ADORAZIONE O CULTO RELATIVO ?











ADORA IL SIGNORE DIO TUO E A LUI SOLO RENDI IL CULTO

(Matteo 4,10)





 

ADORAZIONE O CULTO RELATIVO ? IL CULTO

 

 

 

 

GESÙ CRISTO: ADORAZIONE O CULTO RELATIVO?

προσκυνεω = proskuneo

 

 

 

Forme di culto o di omaggio (proskuneo) furono sicuramente rese a Gesù:

 

  • dagli angeli quando fu introdotto nel mondo (Ebrei 1,6);
  • dai magi quando gli portarono i doni (Matteo 2,11);
  • dal cieco nato quando recuperò la vista (Giovanni 9,38);
  • dai discepoli quando apparve risorto in Galilea (Matteo 28,17);
  • dagli apostoli all'ascensione (Luca 24,52);
  • alla destra di Dio dopo il ritorno in cielo (Apocalisse 5,13 e Filippesi 2,10-11).

 

Il verbo greco προσκυνεω (proskuneo) può infatti essere tradotto correttamente con adorare, supplicare, venerare, rendere omaggio, implorare, baciare, salutare con riverenza. Gli orientali, davanti a re e a personaggi potenti, si prostravano e baciavano il suolo, il piede o il ginocchio in senso di sottomissione, di rispetto, di venerazione e di omaggio.

 

Alcune versioni della Bibbia [1] traducono il verbo greco προσκυνεω (proskuneo cioè adorare, supplicare, venerare, rendere omaggio, implorare, baciare) con "adorare" se tale azione è rivolta a Dio o a falsi dei e con "rendere omaggio" quando il verbo si applica agli angeli (Genesi 18,2 e Genesi 19,1 LXX), agli uomini (Daniele 2,46 LXX) o a Gesù Cristo.

 

Tali traduzioni tengono evidentemente conto di un passo dell’Antico Testamento in cui il popolo ebreo si prostrò davanti a Dio e al re. Sta infatti scritto: Davide disse a tutta l'assemblea: Su, benedite il Signore vostro Dio! Tutta l'assemblea benedisse il Signore, Dio dei suoi padri; si inginocchiarono e si prostrarono davanti al Signore e al re. (1Cronache 29:20).  Evidentemente a Dio venne reso un vero e proprio culto, mentre il re fu oggetto solo di venerazione e di omaggio. [2]. Nella Bibbia troviamo  numerosi esempi di inchini e prostrazioni rivolti ad angeli e ad uomini.

 

·              “Due angeli arrivarono a Sodoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sodoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra” (Genesi 19,1);

·              I fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra” (Genesi 42,6);

·              Mosè si inchinò davanti al suocero” (Esodo 18,7);

·              Assalonne si prostrò davanti a Davide” (2 Samuele 14,33);

·              “Il re Salomone ordinò che  facessero scendere Adonia dall’altare; quegli andò a prostrarsi davanti al re Salomone, che gli disse: “Vattene a casa!” (1 Re 1,53);

·              “I figli dei profeti si prostrarono davanti a Eliseo” (2 Re 2,15);

·              “La Sunammita si prostrò davanti ad Eliseo” (2 Re 4,37)

·              “Il re Nabucodònosor piegò la faccia a terra, si prostrò davanti a Daniele e ordinò che gli offrissero sacrifici e incensi” (Daniele 2,46)

 

Esaminando con attenzione tutto il Nuovo Testamento, occorre però onestamente ammettere che:

 

·             le varie forme di omaggio ricevute da Gesù Cristo sulla terra, in cielo e alla fine dei tempi sembrano essere molto più di un culto relativo;

·             forme di προσκυνεω (proskuneo) non sembrano essere più tollerate neppure per gli angeli (Matteo 4,10; Apocalisse 22,8-9);

·             lo stesso culto di λατρεια (latria) tributato al Padre (Matteo 4,10) viene riconosciuto anche al Figlio (Daniele 7,14 e Apocalisse 22,3).

 

 

Alcune preghiere, rivolta direttamente a Gesù, sono incomprensibili se Cristo non è Dio:

 

Giovanni 14,14 (Gesù dice: "se mi chiederete qualcosa nel mio nome la farò") [3];

Atti 7,59 (Stefano pregava Gesù di accogliere il suo spirito);

Atti 7,60 (Stefano chiede al Signore di perdonare i suoi carnefici);

1 Corinzi 1,2 (parla di quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo);

2 Corinzi 12,8-9 (Paolo prega tre volte Gesù di allontanare da lui la sofferenza);

2 Timoteo 2,22 (Paolo invita Timoteo a cercare la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro)

Apocalisse 22,20 (Giovanni prega dicendo "Vieni Signore Gesù").

 

Sulla terra poi:

 

“si faceva chiamare Dio” (Giovanni 10,33);

“chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio” (Giovanni 5,18);

“voleva che “tutti onorassero il Figlio come onorano il Padre” (Giovanni 5,22-23)

“riceveva da Dio Padre “onore e gloria” (2 Pietro 1,17)

 

In cielo alla destra del Padre, Gesù Cristo riceve poi:

 

da solo “genuflessione e signoria” (Filippesi 2,10-11), “gloria e potenza nei secoli dei secoli” (Apocalisse 1,6), “potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione” (Apocalisse 5,12);

insieme al Padre “lode, onore, gloria e potenza” (Apocalisse 5,13);

insieme al Padre “prostrazione” cioè προσκυεω  (Apocalisse 5,14).

insieme al Padre “un vero e proprio servizio sacerdotale" da parte dei martiri della prima resurrezione, che saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni (Apocalisse 20,6).

 

In cielo alla fine dei tempi, Gesù Cristo:

 

riceve insieme al Padre “adorazione vera e propria” cioè λατρευω (Daniele 7,14 e Apocalisse 22,3);

siede sullo stesso trono del Padre che diventa il trono di Dio e dell’Agnello.

 

 

 

GESÙ CRISTO: ADORAZIONE O CULTO RELATIVO?

λατρευω = latreuo

 

 

Cristo fece esplicito riferimento alla profezia contenuta nel libro di DanieleGuardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui,  che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano  (λατρευω); il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto” (Daniele 7,13-14) quando, dopo la resurrezione, annunciò: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo  (Matteo 28, 18-20).  

 

Può essere interessante notare come il verbo λατρευω sia usato per la Sapienza dal libro del Siracide. Sta infatti scritto: Coloro che la venerano (λατρεύοντες) rendono culto al Santo, e il Signore ama coloro che la amano (Siracide 4,14). Ciò non dovrebbe stupire più di tanto, data l’identificazione della Sapienza con la Parola ed il Logos giovanneo. Gesù Cristo è infatti esplicitamente chiamato "Sapienza di Dio" in vari punti del Nuovo Testamento (Matteo 11,19, Luca 11,49, 1 Corinzi 1,24-30) e la sua identificazione con la Sapienza del Vecchio Testamento ha trovato, nei Padri della Chiesa, un largo consenso.

 

Da un punto di vista grammaticale in Apocalisse 22,3 il verbo λατρευω sembra riferirsi solo al Padre e non al Figlio, visto che Giovanni impiega un pronome personale singolare (αυτω) . Tuttavia la profonda unione tra il Padre ed il Figlio (Giovanni 10,30 e Giovanni 14,11), la contitolarietà dell’Agnello al trono di Dio (Apocalisse 22,1) e l’uso dello stesso verbo λατρευω in Daniele 7,14 (dove, secondo la Versione dei Settanta, il Figlio dell'Uomo viene letteralmente adorato) permettono di presumere ragionevolmente che anche il  Figlio sia oggetto di una “adorazione vera e propria” (λατρεια).

 

 

 

GESÙ CRISTO: ADORAZIONE O CULTO RELATIVO?

hrp = palah

 

 

Teodozione (autore un’ottima versione greca del libro di Daniele) fu tanto scandalizzato dal verbo λατρευω (adorare) -utilizzato dalla LXX in Daniele 7,14- che scelse di sostituirlo con il più morbido δουλευω (venerare, render omaggio, servire).

 

L’espediente di Teodozione non raggiunse però l’effetto sperato: Girolamo, affrontando lo studio della lingua ebraica, scoprì che il testo originale di Daniele 7,14 conteneva hrp (palah), verbo aramaico piuttosto raro che indica chiaramente il servizio cultuale e l’adorazione (“palah” è usato solo 10 volte in tutta la Bibbia: 9 volte nel libro di Daniele nel senso di “servire Dio” ed una volta nel libro di Esdra nel senso di ministri di culto  cioè di “uomini serventi Dio”) [4] [5].

 

 



[1] Si veda ad esempio la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture. La traduzione è coerente con la convinzione della congregazione cristiana dei testimoni di Geova. Secondo tale congregazione solo il Padre sarebbe Dio, il Figlio sarebbe un dio minore e lo Spirito Santo una forza divina impersonale.  Per essi la natura del Figlio di Dio è angelica e non divina: Gesù Cristo non sarebbe altro che l'arcangelo Michele. 

 

[2] Può essere interessante notare come tale versetto sia citato dai cattolici (da almeno 500 anni) per difendere la venerazione della Madonna e dei Santi contro le critiche ed i dubbi sollevati dalla riforma protestante.

 

[3] Il με (mi) i) è presente nel P66 o Papiro II Bodmer (II secolo), nel Codice Sinaitico (א del IV secolo), nel Codice Vaticano (B del IV secolo), nella Vulgata latina (IV secolo), nella Pescitta siriaca (V secolo), nella Versione siriaca filosseniana-harclense (VI secolo), nel Codice di Washinghton o di Freer (W del V secolo), nel Codice Sangallensis (Δ del IX secolo), nel Codice Korideth (Θ del IX secolo) ed in alcuni manoscritti minori (28, 33, 700, …); ii) é stato sostituito con τον πατερα (al Padre) in due manoscritti minori (249 e 397); iii)  non si trova nel Codice Alessandrino (A del V secolo), nel Codice Beza (D del V secolo), nella Vetus latina (II secolo), nel Codice Cyprius (K del IX secolo), nel Codice Regius (L del VIII secolo), nel Codice Athous Laurae (Ψ del VIII secolo), nel Codice Petropolitanus (П del IX secolo) e nel Textus Receptus (XVI secolo). Vedasi B. M. Metzger, A Textual Commentary on the Greek New Testament, 2nd. edition, 1994, pag. 208.

 

[4] Si noti come il verbo aramaico hlp (palah) si riferisca sempre al “sacro servizio” prestato al vero Dio o a dei stranieri (Esdra 7,24; Daniele 3,12; Daniele 3,14; Daniele 3,17; Daniele 3,28; Daniele 6,17; Daniele 6,21; Daniele 7,14; Daniele 7,27), mentre altri verbi ebraici come עבד (ebad) possono significare sia "servire la divinità" sia "svolgere un lavoro" o "prestare un servizio" (si vedano, ad esempio, Genesi 2,15; Genesi 29,18; Deuteronomio 6,13 e Salmo 2,11).

 

[5] A conferma del culto tributato al Figlio dell’Uomo è forse il caso di confrontare il capitolo 7 di Daniele con i capitoli 48 e 49 del libro di Enoch, libro non accolto nel canone dalla chiesa ma tenuto in grande considerazione da tutti i cristiani nei primi secoli dell’Era Volgare (il libro di Enoch fu citato dalla lettera di Giuda ed è tuttora conservato nelle Bibbie dei copti). “E in quel momento, questo Figlio dell’uomo fu chiamato presso il Signore degli Spiriti, e il suo nome venne pronunciato dinnanzi alla “Testa dei giorni”. E prima che il sole e le costellazioni fossero creati, prima che le stelle del cielo fossero fatte, il suo nome fu proferito dinanzi al Signore degli Spiriti. Egli sarà come un bastone per i giusti, affinché essi possano appoggiarsi a lui e non cadere; egli sarà la luce dei popoli e la speranza di coloro che soffrono nei loro cuori. Tutti coloro che abitano sull’arida si prostreranno e l’adoreranno; ed essi benediranno, glorificheranno e inneggeranno al Signore degli Spiriti. E per questo egli è stato scelto e tenuto nascosto dinanzi a lui prima della creazione del mondo e per l’eternità... Nella sua saggezza il Signore degli Spiriti lo ha rivelato ai santi e ai giusti, perché egli ha difeso la parte dei giusti, perché essi hanno odiato e disprezzato questo mondo d’ingiustizia e ne hanno odiato le opere e le vie in nome del Signore degli Spiriti, perché è per la potenza del suo nome ch’essi saranno salvati, ed egli è il vendicatore della loro vita….Perché dinanzi a lui la saggezza scorre come acqua e la gloria non ha fine pei secoli dei secoli.  Egli è potente in tutti i segreti della giustizia e per questo l’ingiustizia svanirà quale ombra e non avrà scampo; perché l’Eletto sta dinanzi al Signore degli Spiriti e la sua gloria (vive) nei secoli dei secoli, e la sua potenza di generazione in generazione. In lui è lo Spirito di sapienza, e lo Spirito che illumina, e lo Spirito di scienza e di forza, e lo Spirito di coloro che si sono addormentati nella giustizia. E’ lui che giudica le cose segrete e nessuno può pronunciare dinanzi a lui parole vane perché egli è l’Eletto che sta alla presenza del Signore degli Spiriti, secondo il suo beneplacito”. (Libro di Enoch, XLVIII-XLIX)