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Le teorie
passano. la rana resta.
Rostand
La storia della biologia è attraversata da una battaglia tra due concezioni
opposte della vita.
Secondo la prima di queste due concezioni, gli oggetti animati sono
considerati essenzialmente differenti dalla materia inanimata, cosicché non
si può pretendere di imparare la natura della vita
dallo studio degli oggetti inanimati.
In poche parole, secondo questa concezione esistono due categorie distinte
di leggi naturali:
. Una per gli esseri animati
. Una per quelli inanimati.
Questa è la concezione vitalistica e la
possiamo far risalire ad Aristotele
(384-322 a.C.).
Essa dominò incontrastata il pensiero scientifico dell’Occidente fino al XVI
secolo.
La filosofia del vitalismo fu enunciata con chiarezza da un medico tedesco,
Georg Stahl (1660-1734), famoso
soprattutto per la teoria del flogisto,
una sostanza che secondo lui esisteva nelle sostanze capaci di bruciare,
come il legno, o di arrugginirsi, come il ferro. Quando il legno bruciava o
il ferro arrugginiva, il flogisto si liberava nell’aria e, siccome era più
leggero dell’aria, questo comportava un aumento di peso per il metallo.
Stahl sosteneva che gli organismi viventi non erano retti da principi
fisici, ma da principi completamente diversi, per cui lo studio della
chimica e della fisica del mondo inanimato non avrebbe permesso di
apprendere molto sul conto della biologia.
Dopo la rivoluzione scientifica inaugurata da Galileo e la conseguente
affermazione del metodo sperimentale, cominciò a subentrare nella comunità
scientifica un altro approccio anche per quel che riguarda lo studio degli
esseri viventi: non era possibile – si chiedevano gli scienziati – che un
organismo vivente fosse semplicemente una serie di sistemi meccanici
complicati e interconnessi? Il più importante filosofo dell’epoca, il
francese Descartes, o Cartesio come è
più conosciuto, fu attirato dalla concezione del corpo come congegno
meccanico.
Questa teoria è nota come meccanicismo.
E’ chiaro che questa concezione, almeno nel caso dell’uomo, si
scontrava pericolosamente con le credenze generalmente accettate a quell’epoca;
e Cartesio si premurò di far notare che la macchina-corpo umano non
comprendeva la mente e l’anima, ma soltanto la struttura fisica di tipo
animale.
Le sue teorie ebbero un’influenza notevole su tutti i suoi contemporanei, e
vi furono fisiologi che cercarono di spingere la teoria meccanicistica fino
alle estreme conseguenze.
Un medico olandese contemporaneo di Stahl, Hermann Boerhaave, che era tanto
famoso da venire chiamato “l’Ippocrate olandese”,cercò di dimostrare come
tutte le attività del corpo
seguano i principi della fisica e della chimica, secondo i canoni della
teoria meccanicistica. |