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Sempre più in alto!
Per me, Alberto, Francesco e Juergen si è finalmente coronato il  sogno di circa 5 mesi fa: salire in bicicletta sulla vetta più alta della Sierra Nevada: il Pico de Veleta.
 
L'avventura studiata nei minimi particolari da Juergen durante il periodo primaverile, si è finalmente conclusa con piena soddisfazione da parte di tutti i partecipanti.
Ore otto del mattino: ognuno di noi  in  compagnia dei  propri familiari e con la fedele bicicletta (perfettamente imballata negli appositi cartoni) è presente al punto di ritrovo.
Dato il numero totale dei partecipanti (11) si è deciso di utilizzare per il viaggio di andata e ritorno all'aeroporto di Orio al Serio tre autovetture che lasceremo in  un  parcheggio dell'aeroporto
bergamasco.
Puntualissimo il volo RYANAIR che partito in perfetto orario, alle 12,07 sta gia sorvolando in fase di decollo le familiari salite delle Prealpi Bergamasche (Valcava, Roncola, ecc.).
Il viaggio, della durata di poco più di due ore  trascorre velocemente in piacevole compagnia di tutto il gruppo tra battute ironiche e ampie vedute aeree (in particolare della costa spagnola e  della Sierra Nevada) che la bellissima giornata di sole ci sta regalando.
GRANADA: completate le formalità di sbarco ed il noleggio di due autovetture (una da 5 posti e una da 7 che ci serviranno poi per gli spostamenti interni) raggiungiamo l'Hotel Abades Nevada Palace  che si rivela subito in tutto il splendore
e funzionalità.
 
Gli fa da sfondo la catena montuosa della Sierra Nevada, tra cui risalta la cima del PICO DE VELETA, la nostra meta.
In un apposito locale adibito a deposito bici riassembliamo alcune parti delle nostre MTB (pedali, ruota anteriore,manubrio) tolte precedentemente  per un miglior imballo nel plico di cartone : siamo pronti per l'avventura!
La giornata successiva  è dedicata alla visita dell'incantevole ALAHAMBRA, i suoi sontuosi e pittoreschi palazzi contornati da splendidi giardini ci fanno trascorrere un'indimenticabile giornata ricca di storia e di cultura medioevale ma non ci fanno dimenticare che il giorno clou per noi ciclisti è comunque quello che sta per arrivare: è proprio domani che insieme agli altri amici cercherò di coronare il mio sogno: dopo le altimetrie di tutto rispetto quali il   Passo dello Stelvio, Colle de la Bonette, Colle du Sommeiller,  raggiungerò con loro una vetta di 3.400 mt di altitudine: il massimo per un    CICLISTAPERCASO!
Sabato, 5 Luglio 2008  il fatidico giorno è arrivato! Dopo un'abbondante colazione, ci prepariamo ad affrontare la grande sfida: ci aspettano 50 KM di salita che ci porteranno da Granada fino alla cima del Pico de Veleta, quota 3.400.
La temperatura è di circa 18° ed il vento completamente assente: la giornata ideale!
 
Dall'Hotel, situato in una posizione strategica per i ciclisti che aspirano a salire in cima al Pico, in poco più di 3 km si giunge all'antica Carettera de la Sierra. La strada costeggia il Rio Genil e si snoda per una decina di chilometri  con  pendenze modeste fino all'abitato di Cenes de la Vega, punto iniziale della vera e propria salita che da qui in avanti si manterrà costante con pendenze intorno al 7% fino a raggiungere quota 2000 metri.
 
E' proprio qui che decidiamo di salire ognuno col proprio passo: una giusta andatura è il segreto per percorrere salite interminabili come questa.
Alberto fa da apripista, io lo seguo precedendo  Juergen e  Francesco. Stiamo pedalando a circa 800 metri di altitudine in un ambiente insolito, arido: intorno a noi solo poche colline, quasi prive di vegetazione, nulla a che vedere con le nostre montagne. Dobbiamo porre particolare attenzione anche al consumo di acqua: fonti o ruscelli qui sono pressochè inesistenti.
Ognuno di noi ha con sè una boraccia di 750 ml ma sappiamo di poter contare sul supporto di una macchina al seguito che ci garantirà acqua fino a quota 2.500, punto in cui una sbarra inibisce il traffico dei veicoli a motore.
E' solo oltre i 1200 metri che
l'ambiente si fa un po più "montano": Adesso la vegetazione si sta facendo più fitta dandoci la possibilità di pedalare con
un po di ombra:comincia ad aprirsi anche il panorama sulla valle sottostante che non posso fare a meno di fotografare:
 
 
Alberto continua la sua ascesa senza interruzioni , scomparendo dietro i numerosi tornanti che adesso, con pendenze più impegnative ci fanno guadagnare rapidamente quota, chilometro dopo chilometro. Francesco, tra una foto e l'altra sta perdendo terreno e procede al suo passo circa un chilometro dietro di noi.
E' con Juergen (dal viso biancastro  completamente coperto di crema solare) che continuo la salita fino ad arrivare poco sopra Pradollano (Mt.2.500) dove ci attende l'auto con il rifornimento idrico e un meritato applauso dei nostri familiari. Altri 5 km e arriviamo all'ultimo rifugio: ci rifocilliamo e ci prepariamo per i 10 km finali , quelli più difficili!
 
Attraversiamo la sbarra e iniziamo nuovamente a pedalare: davantia a noi
l' inconfondibile  Pico de Veleta è li che ci attende: la vera sfida parte da qui!
 
Siamo a quota  2.700  ma altri 700 metri di dislivello ci separano dal raggiungimento del nostro obiettivo.
Francesco, colto da crampi è costretto a rallentare ma subito dopo riprende con una forza di volontà indescrivibile.
 
Stiamo pedalando in un ambiente lunare: attorno a noi solo sassi e rocce. L'aria comincia ad essere rarefatta e improvvise raffiche di vento a volte mi costringono a brusche sterzate per garantire l'equilibrio sulle due ruote.
 
Continuiamo a guadagnare altitudine, il mio Polar S720 segna adesso quota 3.000 .
La fine della nostra avventura   è sempre più vicina. La strada ora è diventata una pietraia dove scorrono rigagnoli d'acqua provenienti dai vicini cumuli di neve :pedalare qui  è veramente difficile.
Vedo Alberto che ci sta attendendo proprio sulla cima, ci separano circa 200 metri. Sgonfio leggermente i pneumatici per aver una maggiore aderenza sulle rocce e rimonto in sella: è l'ultima fatica, poche pedalate ed eccomi, seguito da Juergen e Francesco  sul mitico Pico de Veleta  a quota 3.400 m.
Qui incredibilmente il vento non soffia più: un panorama incomparabile si presenta davanti a noi, da un lato la valle da cui siamo saliti, dall'altro un terribile strapiombo da cui stanno salendo in cordata, alcuni giovani scalatori.
Ci complimentiamo a vicenda per l'incredibile  impresa e dopo le foto  ricordo, iniziamo la lunghissima discesa verso Granada.
Un'ultima fermata al rifugio a quota 2.500 per  ammirare nuovamente la cima e di nuovo giù,
per la vallata che ci ricondurrà in città.