E’ stato paragonato a Clark
Gable, a James Dean, a Robert Mitchum, a Marlon Brando; Anthony Hopkins ha dichiarato che
gli ricorda il genere di attore che lui stesso era in gioventù.
Russell Crowe, uno degli attori più intensi e
carismatici della sua generazione, sollecita paragoni con i mostri sacri
del grande schermo Hollywodiano, il che la dice lunga sul suo talento e
sulla sua versatilità. Attore straordinario, il magnetico australiano è
a suo agio nell’incarnare un’enorme varietà di emozioni: dimostra la
stessa credibilità e facilità nell’emanare una dolcezza infinita e
disarmante, come nel trasmettere una brutalità minacciosa e pressoché
palpabile. Tale abilità schizofrenica è una dote che solo i più grandi
attori possono vantarsi di possedere.
La stessa determinazione ferrea e lo stesso
convincimento che mette nell’impersonare ruoli di bravo ragazzo e di
pessimo soggetto, uniti al suo coraggio nell’assumersi rischi e al suo
indiscutibile fascino, lo pongono in quella schiera selezionata di giovani
star di Hollywood - cui appartengono tra gli altri Edward Norton, Daniel
Day-Lewis e Sean Penn - che possiedono la stoffa della star, un talento
enorme ed il rifiuto assoluto di tentare di compiacere il prossimo con
atteggiamenti ruffiani. Russell Crowe possiede inoltre una mascolinità di
vecchi stampo che ormai va scomparendo tra gli attori di Hollywood, il che
lo colloca in una nicchia di cui è il dominatore incontrastato.
L’invidiabile posizione che ormai l’attore ha
conquistato nella mecca del cinema, entrando a far parte del famoso ed
esclusivissimo clan conosciuto come “the 20-million dollars boys”
(quel ristretto gruppo di attori che guadagnano 40 miliardi di lire a
film, di cui fanno parte Tom Hanks, Mel Gibson, Tom Cruise e Bruce Willis),
è il frutto di una faticosa e tenacemente perseguita conquista.
Russell Ira Crowe è nato il 7 Aprile 1964 a Strathmore
Park, un sobborgo di Wellington, in Nuova Zelanda. Una bisnonna materna
era Maori e Crowe ha tuttora il diritto di votare nel contingente
elettorale che la legge neozelandese garantisce alla minoranza Maori.
Russell non è quello che si potrebbe definire un
figlio d’arte, ma la sua famiglia è strettamente legata al mondo dello
spettacolo: i genitori, Alex e Jocelyn, si occupavano del servizio di
catering sui set cinematografici portando spesso Russell e il fratello
maggiore Terry con loro. Inoltre il nonno materno, Stanley Wemyss, era
stato operatore cinematografico durante la Seconda Guerra Mondiale,
guadagnandosi l’onorificenza di Membro dell’Impero Britannico da parte
della Regina Elisabetta proprio per i servigi resi al suo Paese (ed è
quell’onorificenza che Crowe aveva appuntata alla giacca della smoking
durante la serata degli Oscar 2001).
Pur essendo nato in Nuova Zelanda, Russell si è
trasferito a soli 4 anni in Australia, al seguito dei genitori che erano
costretti a viaggiare molto per lavoro. Ed è proprio a Sydney che ha
cominciato a frequentare il set cinematografico: “Sono stato sui set in
continuazione tra i 5 e i 9 anni, e semplicemente mi affascinava.”
Ne era così affascinato che a 6 anni ottenne la sua
prima parte nella serie televisiva australiana Spyforce, “ma non
sono mai stato il protagonista: ero solo una comparsa.” Quel suo primo
ruolo consisteva semplicemente nel dire una sola battuta a Jack Thompson,
suo futuro collega nel film The Sum of
Us. Ma, anche allora, Crowe era dotato di una determinazione di
ferro: “Persino a 6 anni,” ha dichiarato, “guardavo il tizio che
recitava il ruolo del veterano di guerra in un film, e che aveva 28 anni,
e dicevo ai miei genitori ‘non capisco perché il regista non mi veda in
quel ruolo. Può darsi che sia un po’ basso, ma posso benissimo farlo’.”
La sua “carriera” televisiva è proseguita poi, a
12 anni, con una partecipazione ad un episodio della serie Young
Doctors.
Nel frattempo, naturalmente, Russell andava a scuola:
era iscritto alla Sydney Boys High School ed era uno dei migliori
giocatori di rugby della squadra. Fu proprio durante una partita di rugby
che, a 10 anni, Russell si spezzò un incisivo; fece sistemare il dente
solo più di 15 anni più tardi, dietro ripetute insistenze di George
Ogilvie, che lo stava dirigendo in The
Crossing.
A 14 anni Russell e la famiglia fecero ritorno in Nuova
Zelanda, dove i fratelli Crowe terminarono la scuola alla Auckland Grammar
School. La stessa scuola era frequentata dai due cugini più grandi, Jeff
e Martin, due stelle del cricket neozelandese.
Alla scuola superiore Crowe conobbe Dean Cochran, l’attuale
chitarrista della sua band Thirty Odd Foot Of Grunts, e insieme formarono
i Roman Antix, permettendo così a Russell di perseguire un altro dei suoi
talenti: la musica. In effetti, è proprio la musica il suo interesse
principale in questa fase.
Con lo pseudonimo di Russ Le Roq incise alcune canzoni,
tra cui “I Want To Be Like Marlon Brando”, titolo quanto mai
profetico. Tutti gli articoli o le interviste che riguardano Crowe citano
questa canzone come una sorta di preveggente dichiarazione di intenti. In
realtà Russell ha spiegato che si trattava di una canzone ispirata da un
ragazzo che conosceva e che si atteggiava a divo degli anni Cinquanta, con
brillantina e giubbotto di pelle inclusi. La canzone parla quindi di
questo ragazzo, più che di Crowe stesso.
Sempre parlando di questo periodo, Russell ricorda come
quelle canzoni fossero tra “le peggiori registrazioni nella storia dell’industria
musicale neozelandese” e, divertito, sottolinea come, interrogato da sua
madre un po’ delusa dall’uso di uno pseudonimo piuttosto che del suo
vero nome, abbia risposto che era decisamente meglio che quei dischi non
fossero usciti con il suo nome.
In realtà Russ Le Roq era già una sorta di “personaggio”
che Crowe aveva inventato: si vestiva, cantava e si atteggiava come questa
persona. Si era creato un “ruolo” di cantante di rock and roll
che si esibiva in un tipico locale ispirato agli anni Cinquanta;
probabilmente stava già inconsciamente assecondando il suo talento.
Questo talento per impersonare e imitare atteggiamenti
si era rivelato in Russell fin da bambino. Sapeva fare le imitazioni e
riprodurre i diversi accenti, e si divertiva un mondo a scimmiottare gli
adulti, un’abitudine irritante che ha causato ai suoi genitori molti
imbarazzi. “Ero un piccolo bastardo rompiscatole,” ha detto una volta.
“Facevo le imitazioni degli amici dei miei genitori e mia mamma diceva:
‘non badate a Russell, è un pochino disturbato”.
A 17 anni Russell lasciò la scuola e iniziò a
perseguire la sua carriera musicale e cinematografica, mantenendosi con
vari lavoretti. Fece anche l’animatore in una località di villeggiatura
su un’isola al largo di Auckland, e tra i suoi doveri rientrava anche
chiamare i numeri del Bingo.
Alla fine riuscì ad ottenere una parte in una
produzione locale del musical Grease, grazie anche al fatto che
oltre alla recitazione se la cavava anche con la musica. Seguì una
tournée con The Rocky Horror Show, prima in giro per la Nuova
Zelanda e poi di nuovo in Australia.
Crowe ha preso parte a circa 415 repliche di The
Rocky Horror Show dal 1986 al 1988, recitando, tra gli altri, il ruolo
di Eddie, del Dr. Frank N. Furter e del Dr. Scott. Mentre era a teatro a
Melbourne con il musical, nel 1987, Russell ottenne una scrittura per
apparire in quattro episodi della famosa serie televisiva australiana Neighbours.
Recentemente ha ricordato che, benché quella partecipazione non lo
convincesse molto, gli aveva permesso di guadagnare cinque volte quello
che lo pagavano per un’intera settimana di repliche in teatro.
Intanto continuava a fare provini e audizioni con la
speranza di ottenere una parte in un film, continuando a mantenersi con
lavori precari, come servire ai tavoli o suonare in strada a Kings Cross a
Sydney. Per un paio d’anni, Crowe ha sofferto per seguire il sua
vocazione. Ha vissuto in camere ammobiliate, campando con 3 dollari e
mezzo al giorno, con una dieta di sigarette e riso fritto.
Ma la perseveranza pagò e, nel 1988 gli offrirono una
parte da co-protagonista in una versione teatrale di Blood Brothers:
cominciò a girare la voce che Crowe fosse un promettente giovane attore.
Il suo talento gli permise anche di salvare una situazione che aveva
rischiato di far naufragare i suoi sogni di gloria. Pare infatti che, a
causa di una lite con l’altro co-protagonista di Blood Brothers,
Crowe fosse stato licenziato dalla compagnia dopo circa un mese di
repliche. Fortunatamente il regista George Ogilvie aveva fatto in tempo a
vederlo recitare a Sydney e, colpito dal suo talento, gli offrì un ruolo
nel film The Crossing.
Ogilvie ricorda Russell precipitarsi nel suo ufficio
senza appuntamento: “Aveva un incisivo spezzato, ma lo guardai e pensai:
‘questo ragazzo avrà la parte’. Avevo visto decine di attori, ma
Russell aveva un’aura e una consapevolezza negli occhi. Molti giovani
attori supplicano di essere notati, ma con Russell la bramosia era
diversa. Aveva questa sicurezza fantastica.” Quando Ogilvie chiese a
Crowe quale personaggio volesse recitare, Crowe gli rispose: “Tutti”.
The Crossing
aveva come protagonista femminile Danielle Spencer, che Russell incontrò
proprio sul set del film, innamorandosene. I due faranno coppia fissa per
cinque anni, fino a quando la carriera oltreoceano di Crowe li
costringerà a dividersi. Danielle è ancora una grande amica dell’attore,
che l’ha portata con sé, come portafortuna sostiene lui, alla cerimonia
di premiazione degli Oscar 2001. La Spencer è ora un’affermata cantante
in Australia e ha fatto da supporting guest nel tour che Crowe ha
intrapreso con la sua rock band nell’estate 2001. Ulteriore
testimonianza dell’affetto che lega i due e dei sentimenti che Crowe
prova per la bionda Danielle è la canzone che le ha dedicato, dall’esplicito
titolo Danielle.
The Crossing
però non è stato il primo film girato da Crowe: le riprese furono
rimandate e Crowe, nell’attesa, ottenne il ruolo di un soldato in Blood
Oath. Il regista Stephen Wallace rimase colpito quando Crowe si
presentò per l’audizione. Ricorda: “Era solo una piccola parte, ma
Russell chiese se poteva leggere alcune lettere che aveva scritto fingendo
di essere questo soldato in Nuova Guinea che scriveva ai genitori a casa.
Aveva letteralmente creato un personaggio a tutto tondo nello spazio di
quelle sei lettere.”
Dopo The Crossing
e Hammers Over The Anvil, con
Charlotte Rampling come protagonista, Crowe, girò Proof,
che gli valse il premio dell’Australian Film Institute come miglior
attore non protagonista.
Ma è con Romper
Stomper del 1992 che diventa una star in Australia. Il film
racconta in termini molto crudi e violenti la vita di un gruppo di
Naziskins ed ha sollevato anche forti critiche per la scabrosità dell’argomento.
Alcuni hanno accusato la pellicola di fomentare il razzismo, mentre altri
lo hanno lodato senza riserve paragonandolo ad Arancia meccanica.
Ad ogni modo il film sbriciolò tutti i record di incasso in Australia e
portò a Russell il premio dell’Australian Film Institute come miglior
attore protagonista per la sua straordinaria interpretazione del violento
neonazi Hando.
Quando i critici applaudono Crowe, ne ammirano l’intensità,
la presenza scenica virile e la voce possente e vibrante. Ma in realtà è
l’estensione del suo talento a renderlo un così grande attore.
Diversamente da altri goldenboys di Hollywood, come ad esempio Ben Affleck,
Brad Pitt o Matt Damond, che si attengono a quel genere di ruoli che più
si addice loro, Crowe è un camaleonte che cambia età, accento e persino
forma fisica per la parte. Questa versatilità era già evidente all’inizio
della sua carriera quando, due anni dopo il suo terrificante ritratto di
Hando, recitò il ruolo di un idraulico gay in The
Sum of Us. Crowe è assolutamente convincente nel ruolo, persino
quando deve baciare e accarezzare il partner maschile, John Polson.
Con dieci film in quattro anni ed una varietà di ruoli
da costituire un curriculum ed un “apprendistato” di tutto rispetto, a
quel punto Crowe era pronto e desideroso di mettere alla prova il proprio
talento a Hollywood.
Senza che lui ne fosse a conoscenza, Sharon Stone aveva
visto Romper Stomper e volle
che gli venisse data una parte nel film The
Quick and the Dead, che stava co-producendo e che la vedeva
protagonista insieme a Gene Hackman e a Leonardo DiCaprio. La Stone era
rimasta molto colpita dal talento di Russell, - e non solo da quello,
pare, se, come sembra, all’epoca si dichiarò convinta che Russell fosse
l’attore più sexy in circolazione - e riteneva che, con la sua carica
magnetica, fosse in grado di sostenere il confronto con una protagonista
come lei. “Ho pensato che Russell fosse non solo carismatico, attraente
e pieno di talento, ma anche temerario. E io trovo la temerarietà molto
attraente. Ero sicura che non lo avrei spaventato”. La Stone dunque era
così convinta della sua scelta che ritardò l’inizio delle riprese del
film in modo che Crowe potesse finire di girare The
Sum of Us.
The Quick and the
Dead avrebbe dovuto essere la grande occasione per Crowe, ma si
rivelò un’esperienza difficile, anche a causa dei conflitti di potere
in cui si trovò coinvolto. Sembra che ad un certo punto la casa di
produzione abbia persino smesso di pagare le sue spese, proprio durante
uno di questi scontri tra la sua sponsor, Sharon Stone, ed altri che
invece non lo volevano nel film. Per Crowe fu un periodo pesante, che, tra
le altre cose, coincise con la rottura della sua relazione con Danielle
Spencer. Per di più il film fu un flop al botteghino. Ma la Stone non si
sbagliava: Crowe riuscì a conferire all’altrimenti piatto e
insignificante western gli unici momenti veramente ammalianti.
Ma anche se The
Quick and the Dead era stato un disastro, Crowe aveva messo piede
a Hollywood e aveva ora la possibilità di continuare a perseguire il suo
scopo: arrivare a lavorare ai livelli più alti e con gli artisti più
dotati di talento, nella forma d’espressione artistica che aveva scelto.
Gira così un film ad alto budget con Denzel
Washington: Virtuosity,
nel quale interpreta il ruolo di un serial killer virtuale, decisamente
non una grande prova per nessuno dei due attori. E continua con una serie
di alcuni film minori come Rough Magic,
No Way Back, Heaven’s
Burning e Breaking Up.
E poi venne L.A.Confidential
e Crowe ha finalmente la possibilità di dimostrare all’America il suo
spaventoso talento. Nel provino - in parte incluso tra gli inserti
speciali del DVD del film - Russell conquista il regista Curtis Hanson,
che l’aveva visto per la prima volta cinque anni prima in Romper
Stomper. Ancora una volta l’attore interpreta un personaggio che
molti, Russell incluso, possono considerare non esattamente un “bravo
ragazzo”. In effetti è proprio qui la forza del personaggio di Bud
White, nel suo non essere immediatamente identificabile come uno che sta
dalla parte dei buoni. E’ volgare e violento, ma, nel corso del film,
Crowe riesce a far cogliere al pubblico quali motivi abbiano istillato in
Bud questo atteggiamento e come in realtà egli celi, dietro questa
facciata, una profonda delicatezza e integrità di sentimenti. In effetti,
Hanson ha dichiarato che uno dei motivi che l’hanno spinto a scegliere
un attore semi-sconosciuto in America per il ruolo chiave del film, è
stato proprio il fatto che il pubblico non sapesse cosa aspettarsi da
Crowe. Il primo piano che apre il film spinge a chiedersi chi ci stia
fissando con quello sguardo, se un “buono” o un “cattivo”; e
questa sottile capacità di Crowe di sviluppare lentamente il suo
personaggio, fino a farcelo comprendere in tutte le sue sfumature, è ciò
che rende straordinario e “reale” un personaggio di celluloide.
Il film conquistò la critica e il pubblico a Cannes
nel 1997, vinse numerosi premi, tra cui due Oscar, e fu oscurato solo da
un altro film di quell’anno, Titanic, ma fu immediatamente
accolto dagli amanti del cinema come “l’anti-Titanic”. Praticamente
nessuno riuscì ad ignorare il ritratto del brutale Detective White
delineato da Crowe, e la sua complessa interpretazione gli guadagnò un’universale
ammirazione e attirò l’attenzione di tutti quelli che contano a
Hollywood.
I copioni iniziarono ad arrivare a mucchi e, come
seguito di L.A.Confidential, Crowe
scelse Mystery, Alaska, nel
quale interpretava John Biebe, il capitano di una squadra di hockey
formata da dilettanti in una piccola cittadina dell’Alaska.
Subito dopo fu la volta di The
Insider, diretto da Michael Mann e con Al Pacino. Mann volle Crowe
per il ruolo del bolso cinquantatreenne Jeffrey Wigand e quando lo chiamò
per il provino, Crowe, che allora aveva 34 anni, gli chiese perché non si
cercava un attore che avesse all’incirca quell’età. Mann gli rispose,
posandogli una mano sul petto: “Non mi sono rivolto a te per la tua
età, mi sono rivolto a te per quello che hai qui dentro.” Il regista
più tardi paragonerà Crowe a Marlon Brando: “Guardate Fronte del
Porto o Un Tram Chiamato Desiderio, e vedrete questo puro,
potente talento. Questo è Russell per me.”
Mann non aveva ritenuto necessario che Crowe
ingrassasse per il ruolo, ma l’attore è un perfezionista ed è quasi
ossessivo nel suo lavoro per trasformarsi nei suoi personaggi. In una
sorta di mimesi da Actor’s Studio, ma senza l’artificiosità e l’accademia
dei suoi colleghi americani, Crowe lavora sul suo fisico, come sulla sua
psiche, per “diventare” il personaggio. Nel caso di Wigand, Crowe
riteneva che il peso lo avrebbe aiutato a mostrare l’impaccio di un’età
che non era la sua, conferendogli i movimenti goffi di un uomo tormentato
e incerto. In effetti, come ha dichiarato Mann, Russell è stato così
abile nel suo lavoro che “aveva preso a camminare come avrebbe camminato
Wigand stesso, anche se Wigand non avesse camminato a quel modo.” Crowe
ha quindi iniziato un regime di vita sedentaria ed è ingrassato di quasi
20 chili dedicandosi ad una “dieta” di bourbon e cheeseburgers. Per
interpretare Wigand, e rendere più credibile l’aspetto di un grigio
cinquantatreenne, Crowe si è anche rasato a zero i capelli per indossare
una parrucca. Tale operazione era resa necessaria dall’indomabilità
della sua folta chioma castana, che rifiutava qualsiasi tipo di intervento
dei truccatori.
Tutto ciò l’ha trasformato a tal punto rendendolo
così convincente, che l’Academy non ha potuto ignorare la qualità dell’interpretazione
offerta da Crowe nel film di Mann. The Insider ha dunque procurato
a Crowe la sua prima nomination all’Oscar come migliore attore
protagonista, superando, nella scelta dei membri dell’Academy,
addirittura lo stesso Al Pacino.
Ma il film che gli ha fatto vincere l’ambita
statuetta è stato il film successivo: quel Gladiator
campione di incassi della stagione cinematografica del 2000 che ha
trasformato Crowe da grande attore di talento a star mondiale.
Crowe stava ancora girando The
Insider quando i produttori di Gladiator
lo hanno cercato. Era così immerso in quel ruolo complesso che non voleva
alcun tipo di distrazione. Inoltre non esisteva ancora una vera e propria
sceneggiatura e quindi declinò l’offerta. Fu Mann stesso, ringraziando
Crowe per l’impegno e la dedizione che stava mettendo nel suo film, a
consigliargli di accettare la parte. Gli disse che sarebbe stato un pazzo
a farsela scappare e a perdere l’occasione di lavorare con Ridley Scott,
uno dei migliori registi della storia del cinema.
Alla fine Crowe firmò il contratto, ma solo a
condizione di poter dire la sua sul personaggio di Massimo Decimo Meridio.
Naturalmente un accordo del genere causò qualche tensione tra l’attore
e il regista durante la lavorazione, ma entrambi concordano sul fatto che
tali scambi di opinione creativi hanno permesso di ottenere gli ottimi
risultati che abbiamo visto, in termini di coerenza e di credibilità. Uno
degli elementi sui quali Russell ha insistito pare che sia stata la
possibile relazione amorosa con Lucilla. La produzione voleva naturalmente
una bella scena d’amore tra i due, con possibilmente qualche
inquadratura sexy che potesse fare la gioia delle fans di Crowe. Sembra
che la scena dovesse avere luogo quando i due si rivedono per la prima
volta dopo che Massimo è tornato a Roma, schiavo. Incatenato al muro
della cella, il gladiatore riceve la visita di Lucilla, la quale avrebbe
dovuto approfittare della situazione. Crowe si è opposto facendo notare
come il personaggio avrebbe perso credibilità: Massimo è a Roma per
vendicare l’assassinio del figlio e della moglie, della quale è ancora
profondamente innamorato. Per tutto il film continua a ripetere a se
stesso e al pubblico che non vede l’ora di ricongiungersi alla sua
famiglie nell’altra vita: come può un uomo di principi come Massimo
avere una relazione sessuale con un’altra donna dopo tutto questo? Crowe
l’ha avuta vinta e la produzione ha avuto solo un bacio tra i due verso
la fine del film, una sorta di bacio d’addio sostanzialmente
perdonabile.
Per impersonare il generale Massimo, Crowe ha dovuto
nuovamente intervenire sul suo fisico, perdendo il peso che aveva messo su
in sei settimane per interpretare Wigand. Ingenuamente pensava di essere
in grado di perderlo con la stessa velocità con cui l’aveva guadagnato,
ma in realtà gli ci sono voluti sei mesi. Mesi durante i quali si è
tenuto in allenamento lavorando nella sua fattoria in Australia, facendo
molta attività fisica occupandosi delle sue adorate mucche e dei pascoli.
Il risultato è stato però eccellente e tutti hanno potuto ammirare un
muscoloso gladiatore in grado di reggere combattimenti estenuanti.
Quando il 25 marzo 2001 Crowe è stato premiato con l’Oscar
come migliore attore protagonista per questo film, in molti si possono
essere chiesti quale criterio abbia guidato l’Academy per premiare
questa interpretazione piuttosto che quella dell’anno precedente, in cui
il talento dell’attore sicuramente aveva la meglio rispetto alla
presenza fisica dell’uomo. Inoltre si trattava sostanzialmente di un’interpretazione
in un “filmone” epico tipicamente hollywoodiano, non certo di una
caratterizzazione “politicamente” impegnata. A parte le solite
considerazioni politiche e di marketing che entrano sempre in gioco quando
si parla di Oscar, forse la migliore risposta l’ha data il produttore
Douglas Wick nel suo discorso di accettazione dell’Oscar a Gladiator come
miglior film: “Russell, con la forza del suo volto, ha riempito l’intera
arena”.
Subito dopo Gladiator, Crowe ha girato Proof
of Life, un film d’avventura, con Meg Ryan come co-protagonista.
I due attori, conosciutisi proprio sul set, hanno allacciato una
relazione, durata circa sei mesi. Il film non ha avuto un grandissimo
successo anche perché è probabilmente stato superato in clamore dalla
pubbicizzatissima storia d’amore tra le due star. Crowe tuttora ricorda
con stima e affetto la Ryan e sostiene che la loro relazione non ha
funzionato per motivi che non riguardano certo tutta la spazzatura
pubblicitaria riversata su entrambi, ma semplicemente per una difficoltà
a gestire le loro due vite così intense e impegnate.
Crowe sostiene anche che tra i due esistevano
difficoltà “logistiche” in quanto la Ryan desidera restare negli
Stati Uniti anche per rimanere vicina a suo figlio, mentre Crowe non
lascerebbe mai l’adorata Australia.
In effetti, pur non essendoci nato, Crowe considera l’Australia
la sua vera patria, perché ci è cresciuto e perché ne ha assorbito la
cultura e il modo di affrontare la vita. Qualche anno fa ha comprato una
tenuta/fattoria nelle vicinanze di Coff’s Harbour, a sette ore d’auto
a nord di Sydney, e vi ha trasferito tutta la famiglia. Alla fattoria,
dove alleva mucche Angus, senza però, dice lui, riuscire ad ucciderle
perché le ama troppo, torna appena ha del tempo libero e ama passare il
periodo di Natale dando gradi feste per amici e parenti.
Crowe si sente talmente legato all’Australia, che
anche sul lavoro cerca di portare avanti gli interessi del suo paese
adottivo. Durante le riprese di Virtuosity,
per esempio, è riuscito a fare inserire in una scena, girata nelle
vicinanze dello stadio olimpico di Los Angeles, la bandiera australiana.
In Proof of Life interpreta il ruolo di un australiano e, come ha
dichiarato, riesce finalmente a parlare con il proprio accento,
interpretando un personaggio australiano, istruito e che ha successo nel
proprio lavoro, in un film ad alto budget prodotto in America.
Il prossimo passo in questo suo personale omaggio all’Australia
sarà la lavorazione del film The
Long Green Shore, basato sul romanzo di John Hepworth sulla
partecipazione dell’Australia alla seconda guerra mondiale. Crowe, oltre
ad interpretare il personaggio principale, lo produrrà, ne scriverà la
sceneggiatura e lo dirigerà. L’attore spera con questo film di coronare
il suo sogno di portare i capitali americani in Australia, per lavorare ad
un film ad alto budget, girato in Australia e con attori e troupe
australiani.
Nel
marzo del 2001, subito dopo aver ricevuto l’oscar per Gladiator, Crowe
ha iniziato le riprese di un altro film che lo porterà alla nomination
all’oscar come miglior attore protagonista (la terza consecutiva, un
record): A
Beautiful Mind. Nel film, diretto da Ron Howard, Crowe interpreta
il ruolo del vincitore del premio Nobel per l’economia John Forbes Nash
Jr.,sulla cui vita il film è basato.
La
pellicola è uscita nelle sale americane il 21 dicembre, appena in tempo
per entrare nella competizione per la nuova stagione degli Oscar. Le
nominations per il film sono state in effetti numerose e tra le più
importanti ricordiamo quelle per il miglior film, la migliore regia, la
migliore sceneggiatura non originale, la migliore attrice non protagonista
per la bravissima Jennifer Connelly, tutti Oscar andati a segno e,
naturalmente la nomination per Russell. Crowe è stato in effetti
straordinario nel suo ritratto dello scienziato schizofrenico Nash,
conferendo alla sua recitazione una sottigliezza ed un carisma umano
straordinari. Il suo modo di esprimere sensazioni e stati d’animo con un
solo gesto od un solo sguardo raggiunge in questo film l’apice
artistico, ed è incredibile rendersi conto di come si sia immedesimato
nella parte al punto da crearsi tic ed ossessioni che sembrano parte di
lui stesso. L’intero film si regge sulla sua interpretazione magistrale
e, unanimemente, è stato considerato a dir poco “bizzarro” il fatto
che l’attore non sia poi stato in effetti premiato. Premiare come
miglior film un’opera che basa il suo appeal sulla maestria
dell’attore protagonista, e poi non premiare quest’ultimo, la dice
lunga sui giochi politici che reggono le sorti dell’Academy. Per dovere
di cronaca ricordiamo che la premiazione dell’Oscar 2002 è avvenuta
sotto il segno del dramma di New York e delle Torri Gemelle e dunque in
un’atmosfera molto segnata dal patriottismo americano. Inoltre,
nell’occasione si è voluto accentuare l’atteggiamento politically
correct premiando, sia nella categoria dell’attrice protagonista che in
quella dell’attore protagonista, due attori afroamericani, sottolineando
il valore politico della premiazione con l’Oscar alla carriera per
Sidney Poitier. Ci piace anche ricordare che, ad ogni modo, Russell ha
ricevuto numerosi altri premi per la sua interpretazione di Nash, tra cui
il prestigiosissimo Golden Globe e il premio del sindacato attori, che la
dicono lunga sul valore del suo lavoro nel film di Ron Howard.
Terminato
di girare A
Beautiful Mind, nel giugno del 2001, Crowe si è dedicato a quello che lui definisce il suo “night job”:
la musica. In effetti l’attore non ha mai abbandonato la sua prima
passione e tuttora si esibisce con la sua band Thirty
Odd Foot Of Grunts, di cui è il cantante e autore principale insieme
all’amico Dean Cochran. Crowe sostiene che per lui la musica è un mezzo
per esprimere veramente quello che sente e che, attraverso i testi delle
proprie canzoni, riesce a comunicare con genuinità le proprie emozioni.
Suona con la band ormai da 17 anni e non intende fare diventare questa sua
passione un veicolo promozionale, al punto che la maggior parte dei fans
conosce la sua musica grazie al passaparola e al sito internet della band,
piuttosto che grazie a campagne pubblicitarie radiofoniche o televisive.
Durante l’estate 2001 i TOFOG, come li
chiamano i fans, si sono esibiti in un tour degli Stati Uniti e ognuna
delle 16 date è andata esaurita in poche ore. Certamente tra il pubblico
c’era chi che era lì per vedere l’attore vincitore dell’Oscar in
carne e ossa, ma la maggioranza conosceva le canzoni ed era lì per la
musica.
Nonostante
i numerosi progetti in campo, tra cui anche un film sulla vita del famoso
pugile Jim Braddock, The
Cinderella Man, Crowe ha scelto, secondo il suo stile, di
selezionare con cura i copioni proposti e di lavorare con maggiore
tranquillità e serenità, dedicando il proprio tempo anche alla famiglia
e agli amici e, perché no, anche ad una donna. In effetti, nel corso del
tour promozionale per A
Beautiful Mind, nella tappa italiana a febbraio del 2002, Danielle
Spencer è comparsa nuovamente al suo fianco e, a spasso per le vie di
Roma, i due sembravano una coppia di fidanzati. Danielle è inoltre
apparsa sempre al fianco di Russell durante tutta la lunghissima stagione
dei premi di A
Beautiful Mind.
Dopo
A
Beautiful Mind, Crowe ha iniziato a girare nell’estate del 2002
il film di Peter Weir Master
and Commander (che circola anche con il titolo The
Far Side of The World), tratto dai romanzi di Patrick O’Brien.
Si tratta di una storia di ambientazione marinaresca, con tutto il
contorno di grandi velieri, fregate, marinai e avventure nella prima metà
dell’Ottocento. Russell interpreta il ruolo del capitano Jack Aubrey e
ci si augura che in questo suo nuovo film in costume egli dia ancora una
volta una prova magistrale della sua versatilità e della sua capacità
artistica. Al momento si conosce molto poco del film: è in circolazione
il trailer che ricorda molto da vicino quello di Gladiator,
puntato sulla mascolinità e sul carisma dell’attore protagonista, e si
sa che uscirà in America a novembre ed in Italia sotto Natale del 2003.
Nel
frattempo Russell si è preso una pausa per dedicarsi alla propria vita
privata: il
7 aprile 2003, giorno del suo trentanovesimo compleanno, ha sposato,
nella sua tenuta di Nana Glenn, l’eterna fidanzata Danielle Spencer,
coronando così una storia d’amore di anni ed un suo sogno personale:
farsi finalmente una famiglia.
Sempre
nell’ambito degli interessi privati, Russell è anche tornato ad
occuparsi del suo “night job” ed ha pubblicato, sempre in aprile, un
nuovo album dei TOFOG, Other Ways of
Speaking, nel quale è inserito anche un duetto con Chrissie Hynde.
Nel corso dell’estate la band ha previsto anche alcuni concerti in
America ed in Australia. Un modo per Russell per rilassarsi in attesa
dell'uscita e della promozione di Master and Commander.
(8 dicembre 2001, aggiornato il 7 luglio 2003)
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della pagina
*Chiedo scusa per il titolo
in inglese, so che siamo su un sito totalmente in lingua italiana, ma non
ho resistito. Questa frase è quella che viene stampata sugli inviti e gli
omaggi inviati ai membri dell'Academy Awards per sollecitare la
candidatura e il voto per un candidato all'Oscar. Mi sembrava il titolo
più adatto...
Già che ho rubato un po' di spazio, vorrei fare una
precisazione riguardo a ciò che state per leggere. Questa biografia, se
così si può chiamare, non vuole essere in alcun modo esaustiva; è solo
un tentativo di raccontare i fatti salienti della vita pubblica di Russell
Crowe. Purtroppo io non sono né sua amica, né sua sorella, né sua
moglie (!!!) e non ho alcun contatto diretto con lui. Come potete
immaginare, avrei voluto chiedere direttamente a lui se ciò che si legge
in giro sul suo conto è vero, ma, ovviamente, non mi è stato
possibile....
Ho cercato quindi di attenermi il più possibile a
fonti "autorevoli", ma non sempre si riesce a controllare ogni
cosa e, il fatto che una notizia sia riportata più volte, non ne fa
automaticamente una notizia vera. In ogni modo, il materiale che ho
utilizzato e rielaborato è frutto di ricerche e di tutte le letture,
interviste, trasmissioni radio e televisive che ho divorato e assimilato
in questi mesi di passione.
Una buona parte naturalmente proviene da Maximumcrowe,
fonte inesauribile per ogni Crowefan, ma ho raccolto notizie anche da
altri siti, cui va il mio grazie sincero: murphsplace, tofogsworld, the
gruntage, il perch, Mr. showbitz, per citare i principali. Spero di non
aver fatto torto a nessuno e di aver accontentato con questo lavoro il
maggior numero di fans italiani in cerca di notizie. BUONA LETTURA!
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