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L'Estetismo va considerato come una
fondamentale componente dell'arte e della letteratura decadenti. L'Estetismo
comincia già con l'esaltazione romantica dell'artista e prende forma
con la rottura che questi opera nei confronti della società e della
cultura vigente, isolandosi dal contesto.
Quindi non si parla di un movimento
letterario o artistico preciso, ma un atteggiamento e una tendenza del
gusto, che si diffuse in molti ambienti della letteratura e dell'arte europea
nel secondo Ottocento.
Esso si manifesta come "devozione
alla bellezza e all'arte", e ritiene fondamentali e primari i valori estetici
e riduce in subordine ad essi tutti gli altri (anche se soprattutto quelli
morali). Nei valori estetici l'intellettuale di questo periodo ravvisa
un mezzo per distaccarsi sprezzantemente dalla massa (riconoscendo però
in questo modo la sua condizione di isolamento). Perciò è
costretto a rifiutare tutto ciò che è banale, insignificante,
meschino.
Questa era da una parte una rivendicazione
della "separatezza" dell'arte, espressa nella famosa formula "arte per
l'arte" (già nota ai parnassiani); dall'altra parte era una concezione
della "vita come arte", dell'esperienza come ricerca della bellezza,
della sensibilità come raffinatezza.
Il primo nocciolo dell'Estetismo
lo troviamo in Gautier nel primo circolo bohémien.
Vita bohémienne
e
proclamazione dell'arte per l'arte si manifestino insieme: infatti ogni
Estetismo investe direttamente il nodo arte-vita, nel senso che l'artista
è portato, per un verso, a sacrificare tutta la propria vita come
un'opera d'arte.
L'Estetismo francese si realizza
nel gruppo dei poeti parnassiani e trova poi la sua bibbia nel romanzo
di Hyusmans (À rebours), destinato a fare da modello per le molte
imitazioni successive, soprattutto D'Annunzio (Il Piacere).
Ma il maggior rappresentante è
Wilde, che realizza il paradosso (da lui formulato) per cui non è
l'arte che imita la vita, ma la vita che imita l'arte.
L'esteta è un artista raffinato,
che coltiva i propri sensi e la propria coscienza al fuoco della bellezza
e si propone di "arder sempre di questa salda fiamma gemmea".
Accanto a questa tendenza, nell'Estetismo
se ne era sviluppata un'altra, orientata non tanto alla contemplazione
dell'arte o alla coltivazione di aristocratici e raffinati modi di vita,
quanto piuttosto a elaborare concrete pratiche e produzioni artistiche.
Concepire la vita come arte poteva
anche voler dire proporsi di produrre, fra gli oggetti di consumo, gli
attrezzi di lavoro, gli arredamenti e ornamenti della vita quotidiana,
"nulla che non fosse bello".
Anziché, quindi, ritirarsi
in piccoli e raffinati mondi di bellezza, si trattava di far divenire bello
tutto il mondo, anche quello della nuova società industriale di
massa, in base, anzitutto, alla "convinzione idealistica che il bello operi
da solo il riscatto nel bene e si a pertanto veicolo primo di redenzione
e fonte di moralità", e poi per "il democratico impegno a fornire
a tutti gli elementi e i modi per una convivenza civile che non sia privilegio
per alcuni e mortificazione per altri".
Si recuperarono in architettura e
nelle arti applicate, stili e sistemi ornamentali del passato, si assorbirono
modelli orientali, si eleborarono, nell'insistita ricerca estetizzante,
motivi stilistici ornamentali di tipo floreale, che divennero precise tendenze
stilistiche: "art nouveau" in Francia e in Belgio, "judendstil" nei paesi
tedeschi, "liberty" in Italia. |
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