bullet1 ROBERTO PIZZUTTI

I prati stabili con particolare riguardo alla pianura friulana


 

Nella regione Friuli Venezia Giulia, al disotto della fascia alpina, la vegetazione arborea tende a prevalere su quella erbacea dando luogo a formazioni boscose come querceti, castagneti, faggete ecc. a seconda dell’altitudine e delle caratteristiche del suolo. Il bosco invece non si sviluppa, o per lo meno avanza molto lentamente, quando fenomeni naturali o artificiali impediscono la crescita degli alberi o riportano le condizioni del suolo a livello primitivo. Per esempio, troviamo delle praterie presso il ciglione carsico, dove, almeno sugli orli rupestri è la forza del vento proveniente da nord-est con raffiche superanti i 100 km orari a rendere stentata la crescita degli alberi.
Sono presenti inoltre formazioni erbacee anche dove il terreno viene continuamente alterato dalla forza delle acque correnti, che mantengono il suolo in condizioni primitive con la sedimentazione di materiale grossolano (ghiaie) e asportando il poco humus che nel tempo si è formato. Nelle zone golenali recentemente alluvionate le specie vegetali sono tutte erbacee, per lo più con ciclo biologico annuale, in grado di colonizzare rapidamente un substrato nudo e povero. Se le alluvioni sono distanziate fra di loro alcuni decenni, come succede per esempio nei pressi della zona di confluenza dei torrenti Cellina e Meduna, allora le specie erbacee, oltre a formare progressivamente un cotico chiuso, sono affiancate da specie arboree isolate, ma via via più numerose se non sono eliminate da nuove piene distruttive (o dal pascolo).
Dove l’acqua è presente costantemente a livello superficiale, come nelle torbiere della zona delle risorgive, neanche gli alberi più igrofili riescono ad affermarsi, lasciando spazio alle praterie. Lo stesso discorso vale per le paludi situate presso il mare, dove l’acqua seleziona le specie favorendo quelle resistenti all’elevata concentrazione di sali e alla forte pressione osmotica conseguente. Sui terreni pendenti, dove frane, smottamenti e slavine hanno spogliato la superficie del suolo, lentamente si affranca una vegetazione di tipo erbaceo, che permane per vari anni finché non viene sostituita da quella arborea, a meno che nuovi fenomeni di disturbo non rendano di nuovo primitive le condizioni del substrato.
Al di fuori di queste situazioni naturali è l’uomo a determinare la presenza di formazioni prive di alberi, operando il dissodamento costante del suolo e la semina di specie erbacee, come nel caso delle monocolture di mais, oppure provvedendo a falciare regolarmente la vegetazione, come nel caso dei prati stabili.
Con queste diverse operazioni l’uomo ha modificato profondamente l’ambiente, riducendo drasticamente la biodiversità, ossia la ricchezza di specie nel primo caso, ma ha favorito la conservazione di un habitat ricco di piante ed animali nel secondo.
Il lavoro svolto nei secoli da generazioni di pastori ed agricoltori, nonostante sia effettivamente consistito in una grande modifica ambientale (i vastissimi disboscamenti), ha tuttavia contribuito favorevolmente alla costituzione di un ricco ecosistema, finché però l’agricoltura intensiva moderna non ha drasticamente alterato i delicati equilibri ecologici.

Foto delle specie vegetali dei prati
Foto degli animali dei prati (non completato)

Bibliografia

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• Poldini L., 1977. Appunti fitogeografici sui magredi e sulle risorgive in Friuli con particolare riguardo alla Destra Tagliamento. In Atti 1° convegno di studi sul territorio della Provincia di Pordenone. A cura dell'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia. Pordenone.
• Poldini L., Oriolo G., 1994. La vegetazione dei prati da sfalcio e dei pascoli intensivi (Arrhenatheretalia e Poo-Trisetetalia) in Friuli (NE Italia). In Studia Geobotanica. Vol. 14 Suppl. 1:3-48 (1994).
• Poldini L., 2002. Nuovo atlante corologico delle piante vascolari nel Friuli - Venezia Giulia. Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia,
• Azienda parchi e foreste regionali, Università degli Studi di Trieste – Dipartimento di Biologia - Udine.
• Wwf-Afni, 2001. Magredi: un territorio da conoscere. Wwf Pordenone.