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flauti ià in uso presso i Sumeri alcuni millenni prima della nascita di Cristo, il flauto ha fatto la sua comparsa in Irlanda verosimilmente insieme ai suoi primi abitanti verso il 6000 a.C. Attualmente sono diffusi due tipi di flauto, entrambi da parecchi decenni: il primo, più comune, è il piccolo tin whistle; il secondo è il flauto traverso in legno, con o senza chiavi.
pesso
indicato con il vocabolo di “flauto irlandese”, e talvolta con il termine di
“flageolet”, il primo dei due flauti irlandesi produce il suono
soffiandovi direttamente nell’ancia. Sebbene si trovi spesso in vendita con la
dizione di penny whistle, il suo nome inglese di tin whistle (spesso
abbreviato in whistle, e da ciò spesso derivano errori di traduzione)
deriva dal materiale utilizzato per la sua costruzione, la latta, materiale che
ne spiega le caratteristiche di economicità e diffusione. E’ infatti
innanzitutto proprio con questo strumento che in genere iniziano a cimentarsi i
giovani irlandesi con velleità musicali, sia a scuola che in privato, tra
amici. Queste stesse caratteristiche di strumento
di basso prezzo ed alta diffusione hanno però a loro volta un risvolto
negativo, potendosi constatare spesso una disaffezione nei confronti del tin
whistle nei successivi anni dell’adolescenza, a vantaggio del flauto
traverso o delle uilleann pipes: i suonatori di tin whistle sono
infatti spesso considerati musicisti di second’ordine. Di facile apprendimento
e trasportabilità, il suo successo resta tuttavia innegabile, ed il mercato del
tin whistle è indubbiamente in piena espansione. E’ un mercato che si
indirizza soprattutto verso il turista, per cui il tin whistle
costituisce un souvenir apprezzato per la sua semplicità, economico e tipico
dell’Irlanda. E’ anzi facile trovare molti “pacchetti-souvenir”,
contenenti un tin whistle ed un metodo di apprendimento, che la maggior
parte dei turisti catalogherà ben presto nel dossier “vacanze in Irlanda”,
e che rispolvererà occasionalmente insieme alle diapositive… Un
secondo aspetto di questa notevole espansione del mercato del tin whistle
riguarda più da vicino i musicisti del mondo intero (sia professionisti che di
livello amatoriale), che si rivolgono ovviamente alle migliori marche che sono,
allo stato attuale e senza alcun dubbio, due, per inciso entrambe inglesi: Clarke,
in Do, di colore nero e forma conica, e Generation,
di colore dorato ed ancia rossa, oppure argentato e con ancia blu, più spesso
in Re, ma disponibile comunque in tutte le tonalità comunemente usate. La marca
irlandese Feadòg (termine gelico per il tin whistle), in genere
meno apprezzata dai musicisti professionisti, è riconoscibile dall’ancia di
colore verde. Se si eccettuano l’album “Tin
Whistle” di Paddy Moloney & Sean Potts, e “Feadòga Stàin”
di Mary Bergin, è ben difficile trovare in commercio dischi di solo tin
whistle; usato in genere come secondo strumento, esso figura spesso negli
album di uilleann pipers come Paddy Keenan, o di flautisti come Paul
McGrattan, oltre che in molti dischi di piccole formazioni, in cui ricopre il
ruolo di strumento solista. E’ invece da sottolineare l’importanza di un
personaggio come Micho Russell, flautista di Doolin, County Clare, morto nel
1994 che, sebbene fautore di uno stile particolarmente sobrio, riuscì sempre a
farsi applaudire nei festival di musica tradizionale irlandese cui partecipò.
er
quel che concerne il flauto traverso, la sua presenza è attestata in Europa sin
dall’epoca preistorica, ma sembrerebbe che esso abbia sofferto di un periodo
di eclissi nell’antichità e fino agli inizi del Medio Evo. Il passaggio da
un’impugnatura sinistra ad una
destra indica per gli specialisti una sua reintroduzione ex novo sotto
l’influenza bizantina, nel corso del XII secolo. Dotato di sei fori per le
dita e di un foro in cui si soffiava, un po’ alla stessa maniera in cui si
soffia in un collo di bottiglia per produrre un suono, il flauto del
Rinascimento ebbe uno sviluppo notevole grazie ai miglioramenti tecnici ad esso
apportati a partire dal XVIII secolo, periodo in cui esso era ancora chiamato
“flauto tedesco”. Il suo corpo venne allora suddiviso in più parti, non per
ragioni di trasporto, ma piuttosto per motivi tecnici che ne permettevano così
un miglior controllo della sonorità e della diteggiatura. Il primo manuale del
flautista fu pubblicato ad Amsterdam nel 1707, opera di un liutaio e musicista
della corte di Luigi XIV, Jacques-Martin Hotteterre. La prima pubblicità
illustrata riguardante il flauto traverso in Irlanda fece la sua comparsa nel
gennaio del 1747 all’interno del periodico The Dublin Courant, e ciò
testimonia la sua presenza all’interno
delle classi aristocratiche del XVIII secolo. Attraverso vari passaggi, il
perfezionamento finale del flauto classico è opera di Theobald Boehm, che lavorò
in particolare sul meccanismo delle chiavi e sulle possibilità di cromatismo
tra il 1832 ed il 1847, anno dopo il quale le variazioni diventano solo
marginali. Questi stravolgimenti tecnici si rivelarono molto importanti per lo
sviluppo della musica tradizionale irlandese, sebbene le conseguenze sociali di
queste variazioni, che analizzeremo in breve, si andarono evidenziando solo in
un periodo successivo. Il flauto traverso in legno, detto “wooden
flute” o più correntemente “timber flute”,
deve infatti la sua presenza in Irlanda alla tendenza per la quale i
musicisti classici del XIX secolo andarono progressivamente adottando il flauto
traverso in metallo, abbandonando i loro vecchi flauti in legno, che divennero
così disponibili a prezzi molto più abbordabili. La maggior parte dei
flautisti irlandesi suona oggi su modelli in legno, ed i nomi di Rudall &
Rose, Potter, Hawks, Boosey, Prattern o Nicholson figurano tra i marchi più
apprezzati. Questi flauti sono in genere privi di chiavi che, a detta di alcuni
musicisti, rendono problematiche le tecniche di abbellimento; secondo altri
musicisti l’argomento economico è invece preponderante, dal momento che il
costo di una singola chiave oscilla tra le 150.000 e le 240.000 Lit. Alcuni
musicisti suonano su flauti in metallo con chiavi, ma con poche eccezioni (John
McKenna, Paddy Carthy e più di recente l’eccezionale flautista americana
Joannie Madden del gruppo Cherish The Ladies) ben pochi riescono a
riprodurre su un flauto traverso classico l’incomparabile calore del legno e
la rapidità di esecuzione tipiche del timber flute in un contesto di
musica tradizionale. E’ quindi sbagliato ritenere che
tutti i flautisti, a metà del XIX secolo, si indirizzarono verso il flauto
traverso, e malgrado le analogie nella manifattura, ben pochi artigiani di uilleann
pipes ne intrapresero la fabbricazione. Si potrà altresì intuire il
perdurare di questa scarsa stima agli inizi del XX secolo, prendendo in
considerazione la totale assenza del flauto nell’opera di W.H. Grattan Flood
(1904) e il ruolo marginale cui esso viene relegato nell’opera di Francis
O’Neill (1913): la differenza tra i capitoli riservati rispettivamente alle uilleann
pipes ed al flauto è al riguardo rivelatrice: a fianco degli otto capitoli
ben dettagliati sulle uilleann pipes figura per contrasto un breve
capitolo di sole otto pagine in cui vengono citati solamente i nomi di sei
flautisti, sebbene lo stesso O’Neill praticasse l’uso di questo strumento.
L’affermazione riportata all’inizio di questo capitolo, secondo la quale
nessun altro strumento è comune presso le classi popolari irlandesi quanto il
flauto, si riferisce quindi evidentemente al tin whistle e non al flauto
traverso. Sembra così appurato che il flauto
traverso è rimasto, attraverso i decenni, uno strumento suonato da “gentlemen”,
come del resto le uilleann pipes. Un’altra prova di questo
carattere “non popolare” del flauto traverso ci è data dallo scarso numero
di registrazioni effettuate all’inizio del XX secolo. Secondo le ricerche più
recenti le prime registrazioni di dischi in cui questo strumento è presente
risalgono al 1924, e si limitano a brani della durata di pochi minuti eseguiti
da musicisti della parte centro-occidentale dell’Irlanda (Sligo, Leitrim,
Roscommon, Galway, Clare) come John Griffin, Tom Morrison o John McKenna. Si
direbbe che i flautisti dell’epoca fossero molto meno puristi dei loro
omologhi attuali, come dimostrato da una foto di John McKenna con un flauto in
legno dotato di molte chiavi, o da altre immagini fotografiche di club
irlandesi, come l’Irish Music Club di Chicago, in cui compaiono insieme
molti flautisti. E’
a quest’epoca che risale la prima produzione a livello industriale di flauti
traversi destinati ad un pubblico di musicisti di livello amatoriale, insieme
alla nascita delle flute bands, sorta di fanfare di pifferai con
caratteristiche militari. Esse sono tutto sommato scomparse abbastanza
rapidamente, sebbene ne rimanga un certo numero nell’Irlanda del Nord,
principalmente legate ai movimenti unionisti, cui queste bands sono oggi
generalmente associate. Alcuni musicisti utilizzano questi flauti, in genere
quelli in Si bemolle, come normali flauti traversi. E’ solo a partire dagli
anni ’50 che i musicisti irlandesi iniziarono ad interessarsi maggiormente al
flauto traverso in legno, con Paddy Carthy, Josie MacDermott o Jack Coen. Il
rinnovamento “folk” degli anni ’60 e ’70 provocò un’ulteriore
“infatuazione” che diede origine a flautisti importanti come Séamus Tansey,
Michael Tubridy, Matt Molloy, Cathal McConnell, Frankie Gavin, Paul Roche e più
recentemente Conal O’ Grada, Desi Wilkinson, Fintan Vallely, Marcus Hernon,
Hammy Hamilton, Frankie Kennedy, Kevin Crawford o Paul McGrattan. Anche per il
flauto traverso, così come per altri strumenti, gli stili regionali si sono
stemperati in maniera relativamente rapida, indubbiamente perché questi ultimi
stili avevano caratteristiche molto meno marcate che non, ad esempio, nel caso
delle uilleann pipes o del fiddle. Sussiste solo una differenza
tra lo stile legato e lo stile staccato, in questo caso però
senza un divaricazione di natura sociale, come invece avviene per la diversità
di stili tipica delle uillean pipes. Esiste anche una tecnica musicale
priva di abbellimenti, basata per lo più su uno stile personale superbamente
messo in mostra ad esempio da Micho Russell, originario di Doolin. Molti
musicisti e musicologi non mancano infine di segnalare l’adattamento delle
tecniche delle uilleann pipes al flauto, in particolare il cranning
introdotto da Matt Molloy. Concludiamo queste note tecniche precisando che la
maggior parte dei flauti sono accordati in Re, ma che alcuni musicisti
utilizzano talvolta flauti in Mi bemolle, e più raramente in Fa o in Si bemolle
(i più temerari: Matt Molloy…): la loro sonorità arriva ad assumere
caratteristiche di profondità quasi magiche. E’ anche interessante notare che l’espansione del flauto traverso in legno si è spostata in Bretagna: i musicisti di questa regione hanno infatti spesso la tendenza a guardare all’evoluzione musicale dell’ “isola dei cugini” come un percorso da seguire. Gli esempi di Patrig Molard, Alan Cloatr e Jean-Michel Veillon sono al riguardo particolarmente rappresentativi di questa nuova tendenza. |