Porte del Paese

ome rilevansi dall’arch. Comunale degli anni 1552 / 1596, il Castello o Comune di Cave, era munito di tre porte:

  1. La prima fu quella dove tuttora dicesi Arco Mastricola, che era l’ingresso d’onore dei Signori del luogo, del Contestabile, degli Ufficiali e dei Consiglieri;

  2. La seconda nei pressi di Sant’Anatolia in fondo al Rapello;

  3. La terza al lato di Santa Maria Vecchia sulla via delle Tenne.

Tutte e tre servivano per chiudere il paese in momenti opportuni e per la difesa dai malandrini. Erano munite d’armigeri con alabarda, quali guardie fidate degli ingressi e pronte a chiudere al minimo pericolo.

Quando il paese cominciò ad ampliarsi fuori della fortezza, con la costruzione di nuove case, fu necessario aumentare il numero delle porte, che potessero chiudersi in caso d’epidemia straniera.

Difatti riscontriamo che nel 1656 il Consiglio del Popolo, a ciò non si propagasse il colera nell’abitato, che in quel tempo infestava la Campagna, il 1° marzo decise di stabilire una nuova porta in fondo alla contrada Rapello, perché rovinata, ed un’altra al Corso (oggi Vittorio Emanuele), munite di cancelli chiusi a chiave con tanto di sentinelle, vietando il transito a tutti i cittadini dei paesi circonvicini.

E nel 1691, in seguito a nuove epidemie, furono rimesse in assetto tutte le porte del paese che rimase immune dal contagio.

Col progredire della civiltà, e i nuovi indirizzi sanitari consigliati dal Governo Pontificio, non vi fu più ragione di mantenere queste porte e furono perciò dimesse definitivamente.