ADORAZIONE O CULTO RELATIVO ?
GESÙ CRISTO: ADORAZIONE O
CULTO RELATIVO?
προσκυνεω = proskuneo
Forme di culto o di omaggio (proskuneo)
furono sicuramente rese a Gesù:
Il verbo greco προσκυνεω
(proskuneo) può infatti essere
tradotto correttamente con adorare, supplicare, venerare, rendere omaggio,
implorare, baciare, salutare con riverenza. Gli orientali, davanti a re e a personaggi
potenti, si prostravano e baciavano il suolo, il piede o il ginocchio in senso
di sottomissione, di rispetto, di venerazione e di omaggio.
Alcune versioni della Bibbia [1] traducono il verbo greco προσκυνεω
(proskuneo cioè adorare, supplicare, venerare, rendere omaggio, implorare,
baciare) con "adorare" se tale azione è rivolta a Dio o a falsi dei e
con "rendere omaggio" quando il verbo si applica agli angeli (Genesi
18,2 e Genesi 19,1 LXX), agli uomini (Daniele 2,46 LXX) o a Gesù Cristo.
Tali traduzioni tengono evidentemente conto di un passo
dell’Antico Testamento in cui il popolo ebreo si prostrò davanti a Dio e al re.
Sta infatti scritto: Davide disse a tutta
l'assemblea: Su, benedite il Signore vostro Dio! Tutta l'assemblea benedisse il
Signore, Dio dei suoi padri; si inginocchiarono e si prostrarono davanti al
Signore e al re. (1Cronache 29:20). Evidentemente a Dio venne reso un vero e
proprio culto, mentre il re fu oggetto solo di venerazione e di omaggio. [2].
·
“Due angeli arrivarono a Sodoma sul far della sera,
mentre Lot stava seduto alla porta di Sodoma. Non appena li ebbe visti, Lot si
alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra” (Genesi 19,1);
·
“I fratelli di Giuseppe
vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra” (Genesi
42,6);
·
“Mosè si inchinò davanti
al suocero” (Esodo 18,7);
·
“Assalonne si prostrò davanti a Davide” (2 Samuele
14,33);
·
“Il re
Salomone ordinò che facessero scendere
Adonia dall’altare; quegli andò a prostrarsi davanti al re Salomone, che gli
disse: “Vattene a casa!” (1 Re 1,53);
·
“I figli dei
profeti si prostrarono davanti a Eliseo” (2
Re 2,15);
·
“La Sunammita
si prostrò davanti ad Eliseo” (2 Re 4,37)
·
“Il re
Nabucodònosor piegò la faccia a terra, si prostrò davanti a Daniele e ordinò
che gli offrissero sacrifici e incensi” (Daniele
2,46)
Esaminando con attenzione tutto il Nuovo Testamento, occorre però onestamente ammettere che:
·
le varie
forme di omaggio ricevute da Gesù Cristo sulla terra, in cielo e alla fine dei
tempi sembrano essere molto più di un culto relativo;
·
forme di προσκυνεω
(proskuneo) non sembrano essere più tollerate neppure per gli angeli
(Matteo 4,10; Apocalisse 22,8-9);
·
lo stesso
culto di λατρεια
(latria) tributato al Padre (Matteo 4,10) viene riconosciuto anche al Figlio
(Daniele 7,14 e Apocalisse 22,3).
Alcune preghiere, rivolta direttamente a Gesù, sono
incomprensibili se Cristo non è Dio:
Giovanni 14,14 (Gesù dice: "se mi
chiederete qualcosa nel mio nome la farò") [3];
Atti 7,59 (Stefano pregava Gesù di
accogliere il suo spirito);
Atti 7,60 (Stefano chiede al Signore di perdonare
i suoi carnefici);
1 Corinzi 1,2 (parla di quelli che in
ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo);
2 Corinzi 12,8-9 (Paolo prega tre volte
Gesù di allontanare da lui la sofferenza);
2 Timoteo 2,22 (Paolo invita Timoteo a cercare
la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il
Signore con cuore puro)
Apocalisse 22,20 (Giovanni prega dicendo
"Vieni Signore Gesù").
Sulla
terra poi:
“si faceva chiamare Dio” (Giovanni
10,33);
“chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio” (Giovanni 5,18);
“voleva che “tutti onorassero il Figlio come onorano il Padre” (Giovanni
5,22-23)
“riceveva da Dio Padre “onore e gloria” (2 Pietro 1,17)
In cielo alla destra del Padre, Gesù Cristo riceve poi:
da solo “genuflessione e signoria” (Filippesi 2,10-11), “gloria e potenza
nei secoli dei secoli” (Apocalisse 1,6), “potenza e ricchezza, sapienza e
forza, onore, gloria e benedizione” (Apocalisse 5,12);
insieme al Padre “lode, onore, gloria e potenza” (Apocalisse 5,13);
insieme al Padre “prostrazione” cioè προσκυεω (Apocalisse 5,14).
insieme al Padre “un vero e proprio servizio sacerdotale" da parte dei martiri della prima resurrezione, che saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni (Apocalisse 20,6).
In cielo alla fine dei
tempi, Gesù Cristo:
riceve insieme
al Padre “adorazione vera e propria” cioè
λατρευω (Daniele 7,14 e Apocalisse 22,3);
siede sullo stesso trono del Padre che diventa il trono di Dio e
dell’Agnello.
GESÙ CRISTO:
ADORAZIONE O CULTO RELATIVO?
λατρευω
= latreuo
Cristo fece esplicito
riferimento alla profezia contenuta nel libro di Daniele “Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a
lui, che gli diede potere, gloria e
regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo
servivano (λατρευω); il suo potere è un potere eterno, che non
tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto” (Daniele
7,13-14) quando, dopo la resurrezione, annunciò: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in
terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto
ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del
mondo” (Matteo 28, 18-20).
Può essere interessante notare come il
verbo λατρευω
GESÙ CRISTO: ADORAZIONE O CULTO RELATIVO?
Teodozione
(autore un’ottima versione greca del libro di Daniele) fu tanto scandalizzato
dal verbo λατρευω (adorare) -utilizzato
dalla LXX in Daniele 7,14- che scelse di sostituirlo con il più morbido
δουλευω (venerare, render omaggio, servire).
L’espediente di Teodozione non
raggiunse però l’effetto sperato: Girolamo, affrontando lo studio della lingua
ebraica, scoprì che il testo originale di Daniele 7,14 conteneva hrp (palah), verbo aramaico piuttosto raro che indica
chiaramente il servizio cultuale e l’adorazione (“palah” è usato solo 10 volte
in tutta la Bibbia: 9 volte nel libro di Daniele nel senso di “servire Dio” ed
una volta nel libro di Esdra nel senso di ministri di culto cioè di “uomini serventi Dio”) [4]
[5].
[1] Si veda ad
esempio la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture. La traduzione è
coerente con la convinzione della congregazione cristiana dei testimoni di
Geova. Secondo tale congregazione solo il Padre sarebbe Dio, il Figlio sarebbe
un dio minore e lo Spirito Santo una forza divina impersonale. Per essi la natura del Figlio di Dio è
angelica e non divina: Gesù Cristo non sarebbe altro che l'arcangelo Michele.
[2] Può
essere interessante notare come tale versetto sia citato dai cattolici (da almeno
500 anni) per difendere la venerazione della
Madonna e dei Santi contro le critiche ed i dubbi sollevati dalla riforma
protestante.
[3] Il με (mi) i) è presente nel P66 o Papiro
II Bodmer (II secolo), nel Codice Sinaitico (א del IV secolo), nel Codice
Vaticano (B del IV secolo), nella Vulgata latina (IV secolo), nella Pescitta
siriaca (V secolo), nella Versione siriaca filosseniana-harclense (VI secolo),
nel Codice di Washinghton o di Freer (W del V secolo), nel Codice Sangallensis
(Δ del IX secolo), nel Codice Korideth (Θ del IX secolo) ed in alcuni
manoscritti minori (28, 33, 700, …); ii) é stato sostituito con
τον πατερα (al Padre) in due
manoscritti minori (249 e 397); iii)
non si trova nel Codice Alessandrino (A del V secolo), nel Codice Beza
(D del V secolo), nella Vetus latina (II secolo), nel Codice Cyprius (K del IX
secolo), nel Codice Regius (L del VIII secolo), nel Codice Athous Laurae
(Ψ del VIII secolo), nel Codice Petropolitanus (П del IX secolo) e
nel Textus Receptus (XVI secolo). Vedasi B. M. Metzger, A Textual
Commentary on the Greek New Testament, 2nd. edition, 1994, pag. 208.
[4] Si noti come il verbo aramaico hlp (palah) si riferisca sempre al “sacro servizio” prestato al vero Dio o a
dei stranieri (Esdra 7,24; Daniele 3,12; Daniele 3,14; Daniele 3,17; Daniele
3,28; Daniele 6,17; Daniele 6,21; Daniele 7,14; Daniele 7,27), mentre altri
verbi ebraici come עבד (ebad) possono significare
sia "servire la divinità" sia "svolgere un lavoro" o
"prestare un servizio" (si vedano, ad esempio, Genesi 2,15; Genesi
29,18; Deuteronomio 6,13 e Salmo 2,11).
[5] A conferma del culto tributato al Figlio dell’Uomo è forse il caso di confrontare il capitolo 7 di Daniele con i capitoli
48 e 49 del libro di Enoch, libro non accolto nel canone dalla chiesa ma tenuto
in grande considerazione da tutti i cristiani nei primi secoli dell’Era Volgare
(il libro di Enoch fu citato dalla lettera di Giuda ed è tuttora conservato
nelle Bibbie dei copti). “E in quel momento, questo Figlio dell’uomo fu
chiamato presso il Signore degli Spiriti, e il suo nome venne pronunciato
dinnanzi alla “Testa dei giorni”. E prima che il sole e le costellazioni
fossero creati, prima che le stelle del cielo fossero fatte, il suo nome fu
proferito dinanzi al Signore degli Spiriti. Egli sarà come un bastone per i
giusti, affinché essi possano appoggiarsi a lui e non cadere; egli sarà la luce
dei popoli e la speranza di coloro che soffrono nei loro cuori. Tutti coloro
che abitano sull’arida si prostreranno e l’adoreranno; ed essi benediranno,
glorificheranno e inneggeranno al Signore degli Spiriti. E per questo egli è
stato scelto e tenuto nascosto dinanzi a lui prima della creazione del mondo e
per l’eternità... Nella sua saggezza il Signore degli Spiriti lo ha rivelato ai
santi e ai giusti, perché egli ha difeso la parte dei giusti, perché essi hanno
odiato e disprezzato questo mondo d’ingiustizia e ne hanno odiato le opere e le
vie in nome del Signore degli Spiriti, perché è per la potenza del suo nome
ch’essi saranno salvati, ed egli è il vendicatore della loro vita….Perché
dinanzi a lui la saggezza scorre come acqua e la gloria non ha fine pei secoli
dei secoli. Egli è potente in tutti i
segreti della giustizia e per questo l’ingiustizia svanirà quale ombra e non
avrà scampo; perché l’Eletto sta dinanzi al Signore degli Spiriti e la sua
gloria (vive) nei secoli dei secoli, e la sua potenza di generazione in
generazione. In lui è lo Spirito di sapienza, e lo Spirito che illumina, e lo
Spirito di scienza e di forza, e lo Spirito di coloro che si sono addormentati
nella giustizia. E’ lui che giudica le cose segrete e nessuno può pronunciare
dinanzi a lui parole vane perché egli è l’Eletto che sta alla presenza del
Signore degli Spiriti, secondo il suo beneplacito”. (Libro di Enoch,
XLVIII-XLIX)