suoi alleati del Peloponneso si resero conto che occorreva in qualche modo arginare il potere ateniese e osteggiare la vocazione imperialistica della capitale attica. Si giunse così allo sfaldamento dell'unità greca. Dopo la morte di re Leonida alle Termopili, la fuga di Temistocle da Atene e la destituzione di re Pausania a Sparta, non vi furono più uomini in grado di rinsaldare la vecchia intesa e riportare alla luce quello spirito di collaborazione che si era manifestato prima. Da qui in poi, i due sistemi si fronteggiarono, ognuno per dimostrare la propria superiorità.   
   La democrazia ateniese ebbe il suo  grande splendore con Pericle, che fu l'interprete principale di questa innovativa forma di governo, che mirava allo sviluppo del demos attico; l'oligarchia spartana, invece, rimaneva ancorata ad una  casta aristocratica, costituita da guerrieri dominanti che privilegiavano i propri interessi a danno degli altri ceti sociali. L'aristocrazia spartana si reggeva sulla sottomissione dei servi e sullo sfruttamento dei non cittadini, ma, allo stesso modo, anche la democratica Atene, giacché all'interno regnava l'uguaglianza, fu costretta  a crearsi all'esterno una cerchia di sudditi sulle cui spalle essa poteva fondare e mantenere la propria esistenza autarchica. La nuova lega navale (Lega Delio-Attica) ne offrì la possibilità ed in ultima istanza nessuno potè impedire che essa fosse sfruttata in quel senso.
   La Messapia, pur conservando una posizione autonoma, e quindi indipendente  da qualsiasi diretta influenza straniera, subì in qualche modo la forte attrazione
culturale, politica e strategica che Atene esercitava su gran parte delle terre che si affacciavano sul Mediterraneo centro-orientale.

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