Nereo Villa, Dedica de "NUMEROLOGIA BIBLICA,
Considerazioni sulla Matematica Sacra", SeaR Edizioni, Reggio Emilia, aprile 1995

Dedica - Introduzione - Cap. 1° Il nome di Dio - Cap. 2° Facciamo un po' d'ordine (lettere 1ª - 11ª) - Cap. 3° La matematica non è un'opinione - Cap. 4° Facciamo un po' d'ordine (lettere 12ª - 22ª) - Cap. 5° L'altro sistema - Considerazioni conclusive

FACCIAMO UN PO' D'ORDINE
(lettere 12ª - 22ª)

La dodicesima lettera è LAMED,


il cui valore numerico è 30.

LAMED significa, come parola, "pungolo per il bove". Questo bove è l'intero cosmo. Il Toro che dà inizio al mondo viene pungolato, spinto a muoversi. Come proprietà umana è la capacità di trasformare la realtà. L'uomo ha il compito di continuare l'opera creatrice fino a portare le cose di questo mondo all'armonia superiore. LAMED è il pungolo che mette in moto il "bove-mondo": il fatto che l'uomo si decida alla metamorfosi, ha lo stesso effetto di LAMED, il pungolo, su ALEF, il cui significato è "testa del toro": le lettere ALEF-LAMED formano la parola "El", cioè Dio, creatore del mondo. Il nome di Dio è contenuto numericamente 3 volte nel VS di 12, numero ordinale alfabetico di LAMED:

26 x 3 = 78 = VS 12.

LAMED è zodiacale della Bilancia. Il valore numerico della dodicesima lettera corrisponde altresì all'età in cui Gesù di Nazaret inizia il suo apostolato, che segna un nuovo cammino, una via nuova. La Bilancia è il segno della via.

I piatti della bilancia hanno alterni saliscendi, così l'uomo nella sua via passa fra condizioni alterne e proprio questo gli permette di percorrere la via. La via è anche lo scorrere del tempo. Il 12 come il 7 è un numero temporale. La storia è sacra per l'estrinsecarsi del 26 nel tempo. Si potrebbe dire che il tempo è il "pungolo" che muove l'uomo... Il bilanciamento fra sicurezza e dubbio, gli permettono di rafforzarsi, di muoversi, misurarsi, sentirsi libero.

Adesso passiamo alla tredicesima lettera, MEM,


valore numerico 40,

zodiacale dello Scorpione. "M" è l'"em" dei Latini, "my" dei Greci, "mim" o "mem" dei Fenici, che vale per "acqua", "onde", ed è così detta per la sua figura primitiva, che ha l'aspetto delle onde agitate. La facilità della sua articolazione rende questa lettera una di quelle che più agevolmente i bambini riescono a pronunciare: quindi nella maggior parte delle lingue essa entra in modo principale nel limitato vocabolario infantile, per es., nella voce "mamma", usata anche dai Latini e dai Greci. Una seconda ragione della "m" come "madre" viene dalle tradizioni orfica e pitagorica. Esse indicano che fra una reincarnazione e l'altra le anime degli uomini dimorano nella Via Lattea(1). Essa è chiamata così per la madre scorpione che prepara con il suo nutrimento latteo le future incarnazioni. Di ciò esistono ancora testimonianze fra alcune popolazioni: "fra gli indios sumo dell'Honduras e del Nicaragua si ritiene che Madre Scorpione dimori in fondo alla Via Lattea, dove riceve le anime dei morti; essa è raffigurata come una madre con molte mammelle da cui poppano i bambini, e da lei provengono le anime dei neonati. Dal canto loro, i pawnee e i cherokee, dicono: "le anime dei morti sono accolte da una stella all'estremità settentrionale
Jacopo Tintoretto "La Via Lattea" (particolare)
(illustrazione non presente nel testo)
 

della Via Lattea"(2). Tale stella, detta "Stella degli Spiriti", è individuata in Antares, la Stella dello Scorpione(3).

Che la tradizione nostra indichi il giorno dei morti, proprio nel periodo dello Scorpione trova così giustificazione. La lettera zodiacale dello Scorpione "MEM" si rapporta non solo come suono ma anche come valore numerico, all'acqua. Acqua si dice in ebraico "maim". Il concetto "quaranta", indica lo scorrere dell'acqua e del tempo ed è per questo motivo la misurazione biblica del tempo con il numero 40: i 40 giorni di peregrinazione di Elia sull'Horeb, i 40 anni di Mosè nel deserto, i 40 giorni di digiuno, ecc... L'attraversamento delle acque riguarda sia il trapasso che il vedere la luce. Nel trapasso si attraversa, nelle immagini mitiche, un fiume, il Lete, lo Stige, la palude, ecc... Nel vedere la luce, il neonato sperimenta la "rottura delle acque". L'attraversamento del Mar Rosso in direzione della Terra Promessa ne è simbolo e lo stesso vale per l'aprirsi delle acque del Giordano, fiume dell'esperienza battesimale.

Fin dall'età sumerica e da quella assiro-babilonese il concetto "quaranta" si trova collegato con le imprese dell'eroe Gilgamesh. "Le circostanze della sua nascita favolosa lo fanno per due terzi dio e per un terzo uomo, cosicché per il sistema sessagesimale mesopotamico egli è due terzi di sessanta, cioè quaranta"(4). L'itinerario di Gilgamesh è da ricercarsi in un paesaggio celeste e fra gli uomini-scorpione, "nei dintorni dello Scorpione"(5) dove abita Madre Scorpione, "in fondo alla Via Lattea"(6). Nei nomi di alcune costellazioni poste fra lo Scorpione e il Sagittario si esprimono ancora le caratteristiche di quel paesaggio. Esse si chiamano "Palude Acherusia", "Traghettatore" e "Ade". Questi luoghi del cosmo "si trovano riuniti nei pressi dell'incrocio australe della Galassia con l'eclittica, tra lo Scorpione e il Sagittario."(7). Forse è per questo che "Virgilio (Eneide, VI, 286) e Dante, invece degli uomini-scorpione, avevano posto alle porte degli Inferi i centauri, che rappresentano il Sagittario." (8).

La prossima lettera è la NUN, che per gli ebrei e i fenici significò "pesce",


valore numerico, 50.

Sotto questo simbolo deve essere intesa la individualità dell'uomo nel tempo.

Come abbiamo visto con KAF, la mano attiva, vi è il nuovo inizio nell'ordine delle decine; con LAMED, pungolo per buoi, questa mano mette in moto il toro: sorge il tempo, MEM, e con il tempo la vita nel mondo, come senso del tempo, NUN. Il Sole infatti è il luminare della vita e la NUN è la planetaria del Sole. Sappiamo dalla storia biblica che dopo i quarant'anni del popolo nel deserto viene insignito un nuovo condottiero: Joshua, il figlio di Nun. Joshua è figlio del 50 o del "pesce". Come il pesce è il figlio nell'acqua, così noi siamo, grazie al Sole, figli sopra le acque. Il numero 5, cioè il numero del figlio è posto qui a livello superiore, quello delle decine. Secondo la tradizione "il cosmo è fondato sulla schiena del pesce. Questo vuol dire che NUN è il fondamento dell'esistenza di questo mondo. Si pensi anche al ruolo del pesce nel Nuovo Testamento, e che uomini pescatori vennero posti a suo fondamento. Joshua, figlio di Nun, è d'altronde lo stesso nome Gesù, Jeshua."(9).

Cinquanta è dunque il numero che viene con il venire del tempo. Tutto ciò che rientra nel concetto di tempo, è compreso entro il concetto del quaranta, la cui estensione arriva fino al quarantanove. Poi incomincia un altro mondo. Non è allora senza significato che Pentecoste sia il 50° giorno dopo Pasqua. Per 49 giorni si era nel vecchio, poi comincia qualcosa di completamente nuovo: la Rivelazione dello Spirito. Abbiamo visto precedentemente, a proposito della lettera ZAIN, che il sette rappresenta il nostro mondo spazio-temporale. Il 7 nel 49 incontra se stesso, infatti

7 x 7 = 49

Il 50 appartiene all'ottavo giorno, quello della

resurrezione. E' importante cogliere questa simmetria: come il 7 progredisce all'8, il 49 progredisce al 50. La resurrezione è dunque simmetrica alla Rivelazione dello Spirito, allo stesso modo in cui una nota è la ripetizione di se stessa, a livello superiore, in quanto ottava.

Queste cose sono espresse nella Bibbia come storia sacra. La traversata del deserto, sotto la guida di Mosè, "dura solo 40 anni". Con Joshua, il figlio del "pesce", il 50, comincia la presa di possesso della Terra Promessa. Mosè, colui che era stato "tratto dall'acqua", poteva essere il condottiero durante i 40 anni, dopo non più. Di Mosè si dice nella tradizione, che conoscesse 49 porte della conoscenza o della saggezza, Joshua invece 50. Mosè anela all'altro mondo, e gli è permesso anche vederlo, ma a differenza di Joshua figlio di Nun, non può mettervi piede. Se si vuole mettere piede in questo altro mondo, bisogna attraversare un fiume - dunque di nuovo una barriera temporale - nel quale si potrebbe affogare, se l'acqua non si dividesse, come racconta la storia del passaggio del Giordano di Joshua. Allo stesso modo il tempo si cristallizza, diventa solido, diventa qualcosa di completamente diverso da quanto comunemente sperimentiamo. Per noi il tempo scorre, e quel che è passato, è passato. Ma il tempo può fermarsi.

La stessa cosa succede all'uscita degli israeliti dall'Egitto; essi hanno paura di annegare nell'acqua, ma l'acqua diventa cristallo, e la si può attraversare. La tradizione racconta che ciascuna delle 12 tribù passò, oltre l'acqua, attraverso una porta diversa, un diverso "cristallo". Questi cristalli sono gli stessi che più tardi vennero fissati sul pettorale del sommo sacerdote come distintivi delle stirpi. Attraverso ciascuno di questi cristalli la luce si frange diversamente, si vede diversamente.

Il 7, ha perciò anche nella simbologia antica la forma di una barca con un remo immerso nell'acqua:

così il mondo rema attraverso il mare del tempo. perciò il 7 viene visto sempre anche come "tempo"...."(10).

Ora passiamo alla lettera SAMEK, quindicesima dell'alfabeto,


valore numerico 60

La parola SAMEK, significa, sebbene compaia raramente, "serpente"(11).

Riprenderemo la spiegazione di questa lettera, alla fine dell'alfabeto, quando incontreremo la lettera TAW. ALEF, SAMEK e TAW sono infatti le cosiddette "lettere madri" di questo antico sistema numerico(12).

Come lettera seguente, viene HAIN, propriamente composta da una VAV e da una ZAIN. La parola HAIN ha due significati: "occhio" e "fontana". Questi due significati sono in rapporto fra loro. Coglierli significa sviluppare grandemente la nostra veggenza.


Il valore numerico di HAIN è 70.

Se però scriviamo la parola "hain" dobbiamo usare le lettere HAIN, IOD, NUN, in numeri 70, 10, 50, totale 130. Il significato del 130 è molto semplice. Risulta solamente dal fatto che 130 viene dopo 120. 120 è anch'esso un "metro" del tempo in quanto assomiglia al 12. Nel giorno e nella notte vi sono 12 ore, i mesi dell'anno sono 12. Il 13, come il 130, è oltre il tempo. Non è più nel tempo. Così anche nella Bibbia il numero degli anni della vita dell'uomo, viene indicato con il numero 120(13).

E' ovvio che questo dato non può essere preso alla lettera. Chi in realtà vive fino a 120 anni? Ben pochi.

Ancor di più allora il 130 è oltre questa vita. Per esempio il monte Sinài, sul quale Mosè riceve la rivelazione, viene scritto con le lettere SAMEK, IOD, NUN, IOD, in numeri 60, 10, 50, 10, totale 130. Su quella altura, cioè sul 130, è Dio a rivelarsi.

Questo valore numerico è dunque un concetto che sicuramente indirizza oltre la dimensione spazio-temporale.

Ora però il nostro occhio, valore numerico 130, ha qualcosa in sé tramite cui può "vedere" oltre il tempo. E questo è stabilito dal valore numerico delle lettere che compongono la parola "hain", il cui significato è occhio. Va sottolineato questo fatto in quanto nella parte posteriore della retina si trovano 130 milioni di fotocettori, cioè di coni che forniscono la visione colorata risultante dalla combinazione del rosso, del verde e dell'azzurro. Con i due occhi sono 260 milioni di fotocettori in azione. La possibilità di veggenza del 26 non dovrebbe essere molto difficile. Occorre però sviluppare questa capacità. Se si prende in considerazione la forma della lettera HAIN, che come abbiamo accennato si compone di una VAV e di una ZAIN, in numeri, 6 e 7, abbiamo un 13. Per arrivare al 130, cioè al livello superiore della veggenza, HAIN, l'occhio, si deve... esercitare.

A questo punto occorre osservare come il 130 si relazioni al valore numerico della lettera HAIN, cioè al 70. La parola HAIN significa anche fontana, sorgente, una fontana con acqua viva. Anche questa è una espressione per il tempo, il quale sgorga da ciò che è nascosto. I traduttori della Bibbia, vengono chiamati, a volte, i settanta. Una leggenda giudaica narra che la traduzione fu eseguita nella stessa identica maniera da settanta dotti giudei della diaspora. In realtà l'Antico Testamento, fu tradotto in greco un po' alla volta nel corso del terzo e del secondo secolo prima di Cristo da diversi traduttori, cominciando dal Pentateuco, per rendere accessibile le conoscenze ai giudei della diaspora nella lingua loro familiare. Questa operazione comportò parecchie modificazioni e alterazioni del senso rispetto al testo ebraico(14). Quindi il 70 è un modo per indicare la massima estensione possibile di traduzioni e traduttori, tanto che si parla della traduzione dei "settanta" come del testo più autorevole dell'Antico Testamento. Si potrebbe dire che esso è formato da 70 diversi modi di vedere. Così si parla di 70 popoli della Terra, intendendo tutti i popoli esistenti, delle 70 lingue, delle 70 saggezze, dei 70 anziani: cioè di tutte le pensabili possibili lingue, saggezze, ecc...

Tutto questo può essere visto, e rispettivamente rappresentato dall'occhio del corpo. Perciò, "occhio" e 70, sono con il 130, la medesima cosa, in HAIN. Da questo punto di vista si dovrebbero comprendere le tante storie bibliche in cui compaiono fontane.

Anche la storia di Gesù che parla con la samaritana accanto ad un pozzo, è significativa, a proposito della lettera HAIN. Il rapporto fra Gesù e la samaritana termina con il presentimento della donna che Egli sia il Messia, in quanto capace di dire tutto della sua vita(15), dimostrando così di saper ben "vedere" la realtà di lei.

Che la veggenza messianica sia qualcosa che ha a che fare con HAIN, sedicesima dell'alfabeto, può essere còlto in base ai valori numerici di "Mesciach", cioè "Messia". La parola "Messia" si scrive, in ebraico, con le lettere MEM, SCIN, IOD, CHET, in valori numerici 40, 300, 10, 8, in tutto 358, la cui sintesi è 3 + 5 + 8 = 16, numero ordinale di HAIN.

Va detto inoltre, che la lettera HAIN è zodiacale del Sagittario. Non a caso, la frase chiave del Sagittario è: "Io vedo".

Segue ora la lettera PHE,


valore numerico 80

Nella tradizione si dice: "dopo che l'occhio ha percepito - dopo l'incontro con il serpente, si aprono gli occhi dell'uomo ed egli vede questo mondo - viene la parola e l'uomo comincia a parlare con Dio. Questo primo colloquio è tipico. Comincia con la domanda di Dio ad Adamo: "Ajekak" - "Dove sei?"(16).

La PHE significa infatti, "bocca" ed è la diciassettesima lettera dell'alfabeto.

Tutto ciò che si compie con la bocca, è sempre un rapportarsi ad un confine. La bocca, il nostro dire, come il nostro nutrirci sono espressione del nostro confine, dei nostri limiti. Ciò che è al di là, viene immesso in noi, ci nutre, si trasforma e si fa parola. Con il nostro dire noi stabiliamo fino a dove possiamo arrivare nel comprendere l'"altro" da noi.

Nel caso di Adamo, ora l'"alterità", è Dio, al quale deve rispondere dal mondo dei suoi sensi, cui è stato confinato con la caduta. Essi si sono dischiusi, come aveva promesso il tentatore, ma fatalmente lo confinano al mero mondo sensibile.

La lettera PHE è zodiacale del Capricorno.

Questo segno astrologico è effettivamente il segno del "confine" anche sul piano della vita e della morte: "il seme, che sotto il Capricorno sembra morto sotto terra, in realtà dorme e accumula energie per il suo sbocciare, per il suo spuntare come piante in superficie e verdeggiare in primavera. Né va dimenticato il capro espiatorio della tradizione ebraica che, caricato dei peccati del popolo nel giorno dell'espiazione, veniva abbandonato nel deserto, per rimanere preda del demone Azazel. Simbolo della fine di un ciclo e dell'inizio di un ciclo nuovo (in Estremo Oriente principia l'anno zodiacale), il Capricorno è il punto più basso raggiunto dal Sole sull'eclittica, ma anche il punto dal quale comincia a risalire nel cielo, a rinascere..."(17).

"Capricorno e "capro" si dicono in ebraico "ghedi", GHIMEL-DALET-IOD, 3-4-10, totale 17. Il capro è un

animale da sacrificio, il sacrificio del capro è la sua fine e la fine è legata al 17.

Anche il diluvio cominciò il giorno diciassette(18), nel diciassettesimo secolo biblico(19). Esso termina ancora nel mese del Capricorno.

La fine e il bene coincidono: alla "fine" della creazione "Dio vide che ciò era buono, e venne sera...", di nuovo la "fine" del giorno.

In ebraico "buono" è "tow", TET, VAV, BET (la BET si pronuncia anche con "v"), in numeri, 9, 6, 2, totale 17.

Il 17 è dunque il numero della fine, ma contemporaneamente il numero di ciò che è buono.

Così, nel periodo del Capricorno sperimentiamo la fine dell'anno come qualcosa di buono, cioè facendo festa.

La prossima lettera è TZADE:


valore numerico 90

Come parola significa "parte" e "catturare animali". Con TZADE "si tira fuori il pesce dall'acqua"(20). "Tzadik", normalmente tradotto con "un giusto", è allora anche uno che cattura i pesci, che tira fuori gli uomini dall'acqua, perché gli uomini hanno bisogno di essere tirati fuori dal tempo che li circonda. Il giusto, porta l'uomo sull'asciutto, cioè su un terreno adatto a lui. L'uomo più giusto per eccellenza sceglie infatti dei pescatori e ne fa pescatori di uomini. Invece, il faraone e l'Egitto "lasciano annegare l'uomo nell'acqua; Mosè colui che è stato tratto dall'acqua, diventa il liberatore dal tempo in Egitto. TZADE, l'amo del pescatore, estrae dunque l'uomo dalla corrente del tempo, non appena PHE, la bocca, ha parlato, ci sono le parole, e sono state capite."(21).

La lettera TZADE significa anche "parte" ed è planetaria di Mercurio.

Nel mito, Ermes cioè Mercurio, figlio di Zeus e di Maia,

"ruba una parte della mandria di Admeto... e ne fa dodici parti, ciascuna offerta a uno degli dei olimpici, lui stesso compreso... La sua immagine si ergeva anticamente ai crocevia sotto forma di un pilastro quadrangolare, di cui solo la parte superiore era scolpita come un busto o una testa...Mercurio è legato alla parola..."(22).

Il Dio Mercurio era il messaggero degli Dei. Grazie alle alette nei calzari, correva veloce recando messaggi. Astuto e di favella sciolta, abile nel convincere, sapeva sfruttare la sua abilità anche per rubare. Per queste sue caratteristiche fu consacrato dio del commercio. Fu il solo, infatti, che giunse all'immortalità tramite un contratto(23) Tutto quanto fa da tramite - commercio, scambio, trasporto, comunicazioni verbali, postali, telefoniche - è governato, astrologicamente, da Mercurio.

Anche in campo medico, Mercurio governa funzioni di scambio, soprattutto quelle che avvengono attraverso gli alveoli polmonari per la respirazione e per l'estrinsecarsi della parola. Ciò che noi respiriamo si diffonde in un liquido che mantiene umidi gli alveoli polmonari, poiché i capillari sanguigni non sono in diretto contatto con l'aria. E' stato calcolato che questa superficie spugnosa misura complessivamente 90 metri quadrati. Respiriamo, dunque, su un velo di 90 metri quadrati. Si potrebbe anche dire: di TZADE metri quadrati...

Con ciò termina il mondo delle decine. Ciò che segue, le centinaia, rappresenta un nuovo mondo, un nuovo piano della spirale è stato raggiunto.

Ora vi è QOF.


Valore numerico 100.

Significato della parola "qof" è "cruna".

L'accesso da una parte all'altra dei piani è molto piccolo. Sembra improbabile che da una apertura così piccola si apra un mondo nuovo, perciò "Abramo, quando aveva ormai compiuto 100 anni, dice che è impensabile che

gli possa ancora nascere un figlio. Questo sarebbe contro ogni legge di natura o della creazione. L'annuncio della nascita di Isacco lo fa ridere. Di qui il nome Jizchak, cioè Isacco, che vuol dire "ridicolo". Eppure questo Isacco viene partorito.

Con il 100 comincia una nuova vita."(24).

Questa eccezionalità è espressa anche nel mese di febbraio. Febbraio, rispetto agli altri mesi dell'anno, i quali hanno 30 o 31 giorni, è una eccezione: ha 28 giorni.

Ora, la lettera QOF è zodiacale dell'Acquario, cioè del segno astrologico del mese di febbraio. Febbraio, con i suoi 28 giorni, è, sul piano temporale, ciò che sul piano spaziale è rappresentato dalla Fenice, uccello favoloso, del quale si diceva esistere un solo esemplare, diverso da tutti gli altri. Nello zodiaco di Glastonbury, il segno dell'Acquario è infatti rappresentato da quel particolare uccello, il quale porta la coppa dell'immortalità o coppa del Graal(25). Secondo la tradizione araba quell'animale "non si posa mai a terra in altro luogo che sulla montagna di "Qaf", che è la montagna polare"(26), ed è da questa montagna che proviene la bevanda dell'immortalità, anche secondo le tradizioni indù e persiana(27).

L'equivalente ebraico di "qaf" è la lettera "QOF"(28).

Può essere rilevato ancora che la principale facoltà umana dell'Acquario e quindi della lettera QOF, è il conoscere, il quale non può prescindere dall'intuire, cioè dal penetrare l'"ordito" delle cose. Ed anche questo può essere simbolicamente espresso dal movimento del filo nella cruna, da cui è plausibile la provenienza del detto "perdere il filo" o "riprendere il filo" di un discorso.

La ventesima lettera è la RESH,


valore numerico 200

Abbiamo visto che la Bibbia comincia con la parola composta "Be-resh-ith", che vuol dire "in principio", e

abbiamo visto che RESH significa testa, capo. La testa quindi viene sempre prima di tutto ed è generalmente la prima parte dell'essere umano a venire alla luce.

Prima l'uomo riceve l'occhio, poi la bocca per parlare con Dio e poi ciò che è in un certo senso il divino in lui, cioè il capo.

E' interessante qui, vedere il rapporto della lettera RESH con altre due lettere, la KAF e la BET, cioè con il valore numerico 20 e il valore numerico 2:

200

20

2

Il 200, il 20 e il 2 testimoniano, insieme, l'importanza della funzione della testa umana come organo spirituale: osservando le tre lettere si può notare che la loro base rimpicciolisce nella misura in cui si sale al valore più alto, RESH.

La base è "questo mondo, la parte superiore è l'altro mondo, quello celeste. Nella lettera RESH, perciò si esprime ciò che nell'uomo tende oltre, cioè la sua parte essenziale."(29).

La lettera RESH è zodiacale dei Pesci. "Pesci" in ebraico si dice "Daghim", in lettere DALET-GHIMEL-IOD-MEM, in numeri 4-3-10-40, totale 57, sintesi 12. Il dodicesimo segno dello Zodiaco corrisponde ai Pesci e dopo i Pesci vi è di nuovo l'Ariete. Se si osserva un feto umano racchiuso dentro la placenta, si vede che esso è disposto entro l'elemento sferico del grembo materno, in modo da assumere una forma circolare: la testa tocca i piedi.

E' per questo motivo che, anche nel cerchio zodiacale, l'Ariete, espressione del capo umano confina con i Pesci, che diventano così espressione sia del capo umano che dei piedi.

Si racconta che nel primo anno dopo il diluvio "usciva

dal mare Eritreo, dove esso confina con Babilonia, un animale dotato di ragione che aveva nome Oannes. Aveva tutto il corpo di pesce e al di sotto della testa di pesce un'altra testa, d'uomo; e piedi similmente d'uomo sporgevano dalla sua coda di pesce...[...]. Questo è quanto narra Berosso, sacerdote di Bel nelle sue Storie babilonesi, dedicate ad Antioco I di Siria verso il 280 a.C. Quello stesso Berosso cui si attribuisce la fondazione di una scuola astrologica nell'isola di Cos in Grecia. Ora, nel racconto si dice che Oannes insegna molte cose, ma non si parla esplicitamente dell'astrologia.

Tuttavia Jacques Sadoul sembra suggerire che anche l'arte di leggere nel cielo sia stata tra quelle rivelate dal misterioso uomo-pesce, identificato dagli studiosi con Ea o Enhi, dio delle Acque.

A questo punto è da ricordare un fatto strano.

Saltiamo in Africa, in Mali dove troviamo la tribù dei Dogon.


http://homepages.adhoc.net/rlombardi/mali/popoli.htm

Ebbene, questa popolazione possiede sorprendenti conoscenze astronomiche. I Dogon, infatti, sanno dell'esistenza di Sirio B, una piccola stella orbitante intorno a Sirio e del tutto invisibile ad occhio nudo. E si noti che gli astronomi occidentali, fino alla metà del XIX secolo, non sospettarono l'esistenza di Sirio B, che fu poi fotografata solo nel 1970. Come fanno i Dogon a sapere che Sirio è una stella doppia? A quanto essi stessi dicono, queste conoscenze sono state loro trasmesse dagli abitanti di un pianeta di Sirio B sbarcati sulla terra. E queste creature venute da Sirio che i Dogon chiamano Nommo, erano a forma di pesce e dovevano vivere nelle acque perché anfibie...(30).

"Dogon" è molto simile al nome di una divinità filistea, Dagon, a volte rappresentata come mezzo uomo e mezzo pesce, di cui parla anche la Bibbia(31). Si noti l'assonanza anche con l'ebraico "daghim", "pesci", che è il plurale di "dag", "pesce".

Nell'ordine, segue ora la lettera SCIN,


valore numerico 300

Questa lettera significa come parola, "dente".

I denti, con le ossa, sono la parte più dura del corpo umano.

La SCIN è l'ultima delle planetarie e riguarda Saturno.

Saturno, fra i sette pianeti principali, è l'ultimo e il più distante del sistema solare, subito seguito dai transuranici.

Il fenomeno dell'ossificazione, in quanto fenomeno di indurimento e di deposito di materiale calcareo, è saturnio. Infatti, secondo la tradizione astrologica, Saturno governa le ossa, le quali vengono formate da particolari cellule ossee, gli osteoblasti, capaci di sintetizzare tale specifico materiale(32).

Il Saturno dei latini, era, per i greci, Kronos. Secondo il mito, a Kronos fu predetto che sarebbe stato spodestato da suo figlio. Per questo motivo decise di divorare i propri figli. Saturno è il pianeta della morte e infatti noi umani siamo "inghiottiti" dal tempo, cioè da Kronos-Saturno. Ma il suo cibo non siamo solo noi. Saturno, pianeta di tutto quanto viene "de-finito", consolidato dal conoscere, si nutre anche della gnosi, del conosciuto. Il "masticare", non riguarda infatti solo il cibo materiale. Come il cibo è nutrimento per il corpo fisico, così il sapere lo è per la vita conoscitiva: ci "nutriamo" anche delle nostre percezioni, "mastichiamo" ciò che vediamo, ciò che udiamo e così via.

In ebraico, la parola per cibo è "òkhel" e non è mai intesa esclusivamente per il nutrimento materiale. In realtà l'uomo fa di qualsiasi cosa, nella misura in cui la assume in sé, una parte di sé.

L'uomo, per masticare, si serve di trentadue denti.

Le vie della conoscenza, secondo il Libro della Formazione dell'universo, sono trentadue!

L'ultima lettera dell'alfabeto ebraico è TAW,


valore numerico 400

Di essa abbiamo già parlato a proposito della croce e della quaternità. Per il mondo ebraico il 400 rappresenta un estremo, il compendio di tutto ed esprime l'eternità. Gli israeliti stanno in Egitto 400 anni, il che vuol dire, in questo senso, sempre. Possono venirne fuori soltanto quando questo mondo viene infranto. Sembra impossibile, eppure se ne ha nostalgia. Questo è il 400.

TAW, come parola, vuol dire "il segno", "la croce", il che nel cristianesimo significa che Dio, il creatore, si sacrifica all'interno di questo suo mondo.

A questo punto occorre parlare delle tre lettere madri, precedentemente accennate.

Secondo l'antica numerica, esse sono ALEF, SAMEK e TAW:

Ciò che esse formano è la radice "ast" da cui viene l'idea di ogni connessione astrale.

Se si sommano i valori numerici di ALEF, SAMEK e TAW, si ha il numero 461.

Ora, se al posto del 4, del 6 e dell'1 che formano questo numero, si mettono le lettere corrispondenti, avremo per il 4 la lettera DALET, per il 6 la lettera VAV e per l'1, la lettera ALEF. Viene così formulata la parola sanscrita "deva", che significa "divinità". Si noti che il 4, il 6 e l'1, sommati, danno l'11, che abbiamo già visto come numero ciclico e dunque anche qui il concetto di divinità viene associato al concetto di ciclicità.

E' importante notare anche che la riunione di queste tre lettere ALEF, SAMEK e TAW, forma la parola "asoth". "Asoth" è il termine antico con cui si nominava il

"principio spirituale delle forze astrali."(33). Il concetto stesso di "astrale", poggia su quelle tre lettere, "ast". Tale principio spirituale viene indicato, in senso collettivo come "Astaroth"(34) o "Astarte".

Questi nomi si trovano anche nella Bibbia(35).

Astaroth, che si scrive anche Ashthoreth, è caratterizzato come collettivo "dalla sua desinenza, che, in ebraico, è quella del plurale femminile. Al singolare, questo nome è "Istar", [...] e la sua forma ebraica è "Esther". Quest'ultimo nome è formato dall'aggiunta della lettera RESH [...] alle tre lettere che compongono la parola "asoth" e, prima di essere un nome proprio, designa il giglio(36).

Nella Bibbia vi è proprio un libro intitolato "Ester". Questo nome e questo libro contengono molta sapienza.

Se si prendono le lettere di Esther e cioè ALEF, SAMEK, TAW, RESH, in numeri 1, 60, 400, 200, si ha 661. Il 66, numero ciclico, concernente l'idea di ritorno, è unito all'1. Anche qui si esprime, in altro modo, il rapporto fra il ciclo espresso dal termine già visto "ghilgal", e l'unità divina. Così è per il concetto "giglio" che nasconde in sé la medesima radice "gl" di "ghilgal".

Nel giglio si nasconde molta conoscenza e Gesù ne parla a proposito della Provvidenza(37), che, nella cultura orientale è in analogia con il concetto di "karma".

Ora, se prendiamo i Valori Segreti dei numeri 4, 6 e 1, sopra descritti, abbiamo rispettivamente:

VS 4 = 10
VS 6 = 21
VS 1 = 1
Totale = 32

Un antico testo ebraico, il Sefer Yezirah - cui accenneremo - inizia così: "Con 32 vie meravigliose di saggezza, l'IO SONO delle schiere planetarie, [...] incise e creò il suo mondo..."

N O T E

(1) Santillana-Dechend, "Il Mulino di Amleto", Ed. Adelphi, pag. 294.
(2) ibid.
(3) ibid.
(4) ibid., pag. 347.
(5) ibid., pag. 353.
(6) ibid.
(7) ibid., pag. 354.
(8) ibid.
(9) F. Weinreb, "Der symbolismus der biblische sprache", Ed. Thauros Weiler; per il significato antico della lettera NUN cfr. anche: O. Pianigiani, "Vocabolario etimologico", Ed. Melita, pag. 894. "Giosuè, figlio di Nun" viene tradotto anche "Gesù, figlio di Nave", cfr. "La Bibbia di Gerusalemme", EDB: cfr. pag. 1499, n. 46,1.
(10) ibid.
(11) ibid.
(12) Va detto che le corrispondenze alfabetico-astrali qui riportate non sono quelle indicate dal Sefer Yezirah: "in effetti l'alfabeto essendo andato perduto all'epoca della cattività di Babilonia, quando Esdra volle ricostituire il testo della Torah, si servì di una scrittura caldaica, o più esattamente assira, che è la scrittura ebraica detta quadrata, ancora oggi impiegata. Il nuovo alfabeto ebbe 22 lettere come l'antico, ma le corrispondenze furono modificate e divennero quelle che si ritrovano nel Sefer Yetzira [...]. Ecco ora quali sono le modifiche di cui stiamo parlando. Si è scambiata la "MEM" e la "SAMEK", "SCIN" e "TAW", in modo da sostituire la parola "Ast" (Asoth), formata dall'insieme delle tre lettere costitutive (cioè madri, ndt), per "Ams" [...]; si è scambiata ugualmente GHIMEL e DALET, PHE e HAIN...." (cfr. R. Guénon, "L'Archeometra", Ed. Atanor, pagg. 19, 20). Il sistema archeometrico precedente tali modifiche - riconosciuto anche da altri studiosi (ibid. pag. 14; cfr. anche Papus "La scienza dei numeri", Ed. Brancato, pag. 85) è identico a quello dell'alfabeto watan pre-diluviano, cioè risalente al tempo di Atlantide: "l'alfabeto primitivo degli atlantidi è stato conservato in India, ed è mediante i Bramana che è giunto fino a noi ..." (R. Guénon "L'Archeometra" pag. 12). Poiché nel nostro lavoro, le corrispondenze trovano da più parti e in esse stesse sostegno e giustificazione, tale antichissima archeo-metria rimane in sintonia proprio con il Sefer Yetzira, là dove dice: "...e fai stare in piedi la cosa in maniera esauriente...". (Sefer Yezirah, Trad. di Eliahu Shadmi, cap. I, sez. 3, Ed. Atanor).
(13) Genesi, capitolo 6, versetto 3.
(14) Cfr. "Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento", Ed. EDB, pag. 36.
(15) Giovanni, capitolo 4, 1-29.
(16) F. Weinreb, "Der symbolismus der biblische sprache", Ed. Thauros Weiler.
(17) A. Anzaldi, L. Bazzoli, "Dizionario di astrologia", Ed. Rizzoli.
(18) Genesi, capitolo 7, versetto 11.
(19) Se si sommano gli anni delle dieci generazioni più gli anni che aveva Noè al tempo del diluvio, (Genesi, capitolo 5 e capitolo 7, versetto 6) si ha: 130+105+90+70+65+162+65+187+182+600=1656, 17° secolo biblico.
(20) F. Weinreb, "Der symbolismus der biblische sprache", Ed. Thauros Weiler.
(21) ibid.
(22) A. Anzaldi, L. Bazzoli, "Dizionario di astrologia", Ed. Rizzoli, pagg. 251, 252.
(23) F. Comte, "I grandi miti", Ed. Vallardi, pag. 106.
(24) F. Weinreb, "Der symbolismus der biblische sprache", Ed. Thauros Weiler.
(25) R. Guénon, "Simboli della scienza sacra", Ed. Adelphi, pag. 93 e 89: "Glastonbury e la regione circostante del Somerset avrebbero costituito, in un'epoca molto remota [...] un enorme 'tempio stellare', determinato dal tracciato sul suolo di effigi gigantesche rappresentanti le costellazioni e disposte in una figura circolare che è come un'immagine della volta celeste proiettata sulla superficie della terra. [...] Nel suo complesso, la figura circolare in questione è un enorme Zodiaco, nel quale l'autore vuol vedere il prototipo della 'Tavola Rotonda'; e, di fatto, quest'ultima, intorno alla quale siedono dodici personaggi principali, è realmente legata a una rappresentazione del ciclo zodiacale..."
(26) ibid.
(27) ibid.
(28) ibid., pag. 105.
(29) F. Weinreb, "Der symbolismus der biblische sprache", Ed. Thauros Weiler.
(30) A. Anzaldi, L. Bazzoli, "Dizionario di astrologia", Ed. Rizzoli, pag. 282.
(31) Giudici, 16,23; I° Samuele, 5,2; 5,3-7; I° Cronache, 10,10; I° Maccabei, 10,83-85; 11,4.
(32) A. R. Cavadini "Principi di astrologia medica", Ed. Hoepli, pag. 44 e 272.
(33) R. Guénon, "L'Archeometra", Ed. Atanor, pag. 28.
(34) ibid.
(35) Giosuè, capitolo 21, versetto 27; I° Cronache, capitolo 6, versetto 56; per Astarte: Giudici, 2,13; I° Samuele, 7,3; 31,10; I° Re, 11,5; II° Re, 23,13; Isaia, 17,8; Michea, 5,13.
(36) R. Guénon, "L'Archeometra", pag. 28.
(37) Matteo 6, 28; Luca 12, 27.

Pagina creata il 19/03/2001 - Ultima modifica: 30/09/12