bullet1ROBERTO PIZZUTTI

I prati stabili con particolare riguardo alla pianura friulana

bullet2 Motivi per il mantenimento dei prati stabili

E’ importante mantenere questi prati per vari motivi che di seguito vengono brevemente esposti.

  • naturalistico:
    alcune specie animali e vegetali sono presenti in regione solamente in queste formazioni. Il dissodamento dei prati provocherebbe l’estinzione, almeno su scala locale, delle entità rare; risultano habitat ideale per le starne della razza autoctona, oggetto di reintroduzione ad opera di varie riserve di caccia.
  • agronomico:
    i prati conservano un patrimonio genetico utilizzabile per il miglioramento delle piante coltivate, possono fornire foraggio di pregio per produrre carne biologica e seme per il buon consolidamento di terreni smossi per la realizzazione di grandi opere o il ripristino a prato dei seminativi; forniscono inoltre ottimi funghi mangerecci, oltre a polline e nettare.
  • storico - culturale:
    i prati erano la principale coltivazione di vaste aree del Friuli fino all’avvento dell’agricoltura industriale; ad essi è legato il patrimonio culturale dell’antica civiltà contadina e rappresentano l’ambito naturale in cui sono avvenute innumerevoli vicende storiche del Friuli.
  • paesaggistico:
    è indubbio il fascino dei prati, specialmente al momento della fioritura; la loro presenza arricchisce il paesaggio altrimenti reso monotono dalle coltivazioni su larga scala.
  • conservazione del suolo contro l’erosione.

Norme di tutela

Numerose norme vietano la riduzione di certe superfici a prato stabile o prescrivono una specifica autorizzazione per il cambiamento d’uso, ma purtroppo per vari motivi queste non trovano sempre adeguata applicazione.
Le norme di tutela sono:
• il Codice dei beni culturali e del paesaggio - D.Lgv. n.42/2004 (modifica permanente dello stato dei luoghi con costruzioni edilizie ed altre opere civili, e per attività ed opere che alterano l’assetto idrogeologico del territorio);
• vari piani regolatori e regolamenti di polizia rurale (es. Remanzacco, Pasian di Prato, Martignacco, Dignano e Campoformido in parte del territorio);
• regolamenti dei biotopi naturali di cui alla L.R. 42/96;
• norme di salvaguardia delle aree di reperimento di Parchi e Riserve naturali regionali di cui alla L.R. 42/96;
• norme di attuazione di parchi comunali.

Inoltre, i documenti tecnici di indirizzo per la redazione delle varianti ai P.R.G.C. riguardanti molte delle Aree di rilevante interesse ambientale recentemente istituite, individuano le formazioni prative quali elementi naturali da tutelare.
Vi sono poi due importanti direttive europee che prevedono la salvaguardia dei prati: sono le direttive 92/43/CEE (direttiva Habitat) e 79/409/CEE e successive integrazioni (direttiva Uccelli).
La direttiva europea 92/43/CEE del 21.5.1992 per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, definisce habitat di interesse comunitario le “Formazioni erbose secche seminaturali su substrato calcareo (Festuco Brometalia)” e habitat di interesse prioritario le stesse formazioni, quando caratterizzate da stupenda fioritura di orchidee a rischio di scomparire e per la cui conservazione la Comunità Europea ha una responsabilità particolare.
La direttiva 79/409 del 2 aprile 1979, prevede che determinate specie di uccelli siano soggette a particolari forme di conservazione riguardanti il loro habitat, al fine di assicurarne la sopravvivenza e la riproduzione nella loro area di distribuzione.
In aggiunta, gli stati membri devono prendere misure simili per le specie regolarmente migranti, tenendo a mente le esigenze di protezione nell’area geografica, riguardo le aree di riproduzione, muta, svernamento e “staging post” lungo le rotte migratorie. Ebbene, numerose specie di uccelli, e fra queste varie specie inserite nella lista rossa dei vertebrati a rischio di estinzione (come le Albanelle, il Re di quaglie e l’Occhione), nidificano e si alimentano proprio nelle formazioni prative della pianura e della montagna.
In base a queste direttive sono stati individuati in Friuli Venezia Giulia 62 Siti di Interesse Comunitario (SIC) e 7 Zone di Protezione Speciale (ZPS), dove questi habitat devono essere conservati e gestiti opportunamente.
(Ulteriori informazioni riguardanti i SIC della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia sono riportate nel sito web http://www.regione.fvg.it/ambiente/ambiente.htm. Il testo della Direttiva 92/43 è riportato all’indirizzo http://europa.eu.int/comm/environment/nature/habdirit.htm)