1)
WINNER: Dexter Jackson |
2)
Branch Warren |
3)
Victor Martinez |
4)
Gustavo Badell |
5)
Melvin Anthony |
6)
Lee Priest |
7)
Mustafa Mohammad |
8)
Darrem Charles |
9)
Toney Freeman |
10)
Troy Alves |
11)
David Henry |
12)
Ahmad Haidar |
13)
Johnnie Jackson |
Negli
ultimi anni, l’Arnold Classic si sta rivelando una
delle gare più difficili da interpretare. Consuetudine
vuole che i giudici lascino intendere il loro orientamento
con un confronto finale tra due atleti. Stavolta gli
ultimi confronti riguardavano la parte inferiore della
classifica, ma si è già capito che i primi quattro
posti verranno assegnati (in ordine alfabetico per
ora) a Gustavo Badell, Dexter Jackson, Victor Martinez
e Branch Warren. Complimenti alla giuria IFBB per
aver saputo creare questa atmosfera ricca di suspense,
rimescolando tutti i confronti in modo da paragonare
tutti con tutti, o quasi. All’inizio delle eliminatorie,
Gustavo Badell appariva leggermente al di sotto della
forma esibita in occasione del terzo posto all’Olympia
2005 e sembrava avere qualche difficoltà a controllare
l’addome. Dopo un anno di pausa, agonisticamente parlando,
il campione in carica Jackson appariva… più Jackson
che mai, il che significa un pacchetto fisico strepitoso,
nonostante qualcosa di poco chiaro a livello addominale.
Martinez si sarà stancato di sentirselo dire, ma non
aveva la condizione fisica vincente della Night of
Champions 2003 o dello Show of Strength 2004: più
grosso, è vero, con dorsali impressionanti ecc., ma
meno definito di altre volte. Branch Warren ha fatto
subito colpo grazie alla massa mostruosa e alla strepitosa
definizione. Migliorato sotto il profilo della simmetria,
se riesce a limare un po’ alcune pose sarà ancora
più formidabile. Come si è già accennato, si è trattato
di una gara di difficile lettura. Dexter sembrava
appannarsi man mano che procedevano le eliminatorie,
forse perché era crollato a terra ansante dietro le
quinte dopo il primo round. Opposta la traiettoria
di Badell (un’evoluzione già vista in altre gare)
che pareva sempre più duro e asciutto, e potrebbe
essere proprio questa la sua carta vincente. Ma forse
il vero fuoriclasse è Warren, l’unico tra i primi
quattro classificati che può dire di essersi esibito
nella sua forma migliore in assoluto. Chissà, forse
stavolta potrebbe servire a qualcosa. Altri pensieri
sparsi: Darrem Charles meritava l’opportunità di stare
tra i primi quattro già citati; David Henry ha pagato
il prezzo di una definizione meno marcata rispetto
all’Ironman; Lee Priest non è riuscito sfruttare la
carica dell’Ironman ed è capitolato di fronte ad avversari
più completi di lui; perdere un sacco di peso nel
tentativo di evidenziare bicipiti femorali e glutei
non è bastato a Troy Alves; Melvin Anthony, pur essendo
più pesante che mai e probabilmente definito al massimo,
non era in grado di superare l’ultradefinizione dei
primi quattro; Toney Freeman… guardandolo non riesco
a smettere di chiedermi che cosa abbia che non va
e perché non l’abbiano confrontato coi migliori; Chris
Cook deve ancora lavorare sia sullo spessore che sulla
definizione del petto e del dorso; Ahmad Haidar è
svanito nella confusione generale; Mustafa Mohammad,
più definito rispetto all’Ironman dove è arrivato
sesto, probabilmente qui avrà difficoltà a rientrare
tra i primi otto; Kris Dim è apparso un po’ più piatto
rispetto all’Ironman e può fare molto meglio di così;
Johnnie Jackson non era al massimo ed è probabilmente
destinato ad un posto in coda alla classifica.
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