tratto
da "MI RITORNA IN MENTE" di Caterina Bonanni. Terza Ed.
Luglio 1998. Prog.Graf. di G.Mazzini. Tutti i diritti riservati.
Ricordo
di una tragedia.
La batteria Racchia
era in quel tempo presidiata dalla Marina Militare perché punto strategico
per la difesa della costa da eventuali incursioni nemiche provenienti
dal mare. Un giorno, una barca di pescatori del luogo, andando a calare
le reti per procurarsi un po' di pesce da mangiare, si avvicinò troppo
alla scogliera cosicché il militare di guardia, volendo farli allontanare,
sparò un colpo di moschetto che provocò, forse involontariamente,
una disgrazia. Un ragazzo che si trovava sulla barca fu infatti colpito
e ferito gravemente. Ricordo con raccapriccio quel giorno: tutta la
popolazione, avvertita, era accorsa sullo scalo pensando di poter
prestare aiuto ma purtroppo tutto fu vano, il giovane morì dopo poche
ore.
Le famiglie.
Le famiglie, intorno
agli anni trenta, erano molto numerose non solo perché nascevano molti
bambini ma anche perché vivevano insieme diversi nuclei familiari.
C’era il padre capofamiglia con i primi figli sposati che coabitavano
cosicché i figli dei figli, cioè i cugini, formavano un solo gruppo
famigliare. Questo forse era un modo per non frazionare il patrimonio
e, al tempo stesso, avere a disposizione più forza lavoro.
Le processioni.
Nelle festività della
Madonna del Rosario, della Madonna del Carmelo e del Venerdì Santo
si svolgevano le tradizionali processioni. Era usanza che, per avere
il privilegio di portare l’immagine o la statua della Madonna in processione
lungo le vie del paese, i giovani bandissero un’asta a pagamento.
Nella sacrestia accendevano un lumicino mentre il massaro o fabbriciere
faceva da banditore: chi aveva offerto la somma più elevata, nel momento
in cui si spegneva il lumicino, si aggiudicava l’asta. I giovani che
partecipavano erano molto orgogliosi e, a quanto pare, i più interessati
tra loro erano i militari di leva che potevano cogliere l’occasione
per mettersi in divisa; tutto questo per dire come era sentita la
fede in quel tempo. Ogni processione aveva il suo significato: quella
del Venerdì Santo voleva rappresentare la morte di Gesù Cristo e il
dolore della Madonna; in processione veniva portata una statua della
Madonna trafitta da sette spade, che chiamavano la Madonna dei sette
dolori, mentre il Cristo Morto era adagiato in una specie di barella.
Si cantava un inno per la circostanza che diceva:” La Passione del
Signore, il Dolore di Maria impresso sempre sia nel nostro cuore”.
La festa del Santo Rosario veniva celebrata la prima domenica di Ottobre
e la processione era dedicata alla degustazione del vino nuovo. Quel
giorno anche le macellerie si organizzavano per l’occasione facendo
i berodi[17] che allora, annaffiati con questo nettare, erano un cibo
prelibato. L’immagine della Madonna aveva un viso rubicondo, infatti
la chiamavano “ A Madona dai mascotti”, come se anche Lei per l’occasione
avesse gustato il vino nuovo. La festa della Madonna del Carmelo si
celebrava il 16 di Luglio e la statua col Bambino che si portava in
processione, che poi era sempre la stessa, aveva appesi dei grappoli
d’uva maturati artificialmente. Per ottenere ciò, era usanza che qualche
contadino più accorto e che aveva i terreni in posizione propizia,
inseriva il grappolo ancora in fioritura in un fiasco che attaccava
al tralcio della vite in modo che il calore del sole ne anticipasse
la maturazione. L’uva così benedetta, dopo la processione, veniva
distribuita ai malati per propiziarne la guarigione.
I consigli.
Mi raccontava mia
suocera che quando andava a lavorare i campi nelle località più prossime
al paese, i suoi genitori, nei momenti di pausa, le facevano vedere
le case dove sarebbe stata ben sistemata in caso di matrimonio. Ogni
abitazione del paese apparteneva ad un casato che, secondo il loro
giudizio, veniva o meno consigliato: Là e te ghe metteai. Là e nu
te ghe metteai.[18] Così le figlie dovevano stare attente a non contraddire
i genitori nella scelta del futuro marito.
Le rogazioni.
C’era anche un altro
tipo di processioni che si chiamavano rogazioni : “ A nu pou vegnii
a Sanscion che a nu scian fatte e rugasion”[19]. In queste occasioni
tutto il paese, ed in special modo le donne, vi partecipava con il
prete in testa. La prima si svolgeva il 25 Aprile, S. Marco, e infatti
si diceva: “Da S. Marcu a prima rugasion à parte”[20] e finivano prima
del 19 Maggio festa appunto dell’Ascensione. Alcune di queste processioni
si facevano per propiziare il lavoro e un buon raccolto nei campi,
altre per la benedizione del mare affinché le burrasche non si abbattessero
sulle nostre coste, altre erano il ringraziamento per la fine di una
pestilenza, come la febbre spagnola che, in anni lontani, mieté tante
vittime fra la popolazione. In quei giorni si attraversavano tutte
le contrade del borgo e si finiva con l’ultima processione al Santuario:
di lassù la benedizione veniva estesa a tutto il paese. Ad ogni tappa
ci si inginocchiava per terra e si dicevano preghiere e litanie; questi
riti si celebravano al mattino molto presto prima che la gente si
recasse al lavoro.
NOTE:
[17] Berodi = sanguinacci.
[18]Là ti ci metterei, là no.
[19] Non può venire la festa dell’Ascensione se non sono state fatte
le rogazioni.
[20] Da San Marco parte la prima rogazione.