La voce
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La voce

 

a voce, e più in particolare il canto a cappella, costituisce senza alcun dubbio la base stessa della musica irlandese: se questa è oggi considerata come una musica estremamente ricca di abbellimenti, ciò è in gran parte dovuto al suo carattere melismatico, ovvero al fatto che più note vengono modulate su una singola sillaba. I musicologi ritengono inoltre che la musica tradizionale irlandese si basi anche sulla metrica della poesia gaelica, oltre che sulle caratteristiche e sulla timbrica degli strumenti utilizzati. Il musicista e ricercatore Tomàs O’ Canainn spiega questa relazione in modo categorico:

“E’ impossibile cogliere l’essenza stessa della musica irlandese senza una profonda conoscenza del canto sean-nòs (=vecchio stile). E’ la chiave che apre tutte le porte. Senza una buona conoscenza ed un vero rispetto per il sean-nòs un cantante non ha alcuna possibilità di sapere cosa sia autentico e cosa no quando canta o abbellisce una melodia”. 

Si può anche arrivare ad affermare che gli abbellimenti non sono possibili al di fuori di una produzione solistica, da cui l’affermazione frequentemente espressa secondo la quale la musica tradizionale irlandese è musica di solisti e non di gruppo. 

Il vasto corpus cantato della musica irlandese può essere sudiviso in due categorie, basate sulla lingua: all’inizio in irlandese, in seguito in inglese. Queste due lingue ricoprono anche, come vedremo in seguito, tipologie ben diverse di canto. Il canto in lingua irlandese è di certo il più antico, ma nulla si sa di ciò che cantavano i bardi: l’opera più dettagliata sulla questione, “The Irish Song Tradition” di Seàn O’ Boyle, si ferma al XII secolo.

 In genere si ritiene che le categorie dei musicisti e dei bardi, ben distinte in origine, si andarono gradualmente fondendo in un’unica corporazione di poeti, che risentiva probabilmente dell’influenza delle canzoni provenzali di corte di importazione anglo-normanna della fine del XIII secolo. Alcuni di questi poeti erano anche musicisti itineranti ed arrivarono ad insegnare nelle famose hedge-schools. Il celebre Antoine O’ Raifteirì, uno degli ultimi poeti di questa categoria, si esprimeva così agli inizi del XIX secolo:

Mise Raifteirí, an file,

 lán dóchais is grá

the súile gan solas, ciúineas gan crá,

Ag dul rear síos me aistear solas Mo chroí,

fann agus tuirseach go reireadh Mo shlí;

tá mé anois lem aghaidh rear Bhalla

Ag seinm cheoil C phócaí folamh'.

 

Io sono Raifteirì, il poeta

Pieno di speranza e di amore

Gli occhi senza luce, una calma senza tristezza

Seguendo la mia via, la luce del mio cuore

Debole e stanco alla fine della mia strada

Guardatemi, ritornato a Balla

Suonando musica con le tasche vuote 

Questi versi, considerati da Seàn O’ Tuama rivelatori di una evoluzione verso uno stile più popolare, ci indicano d’altro canto che la famosa aisling (o “visione”) dei poeti irlandesi di lingua gaelica del XVIII secolo, più ermetica, era l’erede di una tradizione molto più antica. 

Dolores KeaneIn un certo senso questa evoluzione preannunciava anche la grande moda delle ballads che, nate nella seconda metà del XVIII secolo, iniziarono a diffondersi verso la metà del XIX secolo, ma con una differenza fondamentale, la lingua di composizione. Thomas Davis, leader del Movimento Giovane Irlanda, è oggi considerato uno dei primi iniziatori di questa nuova tendenza. Davis, che aveva fondato con Gavan Duffy e John Blake Dillon il giornale The Nation nell’ottobre del 1842, richiese ai propri lettori di comporre nuovi testi a carattere militante su melodie conosciute, al fine di rendere più agevole la loro diffusione.

E’ a lui che si deve questo datato lirismo, citato nella prima pagina dell’opera di William Henry Grattan Flood:

“Nessun nemico parla della musica irlandese senza rispetto, e nessun amico deve temere di glorificarla. Essa è senza rivali. Le sue antiche marce guerriere, come quelle di O’Byrne, O’Donnell, MacAllistrum e di Brian Boru scorrono e ricadono alle nostre orecchie come un incontro di guerrieri arrivati da centinaia di valli; ed esse vi conducono alla battaglia: esse e voi caricate e combattete al centro di una battaglia fatta di urla, scuri e frecce acuminate”. 

Il grande successo incontrato da questo progetto, consistente nell’utilizzo di melodie conosciute per diffondere un messaggio, poteva perdurare solo se custodito da un pubblico letterato, anglofono e conscio dell’importanza del fatto culturale cui partecipava. Tutte le nuove ballads furono composte in inglese, e non si conoscono che pochi esempi di balladsChristy Moore militanti in gaelico. E’ a quest’epoca che risalgono i grandi classici del genere, come The West’s Awake” o A Nation Once Again”, che diventeranno in seguito cavalli di battaglia e mezzo di sostentamento di tanti gruppi di musica irlandese, come ad esempio i Wolfe Tones. L’influenza linguistica dell’inglese si deve soprattutto alla Grande Carestia della metà del XIX secolo, ed alla conseguente scomparsa di centinaia di migliaia di irlandesi di lingua gaelica: è in quest’epoca che scompare la maggior parte del corpus cantato di musica tradizionale irlandese. Verso la metà del XIX secolo si assiste inoltre all’apogeo di un genere musicale nato nel secolo precedente che mescola le due lingue, detto Irish macaronic verse: più comune nella regione di Munster che nel resto d’Irlanda, la parte in gaelico raramente si limitava a tradurre il testo inglese, essendovi invece per  lo più l’intenzione di prendere in giro (più o meno apertamente) gli anglofoni, mediante ritornelli molto accattivanti ed orecchiabili. Gli esempi sono ancora oggi relativamente numerosi, sebbene nella maggior parte dei casi solo il ritornello sia in gaelico. 

Il termine ballade in francese, e ballad in inglese (dal provenzale ballada, canzone da danza – da cui lo spagnolo bailar, l’inglese ball ed il francese bal) sottintende in genere una canzone dall’andamento calmo ed a carattere narrativo:

“La ballad, così come oggi è concepita, non è tale se non ha modo di circolare oralmente (…). La ballad è una canzone popolare, e pertanto sottosta a tutte le condizioni di composizione e di trasformazione proprie di questa categoria, sebbene se ne distingua per il contenuto e per l’argomento. Definita nel modo più semplice, la ballad è una canzone popolare che racconta una storia (…) Quella che oggi chiamiamo ballad è sempre una narrazione, cantata sempre su una melodia a carattere circolare e trasmessa oralmente piuttosto che in forma scritta.” 

Il termine ballad riveste tuttavia in Irlanda un carattere particolare: anche se con caratteristiche narrative e cantata su una melodia semplice, essa ha implicito il carattere, sin dalla sua nascita verso la metà del XIX secolo, di canzone a carattere tipicamente militante, più spesso di tipo nazionalista, e solo talvolta (comunque molto più raramente) di tipo unionista. Inoltre, come del resto altrove, il termine è sempre più spesso utilizzato per designare qualsiasi canzone che possa anche vagamente somigliare ad una ballad, ivi comprese anche le composizioni recenti e d'autore. 

Mary BlackLa parte più rappresentativa della musica tradizionale irlandese cantata non è solo costituita dalle ballads, ma anche dai canti cui faceva riferimento Tomàs O’ Canainn nel brano già citato all’inizio di questo capitolo. Tuttavia nelle principali opere di W.H. Grattan Flood ("A History of Irish Music", 1904) e di Francis O’Neill ("Irish Minstrels and Musicians", 1913) non vi è alcun riferimento a quello che oggi viene definito sean-nòs. Questo termine, dal gaelico ar an sean-nòs, (vale a dire “alla vecchia maniera”), è quindi recente, e risale alla seconda metà del XX secolo, per cui probabilmente lo stile non è da intendere propriamente “antico”. Si potrebbe anche immaginare che esso fu semplicemente ignorato dai primi studiosi, ma ciò risulta improbabile, alla luce del fatto che gli autori del XIX secolo (che non lo citano) posero i temini Ancient o Old nei titoli delle loro opere. 

Il termine sean-nòs indica il canto tradizionale irlandese non accompagnato e ricco di abbellimenti, ma è da precisare che oggi esso è rappresentato solo in alcuni piccoli villaggi dell’ovest del Paese, in particolare nella regione del Connemara. Le registrazioni più importanti sono opera di Seàn Mac Donnchadha, di sua sorella Màire Nì Dhonnchadha, di Joe Heaney, di Darach O’ Cathàin e di Nìoclàs Tòibìn, originario del Rinn Gaeltacht (Contea di Waterford). 

Difficile da reperire, il sean-nòs è per il “non iniziato” anche difficile da apprendere in tutta la sua bellezza e purezza:

“Il canto sean-nòs ha le sottigliezze di una vera arte, e non rivela facilmente i suoi segreti all’ascoltatore poco attento, poiché questi segreti sono nascosti, sia che si tratti di variazioni, di abbellimenti o di processi stilistici.Il cantante è solo in parte conscio di queste caratteristiche, né cerca di renderle più evidenti all’orecchio dell’ascoltatore distratto. Il suo atteggiamento, in qualche modo distaccato, invita chi ascolta a non prestare attenzione al cantante, che dopo tutto è solo colui che consegna un messaggio; in cambio richiede di concentrare la propria attenzione su ciò che viene detto e sulle modalità di espressione.” 

Dopo alcuni decenni il sean-nòs tende ad estendersi a qualsiasi canto tradizionale ricco di abbellimenti: il cantante tradizionale può così cantare indifferentemente in irlandese o in inglese, come attestano le registrazioni di Joe Heaney. Ciò indirettamente testimonia del ruolo recente, ma degno di nota, della lingua inglese quale lingua espressiva della cultura irlandese, e anche del concomitante arretramento del gaelico. Il canto tradizionale in inglese non ha fornito purtroppo molte registrazioni discografiche degne di nota, ma i nomi di Sarah Makem, Sarah e Rita Keane, Paddy Tunney e John Lyons sono al riguardo abbastanza noti da poter essere citati. 

E’ facile constatare (sorprendentemente) che  a differenza delle ballads, che hanno dato origine a numerosi studi (in genere riguardanti le tematiche in esse trattate), questo stile di canto è stato raramente analizzato, a prescindere dalla lingua di produzione. E’Kevin Conneff verosimile che la lingua irlandese, che rimane la più utilizzata nel sean-nòs, costituisca una prima barriera insormontabile, e che i pochi dischi pubblicati in inglese non abbiano spinto gli studiosi verso questo genere. Come per le ballads, anche i temi del sean-nòs sono strettamente connessi alla vita quotidiana del popolo: l’amore innanzitutto, seguito dai canti di emigrazione. Si troveranno anche molti esempi di brevi storie a carattere locale, come pure riferimenti a grandi personaggi storici: ad esempio Giacomo II, soprannominato “The Blackbird” (il corvo), o Napoleone Bonaparte, detto “The Green Linnet” (il fanello): questi due soprannomi costituiscono i titoli di due canzoni, composte rispettivamente all’inizio del XVIII ed all’inizio del XIX secolo; al contrario le drinking songs (canti da osteria) ed i canti a carattere religioso sono relativamente poco numerosi. 

Se gruppi come i Chieftains continuano a separare in maniera netta la musica da danza dai brani cantati (in inglese da Kevin Conneff), nella maggior parte dei casi, e specialmente per quanto riguarda i gruppi più recenti, il canto a cappella diventa estremamente raro. Il gruppo dei Planxty portò in tal senso una innovazione nel suo primo disco (1973), includendo a tre riprese una suite di musiche da danza a seguito di una canzone, fatto che per certi versi costituì una vera e propria rivoluzione. Oggi tale associazione è invece  abbastanza frequente. 

Nelle zone urbane è possibile ritrovare melodie meno elaborate e di minore difficoltà d’interpretazione. Cantanti come Dominic Behan, Margaret Barry o Frank Harte hanno, con le loro registrazioni, conferito carattere di nobiltà a queste canzoni popolari. Altri interpreti, quali Dolores Keane, Christy Moore, Paul Brady o Mary Black, pur partendo da una profonda conoscenza dei canti tradizionali, hanno intrapreso una carriera condizionata dalle regole e dalle leggi proprie del mondo dello spettacolo, e si sono pertanto abbastanza allontanati dalla trasmissione orale. I loro dischi oscillano tra stili musicali differenti, arrivando sino al varietà (a ragione tale musica è denominata in inglese “middle of the road” o “MOR”) o addirittura al Country & Western, purtroppo sempre più spesso classificato come Irish Music per il solo fatto di essere interpretato da irlandesi. Secondo queta logica, perché non includere nella categoria “Irish Music” anche gli U2, Sinéad O’Connor, Joan Trimble e John Field? 

Il punto di transizione tra voce e strumento può essere facilmente ritrovato nel lilting. Esso consiste nel canto di sillabe convenzionali e prive di significato, in maniera molto rapida, finalizzato essenzialmente alla danza: dum, deedle, da…” Come per il puirt a beul (musica per la bocca) scozzese, il lilting deve la sua origine a quelle situazioni in cui non era disponibile nessuno strumento musicale per far ballare la gente. Gare di lilting sono organizzate annualmente dal Comhaltas Ceoltòirì Eireann in occasione del suo Fleadh Cheoil, e al riguardo sono anche disponibili alcuni dischi. E’ degno di nota il fatto che tali competizioni ammettano anche il wistling (“fischiettare” le canzoni), il che è giustificato più dalla ricerca di un modo non dispendioso di incoraggiare la pratica musicale, che non da una presunta tradizione non meglio specificata.

 

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