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La moneta veneta

Le monete d'oro della zecca di Venezia.

Dopo l'uscita dai "secoli bui" dell'alto Medioevo, per un notevole periodo di tempo le emergenti potenze economiche mediterranee (e in particolare Venezia, Genova e Firenze) per le loro transizioni commerciali, avevano a disposizione una quantità sufficiente di monete d'oro e d'argento già battute da tempo da altre zecche, principalmente quelle bizantine e arabe.

Fra queste, la moneta base era il dinar arabo, che aveva un contenuto di oro fino (cioè a 1000 millesimi) e un peso di circa 3,5 grammi.

Da tener presente che questi tipi di monete arabe negli scritti notarili del tempo erano denominati molto spesso "marabottini" o "massamutini".

Ma ad un certo punto queste monete non bastarono più.

Un fenomeno analogo era già avvenuto circa 1500 anni prima (IV sec. a.C.) allorché alle popolazioni padane non furono più sufficienti per le loro necessità le monete marsigliesi, dette "massaliote" dall'antico nome di Marsiglia ("Massalia") fino ad allora impiegate.

Nacquero così le prime monete battute nell'Italia Cisalpina (le monete locali), dando così

inizio da parte delle zecche di Venezia, Genova e Firenze (fine del XII -inizio del XIII secolo d.C.) la coniazione di monete d'oro di fabbricazione propria.

Pare certo comunque che la coniazione dello zecchino veneto (chiamato allora ducato), abbia avuto inizio 30 anni dopo di quella del fiorino, e del genovino.

Per inciso, il termine "oro zecchino" come sinonimo di oro puro deriverebbe proprio dal nome dello zecchino veneto che a quei tempi significava "moneta d'oro della zecca".

Comunque, per tutti questi tipi di monete, si tratta di pezzi d'oro praticamente puro, del peso di gr. 3,5 - 3,55, del diametro di poco superiore ai 20 mm., e molto sottili, come del resto accade per la quasi totalità delle monete dell'epoca, di qualsiasi metallo esse siano.

Particolare curioso :

poiché come è noto, l'oro puro è più tenero dell'oro legato con argento o rame, la sua bontà nelle monete veniva empiricamente provata piegando le monete stesse e poi raddrizzandole.

Quante monete d'oro di quel tempo presentano le tracce della piega lungo una linea corrispondente al diametro!

Lo zecchino veneto ci mostra da una parte il Doge inginocchiato davanti a San Marco, e dall'altra il Redentore entro una "mandorla" di stelle.

Per quanto riguarda Venezia la primogenitura riguardo alla coniazione valse obbiettivamente a far mantenere lo zecchino nei traffici internazionali, il primo posto nella fama e nella diffusione, come provano fra l'altro le numerosissime imitazioni da parte di molte zecche, sia italiane che di altre nazioni europee e del vicino Oriente.

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