Le cornamuse
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Le cornamuse

 

La “grande cornamusa” o “warpipes

i farebbe un errore grossolano a ritenere che l’attuale cornamusa irlandese risalga al Medio Evo o addirittura a periodi precedenti. Come del resto tutte le regioni europee ed alcune zone dell’Africa e dell’Asia, anche l’Irlanda ha conosciuto una cornamusa “a bocca”, che fu utilizzata essenzialmente durante la guerra del X secolo e forse anche prima, ma comunque in epoca anteriore all’arrivo degli Anglo-Normanni, nel 1169. Qualsiasi considerazione che tenda a far risalire l’arrivo della cornamusa in periodi precedenti al IX secolo non è, allo stato attuale delle nostre conoscenze, che una semplice congettura. Essa veniva generalmente considerata strumento di minor nobiltà rispetto all’arpa. 

Una delle prime immagini di cui disponiamo figura sulla Croce delle Scritture (X secolo circa), nella parte nord del monastero di Clonmacnoise, nella Contea di Offaly, in cui un angelo suona uno strumento che somiglia molto ad una cornamusa. Va distinta una cornamusa indigena, cuisle cheoil, da una esogena, denominata piopaì, sebbene in realtà non sappiamo quali caratteristiche differenziassero le due forme. La prima utilizzazione di un primitivo bordone risalirebbe al XIII secolo, seguito molto più tardi dall’adozione di un secondo e di un terzo bordone. I vari esempi iconografici di cui disponiamo ci portano a considerare che questa “cornamusa irlandese a bocca” somigliasse molto all’attuale cornamusa scozzese. Un’incisione su legno del castello di Woodstock, nella Contea di Kilkenny, e un disegno su un messale dell’abbazia di Rosgall sono le prime rappresentazioni, risalenti al XV secolo, seguite nel XVI secolo da un disegno di John Derrick e dalle incisioni più particolareggiate del viaggiatore ed artista tedesco Albrecht Durer (1471-1528) pubblicate nel 1603: una di queste è esposta al museo di Vienna, e rappresenta un musicista barbuto che suona, marciando, una cornamusa a due bordoni. 

A partire dal dominio dei  Tudor (1495-1603) i suonatori di cornamusa che accompagnavano i soldati nei combattimenti, e più tardi al servizio della Francia, in seno ai celebri “Wild Geese”, facevano parte delle Brigate Irlandesi in occasione delle grandi battaglie. L’ultimo riferimento al riguardo di cui disponiamo si riferisce alla vittoriosa battaglia di Fontenoy contro gli inglesi, l’11 maggio del 1745, durante la quale si suonarono, stando alla leggenda, “St. Patrick’s Day In The Morning” e “The White Cockade”. E’ evidente che fu proprio questa caratteristica di strumento “militare” la responsabile della scomparsa della grande cornamusa irlandese a bocca durante il XVII secolo. Essa ricomparirà sotto questa forma solo alla fine del XIX secolo sotto l’influenza delle pipe-bands scozzesi, influenza che si potrà ritrovare nel 1943 anche in Bretagna all’epoca della creazione della Bodadeg ar Sonerion ( B.A.S. o “Assemblea dei Suonatori”) ad opera di Dorig Le Voyer e Polig Montjarret, che contribuirono all’invenzione dei bagadoù bretoni.

 

La cornamusa irlandese: “union pipes” o “uilleann pipes

a cornamusa irlandese, così come oggi la conosciamo, fece la sua comparsa presso le classi popolari irlandesi alla fine del XVII secolo o agli inizi del XVIII secolo. In origine essa era uno strumento di livello artigianale, che necessitava di pochi arnesi e umili materiali per essere costruita. La sua sonorità è molto più dolce di quella della grande cornamusa, a causa della sua ancia doppia, di struttura meno rigida, che le conferisce un suono più sottile. Ai due bordoni con cui essa era stata inizialmente concepita se ne aggiunse un terzo nel corso del XVIII secolo. Il passaggio da una cornamusa “a bocca” ad un altro tipo, fornito di un mantice laterale che faceva le veci dell’insufflazione fornita dalla bocca dello strumentista, non è esclusivo dell’Irlanda. In Francia esisteva la musette de cour, piccola cornamusa di origini aristocratiche diffusa nel XVII secolo, che divenne uno strumento molto popolare nel corso del XVIII secolo, ed ebbe di certo un’influenza sulla nascita delle uilleann pipes irlandesi; inoltre in Inghilterra la regione del Northumberland ha dato origine (tra l’altro) alla Northumbrian small-pipe, altro tipo di piccola cornamusa suonata mediante un mantice. In compenso le uilleann pipes possono essere considerate le cornamuse più sofisticate e complesse dell’intera famiglia, a causa di una evoluzione tecnica che si verificò verso la metà del XVIII secolo: l’introduzione dei regulators. Con questo termine si indica un insieme di treuilleann pipes escrescenze che somigliano ai bordoni, ma che poggiano sulla coscia del musicista (la destra per i destrorsi) e sulle quali sono disposte le chiavi. E’ premendo su queste piccole chiavi mediante il polso o il bordo della mano (il tutto continuando a suonare mediante il chanter) che il musicista riesce a produrre, oltre alla melodia, anche un accompagnamento ricco di armoniche, talvolta anche con caratteristiche ritmiche. Una illustrazione in copertina del primo metodo per l’apprendimento della cornamusa irlandese, pubblicato verso l’anno 1800 da un misterioso professor O’Farrell, ci permette di affermare che a quell’epoca essa era fornita di un solo regulator. I regulators supplementari fecero la loro comparsa durante durante il XIX secolo: oggi essi sono tre. Questo sviluppo, apparentemente secondario, a nostro avviso è invece di singolare importanza: la musica irlandese è per lo più esile, a causa della preponderanza del canto, arte solistica che non necessita di accompagnamento, ritmico o armonico che sia; inoltre le uilleann pipes sono considerate da tutti gli appassionati di musica tradizionale irlandese lo strumento più vicino alla voce umana, grazie alle numerose possibilità di modulazione del suono. E’ tuttavia assodato per tutti i musicologi ed i ricercatori odierni che i regulators costituiscono ciò nonostante un perfetto strumento di accompagnamento della musica irlandese, senza che il fatto costituisca motivo di stupore per nessuno. L’uso appropriato dei regulators è anzi considerato il massimo dell’arte per uno uilleann piper. 

gentleman piperLe spiegazioni riguardanti il nome di questa cornamusa sono complesse al pari della sua evoluzione. Tutti i musicisti attuali la chiamano “uilleann pipes”, inconsciamente sulla base delle spiegazioni fornite da W.H. Grattan Flood nel 1904. Egli riteneva, nell’ottica dell’entusiasmo nazionalistico tipico dell’epoca, che il termine union-pipes era una deformazione di “woollen bagpipes”, presente nel “Mercante di Venezia” di Shakespeare pubblicato nel 1600 (Atto V, scena I). Grattan Flood continuava spiegando che questo stesso termine derivava a sua volta dal gaelico “uilleann”, genitivo di “uillin” (in gaelico “gomito”). Noi, con Breandàn Breathnach, riteniamo invece che sarebbe difficile dimostrare l’anglicizzazione della parola “uilleann” in “woollen” durante il XVI secolo, e più tardi il suo adattamento in “union”, durante il XVIII secolo. Inoltre risulterebbe abbastanza arduo dimostrare che Shakespeare, morto nel 1616, fosse riuscito a entrare in contatto con uno strumento musicale inventato, nel migliore dei casi, un secolo dopo. Lasciamo a Breandàn Breathnach la responsabilità di porre termine una volta per tutte a tutte queste supposizioni, e di rispondere, pur senza nominarlo, a Grattan Flood:

“E’ abbastanza stravagante affermare che l’espressione “woollen” pipes da parte di Shakespeare sia una cattiva interpretazione di uilleann, e sulla base di questa ipotesi far risalire l’origine di questa cornamusa al XVI secolo. Non è fornita nessuna spiegazione sul modo in cui il termine gaelico irlandese uilleann possa essere diventato l’inglese “woollen” nell’Inghilterra del XVI secolo, né su come in seguito, nel XVIII secolo, possa essere diventato “union”. Tuttavia il termine uilleann è oggi così diffuso, anche presso i suonatori di cornamusa, che sarebbe ridicolo opporsi”. 

Francis O’Neill, che pure aveva notato l’evidente errore di Grattan Flood, ma che non aveva ilPaddy Keenan & Davy Spillane credito nè la disinvoltura necessari per contraddirlo, affermerà, pur non citando le fonti, che il termine risaliva al XVI secolo e si riferiva alla “grande cornamusa”. In altre parole, il termine uilleann era una pura e semplice invenzione di William Henry Grattan Flood. 

Come affermato da Breandàn Breathnach, la cornamusa irlandese prima veniva detta “union pipes”, ed è così che essa viene menzionata in tutti i testi sino al 1904, data della pubblicazione dell’opera di Grattan Flood. Esiste un’altra leggenda che riguarda proprio il termine “union-pipes”: vi sono analisi che legano lo strumento all’unione dell’Irlanda alla Gran Bretagna nel 1800, ma come già detto le uilleann pipes esistevano già in epoca precedente, e si hanno alcuni esempi di periodo antecedente in cui il termine union pipes veniva citato. La spiegazione più verosimile del termine consiste invece nel fatto che la combinazione tra regulators e chanter costituisce un’unione tra due tipi di suono prodotti a discrezione del musicista (contrariamente ai bordoni), il che è valso tra l’altro allo strumento il soprannome di organ pipes, molto diffuso nel XIX secolo. Infine, si sente spesso parlare dell’origine della posizione di suono seduta come di un qualcosa reso necessario dall’interdizione della cornamusa: di certo sembra incontestabile che il numero di suonatori di cornamusa diminuì enormemente a causa della repressione di cui essi furono vittime, ma si è anche visto come gli arpisti itineranti continuarono ad esistere persino all’epoca di Cromwell. E’ quindi poco verosimile che la sola repressione diretta sia la causa di questo mutamento. E’ invece molto probabile che la fine di un approccio di natura militare abbia restituito lo strumento alla sua origine popolare e domestica. 

Willie ClancyDa un punto di vista strettamente musicologico, la tonalità usata oggi maggiormente è il Re (“concert pitch”), ma è questo uno sviluppo relativamente recente, causato di certo dall’uso delle uilleann pipes nelle concert halls americane della fine del XIX secolo (prima dell’invenzione e dell’uso generalizzato del microfono), ma tendente anche a facilitare il suono in gruppo. In effetti i modelli più antichi erano tutti accordati in tonalità più basse, in Do o in Si bemolle (e questi ultimi modelli sono detti “flat sets”), fino alla variazione attribuita a William Taylor (1830-1901), costruttore di cornamuse originario di Drogheda, emigrato a New York nel 1872 e stabilitosi definitivamente a Philadelphia nel 1874. In ciò egli fu seguito da R.L. O’Mealey della Contea di Westmeath. Si direbbe tuttavia che queste tonalità più basse, che conferiscono indubbiamente un carattere più intimo allo strumento, siano tornate di moda dopo alcuni anni, in particolare sotto la spinta dei principali costruttori di uilleann pipes, Alain Froment (Kenmare, Contea di Kerry) e Geoff Wooff (Miltown Malbay, Contea di Clare). Tra parentesi è da notare che nessuno dei due è irlandese, ma che entrambi si sono trasferiti in Irlanda per esercitare la propria attività con una riuscita, a detta degli uilleann pipers, nettamente superiore a quella degli altri artigiani dello strumento. Tra i migliori costruttori, inoltre, Cìallìan O’Briain (Dingle, Contea di Kerry) e Eugene Lambe (Fanore, Contea di Clare) sono irlandesi, mentre Alan Ginsberg è gallese. 

Un elemento interessante riguardante le uilleann  pipes, ma solo di rado evidenziato, meritaDavy Spillane qui di essere preso in considerazione: pochi studi (ma soprattutto pochi musicisti) insistono sulle variazioni degli stili di esecuzione a livello regionale (il che dimostra il carattere universale di questo strumento), mentre invece convivono due tecniche di suono ben distinte. Il primo stile è detto “staccato” o “chiuso” (close [o tight] fingering [o piping]); in questo stile i musicisti suonano le singole note appunto in modo staccato, lasciando il chanter sulla coscia , o più propriamente sul “pipers’ apron” in cuoio, anche detto “popping-pad”. Il secondo stile è invece il “legato” o “aperto” (open [o loose] fingering [o piping]), in cui i musicisti legano tra loro le note, talvolta sino al glissato. Ciò che è più interessante attiene allo stato sociale di appartenenza, diverso per i due stili: il primo, più riservato, era tipico delle classi sociali più agiate (“gentlemen pipers”). Willie Clancy o Leo Rowsome furono i principali esponenti di questa categoria. Il secondo stile, più estroverso e brillante, era più in voga presso i musicisti itineranti (“travellers”, o “itinerants”, o anche “tinkers” sebbene quest’ultimo termine abbia un carattere dispregiativo). I fratelli Johnny e Felix Doran e  Finbar Furey costituiscono i rari esempi storici di questa categoria di cui oggi siano disponibili registrazioni fonografiche. Sebbene oggi tali diversità sociali tendano a sfumare, ed insieme ad esse anche questa divergenza tra i due stili, che cede il posto alle diversità di singoli caratteri e personalità, rimangono ancora evidenti le differenze tra un “gentleman piper” flemmatico come Liam O’Flynn, erede di Séamus Ennis, e musicisti come Davy Spillane o Paddy Keenan, riconducibili alla scuola di Johnny Doran. In seguito alla scomparsa di Séamus Ennis s’impose in modo naturale un nuovo stile che mescolava elementi delle due tecniche, stile che è riuscito a raccogliere rapidamente tutti i suffragi. 

Come si è detto le uillean pipes sono, anche a detta degli stessi musicisti irlandesi, lo strumento più vicino alla voce umana (con il fiddle) per le notevoli possibilità di modulazione del suono. Esistono almeno tre tipi fondamentali di abbellimento per le melodie da ballo, utilizzati anche dai flautisti da alcuni decenni: il popping, il cranning ed il rolling. Queste tecniche sono invece usate molto raramente nelle slow airs. 

E’ quindi proprio nelle slow airs che si potrà osservare meglio questa somiglianza tra le uilleann pipes e la voce, particolarmente ascoltando grandi specialisti dell’adattamento per uilleann pipes dei canti irlandesi, come Willie Clancy, che arrivava a sostenere che la musicalità gli scaturiva dalla stessa lingua irlandese. Né è da dimenticare una particolare tipologia musicale caratteristica delle uilleann pipes: i brani di musica “descrittiva” o “imitativa”, (oggi in via di estinzione) che disegnavano ad esempio la caccia alla volpe nel leggendario “The Fox Chase”. 

Liam O'FlynnDopo un periodo di disinteresse che riuscì loro quasi fatale, le uilleann pipes sono tornate ad essere lo strumento tradizionale e popolare per eccellenza, e seguendo le vicissitudini dei loro cambiamenti, la loro musica si è andata diversificando e gli strumentisti sono diventati sempre più eclettici. E’ così  ad esempio possibile trovare una sinfonia per uilleann pipes ed orchestra, opera di Shaun Davey (la celebre “Brendan Voyage”, creata al Festival Interceltico di Lorient nell’agosto 1980, ancor oggi scolpita nella memoria). Inoltre uilleann pipers di chiara fama come Paddy Moloney (dei Chieftains),  Liam O’Flynn (ex-Planxty) o Davy Spillane (ex-Moving Hearts) sono oggi molto richiesti da star del rock come Paul McCartney, Mick Jagger, Mike Oldfield, Kate Bush, Sting o Gerry Rafferty. 

Così come in precedenza l’arpa, sembra che le uilleann pipes si stiano gradualmente conquistando l’agognato ruolo di nuovo simbolo dell’Irlanda ed una certa fiducia ritrovata, essendo oggi utilizzate sia per evocare l’Irlanda, che nelle pubblicità televisive e radiofoniche per vendere di tutto, dal burro, al cioccolato, alle automobili. Recentemente è anche possibile trovare gruppi rock che hanno deciso di integrare le uilleann pipes nelle loro formazioni e nella loro musica: In Tua Nua sono stati in tal senso tra i primi ed i più famosi, seguiti dal gruppo Cry Before Dawn e molti altri meno famosi. 

Così come l’arpista, anche il suonatore di cornamusa rimane quindi un solista nella musica e nell’animo, di certo per la complessità del suo strumento, oggetto adorato e venerato che diventa spesso, al di fuori delle sessions, punto di partenza e oggetto di animate conversazioni sul nome dell’artigiano che l’ha costruito, su qualità e difetti dello strumento, sulle ance utilizzate, sui piccoli segreti generosamente rivelati, o sullo stile preferito del musicista. Perché la musica tradizionale irlandese è proprio questo, innanzitutto: una straordinaria giovialità ed un’inguaribile socievolezza.

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