Bertone. Oggi come oggi Bertone non avrebbe più il suo lavoro.
Bertone. Oggi come oggi Bertone non avrebbe più il suo lavoro.
Bertone viaggiava sui treni da Bolzano, Fortezza, San. Candido, con dentro la sua capace borsa di pelle
i documenti per le operazioni doganali delle merci viaggianti sui carri ferroviari.
Vi era però anche un mazzo di carte, non destinate solo a fare il solitario.
Tanto è vero di solito chi perde paga a bere, durante la sosta nell’attesa
del treno incrociante a Brunico, frequenti erano le visite al bar di stazione o
a quello di Fortezza a fine corsa.
Le F.S avevano a quel tempo il monopolio delle operazioni doganali al confine,
ai transiti esteri e presso alcune stazioni interne (operazioni doganali in transito)
abilitate ad operazioni doganali, quale stazione più prossima alla stazione destinataria
delle merci importate in Italia dagli stati non facenti parte del Mercato Comune Europeo.
Solo nella stazione destinataria le operazioni doganali potevano essere eseguite da un
dichiarante privato, scelto dallo stesso destinatario e presso spazi appositamente attrezzati
anche per ospitare merci allo stato estero, colà sotto scorta della Guardia di Finanza
durante l’attesa della nazionalizzazione da parte dei funzionari doganali che avrebbero
operato fuori zona. Il tutto rendeva queste ultime operazioni poco convenienti,
perché i funzionari doganali operavano fuori circuito, fuori orario, naturalmente
la prestazione del dichiarante privato era più costosa di quello ferroviario
Il Dichiarante doganale delle F.S. generalmente un capo gestione abilitato ed accreditato
in dogana, aveva l’incombenza di preparare i documenti al funzionario della dogana incaricato
all’operazione. Poiché il destinatario della merce, non potendosi presentare in dogana per
la distanza questi si doveva rivolgere ad un’agenzia privata come la Danzas alla quale
inviava il contratto ed il documento relativo e le credenziali di poter il credito presso
un conto corrente e la delega del destinatario della merce.
Bertone movimentava alcuni di questi documenti. Il valore delle merci, era rilevabile
dalla fattura di vendita, spesso allegata alla stessa lettera di vettura, altrimenti dal contratto. Al dichiarante spettava l’onere di compilare un documento con la dichiarazione del valore della merce, importo fattura e spese di trasporto dalla stazione di partenza a quella ove avveniva la presentazione alla Dogana. Il corso del cambio delle monete con la lira non doveva essere anteriore il giorno precedente alla data di presentazione alla dogana.
Infine su valore in lire, il dichiarante, applicava pure in dazi che servivano per
nazionalizzare la merce. Il funzionario della dogana apponeva solo la firma che serviva
per certificare l’avvenuta nazionalizzazione. Generalmente il valore del cambio monetario
era rilevabile dal quotidiano Il sole 24 ore.
Per il legname, in particolare, occorreva che lo stesso fosse visitato d’agronomo
iscritto alla camera di commercio per accertare che non avesse spore da poter infettare
le nostre piantagioni.
Per altre merci potevamo occorrere particolari esami in gabinetti chimici o specifiche
certificazioni. Quindi la franchigia alle tasse di sosta in questo caso era raddoppiata
oltre le normali 48 ore fino a 96 ore.
Bertone nella sua capace borsa aveva alcuni documenti indispensabili alle operazioni doganali.
Il suo ultimo viaggio, che ricordo, fu quello in cui nella stazione di Fortezza, quando scese
dal treno, appena ripartito dopo la sosta.
Quella volta gli andò abbastanza bene perché se la cavò con abrasioni alla pelle contusioni
e con un paio di costole rotte.
Così mi disse, quando andai a visitarlo qualche giorno dopo l’occorso.
Oggi con l’Europa e le leggi del libero scambio Bertone avrebbe perduto, in ogni caso,
il suo lavoro.