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LA CHIMICA SARONIO

 

Sviluppo e crisi di uno dei più importanti insediamenti industriali

Lo sviluppo delle fabbriche, le lavorazioni inquinanti, il degrado ambientale
 

La storia dell’Industria Chimica Saronio

4° PARTE

 

La fase di indagine

Nella primavera 1978 si conosce l’esito delle analisi sui primi rilievi effettuati dal Consorzio Sanitario di Zona sull’ area della discarica: i  campioni, troppo limitati per essere esaustivi, confermano comunque la presenza di ammine aromatiche.

Gli eventi immediatamente seguenti sono la sospensione definitiva dei lavori FS da parte del Comune e la convergenza dei diversi enti coinvolti in un programma per una più ampia campagna di prelievi sull’area della discarica.

Nel novembre del 1978 l’Ufficiale Sanitario di Melegnano dispone di effettuare una campionatura completa con 20 prelievi.

Contemporaneamente, un documento del CSZ (a firma congiunta CSZ, SMAL e Ufficiale Sanitario) fornisce il quadro conoscitivo sui processi produttivi dell’ex Industria Chimica, ricostruito prevalentemente attraverso testimonianza dirette. Tale quadro è essenziale per orientare le analisi della nuova campionatura.

Nel luglio 1978 il Comune ordina alla C.G.P. di riportare nella discarica, seguendo le prescrizioni sanitarie, le terre accumulate lungo la sponda del Lambro (nell’area che originariamente era occupata dalle vasche di decantazione dell’Industria Chimica).

 
I cittadini di Melegnano e l’Amministrazione

Cresce intanto l’attenzione dei cittadini intorno a questi eventi.

Attivo e vigile fin dalle prime battute della vicenda è il Comitato Salvaguardia Ambiente Zona 2, che rappresenta i residenti nei quartieri sorti sulle aree a sud dello stabilimento, originariamente di proprietà dell’Industria Chimica ma edificati a scopo produttivo.

Nel marzo 1979 in Municipio si tiene un incontro con due ex dirigenti dell’Industria Chimica, il dottor Mochi e l’ingegner Vinello, che si dimostrano nell’occasione alquanto vaghi ed evasivi tanto sulla discarica quanto sull’attività dello stabilimento.

L’Amministrazione chiede allora ufficialmente all’ACNA di fornire informazioni sulle lavorazioni e i prodotti dell’ex Industria Chimica, ma l’ACNA risponde di non possedere più alcuna documentazione in proposito.

Il 7 maggio 1979 si tiene il Consiglio Comunale dedicato al problema della discarica, a cui partecipa il dottor Emilio Volturo dello SMAL e il professor Cavallaio, direttore del Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi.

Nel giugno 1981 sono resi noti i risultati delle analisi dei complessivi 22 prelievi (20 nell’area della discarica, ricadente in parte in territorio comunale di Melegnano, in parte in quello di Cerro al Lambro, 2 in area delle ex vasche di decantazione, lungo la sponda del Lambro.

 
Gli interventi sull’area della discarica

Occorrono tutti gli ultimi dieci anni per attuare gli interventi di messa in sicurezza dell’area della discarica lungo il nuovo tracciato ferroviario.

I lavori, terminati alla fine di giugno del 1998, sono preceduti da una lunga fase preliminare dedicata alla progettazione dell’intervento, al reperimento delle risorse finanziarie e all’esproprio da parte dei Comuni di Melegnano e di Cerro al Lambro delle porzioni di aree interessate dalla discarica ed esterne alla fascia già acquisita dalle FS per la costruzione della linea veloce.

Il progetto si basa sul presupposto, condiviso dalle autorità sanitarie, che sia più sicuro il confinamento dei terreni inquinati piuttosto che la loro asportazione o movimentazione. Prevede quindi la perimetrazione dell’area, la copertura con sabbia e poi con teli impermeabili della zona contaminata, la raccolta controllata delle acque meteoriche.

 La regione si accolla il costo dell’intervento nell’ambito dei contributi straordinari ai Comuni interessati dal quadruplicamento della linea ferroviaria, previsti dalla legge regionale n°42 del 18.8.’88. In base alla legge vengono erogati 500 milioni a Melegnano e 1.280 milioni a Cerro al Lambro, mentre gli espropri restano a carico dei due Comuni.

In seguito alla lievitazione dei costi di intervento si rendono in seguito necessari due provvedimenti.

In comune di Cerro al Lambro viene stralciato l’intervento sull’area lungo il Lambro interessata in origine dalle vasche di decantazione dell’Industria Chimica, ed è a tutt’oggi aperto il confronto tra la Regione e il Comune sulle modalità delle opere da eseguire.

Al Comune di Melegnano (1997) invece la Regione concede un ulteriore contributo di 300 milioni per coprire la revisione prezzi e i costi di un piano di monitoraggio richiesto dalla Regione stessa. Tale piano, in procinto di esecuzione, prevede la costruzione di due pozzi a diversa profondità per il prelievo e l'analisi periodica delle acque di falda. I lavori di sconfinamento della discarica Saranio di sono conclusi il giugno 1998.

Nel frattempo è avvenuto un altro ritrovamento di terreni inquinati dall’ex Industria Chimica: in una zona, fortunatamente molto circoscritta, all’interno del Parco delle Noci.

Qui l’Amministrazione ha fatto asportare il materiale inquinato, spostato in sicurezza in altra posizione, dalla quale dovrà essere definitivamente allontanato e smaltito. Per la realizzazione di tale intervento sono goà stanziati nel bilancio comunale 65 milioni.

 
Ma il caso Melegnano non è isolato

In Lombardia ne esplodono altri, ancora sempre legati all’ACNA. La bonifica dei terreni e delle vasche piene di fanghi tossici dell’ex stabilimento ACNA di Cassano Maderno, con la realizzazione di una doppia barriera di pozzi a protezione della falda idrica verso Milano, costerà 100 miliardi.

L’onere è sostenuto in parte dalle aziende che hanno acquisito le aree per insediarvi le loro attività, Basf e Dibra, in parte dall’Enichem, erede naturale dell’ACNA.

 
A Riozzo restano i ruderi del vecchio Centro Chimico Militare

In territorio comunale di Cerro al Lambro permane la presenza inquietante dell’ex Centre Chimico Militare, inattivo dagli anni ’40. Il Comune da anni reclama per lo stato di gravissimo degrado delle strutture edilizie, abbandonate ormai da cinquant’anni.

L’espansione della frazione di Riozzo, con la costruzione di una recente lottizzazione residenziale proprio a ridosso dell’ex stabilimento, ne rende quanto mai urgente lo smantellamento.

Sulla possibile riconversione dell’area a usi compatibili con il contesto abitativo pesa il dubbio di un probabile inquinamento del terreno, legato alla tossicità delle lavorazioni e produzioni che vi venivano svolte,

Il braccio di ferro che da vent’anni ha visti impegnati il Comune e il Demanio militare non ha ancora portato a una soluzione del problema.

Una prima ipotesi di riutilizzo aveva valutato la possibile costruzione di alloggi militari da parte del Comune, da concedere in permuta al Demanio per un valore corrispondente a quello dell’area.

Ma la stima del valore dell’area e degli immobili fatta nel 1980 dall’UTE di Milano (1.207.000.000 di lire) era stata contestata dal sindaco Piero Rossi, che aveva minacciato di emettere un’ordinanza di demolizione dei ruderi e di risanamento igienico-ambientale della zona.

Nel 1984 il Comune aveva avanzato la richiesta che l’area fosse ceduta gratuitamente, per poter a proprie spese compiere la demolizione e riutilizzarla a scopi di interesse pubblico.

Ancora nel 1985 la Direzione del Genio Militare aveva escluso per l’area una funzione che non fosse esclusivamente militare.

Solo nel 1992 è cessata la pratica di utilizzo dell’ex stabilimento come area di addestramento militare, con impiego di munizioni a salve e di artifizi esplosivi.

Nel Piano Regolatore vigente l’area è destinata a industria e artigianato (Zona D1) e in parte a standard, ed è soggetta a piano esecutivo.

Starebbe ormai per concludersi la trattativa che consentirà l’acquisizione dell’area da parte dell’amministrazione comunale di Cerro al Lambro

 

 

Ricerca storica a cura dell’arch. Giovanna Longhi (ha collaborato l’ing. Carlo Marchesini)
Luglio 1998, proprietà: Comune di Melegnano, diritti riservati.

Trascrizione di "La storia dell’Industria Chimica Saronio"
tratto dall’INSERTO del periodico "Città di Melegnano"
Anno 3° numero 19 ottobre 1998

 

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