Nereo Villa, Dedica de "NUMEROLOGIA BIBLICA,
Considerazioni sulla Matematica Sacra", SeaR Edizioni, Reggio Emilia, aprile 1995

Dedica - Introduzione - Cap. 1° Il nome di Dio - Cap. 2° Facciamo un po' d'ordine (lettere 1ª - 11ª) - Cap. 3° La matematica non è un'opinione - Cap. 4° Facciamo un po' d'ordine (lettere 12ª - 22ª) - Cap. 5° L'altro sistema - Considerazioni conclusive


IL NOME DI DIO

Noi non conosciamo la vera pronuncia del nome di Dio. Sappiamo che la lettura di questo nome, probabilmente "Yahwe", fu gradualmente sostituita, "per motivi di ordine teologico"(1), con quella di altri nomi divini, in particolare con "Adonày", "il Signore", e con l'aramaico "schmà", "nome". Così, alle consonanti di Yahwe, furono apposte le vocali di altri nomi. Sappiamo che, pertanto, la lettura "Geova" "è solo frutto di ignoranza"(2), che il nome di Dio fu fatto derivare da un "oscuro e terrorizzante rumore collegato a eventi cosmici e/o a terremoti"(3) e che, in un certo periodo, a proposito di questa pronuncia, "prese improvvisamente a circolare in tutto il mondo una parola che più o meno suonava "Jahu"(4). L'esatta pronuncia è però sconosciuta.

Il nostro intento non è tuttavia imparare a parlare l'ebraico e qui, pertanto, la pronuncia dell'ebraico rimarrà in secondo piano. Esistono, infatti, "diverse possibilità di pronuncia di questa lingua"(5). Ciò che conta per noi è di rilevarne la struttura numerica. Con essa potremo entrare in un mondo accessibile a tutti, anche a coloro che non conoscono questa lingua. Ciò che conta per noi è di rilevarne la struttura numerica. Con essa potremo entrare in un mondo accessibile a tutti, anche a coloro che non conoscono questa lingua. Ci basterà solo tener presente che si scrive da destra a sinistra.

Il nome di Dio, in ebraico, è formato da quattro lettere. Per questo motivo è chiamato anche "il Tetragramma". Prima di tutto è necessario comprendere perché proprio quattro. Il quattro è un numero che viene dopo il tre, il due e l'uno. Sommati insieme, questi numeri danno il valore numerico della prima lettera con cui si scrive il nome di Dio.

Si tratta della lettera IOD:


valore numerico 10.

Il 10 viene partorito dal 9; è qualcosa di germogliante. IOD, come parola, significa "mano", mano attiva. L'azione della IOD è quella di portare ad un nuovo livello di numeri: quello delle decine. La IOD è partorita dal concetto di "nuovo". In latino infatti "nove" è un avverbio che vuol dire nuovamente. Una cosa di questo genere non può poggiare su una convenzione umana, bensì soltanto su una regolarità stabilita che esiste indipendentemente dall'uomo, e solo in seguito può essere riconosciuta. Nove in ebraico, è "TET" che, anche se come parola non si incontra nell'ebraico a noi conosciuto, è detta, dalla tradizione, "utero"(6). Per questo si dice che IOD viene partorito da TET.

Nella lingua di Gesù, dodici lettere, dette "semplici" hanno una corrispondenza zodiacale, sette, dette "doppie", una corrispondenza planetaria, tre, dette "madri o padri", senza alcuna corrispondenza zodiacale o planetaria. La IOD è zodiacale della Vergine. Il nome di Dio, si potrebbe dire, incomincia con la Vergine.

Subito dopo, nella sequenza del nome di Dio, viene l'Agnello, il Figlio: la lettera HE, zodiacale dell'Ariete (nell'astrologia ebraica l'Ariete e l'Agnello si identificano).

HE significa "finestra". L'apertura della finestra è espressa nell'apertura a sinistra in alto della lettera. Attraverso la finestra entra il mondo che sta di là, entra la luce e si vede qualcosa di ciò che sta fuori:


HE ha valore numerico 5.

Con ciò si entra anche in una tradizione, precedente l'evento del Golgota, nella cui simbologia il 5 era ugualmente contemplato in connessione all'idea del "figlio". Nell'antica simbologia, la pentade, cioè il 5, veniva riferito all'idea di "prole", una "figliolanza divina", come espressione di vittoria della natura spirituale sulla natura materiale. Ciò è espresso anche dalla natura della quinta casa astrologica, che è appunto la simbolica dei figli.

Allo stesso modo l'uomo antico sentiva il 3 come espressione dell'elemento maschile ed il 4 come espressione dell'elemento femminile, dai quali veniva il 5, espressione dell'elemento "prole". Perché ciò potesse accadere il 3 ed il 4 dovevano ritrovare nel 5 il proprio compimento, così come un uomo e una donna lo ritrovavano nella loro prole.

In questo modo i pitagorici esprimevano quanto oggi viene studiato come Teorema di Pitagora.

Nel Teorema di Pitagora, il 9 e il 16 sono il compimento in cui il 3 ed il 4 ritrovano loro stessi. Il massimo compimento possibile per il 3 e per il 4 è, dunque, il compimento del 5 nel 5x5.

Non esiste infatti alcuna possibilità di esprimere il suddetto teorema per numeri diversi da questi, aventi la medesima peculiarità, cioè che uno sia immediata successione del precedente, come avviene per il 3, il 4 e il 5.

Dopo la lettera HE, nel nome di Dio, viene la VAV, che significa "uncino", "gancio". L'uncino, il gancio, collegano. Nell'ebraico dove noi diciamo "e" come congiunzione, si usa la VAV, il cui valore numerico è 6:

Per questo si dice che i sei giorni della creazione collegano il mondo che esisteva prima a questo mondo.

L'ultima lettera del nome di Dio è ancora una HE. In questo modo sono collegate due finestre: una aperta verso l'al di là e il macrocosmo, l'altra verso l'al di qua e il microcosmo. Corpi celesti, comete, sistemi solari e galassie sono per così dire collegati agli atomi, alle cellule, a tutte le funzioni e ai sistemi fisiologici del corpo umano.

Il corpo umano è veramente connesso con il nome di Dio.

Il peso medio di un neonato è circa due chili e sei etti, dunque ventisei etti; ventisei miliardi di cellule costituiscono anche il suo piccolo organismo pienamente sviluppato. Lo scheletro di un piede è formato da ventisei ossa ed è noto che la riflessologia studia il piede umano come sintesi di tutto il corpo. Lo scheletro umano è formato da 206 ossa. Anche qui compaiono il 2 e il 6 e si può dire quindi che questi numeri interessano in vari modi il corpo umano che può dirsi, in tal modo, collegato al numero 26.

Ma 26 è anche la somma dei valori numerici delle lettere che compongono il nome di Dio. Infatti 10+5+6+5=26:

Si può stabilire anche una relazione fra questo numero, il corpo umano e il cosmo: entro 24 ore abbiamo approssimativamente 25.920 respiri e questo è anche il numero degli anni che il punto di primavera percorre per attraversare un intero cerchio zodiacale; 25.920 anni costituiscono l'anno platonico (detto anche "anno cosmico" o "anno del punto equinoziale" oppure ancora "anno del punto di primavera") e l'astronomia arriva vicino a questo numero e lo conferma arrotondando a 26.000 anni. Ritorna il 26.

Si può vedere ancora una importante connessione nella storia biblica.

I patriarchi di cui parla la Bibbia, sono: Adam, Set, Enos, Kenan, Mahaleel, Jared, Henoch, Methusalach, Lamech, Noè, Sem, Arpachsad, Salah, Eber, Peleg, Regu, Serug, Nahor, Tharah, Abraham, Jizchak, Jacob, Levi, Kahat, Amram e Moshè. In tutto proprio 26.

Il 26 dunque appare come una misura che va oltre la terra, il tempo e lo spazio. Che esso sia un numero sopraterreno, risulta anche al di fuori del mondo ebraico: l'indiano Abhay Charan De, divulgatore della saggezza vedica, afferma che anche il filosofo ateo può comprendere come il ventiseiesimo elemento dell'universo sia identificabile con Dio: "Essi (i filosofi atei) scompongono l'universo in 24 elementi (5 elementi grossolani: terra, acqua, aria, fuoco, etere; 3 elementi sottili: mente, intelligenza, falso ego; oggetti dei sensi: odore, sapore, forma, tatto, suono; 5 organi di percezione: naso, lingua, occhi, pelle, orecchi; il ventiquattresimo: l'insieme di virtù, passione e ignoranza) e classificano l'anima individuale come il venticinquesimo elemento. Quando giungono a comprendere che l'anima trascende la materia, allora possono capire che al di sopra dell'anima individuale si trova Dio, la Persona Suprema, il ventiseiesimo elemento"(7).

Un'ultima cosa. La ventiseiesima lettera della prima frase ebraica della Bibbia, che dice: "in principio Dio creò il cielo e la terra, ecc..." è una ALEF:

La ALEF è la prima lettera dell'alfabeto ebraico. Essa è formata da tre segni, che sono tre lettere: una IOD in alto a destra, una VAV al centro, trasversale, una IOD in basso a sinistra, speculare alla prima. Abbiamo anche qui un 26, formato dalla somma dei tre loro rispettivi valori numerici: 10+6+10=26. Con ciò si può comprendere l'importanza dell'Uno in rapporto al monoteismo ebraico. Con ciò è altresì possibile vedere come l'Uno ebraico sia strutturato in modo tri-unitario, cioè con tre segni, anche se nel monoteismo ebraico non è contemplata la Trinità, valore tipicamente cattolico.

Ora si potrebbe strutturare il nome di Dio anche in modo artistico, articolando le lettere, in modo che la IOD sia il capo, cui sottostà la prima HE come elemento corporeo delle spalle e delle braccia, la seconda del bacino e delle gambe, connesse alla prima tramite la VAV, che potrebbe rappresentare il tronco. In tale maniera si ha la rappresentazione grafica del corpo umano secondo le lettere del nome di Dio:

Il nome di Dio è stato studiato per secoli nella sua composizione numerica. Per concludere questo primo capitolo, ne parliamo anche in rapporto al numero 72. Il 72 è occultato nello stesso nome di Dio, cioè nella sequenza di numeri 10-5-6-5. Per vederlo, basta lasciare crescere questi valori numerici dal primo all'ultimo, ogni volta aggiungendone un successivo, come segue:

prima lettera 10 = 10
prima lettera e seconda lettera 10 + 5 = 15
prima, seconda e terza lettera 10 + 5 + 6 = 21
prima, seconda, terza e quarta lettera 10 + 5 + 6 + 5 = 26
totale 72

Come il 26, anche il 72 riguarda il cosmo e l'uomo: è il numero dei battiti del cuore umano ogni minuto e riguarda la precessione solare, cioè l'anticipazione del moto apparente del sole rispetto all'anno precedente.

Con una velocità di 50" di grado all'anno, passano 72 anni per l'attraversamento di un grado zodiacale. Infatti 72x360=25.920. Poiché i 72 anni che corrispondono a un grado, corrispondono contemporaneamente anche alla durata media di una vita umana: "... Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti...", dice il salmo 90, allora l'uomo, se compie il ciclo che gli è normalmente offerto vive 25.920 giorni. E questi sono gli altrettanti respiri che egli fa in un solo giorno.

Si noti altresì che il 72 è il numero scelto da Gesù di Nazaret per formare il corteo di discepoli che dovevano precederlo "in ogni città e luogo dove stava per recarsi"(8). A costoro Gesù dà il potere di "camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico"(9). A essi dice inoltre che i loro 72 nomi sono scritti nei cieli(10). Il 72 è quindi connesso con il potere di combattere gli avvelenatori della verità e con la scrittura del cielo, cioè le stelle, i pianeti, il sole, ecc... Forse non è un caso che il giorno di Natale, cioè della nascita di Gesù, coincida proprio con quello dell'antica Festa del Sole.


NOTE

(1) H. P. Stahli, "Grammatica ebraica", Corso 1, Paideia Editrice, pag. 18.
(2) ibid.
(3) J. Lehmann, "Mosè l'egiziano", Ed. Garzanti, appendice, pag. 263.
(4) ibid.
(5) F. Weinreb, "Il simbolismo della lingua biblica", Ed. Origo (traduz. libera di E. Corona).
(6) ibid.
(7) A. Charan De "I grandi classici dell'India", Bhagavad Gita, pag. 560, Ed. Bhaktivedanta.
(8) Luca, capitolo 10, versetto 1.
(9) Luca, capitolo 10, versetto 19.
(10) Luca, capitolo 10, versetto 20.