Cima Popa 2481 m     

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Cartina stradale

Cartina escursionistica

Punto di partenza Passo di Costalunga (1747 m), raggiungibile da Nova Levante (Val d'Ega) o da Vigo di Fassa (Val di Fassa) attraverso comode strade asfaltate; poco distante dal valico, sul versante Val d'Ega, sorge il nucleo abitato di Carezza, presso il quale giace il meraviglioso Lago omonimo (negli ultimi anni, purtroppo, povero di acque).
Descrizione Dal Passo di Costalunga, che divide i gruppi del Catinaccio e del Latemar, si prende quell'evidente stradetta sterrata (chiusa al traffico) che si inoltra tra i prati discendenti da quest'ultimo massiccio; raggiunto uno steccato, si segue il tracciato di destra (indicazioni, sentiero 17) che pianeggia tra le erbe, transita accanto ad uno skilift ed entra nel fitto bosco. Una volta tra gli alberi, il sentiero ha una brusca impennata, finchè si raggiunge una strada forestale che, con minore pendenza, si deve seguire verso destra; giunti ai margini del bosco, si supera un cancelletto per il bestiame e si entra nella meravigliosa radura dei Prati del Latemar (1840 m, h 0,30). E' questo un altipiano pascolivo posto su un costone discendente dalla Cresta delle Pope, le cui ardite guglie sono visibili subito oltre il bosco; più in la, si nota d'infilata tutta la Cresta di Carezza, la veduta più famosa del Latemar, con le cime più importanti; dalla parte opposta, oltre il Passo di Costalunga (non visibile dai prati) emergono le cime del Sottogruppo di Vaèl, facenti parte del Gruppo del Catinaccio. L'attraversamento dei prati, in uno splendido ambiente alpestre, è molto piacevole, e già da solo varrebbe la gita. Raggiunto il limitare della radura, si incontra un bivio: si trascura il sentiero 18, che scende in un vallone e risale poi alla Forcella Piccola del Latemar (2526 m, visibile in alto), per continuare sul 17 che, risalito per breve tratto il filo del costone boscoso, piega ancora a sinistra, passando alto nuovamente sui Prati del Latemar (una specie di ampia "inversione a U"); ritornati sul pendio che guarda il Passo di Costalunga (ma molto più in alto), si traversa una larga pista da sci e, con un tornante, si raggiunge la stazione di arrivo dello skilift già notato alla partenza (circa 2000 m, h 1). Qui si può giungere anche direttamente dal Passo di Costalunga risalendo la traccia della pista, ma con molta più fatica, e in questo modo non si passerebbe dai Prati del Latemar. Oltre lo skilift, il bosco si fa più rado, ed il sentiero lo risale con erte serpentine; giunti su terreno scoperto, con la vista che si va allargando gradatamente anche sugli altri gruppi della Val di Fassa, il sentiero continua con i suoi tornanti, toccando una spalla erbosa su cui sorge un grosso ripetitore verde (già ben visibile dal Passo di Costalunga). Il terreno comincia a farsi roccioso, mentre si avvicinano i salti terminali della cresta: un ultimo tratto di salita conduce ai tornanti che portano ad un aereo colletto, subito a destra di uno spuntone roccioso denominato Pulpito di Cima Popa (2321 m, h 1,45); facili roccette conducono al culmine di questo bel punto panoramico, su cui sorgono ancora alcuni pali sistemati a mo' di ringhiera (il luogo era molto frequentato all'inizio del '900, periodo di maggior splendore del Grand Hotel Carezza). Fantastica vista sui boschi della Val d'Ega e del Passo Nigra, sul Catinaccio e sugli altri gruppi fassani; oltre il colletto, si inabissa uno spaventoso canalone roccioso che si origina dai pressi della vetta di Cima Popa, che da qui sembra molto vicina. Tornati al colletto, si riprende il sentiero d'accesso ma, dal primo tornante sotto il colletto, si nota una labile traccia che traversa verso destra (scendendo) tutto il versante Nord di Cima Popa; si segue questa traccia che, sebbene non presenti difficoltà, in qualche punto è un po' esposta, fino ad un canalino roccioso ripieno di terra scura che scende di qualche metro; con breve calata (attenzione all'esposizione sulla sinistra, conviene mettersi faccia alla roccia!) si tocca un terreno più sicuro, dove prosegue la traccia. Si arriva così all'estremo opposto del versante Nord, dove c'è un bel terrazzino che si affaccia sulla conca di Moena; di qui si deve salire per ripide zolle erbose fino alla base della fascia di rocce che sostiene la cima, e contornarla verso destra fino ad una grande nicchia nella parete rocciosa. E' questo il punto chiave, una rampa rocciosa inclinata da destra verso sinistra di una decina di metri, che si deve risalire con attenzione (1° grado) ma, grazie anche alla scarsa esposizione del passaggio, di solito non si hanno grossi problemi. Al di sopra della rampa, un breve pendio detritico conduce ai grossi ometti della cima (2481 m, h 2,15); attenzione agli improvvisi burroni ai margini della calotta sommitale. Volendo, si può scendere ad una esile selletta (è quella da cui si origina il grande canalone roccioso visto prima dal Pulpito) e risalire brevemente sulla cima immediatamente adiacente (è ancora Cima Popa) da cui si può ammirare appieno il bizzarro susseguirsi di strani torrioni formanti la Cresta delle Pope. Meravigliosa vista anche sui gruppi dolomitici circostanti. Ritorno per la stessa via in h 1,15
Tempo totale h 3,30
Difficoltà EA (E fino al Pulpito di Cima Popa)
Dislivello circa 700 m
Ultimo sopralluogo agosto '97
Commenti Periodo consigliato: giugno - fine settembre

Bell'itinerario, molto panoramico ed in ambiente naturale e poco conosciuto; rari sono i frequentatori di questa zona del Latemar, anzi pochi sono quelli che affrontano qualsiasi gita nel gruppo. A torto, perchè gli itinerari sono magari faticosi, ma molto suggestivi. E' il caso della gita in oggetto, con cui si possono visitare angoli molto pittoreschi (come i Prati del Latemar) e panoramici (come il Pulpito), nonchè avere la soddisfazione di effettuare un'ascensione che, sebbene non impegnativa, non è stata addomesticata da infissi metallici o da segnali di vernice. La ricerca dell'itinerario, la gioia dello scoprire di essere sulla strada giusta, il superamento del passaggio chiave sono soddisfazioni che non si provano neanche sulla più funambolica via ferrata.