Una
'guida turistica' realizzata da chi vive nelle Cinque Terre. Curiosità,
sentieri inediti, tutto sull'area Marina Protetta, la Via dell'Amore
tra Manarola e Riomaggiore, la vendemmia e il vino Sciacchetrà delle
5 Terre.
tratto
da "MI RITORNA IN MENTE" di Caterina Bonanni. Terza Ed.
Luglio 1998. Prog.Graf. di G.Mazzini. Tutti i diritti riservati.
La
mia famiglia
La nonna.
La nonna si chiamava
Giulia, “Giulina” in dialetto. Era figlia di pescatori “I Feriei”.
Conobbe il pittore Telemaco Signorini che soggiornò a Riomaggiore;
il padre fu uno dei suoi amici più cari. Si sposò giovanissima, ebbe
nove figli . Una figlia, Caterina, le morì, già sposa, nell’epidemia
di spagnola che mieté tante vittime dopo la grande guerra del 15/18:
quando io nacqui ne ereditai il suo nome. Un’altra figlia, di nome
Maria, andò sposa in un altro paese delle “Cinque Terre “ Vernazza;
ella è stata la zia con la quale ho vissuto gli anni della mia infanzia
e di conseguenza sono stata legata a lei da tanto affetto. Ricordo
la nonna come una donna eccezionale, laboriosa, instancabile; si occupava
del lavoro dei campi, delle pecore, delle galline, filava e tesseva
la lana, faceva il pane e lo cucinava nel forno a legna. Non aveva
frequentato la scuola ma conosceva i numeri, contava a ventine, diceva
che “ per arrivare a cento ci vogliono cinque ventine” . Era molto
buona e comprensiva, mi insegnò tante cose che poi mi sono servite
nella vita. Al mattino si alzava prestissimo, era ancora notte e già
si metteva a lavorare la maglia, e, per non consumare la corrente
elettrica, adoperava un lumicino ad olio ; quando spuntava l’alba
partiva per la campagna con un pezzo di pane e qualche fico secco.
Quando arrivava era sera, cenava e dopo poco si addormentava sul tavolo.
Avevo una venerazione per lei, spesso la vedevo triste e cercavo di
capire il perché: quando diventai più grande me ne feci spiegare la
ragione e capii che non poteva dimenticare la morte di quella figlia.
Ebbe anche un altro dolore che si portò nella tomba: un figlio quattordicenne
si imbarcò su una nave e sbarcò in America, non tornò più in patria
e morì senza rivederlo. Allora non c’erano i telefoni e le notizie
arrivavano due volte l’anno a Natale e a Pasqua. Dopo essersi occupata
per tanti anni di noi nipoti, fu molto felice quando mi sposai e le
regalai due pronipoti: Renzo e Valter. Allora i figli nascevano in
casa e lei mi fu di grande aiuto nell’assisterli e nell’allevarli.
Il filo che mi legava a lei non si è mai spezzato e nonostante siano
passati cinquant’anni dalla sua morte la penso sempre.