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Grazie ai fiorenti scambi mercantili, commerciali, di uomini e di idee, si erano diffuse nuove metodologie agricole, che avevano accresciuto e variegato i raccolti; si erano razionalizzati la cura e l'allevamento del bestiame, in special modo di cavalli. Si erano inoltre perfezionate nuove conoscenze tecniche nel campo dell'edilizia urbana e delle fortificazioni, della fusione e della forgia dei metalli, della lavorazione delle ceramiche e della tessitura: tutto ciò aveva reso forti ed imponenti gli antichi insediamenti come tuttora mostrano le poderose strutture difensive di alcune cittadine salentine. All'inizio del secolo suddetto, i Messapi (ormai comunemente identificati dai Greci come gli abitanti della penisola salentina), proiettati irreversibilmente in un bacino politico-culturale di forte influenza ellenica, si unirono in una Sacra Lega per tutelare principalmente i propri interessi e per meglio conservare l'autonomia politica ed economica dell'intera regione. La Dodecapoli Messapica (o Confederazione delle dodici città principali) si basava su un sacro giuramento che sanciva la fratellanza fra le sue tribù. Questa importante istituzione portò ad una maggiore coesione fra le varie etnie, che nel recente passato erano anche ricorse brutalmente alle armi per risolvere alcune dispute interne, e instaurò un legame più forte tra di esse, garantito da un nuovo spirito di collaborazione e da una nuova politica centralizzata che mirava a difendere i diritti di tutti contro ogni sopruso e contro qualsiasi usurpatore, interno od esterno, che volesse infrangere tale alleanza.
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