Una
'guida turistica' realizzata da chi vive nelle Cinque Terre. Curiosità,
sentieri inediti, tutto sull'area Marina Protetta, la Via dell'Amore
tra Manarola e Riomaggiore, la vendemmia e il vino Sciacchetrà delle
5 Terre.
tratto
da "MI RITORNA IN MENTE" di Caterina Bonanni. Terza Ed.
Luglio 1998. Prog.Graf. di G.Mazzini. Tutti i diritti riservati.
I
miei genitori Bice
e Andrea.
Mio padre si chiamava
Andrea, ma nessuno lo chiamava con il suo vero nome nemmeno in famiglia.
Ebbe padrino di battesimo un deputato,certo Farina, così diventò “Farinotto”.
Finite le elementari con buon esito, si interessò al proseguimento
dei suoi studi uno zio paterno don Simone Bonanni, canonico della
cattedrale di Sarzana. Frequentò le scuole tecniche in un collegio
di Brugnato, ma dopo qualche anno lo zio morì e lui tornò a casa.
Trovò lavoro presso l’Arsenale di La Spezia dove ebbe come capo operaio
un certo Sig. Rossi, una persona molto perbene che lo prese a ben
volere e lo seguì come un figlio. Questa amicizia si è tramandata
nel tempo e ancora adesso siamo in rapporti affettuosi con i discendenti
del Sig. Rossi. Quando scoppiò la prima guerra mondiale, soldato di
leva in fanteria, fu inviato al fronte. Dopo un anno di trincea fu
fatto prigioniero e mandato in Germania a Mauthausen in un campo di
concentramento. Raccontava sovente i disagi, le sofferenze e la fame
che aveva patito ; come ricordo ho le lettere che spediva al padre
perché gli inviasse qualche pacco di viveri, ma non sempre arrivavano
a destinazione anche se ciò avveniva tramite la Croce Rossa Italiana.
Finita la guerra tornò a casa provato nel fisico e nello spirito;
dopo un po’ di tempo trovò lavoro in uno stabilimento privato a La
Spezia, da un certo Patrone, dove si costruivano macchinari vari.
Si fece subito notare per la sua intelligenza e disponibilità e il
padrone era molto orgoglioso di averlo fra i suoi operai. In poco
tempo diventò un operaio specializzato e fu anche un bravo disegnatore
e collaboratore: non voglio peccare di presunzione ma sono certa che
non c’era mestiere che lui non sapesse fare, dall’idraulico all’elettricista
al falegname: infatti a casa pensava tutto lui. Aveva imparato anche
ad aggiustare gli orologi e lo faceva per tutto il paese; fu anche
un precursore nel campo degli infissi in alluminio. Con questo metallo
costruì le persiane di casa ed una barca che è stata per noi ragazzi
oggetto di divertimento e di pesca durante l’estate; costruì anche
un modello di veliero del 1700 che tiene in gran cura mio figlio Valter.
Da ragazzo era diventato amico di un sacerdote pittore , certo don
Antonio Pasini; si appassionò alla pittura lasciandomi dei disegni
a carboncino fatti all’età di sedici anni che conservo ancora. In
seguito fece amicizia anche con il pittore Flavio Bonanni, che in
estate soggiornava a Riomaggiore essendone nativo, e con lui si perfezionò.
Coltivò questo suo hobby fino alla fine dei suoi anni e così ci ha
lasciato tanti quadri: cari ricordi cui guardo sempre con tanta tenerezza.
Era un uomo molto gentile ed educato ma anche molto schivo, non sapeva
e non voleva mettere in risalto le sue doti. Noi figli avevamo un
grande rispetto e amore verso di lui e fu la mamma che, essendone
profondamente innamorata, ci fece apprezzare le sue qualità quando,
ancora ragazzini, da soli non potevamo capire. La Bice aveva sposato
mio padre nel 1921 in un momento in cui molti del paese emigrarono
in America e così anche mio padre volle tentare l’avventura ma dopo
poco tempo ritornò in patria: la sua salute cagionevole, dopo i postumi
della guerra, non gli consentì di sopportare il clima di quei luoghi
ma forse fu anche la nostalgia per aver lasciato una giovane sposa
e la figlioletta che adorava. Fu riassunto con piacere nello stesso
stabilimento che aveva lasciato per la parentesi americana e vi rimase
fino all’età della pensione.
I miei genitori trascorsero il periodo della vecchiaia, abitando con
la famiglia di mio fratello Stelio, nella casa alla Marina dove mio
padre era nato; mia sorella Giulia ed io eravamo sposate e abitavamo
in paese ma tutti i giorni ci recavamo a far loro visita.
Sono invecchiati serenamente anche grazie al buon rapporto che hanno
avuto con la brava nuora Maria che li ha accuditi con tanto affetto.
Hanno cercato sempre di non procurarci preoccupazioni, sono stati
per noi un esempio di vita.