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"Alla sera della vita saremo giudicati sull'amore" (S. Giovanni della Croce)
La morte pone fine alla vita dell'uomo come tempo aperto all'accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo. Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell'incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a pił riprese, l'immediata retribuzione che, dopo la morte, sarą data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. Ogni uomo, fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerą attraverso una purificazione o entrerą immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerą immediatamente per sempre.
La risurrezione di tutti i morti, "dei giusti e delgi ingiusti", precederą il Giudizio finale. Sarą "l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [del Figlio dell'Uomo] e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna" (Gv. 5, 28-29). Allora Cristo verrą nella sua gloria, con tutti i suoi angeli... E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerą gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrą le pecore alla sua destra e i capri alla sua sinistra...