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I monaci basiliani
Religiosi d'Oriente appartenenti all'Ordine che si ispirava alle "Regole" di vita monastica lasciate da San Basilio (329-379), arcivescovo di Cesarea e sostenitore della fede cattolica contro i vescovi ariani, venerato come uno dei primi padri della Chiesa greca. La presenza di monaci basiliani in Italia è testimoniata già nel VI secolo, all'epoca dell'imperatore Giustiniano. Nel VII secolo, in seguito all'espansione araba sulle coste del Mediterraneo, molti monaci preferirono rifugiarsi in Italia per sfuggire alle persecuzioni. Ma la presenza basiliana nel Meridione d'Italia divenne più consistente quando le persecuzioni iconoclaste di Leone III Isaurico costrinsero molti monaci ad abbandonare l'Oriente ed a spostarsi in luoghi più sicuri. Una delle figure più note di monaci basiliani è San Nilo di Rossano (900-1004), fondatore del Monastero di Grottaferrata, rinomato centro dell'Ordine, che continuò a sopravvivere anche dopo le soppressioni borboniche del 1784 e delle leggi italiane del 1866, fino alla sua ricostituzione ufficiale nel 1900, approvata da Leone XIII. Oggi l'Ordine ha ripreso a espandersi ed è presente in alcuni monasteri come Santa Maria di Grottaferrata, San Basile in Calabria, San Basile in Roma e il monastero di Piana degli Albanesi. La presenza dei monaci basiliani nel nostro territorio è stata di grande importanza non solo dal punto di vista religioso, ma anche da quello economico sociale. Intorno ad essi infatti si raccolsero numerose comunità di contadini che proprio dai Basiliani appresero tecniche migliori di coltivazione. La presenza massiccia di questi contadini è dovuta anche al fatto che essi, dipendendo da un monastero, godevano di maggiore libertà e certamente di condizioni che non avrebbero mai avuto se fossero stati sottoposti ad un feudatario. Le vicende dell'Abbazia di San Mauro sono collegate con lo sviluppo della colonia bizantina nel Salento. |
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