorgere che qui dalle nostre parti, e specie nel Meridione accadono episodi depravanti e più sconcertanti.
Potrei elencare ancora altri fatti che mettono meglio in evidenza lo stato di disagio e di malcontento della popolazione tiggianese, ma si limita solo a questo sperando riesca a sensibilizzare maggiormente e a far prendere piena conoscenza alle autorità delle situazioni in cui si trova la povera gente che lavora.
Non avendo altro da aggiungere, porgo i miei più distinti saluti.
Tiggiano, 25.11.1971

L’Addetto Sociale A.C.L.I
(V. De Francesco)

Il De Francesco veniva emarginato e, gradualmente, estromesso dalle Acli; veniva isolato e perseguitato dagli amministratori democristiani di Tiggiano; veniva schedato dalla polizia come capo sobillatore ed avvertito che alla minima infrazione sarebbe stato arrestato. Tiggiano perdeva la sua fabbrica.

Le operaie perdevano il lavoro.

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