COMITATO OVEST MELEGNANO |
LA CHIMICA SARONIO
Sviluppo e crisi di uno dei più importanti insediamenti industriali
Lo sviluppo delle
fabbriche, le lavorazioni inquinanti, il degrado ambientale La storia dell’Industria Chimica Saronio
La Chimica Saronio del dottor Saronio La storia dell’Industria Chimica di Melegnano, dalla sua nascita (nel 1926) fino al momento della cessione all’ACNA nel 1963, coincide con quella del suo fondatore e titolare: il dottor Piero Saronio. Nato nel 1886, Saronio si laurea in Chimica Pura a Pavia nel 1911 con il massimo dei voti. Nel 1926 acquista lo stabile di proprietà della Latteria di Locate Trulzi a Melegnano, sulla via per Carpiano, dove si insedia con un gruppo di collaboratori. E’ questo il primo nucleo dell'Industria Chimica: nell’ex latteria vengono sistemati gli uffici, mentre nell’area circostante cominciano a sorgere i fabbricati produttivi. Saronio è considerato un pioniere nel campo delle materie coloranti. All’epoca, in Italia, la chimica è limitata a poche attività di dimensioni artigianali e il mercato è totalmente dipendente dai brevetti tedeschi. In questo settore produttivo infatti vige una ferrea spartizione del mercato mondiale tra le due maggiori potenze industriali: quella tedesca (Bayer, Badishe, Agfa, Hoechst, riunite nel cartello della I.G. Farben-Industrie A.G.) che con l’unica eccezione del potente nucleo di aziende elvetiche (Ciba, Geigy, Sandoz) detiene il monopolio del mercato europeo, e quella angloamericana, che domina incontrastata il resto del mercato mondiale, compreso quello coloniale di Asia, Africa, Australia. Sfruttando le sue conoscenze ed estendendo
in prima persona la rete delle relazioni commerciali, Saronio allaccia rapporti
preferenziali con tutte le maggiori aziende tessili italiane, e in particolare
trova l’incondizionato sostegno degli industriali lanieri dell’area di Biella. Tra il 1926 e 1935: si costruisce lo stabilimento Fin dal primo decennio di attività l'industria Chimica conosce un intenso sviluppo sia edilizio che occupazionale. Alla disponibilità di mano d’opera proveniente dall’agricoltura si aggiungono anche i disoccupati delle prime crisi aziendali. E’ il caso dell’unica altra grande industria di Melegnano, il Linificio & Canapificio Nazionale (ex Linificio Trombini), che chiude nel 1930 licenziando più di 1000 addetti. Nel 1932 un incendio distrugge alcuni reparti e il deposito dei prodotti. I rudimentali capannoni vengono immediatamente ricostruiti. Nei laboratori si svolgono le ricerche e le prove sui nuovi prodotti che vengono poi trasferiti alle fasi successive: prima alla fase semi-industriale e poi a quella della produzione in reparto. Nel 1934 l’Industria Chimica ha quasi
saturato il lotto in cui sorgeva la preesistente Latteria e risulta evidente che
le costruzioni rappresentate sono più numerose di quante non risultino
ufficialmente autorizzate fino a questo momento. Dal 1935 l’Industria Chimica comincia a godere di privilegi speciali Il 1° settembre del 1935 scattano le norme restrittive in materia edilizia che vietano ai Comuni di accordare permessi per nuove costruzioni. All’Industria Chimica saranno tuttavia concesse le autorizzazioni richieste, in base al Decreto prefettizio del 25 febbraio dello stesso anno, che ammette come eccezioni i casi ritenuti di interesse pubblico. Come avviene per la Monti & Martini, che proprio negli anni ’30 conosce il suo più rapido sviluppo, anche l’azienda di Saronio ha in questo periodo una forte crescita edilizia e produttiva. E’ l’amministrazione comunale stessa a facilitare l’espansione delle sue due maggiori fabbriche, rivendicando per entrambe l’interesse pubblico, identificato da un lato nella garanzia dei livelli occupazionali (nel 1930 aveva chiuso il Linificio & Canapificio Nazionale) e dall’altro nella produzione di diretta utilità bellica. Del resto il Duce in persona aveva fatto visita allo stabilimento nel 1934 e in seguito a questo evento si era dato impulso alle produzioni di chimica organica rivolte alla difesa e potenziamento delle forze armate. Nel 1937 l’azienda presenta il progetto di costruzione di altri otto edifici, destinati a laboratori di ricerca e lavorazione. Nel 1939 il Commissario prefettizio segnala
al tecnico comunale, l’ingegner Giuseppe Zari, che la vigilanza urbana ha
riscontrato nella zona vicino alla ferrovia, in aree dell’Industria Chimica,
attività di costruzione non autorizzate. Dopo pochi giorni, con richiesta di
nulla osta predatata, l’azienda presenta il progetto di due capannoni. I
disegni, redatti frettolosamente per evitare una denuncia, risultano ancora più
sommari del solito. Latte fresco tutti i giorni per gli operai dell’Industria Chimica Fin dal 1935, data la pericolosità delle lavorazioni, Saronio aveva visto la necessità di introdurre in fabbrica il medico permanente. Nel 1936 rivolge al Podestà di Melegnanola seguente
richiesta: «Il sottoscritto, proprietario dello Stabilimento Industria
Chimica, sito in Melegnano – via Carpiano – compreso della necessità che parte
del Personale, per la lavorazione particolare cui viene adibito, prenda durante
il lavoro del latte di vaccina di fresca mungitura, è venuto nella
determinazione di passare all’impianto nello Stabilimento di una piccola
vaccheria. Il podestà, sentiti il Veterinario consorziale e l’Ufficiale Sanitario, autorizza l’insediamento della vaccheria (il fabbricato si colloca all’interno dello stabilimento, in via Pellegrino Origoni). INDICE 1°PARTE 2°PARTE 3°PARTE 4°PARTE Scarica l'articolo originale
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