L'allevamento dei colombi
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Sommario:
Simboli e potere
Le grotte-colombaie
Le torri colombaie
Altre forme di allevamento
Enigmatici graffiti sulla torre colombaia di
Masseria Scardino (Statte-Taranto)
L'interno
delle torri colombaie delle masserie Scardino (a sinistra) e Cangiulli
(Laterza)
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L'allevamento
dei colombi si è sempre ritagliato, all'interno delle varie
forme di allevamento animale, uno spazio
di rilievo.
Fra i motivi di tanto successo concorse certamente il carattere fortemente simbolico di questo animale, con le sue
reminiscenze bibliche ed evangeliche, e l'importanza che ha a lungo rivestito nella
comunicazione a
distanza, migliorando quindi la capacità di trasmissione del pensiero. Di
questo rapporto sono evidenti tracce il linguaggio, enigmaticamente simbolico,
dei graffiti disegnati sui muri di molte delle prestigiose costruzioni ad esso dedicati.
In Età Medievale, con l'affermazione del potere signorile e
feudale, l'allevamento dei
colombi si rivestì di ulteriori pregnanze semantiche, connesse con
il potere coercitivo del barone, mediato dai severissimi divieti alla
caccia dei
colombi ospitati all'interno delle colombaie.
A suggellare questa forma di vessazione molte torri colombaie facevano bella mostra dei
simboli del
potere signorile.
Con il trascorrere del tempo fu proprio il peso di questa prepotenza a condizionare
l'atteggiamento delle popolazioni nei confronti di questa attività, sicché una delle prime iniziative intraprese dalla Assemblea
Generale francese durante la Rivoluzione fu proprio l'abolizione di ogni forma
di divieto di caccia ai colombi.
Naturalmente questo allevamento aveva anche una rilevante importanza economica
ed alimentare. Le carni apportavano infatti un interessante
contributo proteico alla dieta, mentre il guano costituiva un preziosissimo strumento per il
rinnovamento della fertilità della terra.
Tutto ciò non trova, naturalmente, nessuno spazio all'interno
della società moderna. Restano, invece, le strutture all'interno
delle quali venivano allevati gli animali, che per la loro
monumentalità rappresentano uno dei maggiori motivi di orgoglio
dell'architettura rurale del Tarantino, come di tutto il Salento.
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Il fondamento della tecnica dell'allevamento dei
colombi sfrutta l'etologia dell'animale, che anche in natura nidifica all'interno di anfratti rocciosi. Sin
dall'antichità si è cercato quindi di riprodurre artificialmente questa
attitudine, al fine di migliorare la resa. A tal uopo venivano apprestate apposite grotte artificiali, lungo le cui pareti
venivano scavate numerosissime nicchie in serie.
La
prima forma di allevamento di colombi ebbe luogo, molto
probabilmente, in ambienti ricavati nelle grotte, come
quelle di Masseria Lonoce
(Grottaglie, in alto) e della gravina di Riggio (Grottaglie,
a sinistra). |
Tali colombaie sono, talvolta,coeve ai villaggi rupestri (la
cui attività si pone fra Alto e Basso Medioevo),
altre volte, invece, e forse soprattutto, la grotta-colombaia va considerata come una delle forme di
riutilizzo, proprie dell'Età Moderna, delle case-grotte abbandonate nel
corso della crisi tardomedievale.
Da quando l'allevamento dei colombi si trasferì all'interno di strutture
edilizie specializzate sub divo, questi suggestivi
ambienti hanno molto solleticato la fantasia dei contadini ( e non solo), che vi
hanno intravisto fantomatiche farmacie e surreali stregoni, i quali avrebbero
utilizzato le nicchiette per custodire i propri segreti
medicinali. |
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In Età Moderna la colombicoltura (ma come abbiamo visto
non si può
parlare, tecnicamente, di un vero e proprio addomesticamento) subì una
evoluzione decisiva, destinando ad essa autentici monumenti, come le
torri
colombaie, uno dei gioielli dell'architettura rurale di tutto il Salento.In
genere esse rientravano nel dominio di masserie e ne seguivano i destini.
Da un punto di vista strutturale le torri colombaie hanno forma
cilindrica o di parallelepipedo, senza che ciò, probabilmente, possa costituire
un indicatore cronologico certo. L'interno di questi edifici è letteralmente
stipato di cellette disposte su vari piani, in numero anche di diverse
centinaia.
Lungo le pareti interne delle torri si sviluppano anche scalinate a spirale
che, quando erano utilizzate, consentivano di raggiungere tutte le file di nicchie.
La manutenzione di queste città dei colombi non era
particolarmente impegnativa, in quanto questi, fatta eccezione per l'acqua,
erano praticamente autonomi da un punto di vista alimentare. A provvedere a
tutte le esigenze degli animali ci pensava tuttavia un operaio
specializzato, il torriere.
Per facilitare il reperimento di cibo molto spesso le torri erano
erette o in aree coperte di macchia o bosco, in ogni caso incolte, o ai
margini di esse.
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L'interno di due
torri colombaie (a destra quella di Masseria Grava-Sava, a
sinistra quella di Scardino-Statte). Si noti la complessa
articolazione di scale e di ripiani, necessari agli addetti alla
cura di queste mirabili opere di architettura rurale |
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Tra le numerose strutture minori destinate ad ospitare i colombi
ricordiamo le piccole
torri colombaie poste al di sopra del portone di accesso,
come quelle di masseria Torre Bianca (Taranto, a sinistra)
e Ingegna
(Crispiano, in alto).
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Non sempre i colombi venivano allevati all'interno di strutture prestigiose
come le torri. Nelle masserie più moderne, invece, ad essi veniva riservato
un più modesto soppalco sovrastante il portone
di accesso, oppure una torretta costruita nel punto più elevato dell'edificio
principale.
La forma minimale prevedeva solo alcune nicchie scavate
lungo la facciata degli edifici della masseria, il più delle volte
nell'androne successivo alla
porta d'ingresso. |
01 maggio 2001 09:31
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