l borgo di Cave rappresenta la parte più antica della cittadina, quella parte che, durante l'epoca medioevale, era racchiusa dentro le mura di cinta del castello.
Esso conserva quindi, più di ogni altro luogo della città, le memorie delle nostre antiche genti, che ci è possibile riscoprire addentrandoci nelle viuzze che, ancor oggi , seguendo i naturali dislivelli del monte, ora si arrampicano in ardue salite, ora si distendono in dolci saliscendi, ora si allungano in discesa verso la valle, interrotte di quando in quando da graziose, riposanti piazzette.
Nel borgo, ogni casa, ogni pietra, ogni strada, narra, a chi sa leggere il libro del passato, la sua particolare storia.
Si accede al borgo attraverso L'arco Mastricola che era la porta del castello, una volta munita di ponte levatoio.
Che fosse la porta, lo dimostrano i robusti cardini che sorreggevano il pesante portone ferrato, ancor oggi infissi negli antichi muri.
Oltrepassando l'arco Mastricola, ecco Via della Pace che deve il nome al trattato di pace che nel 1557 fu stipulato, fra il Duca d'Alba ed il cardinale Giovanni Carafa, in una stanza del palazzo Leoncelli, la cui fronte prospetta su questa via.
Il trattato poneva fine ad un lungo e sanguinoso conflitto tra Filippo re di Spagna e di Napoli e il papa Paolo IV.
Sull'adiacente Piazza Garibaldi si affacciano le fronti di tre importanti edifici: il grandioso palazzo Mattei, la settecentesca chiesa di Santo Stefano e l'ex convento degli agostiniani costruito con la chiesa nel XVIII secolo da un allievo del famoso architetto Vanvitelli.
La Via Piè di Palazzo, che dalla Piazza Garibaldi si addentra nel cuore del borgo, è una delle vie che meglio hanno conservato il loro aspetto medioevale.
Il suo nome deriva dalle possenti mura del palazzo baronale che essa costeggia.
Girando per le vie del borgo sarà facile rintracciare la suggestiva Via della Concordia il cui nome ricorda, secondo alcuni il trattato di pace di cui abbiamo parlato, ma che, con tutta probabilità, si riferisce invece alla solenne "concordia" che, nel 1723, stipularono, con regolari contratti notarili, i francescani di San Carlo con gli agostiniani di Santo Stefano, accordandosi sulla reciproca partecipazione alle processioni e alla cerimonie delle ricorrenze religiose dei due Ordini.
A metà di Via della Concordia, si apre a destra Via di Rapello che, lunga e contorta, si svolge attraverso il fitto agglomerato di case della contrada, lungo la costa del monte, verso la valle.
Lungo la Via del Rapello, s'incontra l'antichissima basilica cristiana dedicata a San Pietro, solennemente consacrata da papa Simmaco nel VI secolo.
Di essa fa menzione il "Liber Pontificalis" che indica posta a ventisette miglia da Roma, sulla Via Trivana, in un fondo chiamato Paciniano (1).
Un anonimo benefattore restaurò la chiesetta nell'anno 1508, come è scritto sulla lapide posta sull'architrave della porta.
Un'altra chiesuola possiede Rapello, un più a valle: si tratta della chiesa di Sant'Anatolia, ma che in un antico manoscritto conservato nell'archivio del convento di San Carlo, è chiamata Santa Maria di Rapello.
Dice il manoscritto: "Santa Maria di Rapello, questa chiesetta è antichissima... Vi è una miracolosa immagine della Beata Vergine.
Il 10 luglio, giorno di Sant'Anatolia vi è festività.
Anticamente vi era la processione con concorso di popoli vicini...Era annessa la chiesa alla Compagnia del SS. Crocefisso".
Esistevano, infine, altre due chiesette denominate "Sant'Angelo Superiore" e "Sant'Angelo Inferiore", del tutto scomparse, delle quali non si conosce dove fosse l'ubicazione.
Oggi la piccola chiesa detta di Sant'Anatolia è in precarie condizioni (2), come pure abbandonate e disfatte sono la maggior parte delle case di Rapello e di altre parti del borgo (3).
L'ingresso dalla Via Prenestina Vecchia avveniva per una porta a forma di arco eretta intorno alla metà del 1800.
La strada, inoltratasi nell'abitato, prendeva nome di Via Nazionale, poi cambiato in quello di Via Roma.
(1) Qualcuno ha formulato l'ipotesi che la basilica cristiana di San Pietro del secolo VI, potrebbe essere sorta nella contrada Campo e, poi, dopo la sua distruzione per mano dei barbari, riedificata nel borgo di Cave intorno all'anno Mille. chi sostiene questa ipotesi, pensa che la cripta rinvenuta nel 1655 con l'immagine della Vergine Maria denominata Madonna del Campo, possa essere appartenuta a questa antichissima basilica.
(2) Recentemente è stato riparato il tetto, per evitare le infiltrazioni dell'acqua piovana che, nel passato, hanno notevolmente danneggiato gli antichi affreschi nelle pareti interne della chiesetta.
(3) Per tentare di riqualificare il borgo cittadino, il Comune sta attuando da qualche anno la ristrutturazione dell'ex convento degli Agostiniani, per trasferivi, a lavori ultimati, la propria sede.