Il Simbolismo può essere considerato
l’ultimo grande movimento che nasce dal Romanticismo.
Infatti, come il Simbolismo odia la volgare apparenza delle cose, vuole scoprire
l’aspetto arcano, la segreta ragione, così il Romanticismo cerca di
mettere a nudo i sentimenti umani. In entrambi i casi non ci si accontenta
delle cose visibili, ma si cerca di scoprire sempre gli aspetti più
profondi.
Inoltre il Simbolismo si configura come l'opposto del Realismo, contestandone il principio fondamentale,
cioè la convinzione che la parola sia il semplice corrispettivo della
cosa designata. Essendo il Realismo l'atra faccia del razionalismo, ecco
che le poetiche simboliste si pongono come il corrispettivo letterario
delle istanze irrazionalistiche: in altre parole il Simbolismo si presenta
come rivendicazione di uno spazio oltre i limiti del reale-razionale, quello
spazio che la poesia reclama come proprio contro il totalitarismo razionalistico.
La data ufficiale del movimento è il 1886 (anche se Moréas,
Retté, Cielé-Griffin, Dujardin, Kahn, Maeterlinck sono già
vivi e attivi prima di tale data), anno in cui il poeta Jean Moréas
pubblica "Le Symbolisme" sul Figaro nel quale si proclama la differenza tra
"simbolisti" e "decadenti", nonostante Baudelaire fu considerato il precursore
sia del movimento simbolista che decadentista, seguito da Verlaine, Rimbaud,
Mallarmé.
Per alcuni il Simbolismo viene considerato, con l'Estetismo, come una branca del Decadentismo; per altri come un movimento a sé,
intrecciato con le tendenze decadentiste, ma più strettamente legato
a precise pratiche stilistiche e retoriche.
Gli stessi poeti simbolisti decadenti sono allo stesso tempo "parnassiani":
Mallarmé fu il più parnassiano aderendo alla rivista "Le Parnasse
contemporain" che dà il nome al movimento del "Parnassianesimo".
Il Simbolismo nasce in Francia ma si espande in altri paesi europei:
in Germania (Rilke, Hofmannsthal), in Russia (V. Ivànov, Block), in
Inghilterra (Yeats, G. Moore) e in Italia con Pascoli, Fogazzaro, Lucini
e D'Annunzio (oltre che simbolista anche esteta).
Il termine viene usato solo per indicare movimenti poetici e letterari,
mentre gli storici dell'arte hanno preferito parlare di tradizione figurativa
come "postimpressionismo" e indicare pittori "preraffaelliti" e "tardo-romantici"
come simbolisti: Redon, Moreau, Gaugain, Rossetti, Nabis, Van Gogh, Munch.
Nel simbolismo, la realtà vera non è quella dell'esperienza,
o della scienza, o della ragione: è qualcosa di più profondo
e misterioso, che può essere inteso soltanto dalla poesia. La poesia
è la rivelazione dell'essenza misteriosa del reale: essa cerca le
affinità segrete nelle apparenze sensibili per cogliere la realtà
profonda, il messaggio segreto della natura. La vita deve risolversi nell'arte
(estetismo). L'arte è atto vitale, la vita non artistica è
banalità, quotidianità, priva di valore. Il simbolista rinuncia
alla funzione di guida morale e sociale (come invece i romantici o Carducci).
Egli aspira a risalire alle sorgenti stesse dell'essere: vuole farsi "veggente",
rivelatore cioè dell'ignoto non all'indagine razionale della scienza,
o all'analisi pragmatica, ma all'intuizione, con illuminazioni fulminee e
profondissime, che provengono dal nostro inconscio, secondo misteriose leggi
di corrispondenze e analogie universali.
Il poeta tende a costruire non tanto corrispondenze fra elementi
tematici del testo e realtà naturale, quanto a cercare corrispondenze
simboliche assolute, e in particolare corrispondenze interne, fra gli elementi
costitutivi del testo, facendo di esso un tutto simbolico; il testo, quindi,
non è una somma di elementi simbolici, ma è esso stesso, nella
sua totalità, un simbolo: in "Spleen" di Baudelaire non sono tanto
le singole corrispondenze simboliche che contano (pioggia-malinconia; carcere-oppressione)
quanto le corrispondenze interne (le strisce della pioggia, le sbarre del
carcere, l'inesorabilità dell'angoscia) e la costruzione simbolico-allegorica
dell'insieme. Il simbolo, cioè, tende a trasformarsi in allegorie
ad avere, dell'allegoria, lo spessore narrativo, la capacità di rappresentare
figurativamente idee e stati d'animo.
Nel Simbolismo, sogno e poesia parlano in modo "notturno", contraddicendo
alla sintassi comune, che è retta dalle categorie logiche di tempo,
spazio e causalità. Ai procedimenti logici si sostituiscono quelli
analogici, che accostano tra loro elementi non collegati spazialmente, temporalmente
e causalmente.
Grande importanza ha, la ricerca metrico-ritmica, che obbedisce
alla generale tendenza ad accentuare l'elemento musicale nel linguaggio
poetico. Le possibilità metriche della tradizione vengono tutte esplorate
e sfruttate, sino alla trasgressione delle regole più rigide e meccaniche
(si propone di scrivere più per l'orecchio che per l'occhio). Tutti
i poeti simbolisti si sforzano di istituire accordi e corrispondenze fra
il suono e il senso.
Le tecniche retorico-espressive usate sono le strutture foniche
(l'alliterazione, l'onomatopea, la rima interna) e le figure retoriche (le
analogie, le sinestesie, il rifiuto della subordinazione, la sintassi nominale).
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