Punto
di partenza |
Passo di
Costalunga (1747 m), raggiungibile da Nova Levante (Val d'Ega)
o da Vigo di Fassa (Val di Fassa) attraverso comode strade
asfaltate; poco distante dal valico, sul versante Val d'Ega, sorge
il nucleo abitato di Carezza, presso il quale giace il meraviglioso
Lago omonimo (negli ultimi anni, purtroppo, povero di acque). |
Descrizione |
Dal Passo di
Costalunga, che divide i gruppi del Catinaccio e del Latemar,
si prende quell'evidente stradetta sterrata (chiusa al traffico) che si
inoltra tra i prati discendenti da quest'ultimo
massiccio; raggiunto uno steccato, si segue il tracciato di destra
(indicazioni, sentiero 17)
che pianeggia tra le erbe, transita accanto ad uno skilift ed entra nel
fitto bosco. Una volta tra gli alberi, il sentiero ha una brusca
impennata, finchè si raggiunge una strada forestale che, con minore
pendenza, si deve seguire verso destra; giunti ai
margini del bosco, si supera un cancelletto per il bestiame e si
entra nella meravigliosa radura dei Prati del
Latemar (1840 m, h 0,30).
E' questo un altipiano pascolivo posto su un costone discendente dalla Cresta
delle Pope, le cui ardite guglie sono visibili subito oltre il
bosco; più in la, si nota d'infilata tutta la Cresta di Carezza,
la veduta più famosa del Latemar, con le cime più importanti;
dalla parte opposta, oltre il Passo di Costalunga (non visibile dai
prati) emergono le cime del Sottogruppo di Vaèl,
facenti parte del Gruppo del Catinaccio. L'attraversamento dei
prati, in uno splendido ambiente alpestre, è
molto piacevole, e già da solo varrebbe la gita. Raggiunto il limitare
della radura, si incontra un bivio: si trascura il sentiero 18,
che scende in un vallone e risale poi alla Forcella Piccola del Latemar
(2526 m, visibile in alto), per continuare sul 17
che, risalito per breve tratto il filo del costone boscoso, piega ancora a
sinistra, passando alto nuovamente sui Prati
del Latemar (una specie di ampia "inversione a U");
ritornati sul pendio che guarda il Passo di Costalunga (ma molto
più in alto), si traversa una larga pista da sci e, con un tornante, si
raggiunge la stazione di arrivo dello skilift già notato alla partenza
(circa 2000 m, h 1). Qui si può
giungere anche direttamente dal Passo di Costalunga risalendo la
traccia della pista, ma con molta più fatica, e in questo modo non si
passerebbe dai Prati del Latemar. Oltre lo skilift, il bosco si fa
più rado, ed il sentiero lo risale con erte serpentine; giunti
su terreno scoperto, con la vista che si va allargando gradatamente
anche sugli altri gruppi della Val di Fassa, il sentiero continua
con i suoi tornanti, toccando una spalla erbosa su cui sorge un grosso
ripetitore verde (già ben visibile dal Passo di Costalunga). Il
terreno comincia a farsi roccioso, mentre si avvicinano i salti terminali
della cresta: un ultimo tratto di salita
conduce ai tornanti che portano ad un aereo colletto, subito a destra di
uno spuntone roccioso denominato Pulpito di Cima
Popa (2321 m, h 1,45);
facili roccette conducono al culmine di questo bel punto panoramico, su
cui sorgono ancora alcuni pali sistemati a mo' di
ringhiera (il luogo era molto frequentato all'inizio del '900,
periodo di maggior splendore del Grand Hotel Carezza). Fantastica
vista sui boschi della Val
d'Ega e del Passo
Nigra, sul Catinaccio e
sugli altri gruppi fassani; oltre il
colletto, si inabissa uno spaventoso canalone
roccioso che si origina dai pressi della vetta di Cima Popa,
che da qui sembra molto vicina. Tornati al colletto, si riprende il
sentiero d'accesso ma, dal primo tornante sotto il colletto, si nota una
labile traccia che traversa verso destra (scendendo) tutto il versante
Nord di Cima Popa; si segue questa traccia che, sebbene non
presenti difficoltà, in qualche punto è un po' esposta, fino ad un canalino
roccioso ripieno di terra scura che scende di qualche metro; con
breve calata (attenzione all'esposizione sulla sinistra, conviene mettersi
faccia alla roccia!) si tocca un terreno più sicuro, dove prosegue la
traccia. Si arriva così all'estremo opposto del versante Nord, dove c'è
un bel terrazzino che si affaccia sulla conca
di Moena; di qui si deve salire per ripide zolle erbose fino alla
base della fascia di rocce che sostiene la cima, e contornarla verso
destra fino ad una grande nicchia nella parete rocciosa. E' questo il
punto chiave, una rampa rocciosa inclinata da
destra verso sinistra di una decina di metri, che si deve risalire con
attenzione (1° grado) ma, grazie anche alla scarsa esposizione del
passaggio, di solito non si hanno grossi problemi. Al di sopra della
rampa, un breve pendio detritico conduce ai grossi
ometti della cima (2481 m, h 2,15);
attenzione agli improvvisi burroni ai margini della calotta sommitale.
Volendo, si può scendere ad una esile selletta (è quella da cui si
origina il grande canalone roccioso visto prima dal Pulpito) e risalire
brevemente sulla cima immediatamente adiacente (è ancora Cima
Popa) da cui si può ammirare appieno il bizzarro susseguirsi di
strani torrioni formanti la Cresta delle Pope. Meravigliosa vista
anche sui gruppi dolomitici circostanti. Ritorno per la stessa via in h
1,15. |
Tempo totale |
h
3,30 |
Difficoltà |
EA
(E fino al Pulpito di Cima Popa) |
Dislivello |
circa
700 m |
Ultimo sopralluogo |
agosto
'97 |
Commenti |
Periodo
consigliato: giugno - fine settembre
Bell'itinerario, molto panoramico ed in
ambiente naturale e poco conosciuto; rari sono i frequentatori di questa
zona del Latemar, anzi pochi sono quelli che affrontano qualsiasi gita nel
gruppo. A torto, perchè gli itinerari sono magari faticosi, ma molto
suggestivi. E' il caso della gita in oggetto, con cui si possono visitare
angoli molto pittoreschi (come i Prati del Latemar) e panoramici (come il
Pulpito), nonchè avere la soddisfazione di effettuare un'ascensione che,
sebbene non impegnativa, non è stata addomesticata da infissi metallici o
da segnali di vernice. La ricerca dell'itinerario, la gioia dello scoprire
di essere sulla strada giusta, il superamento del passaggio chiave sono
soddisfazioni che non si provano neanche sulla più funambolica via
ferrata.
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