VITA TORMENTATA E DIFFICILE DEI «CONCERTISTI»

Con la primavera sulle piazze le Bande musicali abruzzesi

(in «Momento Sera», Roma, 3 aprile 1959)

 

Le bande sono legate alla primavera. Riappaiono i lucidi ottoni con le rondini.

Ad aprile, dopo la preparazione invernale, ecco di nuovo i bandisti sulle piazze d’Abruzzo, in riga ed a tempo di marcia mentre le campane riempiono dei loro rintocchi il cielo azzurro tra lo sparo delle bombe giganti annuncianti l’apertura della festa del santo Patrono.

Si ravviva così, ogni anno, una delle nostre più antiche e poetiche tradizioni: una tradizione affidata soltanto all’amore per la musica, alla fedeltà, alla passione per quella cosa stupenda che è il melodramma. Abbiamo voluto oggi seguire una di queste bande: la banda di Teramo, diretta dal maestro Dino Testa; seguire un po’ la vita, la giornata dei nostri musicanti; vederli da vicino, renderci conto di quale tenace ed  indistruttibile amore siano animati, trasportati.

Non è facile oggi la vita del bandista; forse non lo è stata mai, neppure ai tempi dei bandisti Modesto Della Porta. I disagi, le fatiche, gli anni però non contano quando nel cuore, come il vecchio «trombone» descritto dal poeta guardiese, ti cantano come usignoli i motivi di Verdi e di Bellini, quei motivi che rimano con giovinezza, con amore, con nomi di donna, con applausi a non finire e con tante altre cose che ti riempiono gli occhi di commozione mentre dai fiato allo strumento calcolando al millesimo il debole fiato.

Ma non c’è posto per la commozione! Sono le tre del mattino ed il capobanda ha già dato la sveglia per la partenza. Il tempo di ripiegare in fretta le brandine, di far la valigia, di ritrovare la corda per legarla, e via…

Il torpedone è già in piazza che aspetta. La banda da Teramo deve raggiungere Larino: duecento chilometri senza dormire, tra le scosse e gli urti del torpedone non sempre modernissimo.

A Larino, con le reni rotte e la testa pesante, prima di andare a riposare qualche ora, bisogna fare il giro della città, «aprire» la festa.

 

Qualche ora di sonno, chè bisogna pensare subito dopo allo «sgranamento», come in gergo i bandisti chiamano il pranzo.

Una volta i comitati facevano le «spese» ai musicanti, nel senso che questi venivano invitati a pranzo dalle famiglie del paese. Oggi, invece, generalmente non si usa più, ma i bandisti non si son perduti d’animo ed hanno allora cercato la mensa, la «checca». I musicanti si riuniscono in gruppi di cinque, dieci, quindici persone. C’è un capomensa, un «capochecca», il quale provvede alla spesa ed alla cucina. Pasta o legumi, un po’ di pesce talvolta (quello verde, il più a buon mercato)  qualche pezzo di bollito «rifatto», ecco il menù.

Non consumano, come si vede, pranzi pantagruelici, i bandisti, né d’altronde lo potrebbero con le cinquecento lire di diaria giornaliera, che è l’indennità di un musicante non solista.

Come vive una banda, da quali mezzi trae il suo sostentamento?

I Comuni, le Amministrazioni provinciali vengono incontro con contributi, sovvenzioni e altri aiuti alle rilevanti spese che un complesso deve sostenere?

Rare volte, purtroppo, e, nel caso della banda di Teramo, in misura assolutamente irrisoria, ci dice il maestro Testa: una specie di elemosina concessa, come è accaduto l’anno scorso, attraverso buoni ECA o altre forme più o meno mortificanti. Un complesso può contare unicamente sulle entrate che gli vengono che gli vengono dalle feste, e non sempre si riesce a fare le spese. Incominciano allora le preoccupazioni, le difficoltà, e la banda, malgrado l’attaccamento, lo spirito di adattamento e di sacrificio dei suoi componenti, si scioglie. Sono momenti tristi quelli per i bandisti, e non c’è tra essi chi non li abbia sofferti.

Ma torniamo alla giornata del bandista: stiamo per avvicinarci al momento più atteso della giornata, alla grande ora di ogni complesso: concerto in piazza. Quando il maestro sale sul palco ed alza la bacchetta, tra i lumi e le lampade che gli pendono sul capo come festoni, ogni bandista ha allora qualcosa d’imponderabile che aleggia intorno alla sua persona: si trasfigura mentre appoggia le labbra all’imboccatura dello strumento. E quando poi, alla fine del «pezzo» scroscia l’applauso del pubblico, si sente avvolto nella più dolce, inebriante carezza. Per quell’attimo i musicanti dimenticano sacrifici e privazioni, la fame e la stanchezza. Dimenticano che un’altra giornata, forse più dura, li attende, compensata con una diaria di cinquecento svalutatissime lire.

 

 Fernando Aurini

 

 

> BIOGRAFIA

> SCRITTI

   (in cantiere):

> BIBLIOGRAFIA NEW!

> PRESENTAZIONE LIBRO su F. Aurini

 

1)

Primo Riccitelli

 

  Sommario del libro

  Fasi di stampa del libro

  Manifesto

  Comunicato stampa  

Cronaca presentazione libro NEW!

Foto presentazione libro NEW!

Presentazione di Giovanni Verna_NEW!

 

Il libro su Lady Radio, Teramo NEW!

 

INDICE  DEI NOMI

 

INDICE DEI LUOGHI

 

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI

2)

Teramo che se ne va

3)

E' iniziata la trebbiatura nelle campagne d'Abruzzo

4)

Con la primavera sulle  piazze le Bande musicali  abruzzesi

5) Valle Piola