La Colombia sta vivendo un lungo conflitto da oltre cinquanta anni. Un conflitto sociale, politico e armato che ha raggiunto livelli di violenza incredibili , che fa della popolazione civile il bersaglio più esposto, provocando fino ad oggi circa 4 milioni di sfollati..
L’osservatorio permanente sulla situazione della Colombia ci permette di dire che questa sta raggiungendo un nuovo e più alto livello di crisi pur nel mutare delle sue forme di aggressioni:: da parte dell’Esercito nazionale e della Polizia contro la popolazione civile in connivenza con le forze illegali denominate paramilitari. Oggi queste denunce sono state confermate dallo scandalo dei cosiddetti “falsos positivos” cioè le esecuzioni extragiudiziali operate dall’esercito di persone civili travestite con abiti militari e presentate come guerriglieri morti in combattimento per ottenere ricompense e giustificare così la politica di “sicurezza democratica” del governo di Álvaro Uribe.
,Consideriamo di alta gravità l’oscuro patto tra alcuni militari e paramilitari contro la popolazione, oggi confermato dalle sentenze della corte costituzionale colombiana in tanti casi. Fra questi il massacro di San José de Apartadó dove i rapporti fra le Auc ed i membri della Brigada XVII sono stati messi in luce da alcune sentenze giudiziarie emanate nei confronti di membri militari, perché ritenuti colpevoli di omicidio in persone protette dalla CIDH (Corte Interamericana per i Diritti Umani), di atti di barbarie e di associazione a delinquere.
Dal 2005 al 2007 sono stati denunciati 11.292 casi di uccisioni e sparizioni forzate e nello stesso periodo, si è registrata la cifra più alta di investimenti stranieri nella storia della Colombia (si è passati dai 3.786 milioni di dollari del 2005 a 10.085 milioni del 2007), a conferma del persistente legame tra piani di sviluppo non rispettosi dei principi costituzionali, militarizzazione e violenza;
Riteniamo inoltre indispensabile sostenere la popolazione colombiana quando anche la Corte Suprema di Giustizia colombiana è fatta oggetto di attacchi che mettono in dubbio l’esistenza della volontà politica di garantire lo Stato Sociale di Diritto ed il rispetto dei diritti fondamentali di tutti i colombiani e di tutte le colombiane.
Nell’aprile del 2009 sono stati resi pubblici documenti che dimostrano l’esistenza di una gigantesca operazione di spionaggio illegale del Dipartimento Amministrativo di Sicurezza (DAS), che dipende direttamente dalla Presidenza della Repubblica, operazione riconosciuta come “Chuzadas”, contro quelle persone che promuovono e difendono i diritti umani, con l’obiettivo, secondo i responsabili, di “limitare e neutralizzare le loro azioni”.
Nella consapevolezza che tutti gli Stati hanno bisogno di un sistema di intelligence efficace per garantire l'esercizio della sovranità, l'autodeterminazione e la sicurezza della società e dello Stato, è importante però non dimenticare che tale servizio di intelligence deve essere fondato nel rispetto assoluto dei diritti umani e sui principi che supportano uno Stato democratico e sociale di diritto. In altre parole, le agenzie di intelligence devono sottomettersi alla legge ed alla Costituzione Politica prima che essere strumenti di un governo o di entità alleate o al servizio di organizzazioni criminali organizzate come i gruppi paramilitari.
Purtroppo la storia della Colombia ci ha dimostrato che gli organismi di sicurezza dello Stato spesso hanno conferito un trattamento da nemici a persone della società civile che si impegnano per la difesa e la promozione dei diritti umani. Infatti a partire dal febbraio 2004, l’entità DAS ha creato gruppi speciali di intelligence strategica con lo scopo di perseguitare in maniera strutturale le organizzazioni di diritti umani considerandole “una minaccia o un rischio per la sicurezza nazionale.
Nel DAS si era creato un gruppo parallelo agli stessi Servizi Segreti, denominato G3, responsabile delle 'chuzadas', che non compare nel suo organigramma ufficiale. Tuttavia, anche se si trattava di un servizio 'fantasma', i suoi responsabili si riunivano settimanalmente nella Casa de Nariño, dove aggiornavano sullo stato delle loro attività funzionari e consiglieri degli stati del Governo. Il loro obiettivo era "el seguimiento a organizaciones y personas de tendencia opositora frente a las políticas gubernamentales, con el fin de restringir o neutralizar su accionar". Allo stesso modo c'è stato un interesse speciale per le missioni internazionali (ufficiali e non governative) sui diritti umani che hanno visitato Colombia.
Recentemente si è resa pubblica fra l’altro l’esistenza di una cartella battezzata “Europa”. L'Operazione Europa ha avuto come obiettivo “ quello di neutralizzare l'influenza del sistema giuridico europeo, della Commissione sui Diritti Umani del Parlamento Europeo, dell'Ufficio dell'Incaricata dei Diritti Umani del ONU e dei governi nazionali”. La strategia adottata è stata: il discredito di tali enti; l'azione: la creazione di comunicati e denunce su pagine web e la conduzione di una battaglia giuridica nei confronti di questi enti.
Risulta che a partire dall'anno 2005 fu impostata e portata avanti una strategia che va dallo spionaggio e la diffamazione di oppositori e di ONG fino ad arrivare alla progettazione di attentati terroristici da attribuire poi ai gruppi guerriglieri. Tutto indica che tutto ciò che “puzzava di diritti umani” si convertiva in obiettivo di intelligence per il DAS che considera i diritti umani ed il lavoro che li rivendica –in sé e per sé – come una minaccia istituzionale, dimenticando che sono i violatori dei diritti umani a far perdere prestigio e a minacciare lo Stato e non chi fa sentire la propria voce per reclamare verità a giustizia.
Mentre ex paramilitari hanno denunciato e continuano a denunciare che circa l’80% della informazione che perveniva ai paramilitari proveniva dal DAS che consegnava lista di persone come sindacalisti, dirigenti popolari, persone di sinistra eccetera che in seguito sono state assassinate da loro; e l’altro 20% da altre organizzazioni di sicurezza dello Stato, Il presidente Alvaro Uribe si è limitato a dichiarare di non sapere niente di tutto questo.
La storia insegna anche che i rapporti di intelligence sono soliti essere la fase previa di più gravi attacchi contro le vittime di questi generalizzati e sistematici compiti di intelligence, che possono includere attentati contra la vita delle vittime. Senza dubbio, le attività del DAS contro le ONG, mettono in grave rischio la vita dei difensori e delle difensore dei diritti umani e minacciano seriamente l'esercizio delle loro legittima attività.
L'utilizzo arbitrario del DAS per portare avanti azioni di intelligence strategica contro le ONG e tutte le associazioni dei diritti umani costituisce la prova indiscutibile dell'assenza di volontà politica del governo di rinunciare definitivamente alla persecuzione contro i difensori di diritti umani, il che riafferma la politica ufficiale non dichiarata di chiudere spazi e negare garanzie alle organizzazioni di diritti umani, così come di perseguitare sistematicamente i loro componenti. Vale la pena ricordare che la persecuzione ha anche colpito giornalisti, dirigenti politici e sociali, parlamentari e magistrati della Corte Suprema di Giustizia, questi ultimi per aver osato fare giustizia nei confronti di personaggi che erano sempre apparsi “intoccabili” e favoriti dall'impunità che offriva loro il potere.
Senza dubbio, questa sistematica e generalizzata persecuzione contro le ONG e tutte le associazioni dei diritti umani, si pone contro i principi etico-giuridici dello statuto di Roma.
E’ importante evidenziare che molti crimini sono venuti alla luce grazie al lavoro dei difensori/e nella lotta per la verità, la giustizia e la pace. Nella lunga lista di pratiche aberranti spicca la parapolitica (cioè l’infiltrazione nel Congresso di gruppi paramilitari) nella quale sono rimasti coinvolti politici che hanno operato o operano da ambasciatori.
E’ il caso per esempio del generale colombiano Mario Montoya, capo dell'esercito che dopo aver rassegnato le sue dimissioni in seguito allo scandalo dei "falsi positivi", è stato nominato ambasciatore a Santo Domingo, o di Luis Camilo Osorio che fu trasferito da Roma alle sede diplomatica messicana, da dove fu costretto a ritornare in patria per rispondere in tre processi tuttora aperti in cui è accusato di aver favorito l’ingerenza dei paramilitari quando ricopriva la carica di Fiscal General tra il 2001 e il 2005. Secondo le accuse e le testimonianze fornite, favorì l’impunità dei criminali e politici che avevano commesso crimini contro l’umanità legati al paramilitarismo e al narcotraffico; indicato da Salvatore Mancuso come artefice dell’espansione del paramilitarismo in Colombia. L’attuale ambasciatore colombiano a Roma Sabas Pretelt de la Vega, già Ministro dell’Interno colombiano, potrebbe essere richiamato in patria per rispondere del reato di scambio di voti contro incarichi pubblici per l’approvazione della riforma costituzionale nel 2004 che ha reso possibile la rielezione del presidente colombiano due anni più tardi.
( sintesi dell’intervento di G Coscione “ Colombia vive” Roma 17-05-10)
Torna alla pagina sulla Colombia
Chi siamo | Colombia | Mostra Fotografica | Percorsi educativi | Rapporto annuale
Terre d'Asilo | Reportage dall'Argentina |
Iniziative | "No alla Pena di morte" | Links
H O M E P A G E
ultimo aggiornamento 05 Dic. 2010