Una
'guida turistica' realizzata da chi vive nelle Cinque Terre. Curiosità,
sentieri inediti, tutto sull'area Marina Protetta, la Via dell'Amore
tra Manarola e Riomaggiore, la vendemmia e il vino Sciacchetrà delle
5 Terre.
tratto
da "MI RITORNA IN MENTE" di Caterina Bonanni. Terza Ed.
Luglio 1998. Prog.Graf. di G.Mazzini. Tutti i diritti riservati.
Il giorno delle nozze.
Mi sono sposata con
Eugenio dei “Chenin” il 27 Maggio 1944 in piena seconda guerra mondiale
ed abbiamo festeggiato da poco le nozze d’oro. Mi fidanzai che ero
ancora giovincella, ci conoscemmo durante le passeggiate sulla via
dell’Amore, via che allora era frequentata solo dai paesani ma che
adesso è conosciuta in tutto il mondo. Dopo un lungo fidanzamento,
e siccome la guerra non finiva mai, decidemmo di sposarci. La stoffa
per il vestito me la procurarono degli amici che avevano un negozio
a Genova e per le scarpe usammo un pezzo di sughero e un vecchio capello
del nonno. Il viaggio di nozze ci venne offerto da un amico di Eugenio:
la meta fu Levanto. In quel periodo i treni non transitavano frequentemente
così, recatici alla stazione, il capostazione gentilmente fermò un
treno merci. Ci imbarcammo su un carro dove c’erano cumuli di fieno
e scendemmo a Levanto dove il soggiorno fu breve; il giorno seguente
infatti ritornammo a casa. Questo fu il nostro viaggio di nozze. Il
pranzo di nozze si fece in casa anche perché in paese non c’erano
ristoranti: era così per tutti . Per i preparativi, innanzi tutto,
si dovevano sgomberare i locali dai mobili; per le vettovaglie naturalmente
quello che era in casa non era sufficiente, allora una decina di giorni
prima delle nozze si andava in casa di parenti ed amici che ci prestavano
tutto quello che serviva per l’occasione; chi dava i bicchieri, chi
i piatti, le posate ecc.; per le sedie ci si rivolgeva alla chiesa
e per le tavole ci pensavano i muratori (tavole da ponteggio). Le
amiche della sposa davano una mano per il trasporto di tutto quanto
occorreva, era un avvenimento molto sentito. Per chi non aveva il
posto in casa propria, c’erano famiglie che mettevano a disposizione
gentilmente la loro. Mi ricordo che la casa dei “Pasqualetti” , di
proprietà del Dr. Torti, aveva una grande sala che ospitava anche
cinquanta persone: lì si sono fatti molti banchetti di nozze. Il giorno
dopo la festa si riconsegnava tutto, purtroppo qualcosa non rientrava
perché si era rotta. Il menù del nostro pranzo: tagliatelle fatte
in casa dalla nonna, coniglio e agnellino allevati per l’occasione,
i pescatori ci regalarono un paniere di pesci (boghe) e, al posto
della torta nuziale, “anicini” cotti nel forno del paese. .