della Siritide, ambita meta della loro politica d'espansione, e di fissare, almeno per quel momento, i nuovi confini a sud-ovest della città del golfo jonico.                             
  La nuova situazione rappresentò una svolta negativa  per la Messapia. I Tarantini avevano conquistato nuovi territori e si erano resi consapevoli che nulla avrebbe potuto  da quel momento in poi impedire loro l'espansione verso l'intera penisola salentina.
   Essi, infatti, ritornarono alla carica e, vincendo le resistenze messapiche, riconquistarono i punti strategici, compresi  i porti di Anxa e Hodrum per garantirsi un migliore controllo delle rotte marittime. 
   La Messapia andava così incontro ad un nuovo e forse lungo periodo di sudditanza e di sottomissione alla potente Taras. Ma, un nuovo capo carismatico apparve all'orizzonte, imperioso e trainante, come un eroe leggendario che difende il suo popolo dai denti dell'Idra e lo conduce alla libertà.
   Il suo nome era Arthas. Egli era un fiero esponente della casta nobiliare salentina e fece subito parlare di sé non solo per le sue eccezionali doti agonistiche ma anche e principalmente per le sue abilità dialettiche e diplomatiche 
   In poco tempo la sua fama superò i confini della Sallentina raggiungendo la Magna Grecia ed il vicino Oriente. Egli ebbe anche l'onore di rappresentare la Messapia alle panatenaiche di Atene, dove fu onorato con la ghirlanda di vincitore in una delle gare ufficiali.

     Re Arthas il Grande

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