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La chiesetta di S.Pierin

Antica pieve di un abitato.

E' una piccola costruzione rettangolare con tetto a spioventi, chiusa da una facciata adorna di una tribunetta a conca situata sopra la porta, di una piccola feritoia a sinistra e, in alto, di una finestra a croce. Ai lati della porta d'ingresso si vedono, oggi, due ampie finestre aperte per far luce allorché la chiesetta venne privata di quelle a strombonatura che dovevano essere simili alle consorelle che si vedono dal di fuori sui lati lunghi della chiesa (precisamente quattro sul lato destro, due sul sinistro) in armonia con le tre dell'abside semi-circolare che chiude l'edificio a nord.
Il manufatto è tutto in mattoni di cotto.
All'interno (ad aula unica), sulle pareti laterali appaiono tracce di una
antica decorazione pittorica.

Il Fiocco, attribuisce tali dipinti alla fine del 1300, o agli inizi del 1400.
La chiesetta è senza dubbio antichissima come dimostrano, nella parte bassa, e nella tribuna absidale, le file di mattoni larghi e bassi, privi quasi di calce, ancora secondo la tecnica delle costruzioni romane, alla quale costruzione riconducono le murature costituite nel nocciolo non di laterizi, ma di un conglomerato di cemento e di coccio.
L'aspetto dell'antichissimo monumento non supera per importanza quello di una delle tante chiesette romaniche veronesi di campagna, ma la storia gli dà una importanza che supera di gran lunga il modestissimo valore della sua architettura. Sopra la porta si trova, infatti, una epigrafe barbaramente scolpita su un blocco di marmo bianco di Verona :

H PLEBS PORTI ANTIQUA, EHI SUO TRATORIO SITA M.C.L.X.I. CUR. CU. F. TPABAT.

ET HA BALDOINO. FU. ERAT.
Il Fiocco dava la seguente traduzione :

"Questa è la pieve antica di Porto, sita tuttavia nel suo territorio, ricostruita,

nel Millecentosessantuno per opera di Balduino, imperatore Federico".

La traduzione non è letterale, non lo per metteva, infatti, la scorrezione della forma, ma è appunto la traccia dell'ignoranza barbarica che dà la prova più sicura della originalità di questa epigrafe. Teratorium per territorium ci permette di confrontarla con altre scritte medioevali veronesi, specialmente per la abbreviazione di Federico segnata da una sola F.
Anticamente la chiesetta era la pieve, cioè la parrocchiale di un abitato chiamato Porto, il quale - nel 1161 - non doveva più essere tanto vicino all'edificio se il restauratore sentiva il bisogno di spiegare che questa si trovava tuttavia nell'ambito del territorio.
S.Pierin era dunque l'antica pieve di un paesetto che eventi storici avevano allontanato dalla « madre », paese che aveva ora una nuova parrocchia da cui la nostra chiesetta sentiva di dipendere. Un pietoso Balduino la restaura nel 1161, regnando Federico Barbarossa.
Evidentemente questo Balduino dovette essere molto noto nella zona e molto devoto, oltreché a Dio all'Imperatore, quindi, con molta probabilità, un ghibellino. Uno storiografo medioevale, Ottone da Frisinga, nelle sue cronache parlando della battaglia avvenuta nel 1142 tra Veronesi e Padovani a cagione del porto e dell'assestamento dell'Adige ci dice che un ramo del fiume passava a sinistra di Bevilacqua, pressappoco nell'alveo dell'attuale fiume Fratta. Su detto ramo avvenne la battaglia tra Padovani e Veronesi: vinsero i Veronesi; allora il «diritto di catena» fu trasportato dal vecchio alveo dell'Adige, a quello vero appartenente tutto ai Veronesi.
Il paesello, sorto a cagione del passaggio o porto del fiume, rinacque cosí, quasi per caso, e con il suo vecchio nome, accanto ad un altro abitato a cui la fortuna e il progresso dovevano in seguito legarlo indissolubilmente.
Dalla lettura dell'epigrafe della nostra Chiesetta sorge spontaneo un altro interrogativo: chi era il Balduino che vi è ricordato? Il suo nome, accanto a quello del Barbarossa, fa pensare ad un ghibellino, ed essendo senza alcun titolo. fa pensare ad una famiglia che doveva essere molto conosciuta nel paese in cui sorge la chiesetta. Il pensiero corre facilmente ad uno della famiglia della Scala, i cui protagonisti a quei tempi non erano ancora molto famosi, ma tuttavia già facoltosi e noti nel contado tanto da concedere territori a Guglielmo Bevilacqua divenuto loro partigiano.

La piccola chiesa di S.Pierin, nella sua modesta struttura architettonica, sarebbe quíndí testimone di avvenimenti storici importantissimi per la zona.

 

( tratto dal libro : "Chiese Romaniche del medio e basso veronese" di Luigina Tregnaghi).

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