Il Diluvio, i Testimoni e la scienza
Molti credono che il Diluvio di cui parla la Bibbia sia realmente avvenuto. Oggi le chiese principali sono piuttosto inclini a considerare tale evento unalluvione di proporzioni particolarmente disastrose che avrebbe coinvolto parte dellantica Mesopotamia e le zone limitrofe. Il ricordo di tale avvenimento localizzato e non universale sarebbe stato tramandato alle generazioni successive e gradualmente si sarebbe trasformato nella storia che la Bibbia e le altre tradizioni antiche hanno conservato.[1]
I Testimoni di Geova (TdG), come molti altri fondamentalisti, sostengono invece che il Diluvio fu universale, nel senso più letterale ed esteso del termine; il testo biblico, infatti, preso alla lettera, parla di un Diluvio di proporzioni cosmiche:
« Allora Dio disse a Noè: "È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Ecco io manderò il Diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto". Il Diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono larca che si innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e larca galleggiava sulle acque. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto. Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta morì. Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nellarca ». Genesi 6,7 La Bibbia di Gerusalemme.
Come rispondere ai
numerosi interrogativi che la credenza nelluniversalità
del Diluvio solleva? Per esempio, da dove è venuta lacqua
che avrebbe coperto "tutti monti più alti", e dove è
finita questacqua, una volta cessato il Diluvio?
Ecco come rispondono i Testimoni di Geova, in una loro
pubblicazione [2]:
«Diluvio. Catastrofica distruzione di uomini e animali avvenuta mediante una pioggia torrenziale nel 2370 a. E.V., ai giorni di Noè. [...] È stato detto che se tutta lumidità presente nellatmosfera si trasformasse improvvisamente in pioggia non ne cadrebbero neanche cinque centimetri, se distribuita su tutta la faccia della terra. Da dove venne dunque limmenso Diluvio noetico? Secondo la narrazione di Genesi, Dio disse a Noè: "Ecco, sto per portare il Diluvio [o "loceano celeste"; ebr. mabbùl] di acque sulla terra". (Ge 6:17) Da dove venne quell"oceano celeste"? La storia della creazione che troviamo in Genesi dice che [esisteva] una distesa intorno alla terra, e questa distesa (chiamata "Cielo") divideva le acque sotto di essa, cioè gli oceani, dalle acque sopra di essa. (Ge 1:6-8) Le acque sospese sopra la distesa evidentemente rimasero lì fino al Diluvio.[ ] Sono state proposte varie spiegazioni di come lacqua rimase sospesa fino al Diluvio e di che cosa ne provocò la caduta. Ma sono solo speculazioni. La Bibbia dice semplicemente che Dio fece la distesa con acque sopra di essa e che fu lui a portare il Diluvio. La sua onnipotenza poteva far questo con facilità ».
«Poiché, come dice Genesi, "tutti gli alti monti" furono coperti dacqua, dovè ora tutta quellacqua? Evidentemente proprio qui sulla terra. Si ritiene che un tempo gli oceani fossero più piccoli e i continenti più grandi di quanto non siano adesso, comè reso evidente da alvei di fiumi che si prolungano sotto gli oceani. Va pure notato che secondo alcuni scienziati in passato i monti erano molto meno alti di ora, e alcune montagne sono persino emerse dal mare. In quanto alla situazione attuale, si dice che "il volume dellacqua marina è dieci volte superiore a quello delle terre emerse. Scaricate in modo uniforme tutta questa terra nel mare, e due chilometri e mezzo dacqua coprirebbero tutto il globo". (National Geographic, gennaio 1945, p. 105) Quindi, dopo che le acque del Diluvio erano cadute, ma prima che le montagne si alzassero e il letto del mare si abbassasse, e prima che si formassero ai poli le calotte glaciali, cera acqua più che sufficiente per coprire "tutti gli alti monti", come dice la testimonianza ispirata. Ge 7:19 ».
«Con limprovviso aprirsi delle sorgenti dellabisso e delle "cateratte dei cieli", innumerevoli miliardi di tonnellate dacqua inondarono la terra. (Ge 7:11) Questo può aver provocato enormi cambiamenti nella superficie della terra. La crosta terrestre è relativamente sottile (con uno spessore, si calcola, che varia da 30 a 160 km), sopra una massa più molle del diametro di migliaia di chilometri. Perciò sotto lenorme peso dellacqua probabilmente si verificarono grandi mutamenti nella crosta terrestre. Col tempo sorsero nuove montagne, vecchi monti diventarono più alti, i mari diventarono più profondi, e si formarono nuovi lidi, così che ora circa il 70 per cento della superficie terrestre è coperto dacqua. Questa trasformazione della crosta terrestre spiega molti fenomeni geologici, come i nuovi livelli raggiunti da vecchie coste. Qualcuno ha calcolato che la sola pressione dellacqua equivalesse a circa "tre quintali per centimetro quadrato", sufficiente a fossilizzare rapidamente fauna e flora. Vedi D. Patten, The Biblical Flood and the Ice Epoch, 1966, p. 62».
Dubito molto che qualsiasi
ragionamento o argomentazione possa scalfire minimamente le
convinzioni dei TdG e dei fondamentalisti in genere; infatti, se
il Diluvio è stato un Atto Divino, a Dio ogni cosa è possibile;
"la sua onnipotenza poteva far questo con facilità",
scrivono i TdG...
In ogni modo credo siano opportune alcune osservazioni in merito
al valore "scientifico" delle suddette affermazioni.
I monti prediluviani, come si legge nella succitata
pubblicazione, sarebbero stati molto meno elevati degli
attuali, ma di quanto fossero meno alti non si sa. Comunque,
supponendo che questi "monti" giungessero a 43 m. sopra
il livello del mare (un'altezza' estremamente modesta), in
Genesi 7:19,20 si legge che tali 'monti' furono coperti da 15
cubiti (7 metri) dacqua, per un totale di 50 m.s.l.m. Tutta
questacqua sarebbe stata sospesa "sopra la
distesa" e lì sarebbe rimasta fino al Diluvio; il che
significa che sarebbe esistita in quel tempo una pressione
terrestre di 6 atm., cioè 5 atm. per lacqua e 1 atm. per
laria: totale 6 atm. (1 atm.= 1kg/cm2 e ogni 10 m di
acqua in più la pressione aumenta di 1 atm.).
Tutti gli animali che respirano ossigeno avrebbero avuto
condizioni di vita impossibili con una pressione atmosferica di 6
atm./bar, perché lossigeno, ad una simile pressione,
inizia a trasformarsi in un gas tossico. Un altro problema
sarebbe sorto per gli uccelli, che sono strutturati per vivere
alle attuali pressioni. Sicuramente, se la pressione atmosferica
fosse stata così elevata, tutti i volatili non avrebbero la forma
attuale, perché altrimenti per loro sarebbe stato impossibile
volare;
e questo se ci limitiamo a considerare che le acque del Diluvio
abbiano raggiunto unaltezza di soli 50 metri. La
pubblicazione dei TdG, tuttavia, parlando di «pressione
dellacqua [equivalente] a circa "tre quintali per
centimetro quadrato"», lascia intendere che per i Testimoni
la massa acquea e di conseguenza la pressione atmosferica
potrebbe essere stata enormemente maggiore.
Unaltra difficoltà sarebbe sorta per le specie animali acquatiche: se il mondo fosse stato sommerso completamente dallacqua, infatti, tutta la massa acquea sarebbe diventata o dolce, o salata, o, nel caso peggiore, salmastra. Se lacqua fosse diventata dolce, Noè avrebbe dovuto salvare nellArca anche tutti i pesci dacqua salata. Se lacqua fosse diventata salata, allora Noè avrebbe salvato "solo" i pesci dacqua dolce. Se fosse diventata salmastra, allora avrebbe dovuto salvare tutti gli esemplari di entrambe le specie! Quindi, o Noè ha portato nellArca coppie di tutte le specie di pesci dacqua dolce, o tutte quelle dacqua salata, o tutte proprio tutte le specie acquatiche esistenti! (Si consideri che il famoso Acquario di Genova, ben più grande dellArca di Noè, contiene un infinitesima parte delle specie marine esistenti!).
Se le montagne
prediluviane (prima cioè del 2370 a. C.) fossero state alte come
lEverest, la pressione sarebbe stata 880 volte superiore
allattuale, latmosfera sarebbe stata costituita dal
99,9% di vapore acqueo, rendendo impossibile la respirazione. La
quantità dacqua necessaria a ricoprire lEverest,
sarebbe stata pari a 4.400.000.000 km3. Dal punto di
vista termodinamico, la caduta di questa massa dacqua
avrebbe riscaldato la terra di 3.500 gradi C. Non è possibile
che la 'montagna' più elevata, al tempo del Diluvio, fosse di 43
m., perché per innalzare tali rilievi da 43 m. allaltezza
dellEverest (oltre 8800 m), si sarebbero dovute manifestare
forze talmente catastrofiche che avrebbero reso impossibile la
sopravvivenza dello stesso Noè, nonostante lArca. [3]
Ci vuole una "fede" davvero straordinaria per credere
che le catene montuose, come lHimalaya, e gli abissi
oceanici si siano formati dopo il 2370 a.C., anno in
cui, secondo i Testimoni di Geova, caddero le acque Diluvio!
Pittura rupestre di Lascaux, in Francia
Una grande quantità di disegni e pitture rupestri sono state ritrovate in caverne di tutta lEuropa . In questi disegni vengono spesso raffigurati animali ormai estinti, come il Mammut (che, anche secondo i Testimoni, esisteva prima del Diluvio). Se davvero, come affermano i TdG, si verificarono grandi mutamenti nella crosta terrestre e sorsero nuove montagne, vecchi monti diventarono più alti, ecc., come hanno potuto queste caverne, con le loro pitture, superare tali immani sconvolgimenti senza riportare alcun danno? Si noti che tali testimonianze di vita antidiluviana, spesso vengono ritrovate nelle stesse località che, secondo la Società Torre di Guardia, avrebbero subito drastici sconvolgimenti in seguito al Diluvio. In queste regioni esistono montagne alte migliaia di metri. Si può anche aggiungere che non si trovano le evidenze archeologiche di una simultanea distruzione, causata da inondazioni contemporanee, nei siti dei più antichi insediamenti. [4]
Questo disegno è tratto da una pubblicazione dei TdG (Luomo è venuto per mezzo della creazione o per mezzo dellevoluzione?, p.106). La didascalia dice: «Questo mammut, scoperto dagli scavatori in Siberia, fu solidamente congelato migliaia di anni fa nella posizione da seduto per linabissarsi di detriti ghiacciati. Nella bocca e nello stomaco era ancora la vegetazione. Quando fu disgelata, la sua carne era ancora commestibile».
Nel corso dei
secoli sono state scoperte in Siberia decine di migliaia di ossa
e cinque mammut interi (congelati e con la carne intatta).
Secondo i Testimoni di Geova questi resti costituirebbero una
prova che una grande catastrofe, associata ad un improvviso
cambiamento climatico, avrebbe colto di sorpresa branchi di
mammut, distruggendone la maggioranza e congelandone altri, in
maniera talmente repentina da impedirne la decomposizione.
Ma non cè alcun motivo di credere che le ossa ritrovate
risalgano tutte ad un decesso avvenuto nello stesso momento.
Potrebbero essere i resti di generazioni di animali e non di un
singolo branco. In realtà, anche le carni del mammut meglio
conservato, nonostante i TdG affermino il contrario, avevano
iniziato a decomporsi, prima di congelarsi.[5] Ciò indica che dopo la morte il
mammut si è congelato attraverso un processo normale e graduale.
Non si è trattato di un "rapido congelamento" dovuto a
una corrente di aria gelida provocata dallimprovviso
cambiamento da un clima temperato a uno polare.
Ci si potrebbe anche chiedere come mai, fra tutti questi resti di
mammut congelati, non siano stati trovati anche dei resti umani.
Infatti, un cataclisma capace di spazzare via contemporaneamente
decine di migliaia di mammut lanosi in un solo colpo, avrebbe
dovuto coinvolgere anche gli esseri umani delle caverne che li
cacciavano. Non si è trovato invece alcun resto umano in questi
depositi di ossa. A proposito poi dellidea che vi sia stato
un radicale ed immediato cambiamento di clima, se prima del
Diluvio il clima era mite e temperato, come mai tutti gli animali
ritrovati in Siberia appartenevano alle specie tipiche dei climi
freddi? Oltre ai mammut, ricoperti di lana fitta e spessa, gli
altri animali trovati accanto a loro appartenevano a specie
tipiche dei climi freddi, come il mastodonte, lalce, il
cervo, lorso, il bue mischiato, lo yak, il bisonte e il
lupo, solo per fare alcuni nomi. Parlando di questi resti, il
libro Perspicacia (ed. 1990, p.695) afferma: «Alcuni
hanno additato [tali resti] come una prova tangibile di un rapido
cambiamento di clima e di una distruzione improvvisa causata da
un diluvio universale. Altri invece propendono per spiegazioni
della morte di questi animali che non richiedono una catastrofe
mondiale». Mentre nel libro da cui è tratto il disegno su
riportato (ed. 1967) si affermava che tali resti erano una prova
convincente delluniversalità del Diluvio, in questa più
recente pubblicazione la Società Torre di Guardia fa questa
sorprendente dichiarazione: «La prova che cè stato il
Diluvio non dipende da questi fossili e dai resti di animali
congelati».
Le tradizioni del Diluvio
Unaltra delle prove addotte da chi crede nella storicità del Diluvio è luniversalità dei racconti presenti fra popoli e culture diverse in tutto il globo.[6] «Storie del Diluvio sono state scoperte presso quasi tutte le nazioni e tribù. Benché siano più comuni nellAsia continentale, nelle isole immediatamente a sud di essa e nel continente nordamericano, si trovano in tutti i continenti. Complessivamente le storie conosciute sono ben 270 circa . . . Luniversalità dei racconti del Diluvio di solito è ritenuta una prova della distruzione universale dellumanità mediante un Diluvio e della propagazione del genere umano da ununica località e anche da ununica famiglia. Anche se forse non tutte le tradizioni si riferiscono allo stesso Diluvio, la grande maggioranza evidentemente sì. Lasserzione che molte di queste storie del Diluvio derivino dai contatti con missionari non regge perché in gran parte sono state raccolte da antropologi a cui non interessava dimostrare la veracità della Bibbia ». [7] Si noti losservazione che alcune di queste storie potrebbero essere il risultato di "contaminazioni" culturali. W.H.Stiebing Jr, nel suo libro Antichi Astronauti, sostiene a questo proposito che "in molti casi linfluenza diretta del racconto biblico di Noè non può essere del tutto scartata" e attribuisce allopera dei missionari cristiani la nascita di tali "tradizioni". Per esempio, il racconto hawaiano di un Diluvio a cui erano sopravvissuti un uomo chiamato Nuu e la sua famiglia sembra essere parallelo alla storia biblica. Ma questa leggenda "nativa" fu raccolta molto tempo dopo che i missionari avevano svolto opera di evangelizzazione nelle isole Hawaii. Pur avendo avuto origine dalla storia biblica di Noè, la storia presenta una colorazione ed unambientazione tipicamente locali.[8] Unaltra ipotesi è che tali storie "universali" siano nate in seguito a quelle che sono in effetti fenomeni geologici universali, cioè le alluvioni: "Tali miti possono essere sorti in seguito ad inondazioni locali causate da normali attività geologiche e meteorologiche". In effetti, molte storie di alluvioni riflettono le condizioni geografiche locali, come straripamento di fiumi, uragani, maremoti, attività vulcanica e terremoti che hanno ben poco a che vedere con la storia biblica. Comunque, non tutte le culture che hanno tramandato questi racconti erano stanziate in luoghi soggetti ad alluvioni. È vero però che in molte aree del pianeta, in cui le alluvioni sono fenomeni rari od assenti, non esistono leggende sul Diluvio. Quando si eliminano le leggende che possono essere state influenzate dai racconti biblici e mesopotamici, i racconti che rimangono mostrano poche somiglianze con la storia di Noè e perfino luno con laltro. Essi non sono necessariamente varianti di un unico Diluvio, né devono derivare tutti da una precedente tradizione.[9] In ogni caso, la diffusione planetaria di questi racconti anche supponendo che si riferiscano tutti allo stesso cataclisma , non proverebbe luniversalità di tale evento, ma solo la sua storicità. Infatti, anche se il Diluvio avesse avuto unestensione geograficamente limitata, i superstiti della catastrofe, emigrando dalla zona di origine, ne avrebbero portato in tutto il mondo il ricordo. È quindi valida e convincente la spiegazione che, a questo proposito, danno i TdG:
« Quando, dopo il Diluvio, lumanità emigrò dalla Mesopotamia, portò con sé in tutte le parti della terra racconti di quella catastrofe. Per questo motivo sia in Asia che nelle isole del Pacifico meridionale, come pure nellAmerica Settentrionale, Centrale e Meridionale si trovano racconti di questo avvenimento impressionante. Tutte queste leggende del Diluvio esistevano molto tempo prima che questi popoli venissero a contatto con la Bibbia, eppure hanno alcuni punti basilari in comune con il racconto biblico del Diluvio » (La Torre di Guardia del 15/1/92, p.5).
La cronologia e il Diluvio
Il Diluvio deve quindi
essere realmente avvenuto, ma è estremamente difficile credere
che tale evento abbia avuto luogo nel tempo e con le modalità di
cui parlano i Testimoni di Geova. Per esempio, secondo la Watch
Tower, il Diluvio si verificò nel 2370 a.C. o giù di lì, e
quindi tutte le civiltà successive sumeri, egiziani, ecc.
sarebbero sorte in seguito. Come è noto, ci sono prove
inconfutabili che le civiltà antiche sono invece molto anteriori
a tale epoca.[10] Comunque, per chi crede che persino
lEverest è venuto allesistenza dopo Noè, non
cè alcun problema; infatti, «non cè motivo di
dubitare dellaccuratezza della cronologia biblica solo
perché non concorda con certe fonti secolari. Al contrario, solo
quando la cronologia secolare concorda con le testimonianze
bibliche si può nutrire una certa fiducia in tali antiche
datazioni secolari».[11] Come spiegare inoltre il fatto che certe
specie animali si trovano solo in alcune zone geografiche, per di
più separate da vasti oceani (vedi animali australiani), mentre
non esiste traccia di tali specie in altre parti della terra?
Come hanno fatto questi animali, una volta usciti dallArca,
a raggiungere tali zone così remote senza lasciare dietro di sé
qualche discendente o almeno qualche resto fossile, e tutto
questo, si noti, dopo il 2370 a. C.? Ecco la pronta
risposta: «Per mezzo di ponti naturali» che continuarono ad
esistere per qualche tempo dopo il Diluvio. Gli animali migrarono
attraverso essi «prima che tali ponti sprofondassero
nelloceano». Ma questa «non è lunica spiegazione
possibile. Alcuni studi oceanografici hanno fornito le prove che
un tempo [evidentemente ancora nel 24° secolo a. C.!] esistette
un vasto continente nel Pacifico che comprendeva lAustralia
e molte isole dei mari del sud. Se le cose stavano così, allora
gli animali non ebbero alcuna difficoltà a migrare in quei
paesi».[12]
Non ci sono limiti ed ostacoli alcuni per chi ha fede! Nel giro
di pochi anni si creano e si cancellano perfino interi
continenti
A proposito di animali, si noti che per i Testimoni, prima del Diluvio (cioè prima del 2370 a. C., secondo i loro calcoli cronologici) tutti gli animali erano vegetariani, dinosauri compresi (cfr. La Torre di Guardia del 1/2/1994, p.31; Svegliatevi! del 22/4/93, pp. 11, 12).[13] Anche il Tirannosauro Rex, con le sue enormi zanne, sarebbe quindi stato un placido erbivoro. Queste opinioni sono completamente in contrasto con i fatti scientificamente dimostrati al di là di ogni ragionevole dubbio.
Per sostenere che il Diluvio è
avvenuto nel 2370 a.C., oltre che gli storici secondo i quali le più antiche civiltà
precedono di secoli tale data i
Testimoni devono sfidare anche le datazioni archeologiche e
geologiche che si basano su metodi scientifici, come il metodo
del radiocarbonio: «Questo metodo si basa sul fatto che il
carbonio 14 (C14), un isotopo radioattivo del carbonio,
rappresenta una piccola proporzione del carbonio
dellatmosfera, dei fiumi, dei laghi e degli oceani e quindi
di tutti gli esseri viventi. Fintanto che un organismo rimane in
vita, la proporzione di carbonio radioattivo rimane costante. Ma
quando un organismo muore non riceve più nuovo radiocarbonio 14,
così che il rapporto tra il carbonio 14 e quello non radioattivo
(C12 e C13) diminuisce gradualmente, col degradare del carbonio
radioattivo in azoto. Occorrono 5.700 anni perché il carbonio
14, presente in ogni essere vivente, si dimezzi diventando azoto,
poi altri 5.700 per la metà del rimanente e così via.
Stabilendo la percentuale di carbonio radioattivo che rimane nei
resti animali o vegetali e confrontandola con quella che si trova
negli organismi viventi, gli scienziati possono stabilire da
quanto tempo il carbonio 14 è andato decadendo e, quindi, da
quanto tempo lorganismo in questione è morto».[14]
Teoricamente questo metodo
dovrebbe permettere di stabilire con notevole precisione
letà di un reperto. Esistono tuttavia alcuni fattori che
complicano il procedimento e rendono il metodo meno affidabile di
quanto si possa pensare. La prima difficoltà consiste nel fatto
che la quantità di radiocarbonio presente in qualsiasi oggetto
è talmente piccola che gli attuali strumenti non riescono a
calcolarla in maniera assolutamente esatta. Gli scienziati devono
procedere a un certo numero di misurazioni per ciascun oggetto e
poi fare una media dei risultati; la datazione che si ottiene è
quindi soltanto probabile, non certa. Per questo motivo le
datazioni del carbonio 14 vengono in genere scritte con
laggiunta di un fattore "più o meno", che
rappresenta la deviazione standard dalla media ottenuta. Per
esempio, se un campione viene datato 1425 a.C. ± 75, questo
significa che vi sono due probabilità su tre che loggetto
in questione abbia unetà compresa tra il 1350 e il 1500.
Se si raddoppia la deviazione standard fornita assieme alla
datazione, le probabilità che loggetto rientri in
quellarco di tempo salgono a più di nove su dieci.
Un altro problema legato a questo metodo di datazione riguarda il fatto che lammontare della concentrazione di C14 nellatmosfera non è rimasto costante nel corso delle varie epoche. Possono anche avvenire delle contaminazioni con carbonio più recente, sia sul posto (per esempio da infiltrazioni dacqua o intrusioni di radici di piante più recenti) sia durante gli scavi, per lo spostamento subìto, o durante la lavorazione del campione.[15]
Comunque, grazie a delle verifiche
incrociate cronologia basata sugli anelli degli
alberi, datazioni della termoluminescenza e oggetti datati con
documentazione certa è stato dimostrato che per gli ultimi 1200
anni il margine di errore per le datazioni al C14 è inferiore al
due per cento.[16]
Lerrore aumenta per il
materiale più antico, come fa notare anche la Watch Tower: «[Si è scoperto] che la velocità
con cui il carbonio radioattivo si forma nellatmosfera non
è rimasta costante nel tempo, e che questo metodo non è
attendibile se si datano oggetti anteriori al 2000 a.E.V.
circa». (Libro "Creazione", p. 97).
Per gli oggetti datati 3000 e 4000 a. C., in effetti, la differenza tra le datazioni col C14 e quelle
con gli anelli degli alberi arriva a ottocento, mille anni. Ma
anche un simile margine di errore non consente di spostare tutti
gli insediamenti più antichi a dopo il 2370, anno in cui,
secondo i TdG, sarebbe avvenuto il Diluvio. Per esempio i più
antichi strati di Gerico sono stati datati con il radiocarbonio
al 6250 e 5850 circa a.C., mentre gli strati più bassi di Çatal
Hüyük e Hacilar, in Anatolia, hanno avuto datazioni
rispettivamente al 6385 ± 101 e 5614 ± 92.
Quello che poi la Watch Tower
dimentica di precisare è che per lera precristiana le
datazioni al C14 come è stato dimostrato con la prova degli
anelli degli alberi tendono a risultare troppo recenti e
mai troppo antiche! Ciò significa che un oggetto datato al 3.500
a.C. (circa) con il metodo del radiocarbonio, in realtà risale
al 4300 A.C. (circa). Pertanto, lerrore nella datazione al
C14 aumenta anziché risolvere i problemi legati alla cronologia
dei TdG.
La ricerca dellArca
La Bibbia dice semplicemente che "larca si posò sui monti dellArarat" (Genesi 8:4). La versione biblica Parola del Signore (L.D.C., A.B.U., 1985) rende il passo in questo modo: "Larca si posò su un monte della catena dellArarat". lArarat era un antico regno montagnoso (chiamato Urartu dagli Assiri) che occupava gran parte dellarea che inseguito venne chiamata Armenia. La ricerca dellArca si è concentrata negli scorsi decenni specialmente sulla cima più elevata di tale catena montuosa, lAgri Dagi. Non cè comunque nessun accenno nella Bibbia che permetta di identificare in questo monte la località esatta in cui si sarebbe arenata lArca. Anche fra gli autori antichi, pochi identificarono nellAgri Dagi la montagna dellArca, come si nota da questa cartina. Giuseppe Flavio, storico ebreo del I secolo d.C., colloca lArca vicino al fiume Zab, nellattuale Iraq, come fanno pure Ippolito e Giulio lAfricano, autori del III secolo. Questa è allincirca larea in cui la tradizione mesopotamica raccolta nellEpopea di Gilgamesh riteneva si fosse arenata la barca di Utnapishtim. Altri autori antichi localizzano lArca nellArmenia centrale, nella zona anticamente chiamata Gordiene, o al centro dellAsia Minore, nella regione che in tempi classici si chiamava Frigia. La tradizione musulmana colloca lArca sul Jebel Judi, una montagna che per il Corano è situata in Arabia, ma che, secondo gli autori medievali, si sarebbe trovata vicino a Mosul, nella Mesopotamia settentrionale. Non sembra che lAgri Dagi sia stata indicata come la montagna dellArca prima del I o II secolo d.C.
Nonostante queste incertezze, molte persone, convinte della storicità ed assoluta correttezza del racconto biblico, preso alla lettera, hanno concentrato le loro ricerche dellArca esclusivamente sullAgri Dagi. La prima spedizione fu effettuata nel 1829 da Friedrich W. Parrot, che, dopo aver visitato il monastero di Echmiadzin, dove si venera una croce che, si dice, sia stata costruita con il legno dellArca, tornò a mani vuote. Stesso insuccesso per le spedizioni effettuate nel 1835 da Karl Behrens, nel 1845 da Hermann Von Abich, nel 1846 da Danby Seymour, nel 1850 da Igor Khodzko, nel 1856 da Robert Stuart. Qui un elenco parziale di altri che invece hanno dichiarato di aver visto lArca o di aver trovato resti della medesima.
Un altro ricercatore, lingegner Angelo Palego, testimone di Geova, sostiene di aver trovato il luogo in cui lArca è sepolta dai ghiacci ed ha scritto un libro su questa "scoperta". (Ho camminato sopra lArca di Noè, 1990, Sacchi Editore) Più decisamente, in un suo nuovo libro, afferma di aver trovato lArca. (Come ho trovato larca di Noè, Edizioni Mediterranee, 1999). Egli assicura di aver localizzato lArca di Noè «con lausilio di una foto scattata dal satellite "Lancer" da 840.000 metri daltezza» e che le sue tredici spedizioni per localizzare lArca sono servite solo a «confermare con matematica precisione ciò che lAutore aveva già scoperto nella Bibbia». Bisogna osservare comunque che, da una simile altezza, è impossibile identificare in maniera assolutamente certa un oggetto con le dimensioni dellArca.
Palego afferma di aver stabilito la posizione dellArca, basandosi sulle rispettive altezze delle due vette principali dellAgri Dagi (Il "Grande Ararat" e il "Piccolo Ararat"): «Dalla Bibbia (Genesi 7:11) sappiamo che le acque del Diluvio Universale caddero il 2 novembre del 2370 a. E. V. Le acque caddero per 40 giorni e 40 notti (Genesi 7:17), dopo di che cominciarono a diminuire. Dopo altri cento dieci giorni (totale 150 giorni dallinizio del Diluvio) lArca si posò sui monti di Ararat (Genesi 8:5), passano altri 73 giorni (le acque intanto cominciano ad abbassarsi) e Noè vede le cime dei monti (Genesi 8:5). Con una semplice proporzione matematica in funzione della differenza di quota della cima del Grande Ararat (5165 metri) e del Piccolo Ararat (3925 metri) ho potuto stabilire a che altezza lArca si è fermata sul grande Ararat».
Per accettare questi suoi calcoli bisogna tuttavia supporre che la montagna sia rimasta immutata nella forma e nellaltezza sin dal tempo di Noè. Questo però contraddice quanto affermato da Palego (e dalla stessa Watch Tower) secondo cui le montagne si formarono durante e dopo il Diluvio, come conseguenza delle «enormi pressioni esercitate dallacqua sulla relativamente sottile crosta terrestre». Così, mentre i sommovimenti della crosta terrestre portarono gradualmente ma pur sempre rapidamente, nel giro di pochi anni, secondo i TdG alla loro attuale altezza lEverest, le Alpi, le Ande, ecc., lAgri Dagi sarebbe emerso dalle acque del Diluvio esattamente con laltezza e la forma che ha ora. Lingegnere, infatti, arriva al punto di dire che "lArca trovò riparo nella gola di Ahora dal forte vento menzionato in Ge.8:1".
Non si capisce, inoltre, come possa Palego affermare che «le sue tredici spedizioni per localizzare lArca sono servite solo a "confermare con matematica precisione ciò che lAutore aveva già scoperto nella Bibbia"», dato che la Bibbia come si è visto non dà nessuna "matematica" indicazione a questo proposito.
Nei libri di
Palego si possono ammirare foto molto interessanti e
suggestive le quali proverebbero che lArca si trova lì,
sullArarat ad oltre 4000 metri daltezza, con buona
pace di tutte le teorie e le scoperte geologiche degli ultimi
decenni. Peccato che queste foto siano piuttosto vaghe e confuse:
si intravedono delle sagome scure nel ghiacciaio, dei crepacci
singolari, ma nulla di chiaramente ed inequivocabilmente
distinguibile. Nonostante la
sicurezza con cui Palego si esprime (come si nota anche dai
titoli dei suoi libri) le "prove" addotte sono
inconsistenti, al punto che perfino la Watch Tower dichiara che
«pretesi rinvenimenti di resti dellarca non sono stati per
ora confermati»
Perspicacia, p.178.
In
nessuna loro pubblicazione i TdG hanno mai menzionato Palego e le
sue ricerche.
Se si dimostrasse che lArca si trova sullArarat, questa sarebbe una scoperta straordinaria, che rivoluzionerebbe interamente la concezione storico/geologica del passato. Inoltre, confermerebbe la veracità letterale e storica della Bibbia, sin dalle sue prime pagine, dando ragione ai fondamentalisti e smentendo qualsiasi teoria su un Diluvio "limitato", geograficamente parlando. Per questo motivo le prove che lArca si trova sullAgri Dagi devono essere molto più convincenti di quelle finora presentate.
Collegamenti
ipertestuali in questa pagina:
Il Diluvio fu davvero
"universale"?
"Il Diluvio? Avvenne nel Mar Nero"
I racconti mesopotamici del Diluvio
I siti dove sarebbe approdata lArca
Le ricerche dellArca
Foto dell'Arca?
Trovata
la vera Arca di Noè?
Note:
[1] Una nota de La Bibbia di Gerusalemme, commentando il racconto della Genesi, afferma: «Possediamo parecchie narrazioni babilonesi sul Diluvio, che presentano rassomiglianze considerevoli con il racconto biblico. Questo non ne dipende, ma attinge alla medesima eredità: il ricordo di una o più inondazioni disastrose della valle del Tigri e dellEufrate, che la tradizione aveva ingrandite con dimensioni di un cataclisma universale ». Per quanto riguarda alcune obiezioni a questa ipotesi, si veda questa pagina. Secondo recenti studi, linnalzamento delle acque del Mediterraneo, come conseguenza della fine dellultima glaciazione, avrebbe provocato unimmane inondazione nella depressione divenuta poi lattuale Mar Nero. Secondo altri ancora, potrebbe essere stato addirittura un piccolo meteorite a causare un disastroso innalzamento di immani montagne dacqua. In questa pagina ci soffermeremo in particolare sulle opinioni dei testimoni di Geova, analizzando i problemi storici e scientifici sollevati dalle loro convinzioni
[2] Perspicacia nello studio delle Scritture, pp.694-5, Roma, 1990.
[3] Fonte: D. R. Selkirk and F.
J. Burrows, editors, Confronting Creationism: Defending Darwin,
New South Wales University Press, Kensington NSW Australia, 1988.
Bisogna notare che i TdG nelle
loro pubblicazioni hanno anche scritto che l'"acqua"
esistente al di sopra della "distesa" poteva essere
sotto forma di vapore o di "umidità": «Le
acque al di sopra erano grandi quantità di umidità
sospese in alto al di sopra della terra» (E' la Bibbia
realmente la Parola di Dio?, p36, corsivo mio). Se si fosse
trattato di vapore, in tal caso la pressione non sarebbe stata
basilarmente diversa dall'attuale. La Bibbia comunque non dice
che vi fosse una coltre di vapore intorno al globo. In
Genesi 1:6,7 si legge: «E Dio proseguì, dicendo: "Si
faccia una distesa fra le acque e avvenga una divisione
fra le acque e le acque". Quindi Dio faceva la
distesa e faceva una divisione fra le acque che dovevano
essere sotto la distesa e le acque che dovevano essere
sopra la distesa. E così si fece». In nessun punto tali acque
vengono definite vapore. Nella Bibbia si parla per la prima volta
di "vapore" in Genesi 2:6, ma senza alcuna relazione
con l'acqua del Diluvio (In ebr. la parola Diluvio, mabbùl,
significa anche "oceano celeste" Perspicacia p.
694). La scrittura di Genesi
2:5,6 ('Ma un vapore saliva dalla terra e adacquava l'intera
superficie del suolo') era spiegata dai TdG nel senso che prima
del Diluvio non era mai piovuto: «...non era necessario che
piovesse... Solo dopo il Diluvio la Bibbia menziona per la prima
volta lampi e tuoni. Solo dopo il Diluvio fu visibile un
arcobaleno» (Ausiliario per capire la Bibbia, p. 340).
Inoltre, nella Svegliatevi! del 22/10/1965, a p.13, si
leggeva che "[prima del Diluvio] la terra era innaffiata non
dalla pioggia, ma da un vapore che saliva dal suolo". Fino a
ieri, quindi, secondo i TdG, prima del Diluvio non era mai
piovuto! Ma oggi le cose sono cambiate. Nella rivistaTorre di
Guardia del 15/1/1998, p.9, si legge: «Era mai
piovuto prima d'allora [prima del Diluvio]? La Bibbia non lo
dice. Genesi 2:5 dice: "Geova Dio non aveva fatto piovere
sulla terra". Ma questo è il modo in cui espose le cose
Mosè, che visse secoli dopo, parlando non dei giorni di Noè ma
di un tempo molto anteriore. Come mostra Genesi 7:4, Geova fece
riferimento alla pioggia parlando a Noè ed evidentemente Noè
capì di che si trattava».
[4]A proposito delle
pitture rupestri e delle epoche in cui vennero realizzate, ecco
quanto afferma unopera di consultazione (Enciclopedia
Encarta, 1993-1997):
«Altamira
Grotte preistoriche, situate nei pressi di Santillana del Mar
(nella provincia di Santander, in Spagna), nelle quali si sono
trovate tracce di insediamenti umani risalenti al Paleolitico
superiore (vedi Età della pietra). Le grotte di Altamira furono
scoperte nel 1876 dal naturalista Marcelino Sanz de Sautuola che,
dopo il ritrovamento di un giacimento di ossa e di resti di
utensili preistorici, nel 1879 identificò le figurazioni dipinte
o graffite che le hanno rese famose. Le grotte sono costituite da
due bracci a gomito, lunghi complessivamente 270 m, nei quali
sono stati trovati segni di insediamenti umani allingresso,
resti di utensili preistorici in diversi punti allinterno e
pitture rupestri per tutta la loro lunghezza. Gli scavi hanno
rivelato una sequenza stratigrafica divisa in due fasi: in quella
inferiore (risalente al Solutreano) sono stati raccolti oltre a
resti di utensili frammenti di ocra del tipo usato per la
realizzazione delle pitture rupestri nonché reperti di origine
animale. Nella fase superiore (del periodo Magdaleniano inferiore
cantabrico) sono stati identificati resti di ocra, conchiglie
utilizzate come recipiente per i colori e resti di fauna simili a
quelli del periodo Solutreano, ma con una maggiore presenza di
fossili di pesci e di molluschi marini. Il livello magdaleniano
si fa risalire, in base alla datazione con il carbonio 14, a
15.000 anni fa, mentre per il livello solutreano i riferimenti
crociati cantrabrici suggeriscono unetà compresa tra
21.000 e 17.000 anni fa.
[...]
Le tracce più evidenti di attività umana restano comunque le
pitture e i graffiti, tra i più significativi esempi di arte
paleolitica. Linsieme più importante si trova su una volta
di 120 m2, a pochi metri dallingresso, ed è composto da
diverse rappresentazioni policrome di animali effigiati in stile
naturalistico. Tra questi domina il bisonte ma sono presenti
anche figure di cavalli e di cervi, nonché diversi segni
schematici. Nella parte restante delle grotte, graffiti e pitture
appaiono sistematicamente isolati, tranne che nellultima
parte, dove si avverte una certa programmazione nella
disposizione delle raffigurazioni. Accanto al gruppo degli
animali, che costituiscono la metà delle circa trecento figure
identificate, ne esiste un secondo composto da segni a forma di
tetto o di triangolo, eseguiti con tecniche molto diverse. [...]
Secondo lo schema stilistico proposto dallo studioso
Leroi-Gourhan, le figure in rosso sarebbero attribuibili al
Solutreano finale, mentre le raffigurazioni policrome dei bisonti
risalirebbero al periodo Magdaleniano. Questa datazione coincide
con quella suggerita per i reperti fossili e non si discosta
molto da quella ottenuta eseguendo la prova del carbonio 14 sulle
pitture dei bisonti (fra 13.570 e 14.710 anni a.C.).
Arte
Paleolitica. Linsieme degli oggetti darte
prodotti fra 32.000 e 11.000 anni fa, durante lultima
glaciazione. Comprende manufatti come statue e oggetti decorati,
intagliati in osso, corno o pietra, o rozzamente modellati
nellargilla, nonché esempi darte rupestre sotto
forma di pittura, disegno o incisione, rinvenuti tanto nelle
grotte quanto, nel caso delle incisioni rupestri, allaria
aperta. Testimonianze artistiche del Paleolitico sono state
rinvenute in tutto il mondo, ma le più numerose si trovano
nellEuropa occidentale. [...] I primi reperti di arte
paleolitica furono rinvenuti quando, intorno al 1860, nelle
caverne della Francia sudoccidentale furono portati alla luce
oggetti decorati, chiaramente associabili agli utensili del
Paleolitico e realizzati con ossa di animali risalenti
allepoca glaciale. Vi erano, inoltre, dipinte sulla roccia
alcune specie animali estinte, come il mammut, o altre, come la
renna, scomparse dalla zona da molto tempo. [...] Le successive
ricerche svelarono lesistenza di nuovi siti; attualmente,
in Francia e Spagna ne viene scoperto in media uno ogni anno.
Arte rupestre risalente allo stesso periodo è stata recentemente
rinvenuta anche in altre parti del mondo, come in Australia,
America e Sudafrica. Tra le più importanti scoperte degli ultimi
anni sono quella della grotta detta di Chuvet dal nome dello
scopritore, avvenuta nel 1995 nella valle di Ardèche, nella
Francia sudorientale, che ha svelato pitture policrome risalenti
a 30.000 anni fa e quella, del 1994, di circa mille incisioni
rupestri, localizzate su entrambe le rive del fiume Ca, nel
Portogallo nordorientale, che si ritengono realizzate circa
20.000 anni fa. Esempi di arte paleolitica sono stati rinvenuti
dalla penisola iberica e dallAfrica settentrionale fino
alla Siberia, con notevoli concentrazioni in Europa occidentale,
centrale e orientale». Si può notare che letà attribuita
a questi reperti risalirebbe ad un tempo estremamente remoto,
molto precedente il 2370 a.C.
[5] Herz O.F. "Frozen Mammoth in Siberia", Smithsonian Institution Annual Report for 1903, pp.611-25. Vitaliano D.B. Legend of the Earth, Indiana University Press, Bloomington (Ind), 1973, p281.
[6] Per esempio, nella mitologia greca si narra che Zeus mandò un Diluvio per distruggere lumanità. Deucalione, avvertito da Prometeo, si rifugiò con sua moglie in unarca che alla fine si arenò sul monte Parnaso. Alcune versioni del racconto narrano anche che Deucalione mandò una colomba fuori dallarca per sapere se le acque si fossero ritirate. È probabile che il mito di Deucalione e del Diluvio siano stati ladattamento greco di una storia più antica (si veda questa pagina) proveniente dalla Mesopotamia. Durante lVIII e il VII secolo a.C. le idee dei Greci erano fortemente influenzate dalle civiltà del Medio Oriente. Evidentemente fu in quel periodo che il loro contatto con le culture dellAsia Minore li indusse a "prendere in prestito" il racconto del Diluvio, insieme ad altri miti. La tradizione greca raccontava anche di altri diluvi e Platone, nel Timeo, sviluppò da questi miti una teoria secondo la quale alluvioni e altre catastrofi devastavano periodicamente la terra, distruggendo le civiltà esistenti e costringendo i pochi superstiti a crearne nuove. Con lo sviluppo in Europa del cristianesimo, queste idee greche si mescolarono alla storia del Diluvio biblico. Alcuni teologi equipararono il Diluvio di Deucalione a quello di Noè, pensando che la storia greca fosse meno precisa del racconto biblico. Altri, incluso Agostino dIppona (La città di Dio, libro XVIII, 8-9), consideravano i diluvi greci come eventi storici distinti, di ambito più limitato rispetto al Diluvio Universale. (W.H.Stiebing Jr, Antichi astronauti, ed. Avverbi, 1998, Roma, p.34. Molte informazioni di questa pagina si basano o sono tratte da questo libro di Stiebing).
[7]The International Standard Bible Encyclopedia, a cura di G. W. Bromiley, 1982, vol. 2, p. 319.
[8] Filby F.A.,The Flood Reconsidered, p.49, Zondervan, Grand Rapids (Mich), 1970. Un altro esempio viene dal Sudafrica, dove un "tradizionale" racconto del Diluvio fu narrato a un missionario da un nativo del luogo. Più tardi, però, si scoprì che era stato un altro missionario a narrare la storia di Noè allo stesso indigeno. Una versione del Diluvio proveniente dalla Cina è quasi sicuramente derivata dallinfluenza dei cristiani, che arrivarono in quella zona nel VII secolo d.C. È anche probabile che ci sia stata uninfluenza cristiana nei racconti del Diluvio originari del Galles e della Lituania, come pure in alcune leggende americane. «Quando si eliminano le leggende sul Diluvio che possono essere state influenzate dai racconti biblici e mesopotamici i racconti che rimangono mostrano poche somiglianze con la storia di Noè e perfino luno con laltro. Essi non sono necessariamente varianti di un unico Diluvio, né devono derivare tutti da una precedente tradizione. È molto più verosimile che siano creazioni indipendenti, scaturite dalle condizioni ambientali locali e reperibili in diverse aree del mondo perché le inondazioni catastrofiche, prima o poi, hanno fatto parte dellesperienza di quasi tutti i popoli» Antichi astronauti, op. cit. p.52.
[9] Antichi astronauti, p.51, 52: Pare che prima dellintroduzione della storia del Diluvio biblico, i popoli dellEuropa precristiana si tramandassero i ricordi di un grande Diluvio. Queste leggende nominano una combinazione di inondazioni e incendi e talvolta di inondazioni non provocate dalla pioggia bensì da un sollevamento spontaneo delloceano e dallaffondamento definitivo dei paesi costieri lungo il litorale atlantico, eventi che hanno poco in comune con il racconto della Bibbia. Alcuni esempi: nellIrlanda precristiana, un improvviso sollevamento delloceano costrinse la regina Ceseair e la sua corte a imbarcarsi e a navigare sul mondo sommerso per sette anni e mezzo. LIrlanda poté tornare ad essere abitata solo duecento anni dopo. I popoli germanici del Nord e gli scandinavi, parlano di scosse telluriche, del ritiro delle acque e del loro ritorno in ondate di marea. Una descrizione scandinava di unantica grande catastrofe si trova nellEdda, la saga islandese: "Le montagne cozzano luna contro laltra... E il cielo si fende in due, il sole si spegne, la terra affonda nel mare, le lucenti stelle svaniscono. I fuochi divampano e sollevano fiamme alte fino al cielo". Si ritiene che anche in questo racconto vi sia un riferimento al Diluvio. Ci si può chiedere comunque come abbiano potuto coesistere fiamme alte fino al cielo con acque che sommergevano i monti... Anche nelle culture del Nuovo Mondo esistono leggende di una grande catastrofe, di norma un Diluvio, che coprì tutto, spesso con laggiunta di terremoti, eruzioni vulcaniche, sollevamenti e sprofondamenti di montagne. Varie tradizioni indie ricordano catastrofi provocate dalla concomitanza di terremoti, fuoco dal cielo e inondazioni. Le cronache scritte maya, parlano di superstiti che si erano nascosti in profonde caverne fino al termine delle inondazioni, degli incendi e dei terremoti. In molti racconti amerindi non si menziona la pioggia quale causa immediata di un improvviso Diluvio; si parla molto spesso invece di tremende ondate provenienti dalloceano. Una leggenda cinese descrive in questo modo il "Diluvio": « la terra fu scossa dalle fondamenta. Il cielo si abbassò a settentrione. Il sole , la luna e le stelle cambiarono i loro corsi. La terra si frantumò e le acque sgorgarono dal suo seno verso lalto con violenza, inondandola. Luomo si era ribellato a Dio e il sistema delluniverso era sconvolto. I pianeti mutarono le loro orbite e la grande armonia delluniverso e della natura fu turbata...».
[10]A proposito di Gerico, unenciclopedia afferma: «Città situata a nord del mar Morto, disposta su diverse alture abitate, la più antica delle quali, Tell es-Sultan, scavata nel 1952, rivelò un importante insediamento occupato da una delle più antiche comunità agricole del mondo. Gli abitanti di Gerico, che praticavano lagricoltura e lallevamento pur non conoscendo la produzione ceramica, occuparono il sito dal 9000 a.C. al 1500 a.C.». A proposito della storia dellantico Egitto, la medesima fonte dichiara che "nel VII millennio a.C. il territorio appariva certamente accogliente dal punto di vista ambientale. Prove dellesistenza di insediamenti in questo periodo sono state trovate nelle zone desertiche dellAlto e del Basso Egitto e in quelle nubiane dellodierno Sudan" (sottolineatura mia). Enciclopedia Microsoft Encarta, 1993-1997 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.
[11] Perspicacia, p.601.
[12] La Torre di Guardia, 1 novembre 1962, p.671. Ecco come altri fondamentalisti ("La Chiesa di Cristo") hanno spiegato la diffusione delle specie animali in tutto il globo: «Non possiamo essere sicuri di come la terra era geograficamente formata prima del Diluvio. Cinque o sei generazioni dopo Noè, lo possiamo leggere in Genesi 10:25, ai giorni di Peleg (che significa divisione), la terra era divisa. Molti credono che questo voglia dire che Dio divise la terra nei continenti che vediamo oggi». Si ammette comunque che tale "divisione" potrebbe riguardare solo i popoli e non i continenti (Cfr. Ge.11:1-9).
[13] Era opinione del "giudice" Rutherford, secondo presidente della Watch Tower, che le belve fossero diventate feroci per colpa del Diavolo che avrebbe istigato Nimrod e gli altri cacciatori postdiluviani (Genesi 10:8,9) a perseguitare ed uccidere gli animali, i quali "per la propria difesa e per salvarsi divennero feroci ed impararono ad aggredire luomo. Così fu che il Diavolo, a mezzo di uomini empi come Nimrod, fece diventare feroci molte bestie selvagge" (Salvezza, pag. 282). Quindi il leone, la tigre, lorso, i rapaci, lo squalo, ecc., prima di venir braccati ed uccisi erano assolutamente mansueti e perfettamente vegetariani. Il "giudice" tuttavia non spiega come mai le lepri, le quaglie e i cerbiatti, pur essendo spietatamente braccati ed uccisi, non divennero feroci e non aggredirono mai gli uomini. Se gli animali erano prima tutti vegetariani e sono diventati cattivi (e cioè carnivori) dopo, perché alcuni sì ed altri no? In realtà gli animali carnivori hanno un apparato digerente molto diverso dagli erbivori (a cominciare dai denti) e questo perché Dio li ha creati cosi. Le osservazioni scientifiche fatte sugli animali e sul loro habitat hanno rivelato che moltissimi animali sono delle perfette "macchine per uccidere"; è assolutamente inverosimile e del tutto assurdo sostenere, come fanno i TdG, che il loro modo di vivere e la loro alimentazione fossero diversi prima del 2370!
[14] Antichi astronauti, p.54, 55. «Questa tecnica, sviluppata nel 1947 dal chimico statunitense Willard F. Libby e dai suoi colleghi delluniversità di Chicago, è spesso utile per risolvere problemi cronologici in archeologia, antropologia, oceanografia, pedologia, climatologia, e geologia recente. Attraverso lattività metabolica, il livello di carbonio-14 in un organismo vivente si mantiene pari a quello presente nellatmosfera o nelle parti dinamiche della Terra, come loceano. Dopo la morte dellorganismo, il carbonio-14 comincia a decadere con tasso di decadimento noto, senza che sia possibile una reintegrazione di carbonio dallatmosfera. Una misura del livello di carbonio consente quindi un calcolo delletà dei resti; tuttavia il rapido decadimento del carbonio fa sì che lapplicazione di questo metodo sia limitata alla datazione di oggetti di circa 50.000 anni, benché con tecniche moderne e sofisticate sia a volte possibile estendere lintervallo di tempo a circa 70.000 anni; lincertezza aumenta tuttavia con letà del campione. Nel 1962 il tempo di dimezzamento del radiocarbonio è stato ridefinito da 5570 ± 30 anni a 5730 ± 40 anni, cosicché alcune date determinate in precedenza necessitano di correzione; inoltre, per tener conto della radioattività recentemente introdotta nellatmosfera, le date al radiocarbonio vengono calcolate con riferimento allanno 1950». Enciclopedia Microsoft Encarta, 1993-1997 Microsoft Corporation.
[15] «Tra i fattori di incertezza che possono portare a errori nella definizione di una scala temporale, il problema più serio consiste nella contaminazione successiva di un campione, che può essere causata da percolazione di acque, da incorporazione di carbonio più giovane o più antico, e dalla contaminazione sul campo o in laboratorio causata dagli stessi ricercatori» (Enciclopedia Microsoft Encarta).
[16] Bailey L.R.,Where Is Noahs Ark?, 1978, Abingdon, Nashville, pp.72,73.